Si stanno per concludere i cinque progetti di ricerca a tema «Equità e Ripresa» selezionati dal Polisocial Award 2021 e finanziati grazie alle donazioni del 5 per mille IRPEF al Politecnico. L’emergenza sanitaria derivata dalla pandemia ha contribuito ad acuire squilibri e marginalità e a rendere concreto il rischio di un aumento delle disparità; per questo, i progetti finanziati hanno agito in una prospettiva di ripresa economica, sociale e culturale, promuovendo lo sviluppo di metodi, strategie, strumenti e tecnologie tesi a ridurre le disuguaglianze e a favorire l’accesso a risorse e opportunità da parte di persone, categorie sociali o comunità particolarmente vulnerabili.
Il progetto SOSpesa, coordinato dal prof. Davide Fassi del Dipartimento di Design, prende spunto da una iniziativa di quartiere nata dal basso, all’interno di un gruppo Facebook – NoLo Social District: durante il primo lockdown 2020 è stato un punto d’incontro tra chi voleva donare cibo, chi ne aveva bisogno, e chi poteva rendersi disponibile per consegnare la spesa porta a porta. Con la fine del lockdown, Off Campus NoLo del Poli ha deciso di adottare questa iniziativa, iniziando a sperimentare varie metodologie per offrire, negli spazi Off Campus del Mercato Mercato Comunale di Viale Monza 54, un servizio che prima era lasciato all’iniziativa individuale. I ricercatori Valentina Ferreri e Stefano Quaglia, rispettivamente dei dipartimenti DESIGN e DIG, ci spiegano i dettagli di questo progetto, a partire dalla volontà di aiutare le famiglie in difficoltà.
“Volevamo offrire un servizio diverso rispetto alle classiche spese sospese delle GDO, evitando la calca da ‘chi prima arriva meglio alloggia’”, ci spiega Ferreri. Il cibo offerto è fresco e di qualità, e il sistema di distribuzione è gestito in modo ordinato: le famiglie beneficiarie (al momento circa 200) vengono contattate per organizzare la consegna della spesa, che avviene un paio di volte al mese. Ogni beneficiario ha diritto a ritirare due tipi di spesa, in modo alternato: una volta un pacco di cibo in eccedenza, recuperato grazie alla collaborazione con RECUP e con vari negozi di quartiere che donano il loro invenduto, una volta una borsa di 30 euro di prodotti comprati da Off Campus.
Come vengono individuate le famiglie beneficiarie? “Inizialmente bisognava iscriversi su una piattaforma online, poi nel 2021, con l’arrivo del nostro progetto Polisocial, è stato definito un paniere di famiglie beneficiarie e una metodologia di distribuzione a rotazione”, spiega Ferreri. “Non chiediamo l’ISEE, ci fidiamo della buona fede delle persone: non abbiamo né mezzi né competenze per controllare. Funziona: molte persone ci vengono segnalate da Rete Qubì di Loreto, altre vengono presentate da famiglie che beneficiano già del servizio; alcune si sono anche auto-eliminate dalla lista, perché non hanno più bisogno di aiuto”.
Un altro aspetto del progetto SOSpesa è quello che riguarda la “trasformazione” (sì, si dice così) della merce invenduta: “Molti negozianti volevano supportare la nostra iniziativa con l’invenduto, ma avevano una quantità di eccedenze non sufficiente. Così abbiamo deciso di donare una minima parte delle cassette che recuperiamo grazie al lavoro dell’associazione Recup al ristorante Cunza e alla gastronomia Fola, che rielaborano e cucinano i prodotti per farne piatti e conserve da vendere. Per ogni piatto venduto, il progetto riceve un euro”, spiega Ferreri.
Tra le maggiori criticità riscontrate, soprattutto con uno sguardo al futuro, vi è la necessità di raccogliere fondi continui per il progetto: “Abbiamo sempre bisogno di soldi per acquistare cibo di qualità”, spiega Ferreri. “Al momento chi lo desidera può donare in tre modi: con Satispay, tramite bonifico bancario o in contanti presso i punti di raccolta. In futuro, però, se il modello dovesse espandersi in altri quartieri, la raccolta fondi sarà un aspetto di cui tenere conto”. Secondo Quaglia, il valore aggiunto di SOSpesa è dato dal fatto che, coinvolgendo realtà di quartiere, è possibile curare meglio l’aspetto sociale e creare una rete di persone disposta a collaborare.
Il progetto ha visto il coinvolgimento di molti studenti come volontari: “Alcune associazione studentesche, come Social Innovation Teams (SIT), si sono occupate di gestire il rapporto con i beneficiari, contattandoli quando è il momento di ritirare la spesa”, racconta Ferreri. Un’altra collaborazione attiva è quella con Associazione studenti musulmani, che si occupa di dare una mano ai volontari che consegnano la spesa nella sede di Off Campus NoLo, interloquendo con i beneficiari che non capiscono l’italiano.
I ricercatori sono ormai pronti a tirare le fila del progetto, in fase di chiusura: una delle idee per il futuro, oltre a quella di portare il modello in altri quartieri (a partire magari da altri Off Campus), è quello di sviluppare un progetto di frigorifero di quartiere. “Sarebbe interessante condividere una cella frigorifera con altri enti e servizi che si occupano di recupero e redistribuzione alimentare. Rete Qubì ha partecipato a un bando comunale con questa idea, ora non ci resta che aspettare i risultati”, conclude Ferreri.