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Inaugurato il 160° anno accademico al Politecnico di Milano

Dall’attenzione alle sfide sociali alle sinergie con istituzioni e imprese: è questo il bilancio del Politecnico di Milano – e del Rettore uscente Ferruccio Resta – all’inaugurazione del 160° anno accademico. Ed è su questa base che si continua a costruire a partire dal 2023, che vedrà in carica la nuova rettrice prof.ssa Donatella Sciuto.

Alla cerimonia, che si è tenuta il 30 novembre 2022, hanno partecipato Anna Maria Bernini, Ministro dell’Università e della Ricerca, Attilio Fontana, Presidente di Regione Lombardia, Giuseppe Sala, Sindaco di Milano Benedetto Vigna, Amministratore Delegato di Ferrari con la Lectio “Innovazione e Metodo Scientifico” e Marta Ghidoli, Presidente del Consiglio degli studenti.

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Credits: Matteo Bergamini, © Lab Immagine Design POLIMI (progettazione, produzione e gestione di prodotti comunicativi) Dipartimento di DESIGN, Politecnico di Milano – 02-2399.7805/06 – labimmagine-design@polimi.it

In questa occasione il Rettore ha tracciato un bilancio delle attività degli ultimi sei anni, con uno sguardo critico all’operato dell’Ateneo e al suo impatto sul contesto socio-economico.

“Il sistema universitario ha un ruolo di indirizzo che dobbiamo mantenere il più possibile audace, aperto e libero” – ha commentato il Rettore. “Nel farlo dobbiamo avere più coraggio nell’attuare politiche di vera premialità, aspetto che non riguarda solo l’università, ma l’intero Paese. ‘Far correre le eccellenze’ o ‘ridurre i divari’? Credo che la soluzione sia quella di valorizzare le diversità per non appiattire il sistema. Dobbiamo avere il coraggio di stabilire un equilibrio, non semplice, tra quelle realtà che corrono a livello internazionale e quelle che assolvono il compito altrettanto importante di servire il proprio territorio. Per questo è necessario differenziare le misure in funzione degli obiettivi, senza timore di scegliere e di chiedere qualità. Solo così potremo superare i nostri limiti. Perché se non governiamo il sistema, questo troverà un suo naturale punto di equilibrio che potrebbe non piacerci”.

In continuità con la tradizione politecnica, anche questo mandato è stato caratterizzato dalla massima attenzione data alla ricerca, cuore della missione universitaria, con l’Ateneo alla frontiera delle sfide più complesse: dallo spazio, alle biotecnologie, alle tecnologie quantistiche, ai big data, all’intelligenza artificiale, alle sfide sociali. Ricerca che è l’anima complementare della didattica, che la nutre con l’obiettivo di preparare i giovani politecnici a governarle, queste sfide, nel futuro. Chiude il cerchio la centralità dell’impatto sociale del Politecnico e, quindi, dei rapporti con le imprese, con i diversi laboratori avviati in collaborazione con aziende (abbiamo parlato dei laboratori qui).

Il Rettore ha poi chiuso il suo mandato passando simbolicamente il testimone alla rettrice eletta, Donatella Sciuto. A lei un lascito importante: la realizzazione del nuovo Campus in Bovisa, che porta la firma dell’Architetto e Alumnus Renzo Piano. “Aperto, verde e permeabile”: qui si gioca il futuro del Politecnico.

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Autodromo di Monza, cento anni di storia, tutti di corsa  

IL 3 SETTEMBRE 1922, alle ore 9:30, nella Villa Reale di Monza c’erano tre Fiat, due Diatto, una Bugatti e due Heim. Sugli spalti, 100.000 spettatori per il primo Grand Prix della neonata pista dell’Autodromo di Monza. Fra questi, duemila operai della Fiat giunti con un treno aziendale per far sì che le maestranze condividessero l’esperienza, frutto anche del loro lavoro. Il tracciato era di 10 chilometri, da percorrere ottanta volte. A tagliare il traguardo sotto la pioggia, con una media di 140 chilometri orari percorsi a bordo di una Fiat 501, fu Pietro Bordino. Per festeggiare la vittoria e portare in tronfio sulla tribuna d’onore i primi tre classificati, il pubblico invase la pista a gara non ancora conclusa.  

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Courtesy of Umberto Andreoletti

Sabato 3 settembre 2022, l’Autodromo ha festeggiato il traguardo centenario e la storia che in un secolo ha percorso la pista. Nell’Albo d’Oro del Gran Premio scorrono – fra i tanti – i nomi di Tazio Nuvolari, Niki Lauda, Ayrton Senna, Michael Schumacher, Lewis Hamilton che nel 2020 ha stabilito il record assoluto del circuito con la media più alta di sempre della storia della Formula 1; ma scorrono anche altri eventi storici, nell’aprile del 1945 una parata di mezzi corazzati alleati marciò sul rettifilo delle tribune, sgretolandolo, da qui parte e arriva il Giro d’Italia. E noi abbiamo voluto tracciare un ideale percorso di questi cento anni, insieme all’Alumnus Umberto Andreoletti, dal 2015 Director Operations del circuito dell’Autodromo Nazionale Monza.    

«Se dovessi sintetizzare il lavoro del nostro ufficio – precisa Andreoletti – direi che è l’ufficio di risoluzione dei problemi, perché gestisce la parte produttiva, tecnica e logistica; è come se lavorassimo ad un grande puzzle dove tutto è interconnesso. Il nostro obiettivo è far sì che pubblico e clienti tornino a casa contenti. E soprattutto sulle loro gambe, in totale sicurezza. Questo è il nostro diktat».  

Umberto Andreoletti
Umberto Andreoletti

Partiamo per questo nostro viaggio proprio dalla prima volta in cui Andreoletti ha fatto parte del pubblico dell’Autodromo. “Ero piccolo, ci venni con degli amici, avrò avuto poco più di dieci anni. Mio padre non voleva, era mia madre che assecondava la passione per il Motorsport. Mi assalì una valanga di emozioni. Ricordo il rumore assordante dei dodici cilindri e la furia del pubblico. Mai avrei pensato allora che un giorno ci sarei tornato per lavorarci. La prima volta in cui sono entrato qui da direttore ho scoperto che è un luogo camaleontico perché è così vasto che pensi di essere in un posto e invece sei in un altro. Quest’anno poi, in occasione delle celebrazioni per i cento anni, è stato il luogo del record di pubblico pagante, 90mila il sabato e 130mila la domenica. Il nostro compito è capire quali siano le esigenze del luogo per farlo funzionare in modo corretto. È uno dei tre autodromi più antichi del mondo e si ritrova in un contesto unico: all’interno del più grande parco recintato monumentale d’Europa, che si trova a sua volta in una piccola città. Il parco è all’interno della città e la città è all’interno del parco. Si entra in un mondo di storia”.

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Project Safe refuge: sentirsi a casa altrove 

 “Quando finirà la guerra tornerai in Ucraina o pensi di trasferirti in modo permanente in un altro Paese? Parteciperai alla ricostruzione? Cosa ti manca di più? Dove abiti attualmente? Cosa vorresti? Dove dormono i tuoi figli? Con quanti bagagli sei arrivato in Polonia?”. Sono alcune domande di un questionario sull’abitare posto a profughi ucraini in Polonia da Project Safe Refuge, un gruppo internazionale di progettisti di unità abitative transitorie pensate per contesti emergenziali. Le risposte servono per realizzare delle abitazioni che non siano impersonali ma che accolgano gli ospiti facendoli sentire in qualche modo più a casa.  

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L’idea nasce a marzo del 2022, come ci racconta Nadja Strikovic, Alumna di architettura: «Ho scoperto l’iniziativa sulla pagina LinkedIn di Kika Zdziarska, una studentessa polacca che studia a Delft, in Olanda, e che avevo conosciuto quando anche lei frequentava la triennale al Politecnico di Milano. Insieme a Kasia Antoszyk, un’altra studentessa polacca, aveva appena iniziato a lavorare a questa idea e così mi sono aggiunta a loro.

Cerchiamo di creare due tipi di network: uno a livello di ricerca, contattando organizzazioni simili alle nostre in ambito internazionale, con focus su Polonia e Ucraina. L’altro filone della ricerca si concentra sull’ambito tecnico e costruttivo, cerchiamo aziende e organizzazioni che siano disposte a costruire in loco il nostro progetto, così da evitare grandi costi di trasporti di materiali e di unità abitative, e anche per velocizzare i processi».  

«Stiamo capendo se riusciamo a coprire i costi per realizzare il prototipo dell’unità abitativa: un modulo base di circa 3 3,5 metri per 6 7,5, corrispondente ad una dimensione minima che poi si potrà eventualmente ampliare in lunghezza e in altezza con l’inserimento di altri moduli. Questa dimensione ci permette di ospitare bagno, cucina e uno spazio antistante abbastanza grande per un divano letto o due letti singoli o uno matrimoniale. La immaginiamo come una base a pianta molto flessibile e con una struttura realizzata in pannelli di legno OSB, isolata con materiali locali recuperati tramite scarti di aziende e imprese del posto. Gli infissi saranno tendenzialmente in pvc. Vorremmo realizzare qualcosa che non sia extraterrestre rispetto alle vite dei profughi. Anche se saranno temporanee, vorremmo che qualcosa negli arredi e negli spazi rimandasse alle loro abitazioni originarie».  

Attualmente, il gruppo sta cercando di portare a termine lo sviluppo di un’unità completa da realizzare possibilmente in Ucraina. Hanno lanciato un crowdfunding per finanziarne la riuscita.

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Un catamarano ibrido a batteria, pannelli solari, idrogeno… E sogni 

“IONE 1.0 si è classificato al 3° posto all’Energy Boat Challenge. Amore, fame e un po’ di follia sono gli ingredienti che hanno reso reale ciò che era solo un sogno, gli stessi ingredienti che non ci fanno smettere di sognare di intraprendere onde sempre più grandi”.

Il 10 luglio 2022 sui social di Physis PEB si leggeva questo post pubblicato all’indomani della Monaco Energy Boat Challenge, dove oltre al terzo posto per la classe energetica, il team egli studenti del Politecnico di Milano ha vinto anche l’Eco Conception Prize per la sostenibilità dell’idea. A rendere ancora più importante questo traguardo è il fatto che la Monaco Energy Boat Challenge è un evento unico al mondo, dedicato proprio all’innovazione e alla sostenibilità per la nautica; giunto alla sua nona edizione, ha coinvolto ventisette università da tutto il mondo, “un ponte tra gli ingegneri di domani e i leader del settore di oggi”, dichiarano gli organizzatori.  

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Credits: Physis PEB

Il punto di partenza di questo traguardo ce lo racconta l’Alumnus e docente Paolo Schito dal Dipartimento di Meccanica: «Inizialmente siamo stati invitati, come Politecnico di Milano, a partecipare a questa competizione proprio dallo Yatch Club di Monaco. Nel luglio 2021 abbiamo pensato di coinvolgere studenti e studentesse selezionandone otto fra sessanta candidati. Abbiamo cercato persone che avessero delle competenze al di fuori dell’ambito puramente accademico, legate anche ad una propria passione. Da fine settembre a metà novembre i primi otto partecipanti hanno sviluppato il concept della barca, quindi hanno reclutato altri studenti. Attualmente il team è composto da un’ottantina di persone».  

Camilla Salvagno, al terzo anno di Ingegneria Meccanica, è fra le prime otto persone reclutate. Oggi è Team Leader del progetto e si addentra nei dettagli:

«Costruiamo un catamarano ibrido con motore elettrico, dotato di tre fonti di energia: batteria, pannelli solari e idrogeno. Lavoriamo sull’abitacolo, sul sistema propulsivo e su quello energetico e progettiamo tutte le strutture e l’elettronica. Il sistema propulsivo si basa su un fuoribordo elettrico dell’azienda sponsor Gardasolar. Partendo dalla caratterizzazione del motore sono state integrate eliche ottimizzate per i punti di lavoro di gara che garantissero la massima spinta e la massima efficienza.
Lo stampo del cockpit in carbonio, cioè l’abitacolo dell’imbarcazione, è riciclato da quella della formula SAE, altro team del Poli. Il cockpit è poi stato laminato in fibra di basalto prototipale, sandwich di PET riciclato e resina BioBased. La particolarità di questa resina è che, tramite un processo innovativo, permette di riestrarre a temperatura ambiente le fibre utilizzate per la laminazione senza intaccarne le prestazioni meccaniche, in modo tale che possano essere riutilizzate nuovamente. La struttura dei pannelli solari è invece in bambù con giunture progettate e stampate da noi in laboratorio in PLA riciclabile e rinforzate con camere d’aria di biciclette bucate».

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Prepararsi a una competizione come questa significa uscire dall’aula e imbarcarsi letteralmente in un progetto da far navigare, approdando a nuove terre come quelle della ricerca degli sponsor, dell’avventurarsi e interfacciarsi con un mondo ancora sconosciuto che è quello del lavoro e quello della teoria applicata alla pratica di una barca che deve stare a galla.

Qual è il valore per l’Ateneo ce lo spiega invece Schito:

«Il Poli ha competenze nei settori della nautica, della propulsione a idrogeno, nei motori elettrici e nell’attenzione alle emissioni di co2. Con Physis PEB tutti i laboratori coinvolti nell’iniziativa hanno l’opportunità di vedere applicata la loro ricerca”. 

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Renzo Piano presenta il master plan Bovisa-Goccia

“Aperto, verde e permeabile”. Renzo Piano ha presentato al Politecnico di Milano il Masterplan Bovisa-Goccia, l’incontro si è svolto alla presenza del Rettore del Politecnico, Ferruccio Resta, dell’Assessore allo Sviluppo Città metropolitana, Giovani e Comunicazione della Regione Lombardia, Stefano Bolognini e del Sindaco del Comune di Milano, Giuseppe Sala.

L’intervento interessa una superficie territoriale complessiva di 32 ettari, di proprietà del Comune di Milano (23,4 ettari) e del Politecnico di Milano (9.1 ettari) che amplia così il proprio campus con la realizzazione di un parco scientifico/polo dell’innovazione con aree dedicate a servizi per gli studenti, per le imprese e per la cittadinanza. L’inizio dei lavori è previsto per la fine del 2023 e il completamento nel 2026.

Il progetto dello studio RPBW con Renzo Piano è stato reso possibile grazie all’importante donazione da parte della Fondazione ION al Politecnico di Milano.
Questo grande progetto integra e completa quello del Politecnico per l’area dei gasometri e punta a ricucire la Goccia alla città e alla regione attraverso interventi sulla mobilità e renderà ora attuativo il protocollo d’intesa tra Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, Ministero dell’Università e della Ricerca, Regione Lombardia, Comune di Milano, Politecnico di Milano, FNM e Rete Ferroviaria Italiana.

L’intervento prevede la realizzazione di venti nuovi edifici di 4 piani, di 16 metri di altezza, per un totale di circa 105.000 mq, a cui si aggiungeranno le Scuole Civiche, connessi da viali alberati pedonali in un mix di funzioni che ne faranno un quartiere vivo. Un grande asse ciclo pedonale a sud, tra gasometri e il campus Lambruschini, unirà le 2 stazioni, Bovisa e Villapizzone, che saranno rinnovate ed interconnesse all’intero Campus. 

Accanto alle aule e ai laboratori del Politecnico, troveranno spazio le residenze per gli studenti, e un’area dedicata alle startup, in linea con i più alti standard internazionali di connessione tra il mondo dell’università e le aziende: 35.000 mq destinati all’innovazione deep tech e alle sfide del digitale e della sostenibilità. Il tutto all’insegna di un campus accessibile, aperto alla città e allo scambio di idee e di funzioni.

Gli edifici sorgeranno su una fascia di terreno individuata tra i gasometri e la grande centrale termica, esempio di archeologia industriale e limite invalicabile oltre al quale verrà preservato il bosco di 24 ettari, valorizzato e aperto ai cittadini. Gli edifici copriranno la stessa superficie di terreno già occupata dalla fabbrica. Si tratterà di “fabbriche bianche”, luoghi del sapere e della conoscenza, nel rispetto della tradizione e della storia.

Il progetto, che punta alla indipendenza energetica e all’azzeramento delle emissioni di CO2, prevede la costruzione di 3 edifici per aule5 edifici per startup, una sala ipogea per conferenze, 2 residenze universitarie da circa 500 posti alloggio oltre alla riqualificazione di un edificio industriale storico per il food and beverage a servizio degli ospiti del Campus. 

Grandi alberi andranno a insinuarsi tra i nuovi volumi creando il tessuto connettivo. Il livello a terra degli edifici del campus sarà totalmente trasparente in modo da permettere alle persone di vivere una esperienza immersiva nella natura. 

Spiega Renzo Piano:

L’essenza di questo progetto era già scritta in quel luogo.
L’idea era già lì che non aspettava altro. 
Intanto il bosco con quegli alberi maestosi. 
Poi le tracce della fabbrica sul terreno, quegli antichi edifici a testimoniare la memoria dei luoghi e il loro DNA.

“Oggi è una giornata speciale per il Politecnico di Milano, un passo importante nella storia del nostro Ateneo. – commenta il Rettore, Ferruccio Resta – Insieme a Renzo Piano, abbiamo condiviso un percorso che prende forma all’interno di un ampio disegno urbano, frutto dell’intesa tra pubblico e privato. Un progetto cardine che definisce un nuovo modo di interpretare la vita universitaria e la Milano che verrà in risposta alle grandi sfide urbane, tecnologiche e sociali. Un laboratorio, un luogo di scambio e di innovazione, per la città e per i giovani, dove alimentare quella massa critica necessaria a competere a livello internazionale.”

“Regione Lombardia – dichiara Stefano Bolognini, Assessore allo Sviluppo Città metropolitana, Giovani e Comunicazione della Regione Lombardia – appoggia pienamente e convintamente il Politecnico di Milano in questo progetto di sviluppo e di rigenerazione innovativo e all’avanguardia. Sono certo che, anche grazie ai 55 milioni di euro di investimenti complessivi da parte di Regione, l’intera area del quartiere della Bovisa interessata dai lavori di riqualificazione potrà diventare un modello in tutta Italia, coniugando ricerca, innovazione, sostenibilità e nuovi spazi abitativi per gli studenti che, sempre più numerosi, vogliono e vorranno venire a studiare al Politecnico. Infine, ci tengo a sottolineare la collaborazione istituzionale che ha permesso di raggiungere un risultato di straordinaria importanza non solo per Milano e la Lombardia, ma per l’intero Paese, riuscendo a far sintesi per realizzare un progetto eccezionale per l’Università, per le imprese e per la città”.

“Il progetto di sviluppo dell’area Bovisa-Goccia presentato oggi è la sintesi delle politiche che stiamo portando avanti come Amministrazione: sviluppo del quartiere in un’ottica di città a 15 minuti, attenzione all’ambiente, collaborazione con l’università nell’ambito della ricerca e dell’innovazione e nuove residenze per studenti qui protagonisti sono tutti elementi e temi prioritari nella nostra agenda – commenta Giuseppe Sala, Sindaco di Milano –. Ringrazio Renzo Piano e il Politecnico per dare concretezza con questo progetto urbano alla visione e all’idea di città che vogliamo realizzare per il futuro”.

Leggi anche sul sito del Politecnico per scoprire il Masterplan Bovisa-Goccia

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Ambrogino d’Oro per il progetto Off Campus del Politecnico di Milano

Il progetto OFF CAMPUS del Politecnico di Milano è tra i premiati dell’edizione 2022 dell’Ambrogino d’Oro, l’onorificenza civica assegnata ogni anno dal Comune di Milano il 7 dicembre, giorno di Sant’Ambrogio. Il progetto è tra i destinatari di un Attestato di Civica Benemerenza. 

OFF CAMPUS | Il Cantiere per le Periferie è un’iniziativa promossa dal programma Polisocial, con l’obiettivo di rafforzare la presenza del Politecnico nella città di Milano. L’iniziativa conta attualmente tre spazi attivi e uno in apertura: nel quartiere di San Siro (inaugurato nell’aprile 2019), nel quartiere NoLo (settembre 2020) e all’interno del carcere di San Vittore (ottobre 2022), un quarto verrà aperto il 16 dicembre all’interno della Cascina Nosedo. 

Gli Off Campus sono luoghi dove docenti, ricercatori e studenti del Politecnico sviluppano attività di didattica innovativa, di ricerca responsabile e di co-design in grado di produrre un impatto positivo sulla collettività, promuovendo così l’idea di università più responsabile, attenta alle sfide sociali, aperta e vicina ai territori e alle comunità. 

COS’È POLISOCIAL?

Primo in Italia tra le iniziative accademiche di questo tipo, Polisocial è il programma di responsabilità sociale del Politecnico di Milano, che da più di dieci anni mira a rafforzare l’impegno del Politecnico a supporto di categorie fragili e di realtà portatrici di bisogno.

Tra le iniziative promosse da Polisocial c’è anche il Polisocial Award, competizione annuale finanziata dalle donazioni del 5 per mille, che dal 2012 sostiene e avvia progetti di ricerca responsabile e ad alto impatto sociale, supportandoli anche in un’ottica di sostenibilità nel tempo. L’iniziativa si prefigge anche l’obiettivo di dare spazio ai giovani ricercatori e coltivare un approccio etico al lavoro accademico, che valorizzi l’impatto sociale delle competenze politecniche. 

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Notizie dal MAP: “L’ultimo editoriale per MAP nelle vesti di Rettore” 

L’ultimo editoriale per MAP nelle vesti di rettore… un saluto che, confesso, porta con sé tanti ricordi. Ripenso all’emozione che ho provato il giorno dell’elezione, in quel freddo novembre del 2016. La stessa che mi ha accompagnato due mesi più tardi quando è iniziata ufficialmente questa “avventura”. Una delle più belle della mia vita!” 

Comincia così il prof. Ferruccio Resta, rettore uscente del Politecnico di Milano, raccontando il suo viaggio alla guida del Politecnico: dalle “Colazioni in Laboratorio” (perché, scrive, “nella ricerca sta la nostra anima”) alla responsabilità nei confronti dei tanti ragazzi e delle tante ragazze del nostro Ateneo, “ancora più forte in tempi di pandemia”. 

Il Rettore Ferruccio Resta (credits: Tommaso Chemello)

“Nell’emergenza, ho affrontato la nomina a Presidente della CRUI: leggendo, a distanza di poche ore, in treno nel tratto Roma-Milano, le tragiche notizie che arrivavano da Wuhan. Per me un vero e proprio battesimo del fuoco. Oggi, dopo tre anni vissuti in bilico, ammetto di essere fiero di come ha reagito il sistema universitario alla pandemia. Ha dimostrato di essere l’ossatura del Paese”.  

Nell’editoriale, Resta ripercorre alcune delle sfide che hanno scandito il suo mandato. “Mantenere la barra dritta non è stato facile, ma possibile grazie a una visione chiara e condivisa di dove volessimo arrivare. La missione tracciata nel Piano Strategico ha indicato la rotta, quella di una “European Leading University”, con uno sguardo aperto al confronto internazionale, capace di interpretare il cambiamento”.  

Conclude citando Henry Ford: “Mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, lavorare insieme un successo. E voi, cari Alumni, per me e per la comunità politecnica, ci siete sempre stati.  

Grazie di cuore”. 

Ferruccio Resta 

Leggi l’editoriale completo sul numero 11 di MAP a partire dal 6 dicembre 2022

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“Essere un architetto attento ai dettagli è la chiave per dar forma al futuro” 

Studiare architettura è come studiare tutte le scienze, il commercio e le arti contemporaneamente, leggiamo su theknowledgereview.com. È l’approccio di Rajendra Kumar, Alumnus Architettura 2008, selezionato tra i “Most Admired Education Influencers in India, 2022”.

“Sono fermamente convinto del forte ruolo dell’industria e del mondo accademico, che si completano a vicenda”, commenta Kumar. “Credo sempre nella necessità di sforzi continui per colmare il divario negli aspetti pratici del curriculum dell’istruzione indiana”.  

Courtesy of Rajendra Kumar

Rajendra Kumar è un architetto con sede a Nuova Delhi, in India. È anche accademico, urbanista, curatore e scrittore. Tornato in India dopo la laurea al Poli, ha aperto uno studio di architettura e ha lavorato in Europa e in Asia. Ha ricoperto la carica di Direttore della School of Architecture, Noida International University (2018-2021), puntando sui temi della sostenibilità ambientale e urbanistica. Ha ricevuto l’”Indian Young Achievers Award” nel 2009, è stato riconosciuto “Global Educational Influencer 2020”. È membro della International Society of City and Regional Planners (ISOCARP), Paesi Bassi, e del Council of Tall Buildings and Urban Habitat, USA. 

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Polimove vince l’Indy Autonomous Challenge in Texas

Un nuovo importante risultato per PoliMOVE Autonomous Racing Team: venerdì 11 novembre la squadra del Politecnico di Milano ha ottenuto sul circuito della Texas Motor Speedway il primo posto nell’Indy Autonomous Challenge, la competizione in cui team universitari provenienti da tutto il mondo competono per far avanzare il più possibile la tecnologia dell’auto a guida autonoma.

I 9 team partecipanti hanno gareggiato testa a testa con le loro auto da corsa senza pilota Dallara AV-21, guidate tramite i software di intelligenza artificiale sviluppati da ciascuna squadra. MinerVa, l’auto del Politecnico, è risultata la più veloce.

PoliMOVE si inserisce all’interno del gruppo di ricerca del Politecnico mOve, guidato dal Professor Sergio Savaresi, che si occupa di controlli automatici in veicoli terrestri di ogni tipo, dalle biciclette elettriche alle automobili, fino ai trattori.

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