Autore: admin
Un Alumnus su Marte: l’italiano che progetta le navi spaziali di Elon Musk
La storia di Mauro Prina, ingegnere meccanico, responsabile della progettazione meccanica della Starship di SpaceX.
Il 13 gennaio 2025, è previsto il settimo lancio sperimentale di un razzo spaziale di SpaceX, progettato per partire, tornare indietro e ripartire.
Ci sta lavorando da anni Mauro Prina, Alumnus Polimi in ingegneria meccanica e PhD.
Dal Poli, passando per la NASA e SpaceX, vuole portarci su Marte: un desiderio di esplorazione forse ancora lontano dal realizzarsi, ma che, nel frattempo, è motore di un importante progresso scientifico e tecnologico. Lo ha intervistato la giornalista Eleonora Chioda in una puntata di puntata di #BeautifulMinds per il quotidiano La Repubblica: “Il desiderio è il motore dell’innovazione, è l’aspetto più misterioso di una persona. Se togli il desiderio, rimani un semplice ingranaggio. Non seguirlo è come ammazzare una parte di sé. Ci vuole però coraggio, ti butti dove non sai e ti puoi fare del male. Ma il desiderio è la radice dell’avventura della conoscenza”. Leggi di più a questo link:
Packaging sostenibile: da un progetto del Politecnico al test con Poste Italiane
3 Alumni PoliMi tra i 100 Volti del Marketing e della Comunicazione selezionati da Forbes Italia
Business School del PoliMI seconda in europa
Premiato a Singapore l’Alumnus Massimo Alberti con la start-up Revivo Biosystem.
A un certo punto della sua carriera professionale, Massimo Alberti, ingegnere biomedico laureato nel 2006 al Politecnico di Milano, ha deciso che fosse arrivato il momento di “varcare il confine”, passando dalla ricerca al mercato. “Stavo lavorando da cinque anni in questo importante istituto tecnologico di Singapore (The Agency for Science, Technology and Research A*STAR, ndr) e occorreva prendere una decisione in merito alla tecnologia che stavamo sviluppando e che ormai era sufficientemente avanzata per provare a commercializzata. È uscita così la mia aspirazione da ingegnere, il desiderio di vedere il proprio progetto di ricerca diventare un prodotto. Mi sono lanciato”.
Il lancio è andato bene. Oggi Massimo è fondatore di REVIVO BioSystems e ha un team composto da 8 persone tra ingegneri e biologi. Non numeroso per ora, ma la scalabilità dell’azienda farebbe invidia alle più blasonate startup della Silicon Valley. “Abbiamo distributori in dieci paesi, vogliamo aumentare il network e aprire una filiale in Europa. Ci spingeremo sempre di più in nuovi settori e stiamo per lanciare i nostri due nuovi kit, uno per lo studio dell’antiaging e l’altro sulla rigenerazione della cute”.
Di che tecnologia si tratta? “L’azienda è specializzata nella generazione di modelli tissutali 4D in laboratorio per test in vitro di sicurezza ed efficacia. Le nostre capacità sono le più vicine, tra quelle disponibili in commercio, alla vera pelle umana. Abbiamo sviluppato una combinazione di tecnologie diverse, dalla microfluidica che permette di replicare la funzione del flusso sanguigno, all’ingegneria genetica e dei tessuti, che ci permette di ricostruire tessuti avanzati e funzionalizzati in laboratorio a partire dalle cellule umane. Il prodotto che ne nasce è uno strumento in cui noi possiamo letteralmente montare questi dispositivi microfluidici con il tessuto ricostruito e fare test per finalità cosmetiche”. Parliamo del mercato dell’antiaging, delle creme antirughe e della cura delle lesioni che da soli basterebbero a occupare i conti della startup. Ma questo è solo l’inizio dell’avventura.
“Il vero potenziale di questa tecnologia è nella farmaceutica, dove la complessità riguarda la regolamentazione esistente, che per motivi legati alla salute è molto rigida. Si tratta di tessuti che rappresentano le barriere interne ed esterne del corpo, la mucosa orale e quindi i test dell’oral care, ma avvicinandoci a cose più importanti potremmo analizzare il tessuto del tratto digestivo, stomaco, intestino. Abbiamo persino pensato, in un modello futuro, alla realizzazione di test su prodotti che devono raggiungere, per esempio, il cervello o devono essere metabolizzati dai reni”.
L’innovazione dell’azienda non riguarda solo la tecnologia, ma un aspetto etico e sociale molto importante. “Crediamo fortemente nello sviluppo scientifico e tecnologico per accelerare il cambiamento di paradigma dai test su animali ai metodi alternativi (NAM). Di conseguenza, la nostra innovazione contribuirà ad accelerare lo sviluppo di prodotti chimici, cosmetici, nutraceutici e farmaceutici, garantendo al contempo la protezione del consumatore e la riduzione e sostituzione dei test su animali. Fornendo metodologie più accurate ed efficaci per i test preclinici, REVIVO aiuterà le industrie di competenza a ridurre i costi di sviluppo, specialmente nella fase preclinica, il che potrà portare, in ultima analisi, a rendere i prodotti più accessibili. Guardando al futuro, l’uso di cellule derivate da pazienti per modelli in vitro, come quelli che sviluppiamo, consentirà approcci più efficaci nella medicina di precisione e nella cosmetica personalizzata.”
Crescita economica, elevata tecnologia e responsabilità sociale ed etica sono proprio i motivi che hanno portato REVIVO BioSystems a ricevere il prestigioso premio internazionale “L’innovazione che parla italiano” arrivato direttamente a Massimo Alberti dalle mani dei ministri Bernini e Tajani rispettivamente dell’Università e Ricerca e degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale. Un premio dell’alto valore innovativo assegnato a startup tecnologiche che operano all’estero e fondate da cittadini italiani.
“Sono molto orgoglioso di questa onorificenza. Non solo perché arriva dal mio Paese, dal quale manco ormai da più di quindici anni, ma perché, per la prima volta, il premio, giunto alla sesta edizione, viene assegnato a un imprenditore che risiede in Asia, un continente dove c’è molto sviluppo biotech, anche se i leader rimangono gli Stati Uniti e il fatto che l’Italia mi abbia premiato significa che stanno posando lo sguardo anche su altri paesi. Il premio dimostra anche che perseguire un percorso di carriera non convenzionale e impegnativo abbracciando una prospettiva globale, può portare a realizzazioni significative e a riconoscimenti nell’arena internazionale.”.
Che cosa ti ha spinto a lasciare l’Italia dopo l’Università? “A spingermi a fare nuove esperienze è stata sempre la curiosità, la voglia di esplorare. La prima opportunità l’ho colta durante gli anni del Politecnico di Milano quando ho fatto un Erasmus in Norvegia. E lì ho capito il valore di fare esperienze in altri paesi. Il dottorato l’ho fatto in Danimarca dove ho vissuto sette anni”. Poi l’approdo a Singapore “Singapore rispetto ad altri posti in Asia è un po’ dove l’Occidente incontra l’Oriente. L’inglese è la lingua ufficiale e inoltre è una città molto verde e vivibile. Ha una buona qualità della vita: le infrastrutture e i mezzi di trasporto funzionano. È una città stabile dal punto di vista geopolitico.” Non hai mai pensato di tornare in Italia? “Penso magari di tornare in Europa, per essere più vicino alla Francia, dove abbiamo al momento dei legami commerciali importanti. Stiamo facendo fundraising per il nostro secondo round di finanziamento e sarebbe importante se gli investitori interessati potessero aiutare la nostra espansione commerciale in Europa. In futuro, chissà, se ci fosse un’opportunità concreta. Anche perché ho una bambina e vorrei farle conoscere il mio Paese e la cultura italiana”.
Degli anni al Politecnico di Milano cosa ti sei portato nella tua vita professionale? “Quando sono arrivato all’Università provenivo da una formazione classica alle superiori e grazie all’ateneo ho avuto una buona formazione scientifica. L’interesse per lo sviluppo di colture cellulari e sistemi microelettromeccanici per applicazioni in vitro è nato durante la mia tesi di laurea, che affrontava l’utilizzo di microelettrodi per la stimolazione di neuroni coltivati in laboratorio su un dispositivo microfluidico”.
Una tesi all’avanguardia, che poi ti ha portato, anni dopo, a fondare una startup di successo. Come vedi il tuo futuro? “Oggi sono molto concentrato su questa azienda e il mio sogno professionale è farla diventare leader nel settore dando così la possibilità a nuove tecnologie, come questa, di cambiare il modo in cui i prodotti vengono testati nella fase preclinica e aiutare a svilupparne di nuovi, che aiutino a migliorare la vita delle persone in modo più veloce ed efficace”. La motivazione di Massimo però è ancora più profonda e ha legami inaspettati con il suo sogno di bambino. “Vorrei contribuire a far stare meglio le persone con la ricerca, con le scoperte. Per me è una sorta di missione. Non a caso da piccolo volevo fare il medico”.
Ma come si lega tutto questo con l’ingegneria biomedica? “Al momento di iscrivermi all’Università ho capito che facendo l’ingegnere biomedico avrei potuto unire la mia passione per le scienze e il desiderio di aiutare gli altri come fanno i medici. In fondo se ci pensate con la tecnologia si può avere un impatto più ampio sulle persone, potenzialmente posso raggiungerne molte di più”.
Non facciamo fatica a credergli. Massimo precisa che il dispositivo fluidico, che è il cuore della sua tecnologia, ha le dimensioni di una carta di credito. Una carta che non scambia soldi, ma trasferisce benessere alle persone.
Convention24
Interdisciplinary Science Rankings: il Politecnico 30° al mondo
Il Politecnico di Milano si colloca al 30° posto a livello mondiale e al 1° in Italia nel nuovo Interdisciplinary Science Rankings (ISR) 2025 dedicato alla multidisciplinarietà scientifica e lanciato da Times Higher Education (THE).
L’obiettivo della classifica è valutare il contributo delle università nella ricerca interdisciplinare, considerata fondamentale per affrontare le grandi sfide globali. Sono state analizzate 1.023 università in 92 paesi al mondo, di queste 749 sono entrate a far parte della classifica che, per l’edizione 2025, si è concentrata sulle scienze naturali e tecnologiche, includendo discipline come Informatica, Ingegneria, Life Sciences e Physical Sciences.
Incentivare un approccio interdisciplinare alla ricerca è fondamentale, specie per un’università tecnica come la nostra. Ampliare i gruppi di ricerca, allargare il confronto con materie umanistiche, sviluppare collaborazione e percorsi di laurea congiunta con altri atenei, in Italia e all’estero, sono la chiave di volta per affrontare sfide che hanno un forte impatto sulla società e che, sempre di più, ci posizionano in un contesto globale. Questo risultato certifica l’impegno degli ultimi anni e segna la bussola per orientarne gli sviluppi futuri. Donatella Sciuto, Rettrice del Politecnico di Milano
Questo traguardo rappresenta non solo un risultato prestigioso, ma anche un punto di partenza per rafforzare ulteriormente il ruolo del Politecnico come punto di riferimento globale nella ricerca multidisciplinare.
QS Ranking: vota per l’Università migliore
Le prospettive occupazionali dopo la laurea sono considerate uno dei criteri più importanti nella scelta di un’università. Come membro della comunità degli Alumni, ti invitiamo a condividere con QS la tua opinione sulle migliori università del mondo.
L’Alumnus Stefano Cappello è uno degli “under 30 to watch” secondo Forbes.
Spazio: l’Europa punta su D-Orbit, fondata dall’Alumnus Luca Rossettini
Siamo “in prima linea nella manutenzione pionieristica in orbita”, spiega Luca Rossettini, CEO e founder di D-Orbit, in una recente intervista a Fortune Italia. Sta parlando dell’azienda che ha fondato, leader in Europa nella pionieristica attività dell’in-orbit servicing, la “logistica dello spazio”. Ma vale anche per l’Italia: un paese che da sempre è all’avanguardia nell’esplorazione spaziale, il cui contributo scientifico e tecnologico ha giocato un ruolo chiave nel delineare l’industria aerospaziale dell’intero continente.
E che continua ad alimentarla: è di qualche giorno fa l’annuncio che l’Agenzia Spaziale Europea ha scelto proprio D-Orbit come partner nella sua prima missione di servizio in orbita, RISE: una missione commerciale che dimostrerà di poter raggiungere e attraccare in sicurezza a un satellite client geostazionario. Una pietra miliare verso la sostenibilità dei servizi e delle tecnologie in orbita, come il rifornimento, la ristrutturazione e l’assemblaggio.
Luca Rossettini è Alumnus politecnico in ingegneria aerospaziale e PhD. È da un bel po’ che lo teniamo d’occhio. In un’intervista che ci ha rilasciato nel 2022, ci ha raccontato la sua visione, ormai a un passo dal diventare realtà: realizzare stazioni di servizio orbitanti per i satelliti che circondano il nostro pianeta. https://alumni.polimi.it/2022/02/21/un-satellite-e-come-il-maiale-non-si-butta-via-niente/
Già da anni, l’azienda va in orbita con i suoi ION carrier, che trasportano i satelliti nelle rispettive posizioni operative. “Nel new space la chiamiamo last mile delivery”, spiega Rossettini. “Un po’ come farebbe il camioncino del corriere, andiamo in giro per lo spazio a consegnare i pacchetti porta a porta, cioè a portare i satelliti dove servono”. È un servizio che ha radicalmente cambiato il modo di mandare i satelliti in orbita: “fa risparmiare fino all’85% del tempo e fino a un 40% di costi”.
Con RISE, D-Orbit lancia il successore di ION: un veicolo nuovo, chiamato Gea, che rappresenta un significativo salto tecnologico. I dettagli della piattaforma non sono stati resi noti, ma sappiamo che sarà equipaggiata con capacità robotiche per missioni di in-orbit servicing e refueling. La missione RISE è un ulteriore passo dell’Europa verso la costruzione di una propria infrastruttura commerciale in orbita geostazionaria. Per D-Orbit, rappresenta un contratto da quasi 120 milioni di euro.
Leggi anche:
- The European Space Agency: ESA costruisce la prima missione di manutenzione in orbita con D-Orbit https://www.esa.int/Space_in_Member_States/Italy/ESA_costruisce_la_prima_missione_di_manutenzione_in_orbita_con_D-Orbit
- Fortune Italia: Spazio, l’Esa punta sull’Italia: contratto da 120 mln per D-Orbit https://www.fortuneita.com/2024/10/14/spazio-lesa-punta-sullitalia-contratto-da-120-mln-per-d-orbit/?swcfpc
- Il Sole 24Ore: D-Orbit, maxi-ordine Esa da 120 milioni per allungare la vita ai satelliti https://www.ilsole24ore.com/art/d-orbit-maxi-ordine-esa-120-milioni-allungare-vita-satelliti-AGim7ZY?refresh_ce&nof