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Polimi Sailing Team: prototipi di barche a vela che prendono il volo 

DAL 2007 progettano e realizzano barche a vela da regata per partecipare a competizioni internazionali. Sono le ragazze e i ragazzi del Polimi Sailing Team: nell’ultima edizione della SuMoth Challenge, tenutasi quest’estate, con il loro prototipo Teti si sono aggiudicati il primo posto nella progettazione e il secondo posto nella regata, gareggiando con oltre centocinquanta squadre provenienti dai quattro angoli del mondo.  

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Courtesy of Polimi Sailing Team

Teti è una campionessa d’innovazione: a questo link possiamo vederla prendere il volo sulle acque del Garda. La valutazione si basa sulle capacità veliche durante la regata, sulla componente ingegneristica e progettuale e sulla sostenibilità.

«Quelli della SuMoth Challenge sono stati giorni stimolanti, stancanti ma bellissimi», racconta Beatrice Rimoldi, team leader. Frequenta l’ultimo anno di magistrale in Ingegneria Aeronautica. «Siamo stati in grado di fare davvero squadra perché ognuno credeva nell’obiettivo per il quale eravamo lì – vincere – e non si è tirato indietro. I ragazzi del team lavoravano fino a tarda notte per sistemare rotture della barca che si verificavano in acqua in modo tale che Teti fosse sempre pronta per scendere sul campo di regata il giorno successivo. Salire sul podio è stato il riconoscimento per mesi di lavoro intenso».  

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Courtesy of Polimi Sailing Team

Marta Zattoni, responsabile della logistica, al primo anno della magistrale in Ingegneria Biomedica nonché timoniere di Teti, ricorda alcuni momenti di quei mesi di lavoro:

«Durante le prove abbiamo avuto problemi perché è un prototipo realizzato con materiali di recupero, quindi facilmente soggetto a rotture; tu esci dall’acqua e fai il conto delle cose che si sono rotte. Per me, che nasco come velista e ho vissuto lo sport come qualcosa di solitario, è stato bellissimo vedere che quando tornavo a riva c’erano venti, trenta persone pronte ad aiutarmi, che non vedevano l’ora di mettere le mani sulla barca e sistemarla. Era davvero come essere in acqua con tutto il team perché tutti eravamo coinvolti».

Poi, rievoca il momento di svolta: «La fase più critica quando si naviga con le barche foilanti è il take off, ossia il momento nel quale si passa da un’andatura dislocante con lo scafo sull’acqua a un’andatura foilante con lo scafo staccato dall’acqua ed esclusivamente le appendici immerse. Quando si utilizza un prototipo c’è sempre l’incognita, ti chiedi sempre: “Ma volerà?”. È stato emozionante quando per la prima volta sono riuscita a volare con Teti perché è stato l’attimo nel quale tutti abbiamo capito che il prototipo era funzionante».  

Leggi la storia completa sul numero 11 di MAP a partire da dicembre 2022

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È arrivato l’11° numero di MAP, il magazine degli Alumni 

Torna il MAP, la rivista dedicata agli architetti, designer e ingegneri del Politecnico di Milano con il suo 11° numero, che come sempre è stato reso possibile grazie all’incessante sostegno economico dei soci

Troverete l’esperienza di lettura di questo numero molto interattiva e quindi più aggiornata, grazie alla presenza di QR code che vi porteranno a innumerevoli contenuti web, foto, video che vi permetteranno di approfondire le notizie. Ma questa novità non cambia il vero cuore di MAP: troverete infatti sempre la consueta attenzione nel raccontarvi il vostro Politecnico, gli ultimi aggiornamenti e i traguardi degli Alumni e delle Alumnae, che contribuiscono in modo sostanziale allo sviluppo dell’Ateneo.

Buona lettura!

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Awards 2022: un anno di Alumni e progetti politecnici premiati nel mondo 

GENNAIO 

  • Simone Callegari, Alumnus Ingegneria dei Materiali e Nanotecnologie 2015, riceve il CERN Alumni Champion Award per i suoi contributi sul blog del CERN durante il periodo della pandemia.  
simone callegari
Credits: Simone Callegari 

MARZO 

  • Ilaria Marelli, designer e Alumna Architettura, ha ricevuto il Wallpaper Design Awards 2022 nella categoria Best Outdoor Living per il suo il divano Calipso, “the floating sofa”, progettato per Ethimo. 
ilaria marelli
Credits: Linkedin

Premiati i vincitori dell’Intellectual Property Award. Dal Poli:  

  • Andrea Bernasconi, Fabio Biondani, Luca Capoferri, Alberto Favier, Federico Gualdoni, Carlo Riboldi, Lorenzo Trainelli, Carmen Velarde Lopez de Ayala, gli inventori di HYBRIS: batterie strutturali per velivoli elettrici  
  • Luca Magagnin, Gabriele Panzeri, Eugenio Gilbertini, Alessandra Accogli, Matteo Salerno, Luca Bertoli, inventori di SINERGY, batteria a celle di flusso metallo-polisolfuri. 

APRILE 

  • Paolo Asti, Carlo Carone, Sonia Calzoni, Massimo Roj, Margherita Carabillò, Pasquale Francesco Mariani Orlandi: gli Alumni alla testa di 7 progetti premiati da Urban File
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GIUGNO 

I politecnici vincitori della XXVII edizione del Compasso d’Oro

  • Antonio Citterio – Compasso d’oro alla carriera 
  • Giulio Cappellini – Compasso d’Oro alla carriera 
  • Cini Boeri – Compasso d’Oro alla Carriera del Prodotto 
  • Bilancia per la donazione del Sangue “Milano” | Cefriel 
  • Springa, fondata nel 2016 dall’idea dei tre Alumni Davide Cevoli, Lorenzo Frangi e Alessandro Trifoni. 
  • Ricehouse, co-fondata dall’Alumna Tiziana Monterisi 
  • Gli Alumni Naomi Hasuike, Luca Catrame e Andrea Sechi fanno parte del team di Makio Hasuike & Co che ha creato LAMBROgio 
  • Nel team di lavoro che ha progettato E-Worker c’è l’Alumnus Felice Contessini 
  • Eduardo Staszowski è tra gli editor di Designing in Dark Times, “un libro e una nuova collana per avviare una riflessione sulle ragioni e le responsabilità del design oggi”. 

LUGLIO 

  • La prof. Maria Prandini è eletta presidente della International Federation of Automatic Control.
maria prandini
Credits: Politecnico di Milano

AGOSTO 

  • Manfredi Rizza porta a casa il podio per l’Italia ai campionati europei di Monaco nella canoa – K2 200m maschile. 
  • Pietro Ravasi vince con gli Sharks lo scudetto di campioni d’Italia nel powerchair hockey. 
sharks ravasi
Foto di: Sharks Monza, Marco Mancinelli e Mirco Esposto

SETTEMBRE 

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  • Annalisa Andaloro, Giulia Rossi, Maria Vittoria Trussoni sono le 3 politecniche nella classifica Fortune 40 under 40.
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Credits: FORTUNE Italia
  • Biennale 2023: gli Alumni e architetti Giacomo Ardesio, Alessandro Bonizzoni, Nicola Campri, Veronica Caprino e Claudia Mainardi, nel collettivo Fosbury Architecture vincono il progetto del Padiglione Italia.
Biennale collettivo fosbury
Fosbury Architecture. Foto © Gianluca di Ioia, La Triennale
  • Giorgia Lupi vince il National Design Award for Communication Design.
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Credits: Giorgia Lupi on Instagram

OTTOBRE 

  • L’architetto Rajendra Kumar, Alumnus del Politecnico di Milano, selezionato tra i Most Admired Education Influencers in India.
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  • Alla presenza di Sergio Mattarella, sono stati premiati i vincitori Eni Award 2022. Tra questi, le pluripremiate Sinergy Flow, creata da tre Alumni e ricercatori politecnici e Ricehouse, start-up dell’Alumna e architetta Tiziana Monterisi.
Eni Award 2022 02
Credis: eni.com

NOVEMBRE 

  • Emanuele Preve, Alumnus Ingegneria gestionale e CTO e consigliere delegato di Riso Gallo, vince insieme al fratello Riccardo la 25° edizione del premio Ernest&Young riservato a imprenditori di aziende con almeno 40 milioni di fatturato nella categoria food&beverage, per “essere una famiglia impegnata da più di 160 anni nel diffondere la cultura del cibo italiano nel mondo”
emanuele preve
Credits: Club degli Investitori
  • L’Alumna Elena Bottinelli, laureata in ingegneria e Head of innovation and digitalization del Gruppo San Donato, è stata inserita nella lista delle 50 Most Powerful Women della rivista Fortune Italia.
elena bottinelli
Credits: FORTUNE Italia

DICEMBRE 

  • Paola Scarpa, Alumna Ingegneria gestionale, è una delle vincitrici dello Standout Woman Award, premio internazionale dedicato alle donne che per talento, coraggio, sensibilità e determinazione, si sono contraddistinte per loro azioni e che potranno essere esempio alle nuove generazioni.
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Credits: Paola Scarpa on Linkedin

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Inaugurato il 160° anno accademico al Politecnico di Milano

Dall’attenzione alle sfide sociali alle sinergie con istituzioni e imprese: è questo il bilancio del Politecnico di Milano – e del Rettore uscente Ferruccio Resta – all’inaugurazione del 160° anno accademico. Ed è su questa base che si continua a costruire a partire dal 2023, che vedrà in carica la nuova rettrice prof.ssa Donatella Sciuto.

Alla cerimonia, che si è tenuta il 30 novembre 2022, hanno partecipato Anna Maria Bernini, Ministro dell’Università e della Ricerca, Attilio Fontana, Presidente di Regione Lombardia, Giuseppe Sala, Sindaco di Milano Benedetto Vigna, Amministratore Delegato di Ferrari con la Lectio “Innovazione e Metodo Scientifico” e Marta Ghidoli, Presidente del Consiglio degli studenti.

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Credits: Matteo Bergamini, © Lab Immagine Design POLIMI (progettazione, produzione e gestione di prodotti comunicativi) Dipartimento di DESIGN, Politecnico di Milano – 02-2399.7805/06 – labimmagine-design@polimi.it

In questa occasione il Rettore ha tracciato un bilancio delle attività degli ultimi sei anni, con uno sguardo critico all’operato dell’Ateneo e al suo impatto sul contesto socio-economico.

“Il sistema universitario ha un ruolo di indirizzo che dobbiamo mantenere il più possibile audace, aperto e libero” – ha commentato il Rettore. “Nel farlo dobbiamo avere più coraggio nell’attuare politiche di vera premialità, aspetto che non riguarda solo l’università, ma l’intero Paese. ‘Far correre le eccellenze’ o ‘ridurre i divari’? Credo che la soluzione sia quella di valorizzare le diversità per non appiattire il sistema. Dobbiamo avere il coraggio di stabilire un equilibrio, non semplice, tra quelle realtà che corrono a livello internazionale e quelle che assolvono il compito altrettanto importante di servire il proprio territorio. Per questo è necessario differenziare le misure in funzione degli obiettivi, senza timore di scegliere e di chiedere qualità. Solo così potremo superare i nostri limiti. Perché se non governiamo il sistema, questo troverà un suo naturale punto di equilibrio che potrebbe non piacerci”.

In continuità con la tradizione politecnica, anche questo mandato è stato caratterizzato dalla massima attenzione data alla ricerca, cuore della missione universitaria, con l’Ateneo alla frontiera delle sfide più complesse: dallo spazio, alle biotecnologie, alle tecnologie quantistiche, ai big data, all’intelligenza artificiale, alle sfide sociali. Ricerca che è l’anima complementare della didattica, che la nutre con l’obiettivo di preparare i giovani politecnici a governarle, queste sfide, nel futuro. Chiude il cerchio la centralità dell’impatto sociale del Politecnico e, quindi, dei rapporti con le imprese, con i diversi laboratori avviati in collaborazione con aziende (abbiamo parlato dei laboratori qui).

Il Rettore ha poi chiuso il suo mandato passando simbolicamente il testimone alla rettrice eletta, Donatella Sciuto. A lei un lascito importante: la realizzazione del nuovo Campus in Bovisa, che porta la firma dell’Architetto e Alumnus Renzo Piano. “Aperto, verde e permeabile”: qui si gioca il futuro del Politecnico.

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Autodromo di Monza, cento anni di storia, tutti di corsa  

IL 3 SETTEMBRE 1922, alle ore 9:30, nella Villa Reale di Monza c’erano tre Fiat, due Diatto, una Bugatti e due Heim. Sugli spalti, 100.000 spettatori per il primo Grand Prix della neonata pista dell’Autodromo di Monza. Fra questi, duemila operai della Fiat giunti con un treno aziendale per far sì che le maestranze condividessero l’esperienza, frutto anche del loro lavoro. Il tracciato era di 10 chilometri, da percorrere ottanta volte. A tagliare il traguardo sotto la pioggia, con una media di 140 chilometri orari percorsi a bordo di una Fiat 501, fu Pietro Bordino. Per festeggiare la vittoria e portare in tronfio sulla tribuna d’onore i primi tre classificati, il pubblico invase la pista a gara non ancora conclusa.  

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Courtesy of Umberto Andreoletti

Sabato 3 settembre 2022, l’Autodromo ha festeggiato il traguardo centenario e la storia che in un secolo ha percorso la pista. Nell’Albo d’Oro del Gran Premio scorrono – fra i tanti – i nomi di Tazio Nuvolari, Niki Lauda, Ayrton Senna, Michael Schumacher, Lewis Hamilton che nel 2020 ha stabilito il record assoluto del circuito con la media più alta di sempre della storia della Formula 1; ma scorrono anche altri eventi storici, nell’aprile del 1945 una parata di mezzi corazzati alleati marciò sul rettifilo delle tribune, sgretolandolo, da qui parte e arriva il Giro d’Italia. E noi abbiamo voluto tracciare un ideale percorso di questi cento anni, insieme all’Alumnus Umberto Andreoletti, dal 2015 Director Operations del circuito dell’Autodromo Nazionale Monza.    

«Se dovessi sintetizzare il lavoro del nostro ufficio – precisa Andreoletti – direi che è l’ufficio di risoluzione dei problemi, perché gestisce la parte produttiva, tecnica e logistica; è come se lavorassimo ad un grande puzzle dove tutto è interconnesso. Il nostro obiettivo è far sì che pubblico e clienti tornino a casa contenti. E soprattutto sulle loro gambe, in totale sicurezza. Questo è il nostro diktat».  

Umberto Andreoletti
Umberto Andreoletti

Partiamo per questo nostro viaggio proprio dalla prima volta in cui Andreoletti ha fatto parte del pubblico dell’Autodromo. “Ero piccolo, ci venni con degli amici, avrò avuto poco più di dieci anni. Mio padre non voleva, era mia madre che assecondava la passione per il Motorsport. Mi assalì una valanga di emozioni. Ricordo il rumore assordante dei dodici cilindri e la furia del pubblico. Mai avrei pensato allora che un giorno ci sarei tornato per lavorarci. La prima volta in cui sono entrato qui da direttore ho scoperto che è un luogo camaleontico perché è così vasto che pensi di essere in un posto e invece sei in un altro. Quest’anno poi, in occasione delle celebrazioni per i cento anni, è stato il luogo del record di pubblico pagante, 90mila il sabato e 130mila la domenica. Il nostro compito è capire quali siano le esigenze del luogo per farlo funzionare in modo corretto. È uno dei tre autodromi più antichi del mondo e si ritrova in un contesto unico: all’interno del più grande parco recintato monumentale d’Europa, che si trova a sua volta in una piccola città. Il parco è all’interno della città e la città è all’interno del parco. Si entra in un mondo di storia”.

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Project Safe refuge: sentirsi a casa altrove 

 “Quando finirà la guerra tornerai in Ucraina o pensi di trasferirti in modo permanente in un altro Paese? Parteciperai alla ricostruzione? Cosa ti manca di più? Dove abiti attualmente? Cosa vorresti? Dove dormono i tuoi figli? Con quanti bagagli sei arrivato in Polonia?”. Sono alcune domande di un questionario sull’abitare posto a profughi ucraini in Polonia da Project Safe Refuge, un gruppo internazionale di progettisti di unità abitative transitorie pensate per contesti emergenziali. Le risposte servono per realizzare delle abitazioni che non siano impersonali ma che accolgano gli ospiti facendoli sentire in qualche modo più a casa.  

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L’idea nasce a marzo del 2022, come ci racconta Nadja Strikovic, Alumna di architettura: «Ho scoperto l’iniziativa sulla pagina LinkedIn di Kika Zdziarska, una studentessa polacca che studia a Delft, in Olanda, e che avevo conosciuto quando anche lei frequentava la triennale al Politecnico di Milano. Insieme a Kasia Antoszyk, un’altra studentessa polacca, aveva appena iniziato a lavorare a questa idea e così mi sono aggiunta a loro.

Cerchiamo di creare due tipi di network: uno a livello di ricerca, contattando organizzazioni simili alle nostre in ambito internazionale, con focus su Polonia e Ucraina. L’altro filone della ricerca si concentra sull’ambito tecnico e costruttivo, cerchiamo aziende e organizzazioni che siano disposte a costruire in loco il nostro progetto, così da evitare grandi costi di trasporti di materiali e di unità abitative, e anche per velocizzare i processi».  

«Stiamo capendo se riusciamo a coprire i costi per realizzare il prototipo dell’unità abitativa: un modulo base di circa 3 3,5 metri per 6 7,5, corrispondente ad una dimensione minima che poi si potrà eventualmente ampliare in lunghezza e in altezza con l’inserimento di altri moduli. Questa dimensione ci permette di ospitare bagno, cucina e uno spazio antistante abbastanza grande per un divano letto o due letti singoli o uno matrimoniale. La immaginiamo come una base a pianta molto flessibile e con una struttura realizzata in pannelli di legno OSB, isolata con materiali locali recuperati tramite scarti di aziende e imprese del posto. Gli infissi saranno tendenzialmente in pvc. Vorremmo realizzare qualcosa che non sia extraterrestre rispetto alle vite dei profughi. Anche se saranno temporanee, vorremmo che qualcosa negli arredi e negli spazi rimandasse alle loro abitazioni originarie».  

Attualmente, il gruppo sta cercando di portare a termine lo sviluppo di un’unità completa da realizzare possibilmente in Ucraina. Hanno lanciato un crowdfunding per finanziarne la riuscita.

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