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Nuovi modi di creare legami chimici per molecole sempre più complesse

Il Politecnico punta sulle future ingegnere
Francesca P. si è trasferita a Milano da Genova e studia ingegneria informatica, come le compagne Beatrice e Anna, di Modena, e Raffaella, di Palmanova. Giulia C., ingegneria dell’automazione, Giulia D. e Chiara, ingegneria meccanica, vengono da Roma. Susan, ingegneria dell’automazione, viene dalla provincia di Mantova. Sara e Lucrezia, dalla provincia di Bergamo, hanno scelto ingegneria aerospaziale, come anche Francesca S., da Bologna. A ingegneria dell’automazione troviamo anche Virginia, di Vimercate. Ludovica, di Lecce, si è iscritta a ingegneria meccanica. Susan, di Bologna, sta studiando ingegneria elettronica e Federica, di Novara, ingegneria elettrica.
Sono le 15 studentesse vincitrici delle borse di studio assegnate quest’anno nell’ambito di Girls@Polimi, il progetto del Politecnico di Milano nato per sostenere le ragazze che decidono di intraprendere un percorso nel campo delle discipline STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics). Si sono distinte tra quasi 200 candidate: studentesse delle scuole superiori che hanno deciso di immatricolarsi a corsi di ingegneria con una bassa presenza femminile. Le vincitrici riceveranno borse di studio del valore di 8.000€/anno l’una. L’edizione 2022-2023 di Girls@Polimi è stata finanziata da 9 aziende (Gruppo Autostrade per l’Italia, Bain & Company Italy, Banco BPM, Eurofins Foundation, Fastweb, Intesa Sanpaolo, Leonardo, Gruppo Nestlé in Italia, NHOA) e dalle donazioni degli Alumni del Politecnico di Milano.
UN CAMBIAMENTO CULTURALE CHE VA INCENTIVATO
“Purtroppo, ancora poche ragazze scelgono di intraprendere dei percorsi di studio nella tecnologia, e ancora meno sono quelle che si dedicano a una carriera in settori tecnici”, commenta Donatella Sciuto, prorettrice del Politecnico di Milano. Le professioni tecniche come l’ingegneria vengono considerate un habitat naturale per gli uomini e una conquista per le donne, afferma Sciuto nel libro Alumnae – Ingegnere e Tecnologie. Spesso, intraprendere la carriera ingegneristica richiede alle ragazze una motivazione in più a causa di pregiudizi scontati e modelli imposti dalla società. Al Politecnico di Milano solo 1 studente su 5 è una donna; la percentuale cala ancora molto, in particolare, nei corsi delle ingegnerie aerospaziale, dell’automazione, elettrica, elettronica, informatica, meccanica e industriale.




“Io mi sono trovata a seguire il corso di ingegneria elettronica molti anni fa”, continua Sciuto, “quando il numero di ragazze era molto inferiore a quello di adesso. E non l’ho mai rimpianto. Sono orgogliosa di aver imparato quello che nell’ingegneria è un modo di pensare ai problemi, non soltanto quelli tecnici, ma anche quelli quotidiani, di qualunque tipo: analizzarli nel modo giusto, senza mai farsi prendere dal panico. Penso sia importante convincere le ragazze a seguire le loro passione, e, se sono appassionate di tecnologia, incentivarle a andare in questa direzione”.
Girls@Polimi è anche un messaggio alle imprese, un modo di promuovere la necessità di un cambiamento culturale. “Noi al Politecnico siamo in contatto con tante aziende. Le più innovative ci chiedono di avere la possibilità di assumere ragazze: si rendono conto che avere dei gruppi di lavoro misti, che accolgono le diversità, migliora il lavoro stesso, soprattutto fa guadagnare in creatività, in innovazione, perché menti diverse che pensano insieme generano, di solito, soluzioni non standard, non conformi, diverse da quelle precedenti”.
PERCHÉ FARE INGEGNERIA?
Le 15 Girls hanno le idee chiare: hanno scelto queste discipline STEM per assecondare i loro interessi personali e perché, pragmaticamente, offrono loro le maggiori possibilità di scegliere una professione appagante. E hanno scelto Milano per l’atmosfera che si respira: “Ho deciso di trasferirmi al Politecnico perché è una scuola internazionale che offre molte opportunità, come quella delle doppie lauree, sia in Italia che all’estero”, commenta Beatrice. Importantissima, nella scelta universitaria, la voglia di avere un impatto concreto, positivo, sul mondo e sulla società: come Sara, che vuole contribuire all’esplorazione spaziale e, commenta, ama il modo in cui le scoperte spaziali hanno una ricaduta sulla Terra; e Ludovica, che ci scrive: “mi ha sempre affascinato come la matematica e la fisica si intreccino continuamente nella nostra vita di ogni giorno, anche se spesso non ce ne accorgiamo. Sono convinta che l’ingegneria meccanica mi potrà dare tanti sbocchi lavorativi e che potrò scegliere la strada che preferisco”. Virginia, che ha scelto ingegneria dell’automazione perché affascinata da robotica e intelligenza artificiale, aggiunge che anche sua madre è ingegnere: “mi racconta che colleghi con le stesse mansioni percepiscono stipendi più alti di lei. Spero che questo possa cambiare, ma la sua storia rassicura e dà speranza: dimostra che anche lavorando in un settore prevalentemente maschile non è necessario scegliere tra la carriera e la possibilità di avere una famiglia”.
“La tecnologia”, chiude Sciuto, “è un modo per continuare a sognare di poter fare qualcosa che aiuti a costruire una società più giusta. Ma, per farlo, bisogna smettere di credere alla fatalità, cioè che non sia possibile, ma bisogna guidare il cambiamento e questo è quello che noi ci siamo impegnati a fare, da diversi anni, al Politecnico di Milano”. Girls@Polimi infatti è una delle iniziative strategiche dell’Ateneo per la riduzione delle diseguaglianze, per costruire un ambiente di studio e lavoro che rispetti le identità di genere, le diverse abilità, le culture e provenienze. Non solo borse di studio, quindi, ma una serie di azioni di trasformazione culturale che parte dai corridoi e dalle aule universitari, in grado di supportare le studentesse e gli studenti durante il percorso di studi con azioni di formazione e placement affinché possano raggiungere la propria realizzazione professionale.

Non c’è due senza tre: il Politecnico vince il Leonardo Drone Contest
Tre su tre per il Politecnico: la squadra dell’Ateneo, composta dagli Alumni Gabriele Roggi, Salvatore Meraglia, Mattia Giurato, e dai professori Marco Lovera e Matteo Matteucci, ha trionfato anche alla terza edizione del “Leonardo Drone Contest, An Open Innovation Challenge”, la competizione lanciata da Leonardo. Il team del Politecnico ha portato in gara i sistemi autonomi di navigazione, pianificazione di traiettoria, collision avoidance e atterraggio per il drone ROG-3, messo a punto insieme alla spin off ANT-X.

La competizione, giunta alla terza e ultima edizione per questo ciclo, ha coinvolto i team di sei università italiane che hanno gareggiato in tre manche. I sei droni progettati hanno volato in completa autonomia, su un campo di gara strutturato con edifici, piazzole di atterraggio e decollo, presenza di oggetti conosciuti e sconosciuti.
La terza edizione, in particolare, ha aggiunto un nuovo elemento di complessità, introducendo nel campo gara i “grattacieli” in posizioni non note ai team, con l’obiettivo di validare la capacità di “collision detection and avoidance” dei droni, a cui era stato assegnato anche il compito di inseguire un intruso e ispezionare le pareti degli edifici.

Si conclude così il primo ciclo del Drone Contest Leonardo: dal prossimo anno si aprirà un nuovo percorso triennale a cui si aggiungeranno altri atenei. Verrà mantenuta la stessa formula, ma l’asticella salirà ancora e la sfida si farà più complessa con un’interazione esponenziale fra droni volanti e robot terrestri.
I DRONI NEL FUTURO
Droni come questi, in futuro, potrebbero raggiungere la produzione industriale, con molteplici campi di applicazioni, come commentato alla Rai da Franco Ongaro, Alumnus e Chief Technology and Innovation Officer di Leonardo:
“Già oggi degli assistenti intelligenti vengono usati nelle operazioni svolte da chirurghi, per il trasporto, la sicurezza, la cybersecurity delle città intelligenti, quindi la capacità di monitorare traffico, per le utilities, elettricità e per avere un governo intelligente della città basato sui dati.”
Leggi anche: Intelligenza Artificiale: primo posto per il Poli al Leonardo Drone Contest

ECOSENS: quale ruolo per il nucleare nel processo di decarbonizzazione?

Arrivano i sensori inerziali 3D

I data analytics che fanno bene agli studenti
In tutti gli atenei a livello internazionale si sta sviluppando sempre di più l’idea di sfruttare i dati, e la loro analisi (data analytics) per cercare di cogliere fenomeni complessi anche all’interno della propria comunità, in modo da mettere in atto delle azioni per cercare di migliorare il processo.
Al Politecnico se ne occupa un gruppo di ricerca coordinato da Anna Maria Paganoni, docente di statistica e delegata dal rettore per i data analytics. Una delle attività del gruppo riguarda i learning analytics, cioè la valutazione dei dati relativi alla carriera degli studenti:
“Uno dei maggiori obiettivi su cui ci stiamo concentrando in questi anni è quello di capire quali siano i fattori che influenzano la probabilità che uno studente abbandoni gli studi durante la laurea triennale: variabili sociali, genere, livello ISEE, provenienza, così come anche, importantissimo, il numero di crediti acquisiti nel primo semestre”.
Queste informazioni aiutano a individuare gli studenti che rischiano di abbandonare gli studi entro il primo anno e a progettare le azioni per contrastare questo fenomeno.
“Io, per esempio, ho un corso del terzo anno, con 200 e passa studenti”, commenta Paganoni, spiegandoci che è impossibile, con questi numeri, individuare per tempo quali siano gli studenti che vanno stimolati prima che abbandonino. “Gli analytics compensano l’impossibilità del docente di agire studente per studente: chi si trova in difficoltà, oggi, riceve una comunicazione ad hoc che lo informa della possibilità di seguire percorsi di tutorato. I più apprezzati sono i tutoraggi peer to peer, dove sono gli studenti più maturi a farsi carico dei compagni più giovani. Poi vi sono corsi di tutoring sulle materie di base (e.g. chimica, fisica, analisi, statistica…) che gli studenti possono seguire indipendentemente dal corso che frequentano. Quello che è importante trasmettere, non è solo di dominio, ma anche il metodo di studio. Serve a crescere e superare la mentalità con cui si studia al liceo. Abbiamo potuto misurare che questo tipo di intervento fa aumentare il numero di crediti che lo studente acquisisce, e di conseguenza diminuisce la probabilità di drop-out stimata”.

Ovviamente, una quota di abbandono è inevitabile, e gli Alumni del Poli raccontano spesso di come si sentano dei “sopravvissuti” dopo aver ripetuto Analisi II o Scienza delle Costruzioni un gran numero di volte. L’idea di farcela con le proprie forze è ben radicata nella community. Oggi come ieri, i docenti del Poli non fanno “sconti” sulla didattica, come testimonia la preparazione dei nostri laureati. Ma, con l’obiettivo di trattenere i migliori talenti, il gruppo di data analytics lavora affinché anche gli studenti che all’inizio hanno qualche difficoltà possano avere una chance di mettersi alla prova.
“Non necessariamente il talento si trova nei posti più ovvi: una persona che ha delle difficoltà iniziali potrebbe comunque rivelarsi un ottimo studente, o un ottimo ricercatore. Il talento è qualcosa che abbraccia la persona nel suo insieme, un’attitudine globale che non sempre può essere misurata con un semplice voto”.
Questa e tante altre news le potrai trovare nel prossimo numero di MAP. Per riceverlo, sostieni il progetto.
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Al via il progetto UN-BIASED

JRP – Joint Research Platform: nei lab del Poli con le aziende più innovative d’Italia
12 ottobre, Politecnico di Milano – Daniele Rocchi, direttore della scuola di dottorato e delegato del rettore per i rapporti con le imprese, apre la seconda edizione del JRP Annual Meeting, l’incontro annuale che dà conto dei risultati raggiunti grazie agli accordi siglati dal Politecnico di Milano e dalle aziende partner dell’Ateneo.
Rocchi parla a una platea composta dai decision maker del tessuto industriale italiano, illustrando nel dettaglio “quello che le aziende possono fare insieme al Politecnico”: ricerca, innovazione, formazione, placement. Il discorso si concentra in particolare sulle prime 3, espresse nei 190 accordi quadro attivi tra il Poli e le aziende nel 2022. “Qui dentro c’è un grande valore”, commenta, riferendosi alla rete di collaborazioni di ricerca che ha il Poli come fattor comune, “una rete le cui potenzialità sono ancora da esplorare”. Quello di Rocchi è un invito alla collaborazione e alla condivisione:
“Stiamo vivendo anni di forte trasformazione dove l’innovazione e lo sviluppo tecnologico giocheranno un ruolo molto importante ed avranno un forte impatto sulla società e sulla vita di tutti noi. Certe sfide non possono che essere affrontate assieme, cercando di anticipare le linee di sviluppo per prepararsi adeguatamente in termini di innovazione, ricerca e capitale umano”.

I JRP, JOINT RESEARCH PLATFORM
Delle 190 imprese che collaborano con il Poli, ce ne sono 67 che hanno firmato accordi speciali per la costituzione di centri di ricerca congiunti. Come funzionano? Normalmente, spiega Rocchi, le aziende vengono in università portandoci un problema tecnologico. I nostri dipartimenti trovano la soluzione e la cosa può finire qui.
Se invece l’azienda è aperta al dialogo, cerchiamo di proporle la condivisione di una progettualità nel lungo periodo. La formula dei JRP aiuta a mettere a sistema gli obiettivi strategici delle aziende con quelli del Politecnico: formazione di personale specializzato, ricerca di base come anche ricerca industriale e progetti innovativi che hanno applicazione sul breve termine, con un impatto economico sensibile per le aziende. Ad oggi, gli accordi JRP generano un portfolio di circa 200 milioni di euro che finanziano gruppi di ricerca su tematiche di interesse sia per il Politecnico che per i partner.

AFFRONTARE LE SFIDE DEL PAESE DA UNA PROSPETTIVA DI FILIERA
Tra i temi più “caldi” per le aziende partner, ci sono la transizione energetica, le tecnologie per la mobilità e la smart manifacturing, il mondo dell’high performance computing e delle telecomunicazioni, il new space e la cyber security. Gli accordi prevedono investimenti in infrastrutture (come laboratori e strumentazioni), attività di ricerca a 360° e attività di formazione. Nell’ultimo triennio, per esempio, sono stati depositati 170 brevetti in co-titolarità con le aziende partner e avviati master e corsi di formazione al Poli per il personale R&D, per trasferire alle imprese nuove competenze e nuove idee.
Ma soprattutto, sottolinea Rocchi, avere questa rete attiva e efficace già da molti anni ci ha resi pronti a cogliere le opportunità offerte dal PNRR. “Quando il MUR ha iniziato a mettere a bando i fondi legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ha trovato qui una rete di interlocutori pronta e strutturata per valorizzarne al meglio le risorse, abituata alla collaborazione di filiera, con obiettivi già condivisi e già in linea con quelli diffusi dalla Commissione europea”.
UNA RETE DI COLLABORAZIONI CHE CI AIUTA A COGLIERE LE OPPORTUNITÀ
Uno degli esempi è la valorizzazione del dottorato di ricerca, in cui il Politecnico crede molto e che rappresenta un forte elemento di trasferimento tecnologico. Sono diversi anni che l’Ateneo sperimenta il co-finanziamento del dottorato industriale per fare ricerca applicata di alto livello e creare delle risorse umane coerenti con i temi importanti per le aziende che vogliono innovare.
“Negli ultimi 5 anni abbiamo investito sui giovani ricercatori in modo crescente, arrivando a portare in Ateneo più di 500 nuovi PhD all’anno”. I fondi messi a disposizione dal PNRR valorizzano quindi una prassi consolidata che ben si integra con i progetti strategici e le linee di ricerca già aperte con le aziende partner e ci permettono prendere a bordo 211 ricercatori aggiuntivi quest’anno.

La Missione 4 del PNRR ha l’obiettivo di potenziare lo sviluppo di una economia ad alta intensità di conoscenza, di competitività e di resilienza, partendo dal riconoscimento delle criticità del nostro sistema di istruzione, formazione e ricerca. La vocazione industriale del Politecnico, da sempre in relazione simbiotica con il tessuto industriale italiano, è stata determinante nell’accesso e nella capacità di mettere a terra queste risorse. Ve lo raccontiamo sul MAP 11 in uscita a dicembre.
Puoi approfondire questo argomento nel prossimo numero di MAP. Per riceverlo, diventa socio.

10 milioni di volte grazie dagli studenti e dai ricercatori del Politecnico di Milano: didattica innovativa
Nel triennio 2020-2022 il Politecnico ha ricevuto oltre 10 milioni di euro in donazione da individui e da aziende. “Abbiamo raggiunto l’obiettivo che ci eravamo posti all’inizio del triennio, come comunità di donatori”, commenta il prof. Enrico Zio, presidente Alumni Politecnico di Milano e delegato del rettore anche al fundraising individuale. “Una community impegnata nello sviluppo del suo Politecnico, che lo sostiene finanziariamente sia a livello personale, sia tramite il coinvolgimento, in progetti di fundraising, delle proprie realtà professionali”.
Leggi su Map 10: Un bilancio delle vostre donazioni
I PROGETTI CHE PUOI SOSTENERE NELL’ANNO ACCADEMICO 2022-2023: DIDATTICA INNOVATIVA
P92, L’AULA VOLANTE: è un velivolo ultraleggero basico Tecnam P92 Echo con motore Rotax 912 UL, operato dal Dipartimento di Scienze e Tecnologie Aerospaziali (DAER) per oltre dieci anni e poi messo a terra in seguito a un’avaria. In collaborazione con Aero Club Milano, l’Ateneo ne ha deciso il recupero in condizioni di volo che prevedono alcuni importanti interventi. Per contribuire a sostenerli:

NECST CAMP: Gli anni dell’università rappresentano per ognuno un momento fondamentale di formazione, non solo professionale, ma anche personale. In questo contesto l’obiettivo del NECSTCamp è quello di aiutare gli studenti a diventare persone consapevoli delle proprie capacità anche attraverso lo sport. Per sostenere il progetto:
LA FORMULA 1 DEGLI STUDENTI: Non si studia solo in aula, ma anche in garage, con un saldatore in una mano e un algoritmo (metaforicamente) nell’altra. la squadra DynamiΣ PRC è composta da studenti che progettano veicoli da corsa per il campionato Formula SAE, una delle maggiori competizioni per vetture a ruote scoperte, che conta più di 15 eventi globali e coinvolge gli studenti di oltre 600 atenei in tutto il mondo. Se vuoi sostenere la squadra:

DUE RUOTE E UN CUORE CHE BATTE NEL MOTORE: Polimi Motorcycle Factory è un team sportivo del Politecnico di Milano nato nel 2015 per partecipare alla competizione internazionale MotoStudent, che si tiene ogni due anni sul circuito internazionale MotorLand Aragòn in Spagna. Le squadre sono chiamate a progettare, realizzare, gestire e guidare una moto, endotermica o elettrica. Se vuoi sostenere la squadra: clicca qui

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