“Nel 2014, il primo mondiale. Indimenticabile: arrivammo penultimi”

Pietro Ravasi, meccanico di Powerchair Sport, festeggia lo scudetto della sua squadra di hockey, gli Sharks Monza. E si prepara ai primi mondiali post-covid

“Un grande cuore biancorosso che ha sognato per anni questo momento. Sempre a un passo dalla vittoria ma mai abbastanza per portare a casa lo scudetto. Oggi il sogno si è finalmente realizzato, è tutto vero: gli Sharks Monza sono i Campioni d’Italia! FORZA SHARKS!” 

sharks ravasi
Foto di: Sharks Monza, Marco Mancinelli e Mirco Esposto

È quanto si legge sulla pagina ufficiale degli (l’avrete capito) Sharks Monza: la squadra di Powerchair Hockey che, dopo 22 anni di vittorie mancate per un soffio, si aggiudica lo scudetto di campione d’Italia, imponendosi sugli IOP Madracs Udine per 9-2 durante la finale disputata a Lignano Sabbiadoro (Udine).  

A raccontarci con passione questa storia è il meccanico degli Sharks, Pietro Ravasi, Alumnus in ingegneria meccanica e cittadino benemerito della città di Monza per i suoi meriti sportivi. Il Powerchair Hockey si gioca a bordo di carrozzine elettroniche. In Italia esistono circa 30 squadre competitive che si contendono lo scudetto nel campionato organizzato dalla F.I.P.P.S. (Federazione Italiana Paralimpica Powerchair Sport).  

Il meccanico, in questo sport, fa la differenza: le carrozzine su cui corrono i giocatori sono, di base, sono quasi tutte uguali: “ci sono 3 o 4 costruttori in tutto il mondo, ma alla fine si tende sempre a comperare quella più competitiva. Quello che cambia è l’assetto del mezzo. L’ingegnerizzazione della carrozzina può essere determinante per il raggiungimento del risultato, ma è soprattutto il mezzo per tutelare il più possibile la sicurezza degli atleti”. Atleti come Mattia Muratore, ambasciatore paralimpico e capitano degli Sharks, affetto da osteogenesi imperfetta, conosciuta anche come la malattia delle ossa di cristallo: “Noi e la carrozzina dobbiamo essere una cosa sola”, racconta agli Alumni del Poli, “Ho sempre voluto fare sport, ma non era facile trovare un’attività adatta alla mia malattia: il minimo urto potrebbe avere conseguenze notevoli. Ciononostante, eccomi qui. Alle medie il professore di educazione fisica, al contrario di altri che mi tenevano in palestra a guardare gli altri, ha iniziato a farmi allenare con una mazza da hockey. Da lì, non ho più smesso». 

Ravasi lavora come un meccanico di pezzi unici, modificando le carrozzine su misura dell’atleta e della sua specifica disabilità: “le smonto completamente e le rimonto da capo per perfezionarne l’assetto e personalizzarle per i giocatori”. Una collaborazione che inizia nel 2006: “Luigi Parravicini, allora capitano degli Sharks, aveva bisogno di una carrozzina da gioco ma non riusciva a trovarla. All’epoca c’era l’abitudine di farsi modificare da amici le carrozzine da passeggio, in modo artigianale e amatoriale. Io però sono un ingegnere del Poli. Arrivavo da un’esperienza come progettista e collaudatore di un’azienda che produceva go-kart e usai ciò che avevo imparato in quell’ambito e quanto imparato al Poli per mettermi al lavoro su una carrozzina su misura per Luigi. Poi nel 2014 fui convocato in nazionale come meccanico ufficiale e portai una carrozzina di riserva progettata da me. In quello stesso anno facemmo il primo mondiale insieme. Non ce lo possiamo dimenticare: arrivammo penultimi”. 

Ravasi e la squadra, però, non si danno per vinti. “Tornando a casa, a Monza, realizzai per gli Sharks altri due prototipi di carrozzina e misi a punto per la squadra, per la prima volta nel campionato italiano, degli stick uguali e perfetti”. Le carrozzine per Powerchair Sport devono essere agili e fatte di materiali leggeri e resistenti per proteggere e essere maneggiate da persone dotate di poca forza muscolare: la mazza, una paletta in plastica simile a quella del floorball, è realizzata con materiali plastici molto leggeri, ma anche così ci sono giocatori che non possono usarla e utilizzano invece lo stick, una sorta di paletta applicata frontalmente alla carrozzina dell’atleta che permette anche a chi non è in grado di reggere la mazza di poter controllare la pallina ed essere fondamentale nel gioco. “C’è tanto lavoro e la parte elettronica è determinante. Ogni giocatore ha le sue caratteristiche e l’elettronica si adatta alla sua specifica rotazione e frenata. Gli atleti devono avere carrozzine personalizzate in base al ruolo e alle esigenze fisiche. Poi c’è il lavoro di manutenzione, che è molto importante. Sono sedie che costano circa 17 mila euro l’una”.  

Da quella prima sconfitta nel 2014, il meccanico Ravasi e le “sue” powerchair hanno fatto molta strada. Quest’anno gli Sharks, come si è detto, si sono portati a casa lo scudetto. Ma è solo la più recente di una serie di soddisfazioni. “Nel 2016 con la nazionale abbiamo centrato la prima finale europea e siamo arrivati secondi. Siamo partiti che nessuno ci considerava, eravamo nel girone peggiore e abbiamo debuttato contro i vice-campioni del mondo; e li abbiamo battuti alla prima partita. Stavamo creando un bel gruppo”. Durante gli ultimi mondiali, nel 2018, l’Italia del Powerchair Hockey si è aggiudicata il primo posto in finale contro la Danimarca. Nel 2020 si sarebbero dovuti disputare nuovamente gli europei, che sono stati però fermati, come anche i campionati nazionali, a causa della pandemia. Il 2022 è quindi segnato da grande aspettativa. Il 5 ° IWAS Powerchair Hockey World Championship si svolgerà dal 7 al 15 agosto 2022 in Svizzera. Da campioni del mondo, puntiamo alla seconda coppa mondiale, contendendocela contro le altre 9 squadre classificate: Germania, Danimarca, Australia, Canada, Olanda, Svizzera, Belgio, Finlandia e Spagna.  

Dopo questi risultati, Ravasi è pronto per una nuova avventura: “Porgo i miei auguri alla nostra Nazionale di Hockey, perché adesso ho un nuovo ruolo come meccanico nella neonata nazionale di Powerchair Football.  In Italia è arrivato il calcio in carrozzina, nel mondo come sport è molto praticato, a differenza dell’hockey. Ci sono già i numeri per le paralimpiadi e le federazioni stanno lavorando per unificare i regolamenti”.  Quest’anno si è svolto il primo campionato italiano, vinto dai Thunder Roma davanti alle Aquile di Palermo; terzi sono arrivati i Black Lions di Venezia che hanno avuto la meglio sulla Oltre Sport di Trani. In questo ambito ci sono squadre nate da zero che giocano solo a calcio, come Oltre Sport, ed altre che hanno creato la squadra di calcio avendo già quella dell’hockey, come le altre tre finaliste. “Per la nuova nazionale abbiamo convocato gli 8 che dal 16 al 22 Agosto rappresenteranno l’Italia alla EPFA (European Powerchair Football Association) CUP, che si disputerà a Ginevra e ci vedrà impegnati contro Austria, Belgio, Germania, Scozia, Spagna e Svizzera. Saremo anche la squadra con il maggior numero di atlete (3 donne su 8). Le carrozzine sono differenti da quelle da hockey, la migliore è americana, poi ci sono quelle svizzere che sono le migliori da hockey con un paraurti specifico per il calcio (che sono poi la maggioranza, come detto prima molti giocatori praticano entrambi gli sport), e poi c’è un costruttore italiano che ha iniziato a produrre i primi prototipi. Vedremo il da farsi, perché comunque a Monza non faremo il calcio e quindi dovrò per forza applicare un piano di lavoro differente. Sicuramente sarà una bella esperienza per gli atleti alla prima uscita in Azzurro, la maggior parte, mentre per me servirà per accumulare esperienza strizzando sempre l’occhiolino ad un bel risultato”. 

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