Malnutrizione in Congo: cosa è possibile fare?

Ogni anno, il Politecnico di Milano seleziona 5 progetti di ricerca ad alto impatto sociale e, con il contributo economico dei donatori che scelgono di devolvere il loro 5 per mille Irpef all’Ateneo, li supporta in una fase di messa a terra di “esperienze pilota” con un impatto concreto.

Nel 2022, per esempio, il tema del concorso è stato “Sviluppo Locale e Transizione Ecologica”. I 5 gruppi di ricerca selezionati hanno tempo fino a fine 2024 (di solito infatti sono progetti realizzabili nel breve termine, anche se puntano a essere replicabili e avere un effetto nel lungo periodo) per mettere a terra le loro idee.

Cinque gruppi di ricerca che stanno lavorando proprio adesso: uno a Milano, tre in Africa e uno in Brasile. Hanno in comune l’obiettivo di rendere più verde il nostro pianeta, a cominciare da contesti molto specifici: trasformare i rifiuti in carburante senza tagliare gli alberi; fare fronte ai cambiamenti climatici nelle città; un progetto per una fattoria super efficiente che usa al meglio ciò che offre il territorio; tecniche per dare nuova vita a una valle in Algeria unendo antichi saperi e tecnologia all’ultimo grido; e soluzioni ortopediche all’avanguardia per migliorare la salute in Lombardia, risparmiando e rispettando l’ambiente.

Scopriamoli.

I-FERME – INTELLIGENT INFRASTRUCTURE DESIGN FOR A MULTIFUNCTIONAL EFFICIENT FARM

I ricercatori del Poli affrontano, con questo progetto di ricerca, problemi legati alla povertà alimentare. Il caso studio prende in esame Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo: una città di 13 milioni di abitanti dove le fasce di popolazione più povere non possono permettersi di mangiare carne e versano in stato di malnutrizione avanzata. L’Università Cattolica del Congo (UCC), già negli anni Ottanta, fondò una fattoria nel villaggio Mpangala, a circa 40 km da Kinshasa. È una fattoria multifunzionale, utilizzata cioè per la produzione di alimenti ma anche per attività di formazione e ricerca dalla facoltà di Economia e Sviluppo della UCC, con un’estensione di più di 400 ettari. La fattoria non è, ad oggi, collegata alla rete elettrica nazionale, non è dotata di celle frigorifere e l’accesso è difficoltoso a causa del crollo dei alcuni dei ponti che la collegano alla città di Kinshasa. Il progetto I-FERME si pone l’obiettivo di migliorare le infrastrutture stradali di accesso Mpangala (ponti) e potenziare le infrastrutture di supporto alla lavorazione e conservazione dei prodotti alimentari, così da permettere un pieno sfruttamento della fattoria esistente.

Il team politecnico lavora su tre fronti: il primo è stato l’elettrificazione della fattoria attraverso la progettazione di reti elettriche basate su pannelli fotovoltaici e batterie, seguito dalla progettazione di infrastrutture viarie (ponti/viadotti), a basso costo e impatto ambientale, massimizzando l’impiego di risorse locali, e dalla la progettazione e realizzazione di celle frigorifere intelligenti per la conservazione degli alimenti. La realizzazione degli obiettivi permetterà, da un lato, di migliorare la produzione di alimenti, dall’altro, di conservarli correttamente e di trasportarli nelle città limitrofe (prima fra tutte, Kinshasa). Il risultato finale sarà la disponibilità, anche per la popolazione urbana più povera, di prodotti a prezzi accessibili, e ciò contribuirà a fronteggiare il problema della malnutrizione e della fame.

In un’ottica di prototipizzazione e estendibilità a contesti simili, i ricercatori hanno sviluppato strumenti semplificati, come software open access, abachi e tabelle, accessibili e facilmente utilizzabili che consentiranno anche agli studenti dell’università partner, Università Cattolica del Congo, e alla popolazione locale di acquisire conoscenze di base specifiche utilizzabili ed esportabili anche in altri contesti. In particolare, in questa fase il team sta lavorando alla costruzione di un MOOC (Massive Open Online Course) specifico, dedicato agli strumenti semplificati sviluppati durante il progetto.

Se non riesci a fare lo SPID…

Nel 2023, attraverso il contest Polisocial Awards (qui vi raccontiamo che cos’è), sono stati selezionati 5 progetti di ricerca da finanziare con il contributo del 5 per mille Irpef, grazie a tutti gli Alumni che hanno deciso di devolverlo al Politecnico di Milano.

Sperimenteranno servizi di supporto alle comunità che abitano nelle aree più critiche della città di Milano: “Attivare i territori, colmare i divari” è il titolo di questa edizione del concorso Polisocial Award. I gruppi di ricerca selezionati hanno iniziato i lavori a novembre e, per 18 mesi, si impegneranno ad inquadrare situazioni di divario e di bisogno per sviluppare soluzioni realizzabili nel breve termine, che puntano a essere replicabili e avere un effetto nel lungo periodo; case study che mettono a terra tecnologie studiate in progetti più grandi (e l’occasione, per studenti e ricercatori, di mettere in pratica quello che hanno appreso).

CITTÀ-IN – INCLUSIVE CITIES AND QUALITY OF PUBLIC SERVICES

L’accesso e l’uso di servizi pubblici, lo sappiamo, è una sfida per tutti. Per le famiglie straniere e immigrate, la distanza linguistica e culturale esaspera le difficoltà e, oltre a rappresentare un ostacolo all’inclusione, può portare alla negazione di diritti fondamentali. Per esempio, se una persona non riesce a fare lo SPID, non è digitalmente alfabetizzata o non ha accesso a un computer, diventa complesso anche solo iscrivere i figli a scuola o ottenere un medico di base.

Anche di questo si occupano i gruppi di ricerca del Politecnico di Milano: non solo progressi tecnologici ma soluzioni innovative che affrontino i problemi quotidiani delle persone fragili. Ne abbiamo parlato con Maryam Karimi, ricercatrice che si sta occupando del progetto Città-IN: “Innovazione non significa semplicemente utilizzare la tecnologia o digitalizzare i sistemi. Si tratta di cambiare mentalità, strutture organizzative e politiche per promuovere l’inclusività e la diversità”.

Mettere in condizione le persone emarginate (come i bambini immigrati e le loro famiglie – ma lo stesso discorso potrebbe essere replicato per gli anziani) di comprendere i propri diritti – il diritto all’ispirazione, alla crescita e all’apprendimento – significa reale inclusione; ed è uno dei primi passi per affrontare le sfide della contemporaneità, mettendo le basi per un futuro stabile per tutti e tutte.

Il progetto Città-IN va in questa direzione e rappresenta la messa a terra di un progetto politecnico più generale: l’applicazione sperimentale della “Mediation Grammar”, standard di qualità per i servizi pubblici che facilita l’interazione tra le persone e i loro diritti amministrativi. Questo standard è stato sviluppato, nel contesto di un progetto di ricerca europeo, proprio dal Politecnico di Milano e adottato dalla Commissione.

Scopri di più sulla Mediation Grammar sviluppata dal Politecnico di Milano per la Commissione europea

Karimi e colleghi stanno lavorando nello spazio Off Campus del quartiere San Siro con una quarantina di famiglie straniere, tre istituti comprensivi del quartiere e diversi enti locali che si occupano di fornire servizi di integrazione scolastica. Il primo obiettivo è fornire supporto diretto alla scuola, alle famiglie e agli studenti; ma, a lungo termine, faciliterà lo sviluppo di uno scenario che garantisca la sostenibilità di questa interfaccia e costruirà un modello replicabile per la valutazione e l’applicazione della Mediation Grammar.

Scopri di più sul progetto di ricerca Città-IN e sulle sue applicazioni

Il deserto in città? È un rischio concreto. Le soluzioni dal Polimi

Ogni anno, il Politecnico di Milano seleziona 5 progetti di ricerca ad alto impatto sociale e, con il contributo economico dei donatori che scelgono di devolvere il loro 5 per mille Irpef all’Ateneo, li supporta in una fase di messa a terra di “esperienze pilota” con un impatto concreto.

Nel 2022, per esempio, il tema del concorso è stato “Sviluppo Locale e Transizione Ecologica”. I 5 gruppi di ricerca selezionati hanno tempo fino a fine 2024 (di solito infatti sono progetti realizzabili nel breve termine, anche se puntano a essere replicabili e avere un effetto nel lungo periodo) per mettere a terra le loro idee.

Cinque gruppi di ricerca che stanno lavorando proprio adesso: uno a Milano, tre in Africa e uno in Brasile. Hanno in comune l’obiettivo di rendere più verde il nostro pianeta, a cominciare da contesti molto specifici: trasformare i rifiuti in carburante senza tagliare gli alberi; fare fronte ai cambiamenti climatici nelle città; un progetto per una fattoria super efficiente che usa al meglio ciò che offre il territorio; tecniche per dare nuova vita a una valle in Algeria unendo antichi saperi e tecnologia all’ultimo grido; e soluzioni ortopediche all’avanguardia per migliorare la salute in Lombardia, risparmiando e rispettando l’ambiente.

Scopriamoli.

NBSOUTH – NATURE-BASED SOLUTIONS VIA RETROFITTING FOR CLIMATE ADAPTATION: A CASE IN THE GLOBAL SOUTH

Gli effetti della desertificazione si fanno sentire molto anche nelle aree urbane. La città di Brasilia, in particolare, con le sue dimensioni e le sue criticità, negli ultimi anni è stata colpita da frequenti siccità che hanno spinto la città a dichiarare più volte lo stato di emergenza, portando alla chiusura di scuole e parchi, con gravi ricadute sociali. NBSouth esplora soluzioni basate sulla natura (nature-based solutions, NBS): ovvero, la gestione e l’uso sostenibile di risorse naturali per affrontare sfide socio-ambientali come il cambiamento climatico, il rischio idrico, l’inquinamento dell’acqua, la sicurezza alimentare, la salute umana e la gestione del rischio di calamità ambientali.

Il gruppo di lavoro sul campo sta sviluppando strategie per la gestione di infrastrutture verdi ad-hoc e sta contribuendo alla definizione di politiche per lo sviluppo socioeconomico e la resilienza ambientale. Un’attenzione particolare è rivolta alla gestione dell’acqua, alla termoregolazione e all’adeguamento infrastrutturale delle aree urbane densamente popolate.

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Dal Polimi, 5 proposte concrete per Milano da realizzare in 18 mesi

Nel 2023, attraverso il contest Polisocial Awards (qui vi raccontiamo che cos’è), sono stati selezionati 5 progetti di ricerca da finanziare con il contributo del 5 per mille Irpef, grazie a tutti gli Alumni che hanno deciso di devolverlo al Politecnico di Milano.

Sperimenteranno servizi di supporto alle comunità che abitano nelle aree più critiche della città di Milano: “Attivare i territori, colmare i divari” è il titolo di questa edizione del concorso Polisocial Award. I gruppi di ricerca selezionati hanno iniziato i lavori a novembre e, per 18 mesi, si impegneranno ad inquadrare situazioni di divario e di bisogno per sviluppare soluzioni realizzabili nel breve termine, che puntano a essere replicabili e avere un effetto nel lungo periodo; case study che mettono a terra tecnologie studiate in progetti più grandi (e l’occasione, per studenti e ricercatori, di mettere in pratica quello che hanno appreso).

Ecco i progetti

Anche a Milano ci sono persone che soffrono di malnutrizione. Che cosa si può fare?

Nel 2023, attraverso il contest Polisocial Awards (qui vi raccontiamo che cos’è), sono stati selezionati 5 progetti di ricerca da finanziare con il contributo del 5 per mille Irpef, grazie a tutti gli Alumni che hanno deciso di devolverlo al Politecnico di Milano.

Sperimenteranno servizi di supporto alle comunità che abitano nelle aree più critiche della città di Milano: “Attivare i territori, colmare i divari” è il titolo di questa edizione del concorso Polisocial Award. I gruppi di ricerca selezionati hanno iniziato i lavori a novembre e, per 18 mesi, si impegneranno ad inquadrare situazioni di divario e di bisogno per sviluppare soluzioni realizzabili nel breve termine, che puntano a essere replicabili e avere un effetto nel lungo periodo; case study che mettono a terra tecnologie studiate in progetti più grandi (e l’occasione, per studenti e ricercatori, di mettere in pratica quello che hanno appreso).

Bioloop – laboratorio sperimentale per supportare pratiche di economia locale, circolare e partecipata

All’interno del territorio comunale, l’area sud-est di Milano emerge come una delle più problematiche. Vi coesistono situazioni di fragilità economica, sociale, abitativa ed educativa ed è ancora caratterizzata da una accentuata dicotomia tra tessuto urbano, edificato in modo intensivo, e campagna (governata ancora dalla presenza di ampi campi agricoli a supporto delle cascine locali). Qui c’è la quasi totalità delle superfici agricole afferenti alla città, destinate soprattutto alla produzione di riso, mais e frumento, e la maggiore densità di orti urbani (per esempio, in zona 5 sono presenti 66 orti riconosciuti e censiti per una superficie di circa 2.600 mq).

Il quartiere tra Corvetto, Porto di Mare e Chiaravalle, che circonda la Cascina Nosedo sede di uno degli Off Campus del Politecnico di Milano, è un esempio molto rappresentativo di questa realtà. Attualmente è oggetto di grandi dismissioni e demolizioni e, dal punto di vista dell’economia circolare locale, rappresenta un’opportunità per ricucire queste due anime della città offrendo sostegno a una delle fasce più vulnerabili della popolazione. Con BIOLOOP, i ricercatori si concentrano sullo sviluppo di metodi, materiali e dispositivi per la produzione agricola su superfici integrate nell’edificato; sulla distribuzione sostenibile; sulla mappatura delle relazioni tra gli attori locali e sulla creazione di una ‘materioteca delle risorse’. L’obiettivo diretto è legato all’integrazione del reddito dei residenti e la riduzione della povertà alimentare.

Desertificazione in Algeria e perché ci interessa: scopriamolo con i ricercatori Polimi

Ogni anno, il Politecnico di Milano seleziona 5 progetti di ricerca ad alto impatto sociale e, con il contributo economico dei donatori che scelgono di devolvere il loro 5 per mille Irpef all’Ateneo li supporta in una fase di messa a terra di “esperienze pilota” con un impatto concreto.

Nel 2022, per esempio, il tema del concorso è stato “Sviluppo Locale e Transizione Ecologica”. I 5 gruppi di ricerca selezionati hanno tempo fino a fine 2024 (di solito infatti sono progetti realizzabili nel breve termine, anche se puntano a essere replicabili e avere un effetto nel lungo periodo) per mettere a terra le loro idee.

Cinque gruppi di ricerca che stanno lavorando proprio adesso: uno a Milano, tre in Africa e uno in Brasile. Hanno in comune l’obiettivo di rendere più verde il nostro pianeta, a cominciare da contesti molto specifici: trasformare i rifiuti in carburante senza tagliare gli alberi; fare fronte ai cambiamenti climatici nelle città; un progetto per una fattoria super efficiente che usa al meglio ciò che offre il territorio; tecniche per dare nuova vita a una valle in Algeria unendo antichi saperi e tecnologia all’ultimo grido; e soluzioni ortopediche all’avanguardia per migliorare la salute in Lombardia, risparmiando e rispettando l’ambiente.

Scopriamoli.

AMAZING

ATLAS MOUNTAINS, AURÈS ZONE. INTERCONNECTING LOCAL SCIENCES AND GLOBAL

La regione dell’Aurès intorno a Biskra, non lontano dal Sahara algerino, sta affrontando difficili sfide, legate, direttamente o meno, al cambiamento climatico: desertificazione, calo di produttività agricola, sgretolamento del tessuto comunitario rurale, spopolamento dei nuclei antichi dei centri abitati tradizionali e perdita di quelle conoscenze che per millenni hanno reso l’area abitabile e produttiva. Ma, come ricordano gli abitanti più anziani, un tempo la valle era popolata da mulini ad acqua. È una storia che potrebbe verificarsi molto simile anche nelle nostre campagne. La domanda a cui i ricercatori stanno dando una risposta è cruciale: come contrastare questo abbandono e restituire valore ai territori?

Ne parla il prof. Giovanni Porta, del Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale, in un’intervista a Frontiere. “È un circolo vizioso: con la scomparsa dell’acqua cala la produzione agricola, la forza lavoro se ne va, scompaiono gli antichi saperi, i villaggi si svuotano, gli arbusti sostituiscono le palme (e con loro un paesaggio millenario) e ciò che rimane è un territorio spoglio, con scarse prospettive di sviluppo”. Il progetto AMAZING sta contribuendo a rendere la valle del Uadi Abiod, oggi tra le più aride dell’Aurès, centro di una rete attiva di produzione di conoscenza, in grado di coniugare tecnologia e scienze tradizionali nel gestire sfide climatiche, naturali e sociali.

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Dal Polimi, 5 idee per il pianeta da mettere a terra subito

Ogni anno, il Politecnico di Milano seleziona 5 progetti di ricerca ad alto impatto sociale e, con il contributo economico dei donatori che scelgono di devolvere il loro 5 per mille Irpef all’Ateneo, li supporta in una fase di messa a terra di “esperienze pilota” con un impatto concreto.

Nel 2022, per esempio, il tema del concorso è stato “Sviluppo Locale e Transizione Ecologica”. I 5 gruppi di ricerca selezionati hanno tempo fino a fine 2024 (di solito infatti sono progetti realizzabili nel breve termine, anche se puntano a essere replicabili e avere un effetto nel lungo periodo) per mettere a terra le loro idee.

Cinque gruppi di ricerca che stanno lavorando proprio adesso: uno a Milano, tre in Africa e uno in Brasile. Hanno in comune l’obiettivo di rendere più verde il nostro pianeta, a cominciare da contesti molto specifici: trasformare i rifiuti in carburante senza tagliare gli alberi; fare fronte ai cambiamenti climatici nelle città; un progetto per una fattoria super efficiente che usa al meglio ciò che offre il territorio; tecniche per dare nuova vita a una valle in Algeria unendo antichi saperi e tecnologia all’ultimo grido; e soluzioni ortopediche all’avanguardia per migliorare la salute in Lombardia, risparmiando e rispettando l’ambiente.

Ecco i progetti

Al Poli si studia anche come colmare i divari: sociali, economici, ecologici…

La ricerca scientifica non è solo nei laboratori.
Ogni anno, il Politecnico di Milano seleziona 5 progetti di ricerca ad alto impatto sociale: con il contributo economico dei donatori che scelgono di devolvere il loro 5 per mille Irpef all’Ateneo, li supporta in una fase di messa a terra di “esperienze pilota” con un impatto concreto, che possano mettere le basi per nuove pratiche sostenibili nel tempo.
Perché esistono alcune necessità sociali, culturali, tecniche e tecnologiche che hanno bisogno di una soluzione nel breve termine. Nel 2023, le cinque proposte premiate hanno lavorato sugli spazi Off Campus gestiti dal Politecnico nei quartieri di Milano, nell’ottica di sperimentare servizi di carattere locale e rispondere a situazioni di divario e bisogno nella città.
A breve potrai scoprire i progetti in corso adesso, finanziati con il contributo del 5 per mille


OFF CAMPUS? CUSA L’È?

Off.Campus – il Cantiere per le Periferie è un’iniziativa del Politecnico di Milano con l’obiettivo di portare l’ateneo “fuori dall’ateneo”: l’idea di un’università responsabile, attenta alle sfide sociali, aperta e vicina ai territori e alle comunità, si concretizza nella collaborazione dei nostri studenti e ricercatori con gli abitanti dei quartieri della città.

Abbiamo creato veri e propri distaccamenti del Politecnico dove, invece di stare in aula o in laboratorio, si fanno sperimentazioni sul campo, sulla strada: didattica innovativa, dove gli studenti possono applicare in contesti reali quello che hanno studiato e sviluppare nuove competenze; ricerca responsabile, attenta all’inclusività dei processi di produzione di conoscenza, con un orecchio teso alle esigenze delle persone; co-progettazione con le realtà locali, per realizzare interventi con un impatto positivo sulla collettività e attivare servizi necessari al territorio.

Con il tuo 5 per mille, puoi fare la differenza nella ricerca scientifica

Il Politecnico di Milano è la seconda università in Italia per distribuzione degli importi del 5 per mille Irpef: 692.215 euro provenienti da 7.686 donatori nel 2022 (è l’ultimo dato rilasciato dall’Agenzia delle entrate).
Da ormai molti anni, l’Ateneo ha scelto di devolvere la maggior parte di questo contributo alla ricerca scientifica ad alto impatto sociale: progetti che hanno un effetto concreto e a breve termine per migliorare la qualità della vita nei territori in cui si sviluppano.

PERCHÉ DONARE IL TUO 5 PER MILLE AL POLITECNICO DI MILANO?

La ricerca scientifica ha un impatto sulla vita di ciascuno di noi. Ancora di più, quando a farla sono ricercatori che lavorano non solo in laboratorio, ma anche sul campo, analizzando problemi concreti e studiando soluzioni direttamente applicabili per migliorare la qualità della vita di tutti. Anche in questo, l’Ateneo è pioniere: ha un programma di impegno e responsabilità sociale che promuove un nuovo modo di costruire e applicare il sapere e l’eccellenza universitaria. Polisocial è primo in Italia tra le iniziative accademiche di questo tipo. Ha l’obiettivo di mettere l’università a stretto contatto con le dinamiche di cambiamento nella società, estendendo la missione dell’Ateneo verso temi e bisogni sociali che nascono dal territorio, a livello sia locale che globale, e da più di 10 anni raggiunge categorie fragili e portatrici di bisogno. Come?

CON ESPERIENZE PILOTA CHE PORTANO I RISULTATI SCIENTIFICI FUORI DEI LAB E LI APPLICANO NELLA REALTÀ

Ogni anno, attraverso il contest Polisocial Award, l’Ateneo seleziona 5 progetti di ricerca ad alto impatto sociale e li supporta in una fase di messa a terra di “esperienze pilota” con un impatto concreto.

Questo programma promuove il coinvolgimento di collaboratori e partner esterni, come aziende e istituzioni, per fare rete; stimola la collaborazione multidisciplinare e le sinergie tra diversi dipartimenti e gruppi di ricerca, li supporta in un’ottica di sostenibilità nel tempo; ha anche l’obiettivo di dare spazio ai giovani ricercatori e coltivare un approccio etico al lavoro accademico, che valorizzi l’impatto sociale delle competenze politecniche.

Scopri i progetti del 2022 e del 2023 che proseguono anche nel 2024!

L’eccellenza del Politecnico nei QS World University Rankings by Subject 2024

In un contesto accademico globale sempre più competitivo, il Politecnico di Milano si è affermato nuovamente come una delle principali istituzioni accademiche a livello mondiale, piazzandosi tra le prime università nelle sue discipline caratterizzanti: 7° posto sia in Design che in Architettura e 23° posto in Ingegneria, secondo i dati pubblicati oggi dal QS World University Rankings by Subject2024.

QS World University Rankings by Subject è la classifica delle università migliori al mondo per ambito disciplinare, e oggi copre 55 discipline divise in 5 macro aree. I ranking by subject hanno l’obiettivo di orientare gli studenti a scegliere le università per disciplina di interesse.

I risultati diffusi oggi, con una presenza significativa nelle classifiche mondiali in molteplici campi di studio, consolidano la reputazione dell’Ateneo come leader nella formazione e nella ricerca scientifica e tecnologica.

Entrando nel dettaglio della classifica, il Politecnico di Milano ha ottenuto risultati eccellenti in varie discipline, con posizioni di rilievo in settori chiave nello sviluppo economico e scientifico, come Ingegneria – Meccanica, Aeronautica e Manifatturiera, classificandosi al 9° posto a livello mondiale in discipline cruciali per lo sviluppo e l’innovazione di tecnologie che guidano il progresso industriale.

Per quanto riguarda l’Ingegneria Civile, l’Ateneo si posiziona al 12° posto al mondo. Nonostante la crescente domanda da parte del mercato del lavoro, il numero di laureati, non solo al Politecnico, in questo campo è in diminuzione. Una carenza che rappresenta un’opportunità di lavoro straordinaria per chi decide di intraprendere un percorso che pone i professionisti al centro del progresso infrastrutturale del Paese, con tassi di occupazione per i laureati del Politecnico che raggiungono il 97% a un anno dal conseguimento del titolo di studi.

Inoltre, l’Ateneo si è distinto al 23° posto nel settore cruciale Data Science & AI, indicatore valutato per la prima volta da Qs, che conferma ulteriormente il lavoro dei ricercatori e dei docenti. Proprio in questo ambito, chi sceglie di essere protagonista della transizione digitale, con la possibilità di contribuire allo sviluppo di nuove tecniche, applicazioni e implicazioni etiche, trova nel Politecnico di Milano un’istituzione impegnata da oltre 50 anni nello studio dell’intelligenza artificiale. L’Ateneo si afferma, infatti, come un grande centro per lo studio dell’AI con un approccio trasversale e pervasivo all’interno di tutti gli ambiti di ricerca e innovazione

Quello che emerge dall’ultima indagine QS è il valore delle ‘ingegnerie’. Il plurale è d’obbligo in un contesto sempre più articolato e multidisciplinare. In questo ambito specifico, entriamo in classifica tra i primi 25 al mondo in Data Science & AI, a fronte di una competizione serrata.

Prof.ssa Donatella Sciuto, Rettrice del Politecnico di Milano

Rispetto all’anno scorso, il Politecnico di Milano ha registrato progressi notevoli in diverse discipline, tra cui la Fisica e l’Astronomia (+22 posizioni), l’Architettura e l’Ambiente Costruito (+3), la Matematica (+3), e l’Ingegneria Chimica (+7), dimostrando così un continuo impegno per l’eccellenza accademica e la ricerca di frontiera.

Tutti i 12 dipartimenti dell’Ateneo, inoltre, sono nella TOP50 per almeno una disciplina.

A livello nazionale, il Politecnico di Milano si conferma come il principale punto di riferimento nell’Architettura, nel Design, e nell’Ingegneria.

Italiani dell’altro mondo! Giuseppe Scionti e la carne sintetica di Novameat

I lettori di MAP potrebbero ricordarsi di lui: ne abbiamo parlato nel numero speciale di MAP dedicato ai traguardi politecnici. L’Alumnus Giuseppe Scionti, ingegnere biomedico del Politecnico di Milano, dalla Spagna ha fondato la startup NovaMeat e si inserisce a pieno titolo nel dibattito sulla fake meat.  

In questa intervista a StartupItalia, spiega di non essere un “fanatico” e mantiene l’approccio da ingegnere. «Lo ammetto: preferirei mangiare carne. Ecco perché ho iniziato a capire come migliorarla. Con Novameat vogliamo dare un’alternativa alla carne che sia buona, più salutare e meno costosa per le persone».

Leggi l’intervista a questo link

«Il vantaggio di questo nuovo metodo, rispetto alle tecniche finora esistenti, è che la tecnologia funziona con una varietà di ingredienti e non solo con soia e grano. In questo modo è possibile difendere la biodiversità utilizzando ingredienti sostenibili, provenienti da diverse coltivazioni”, a km 0 o quasi: “in India prenderemo ingredienti locali, in Africa sosterremo attraverso la FAO i Paesi con cui lavoreremo». I calcoli indicano un risparmio del 95% di suolo e del 75% di acqua, abbattendo così le emissioni di gas serra dell’87% rispetto alla produzione dello stesso quantitativo di carne.

Scopri di più: https://www.yumpu.com/it/document/read/66092441/map-magazine-alumni-politecnico-di-milano-numero-speciale-best-of/72