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Un Alumnus firma il nuovo hub di DHL Express a Malpensa

“Il nuovo hub di DHL Express Italy a Malpensa rappresenta il primo dei tre interventi che stiamo seguendo in Italia per la società tedesca. Il progetto vuole tradurre in segni tangibili la visione illuminata dell’azienda, proponendo un modo nuovo di concepire e vivere la logistica: non solo un luogo dedicato alla funzione di smistamento merci, ma un polo integrato che promuove la cultura e la mission dell’azienda, attraverso spazi fortemente evocativi, oltre che altamente efficienti”. Massimo RojAlumnus Architettura del Politecnico di Milano, descrive così il nuovo hub di DHL Express inaugurato a Malpensa e firmato da Progetto CMR, di cui è amministratore delegato e fondatore. 

In quasi trent’anni di attività Roj ha diffuso – insieme a Progetto CMR, una delle società italiane leader nel settore della progettazione integrata – la cultura italiana e le buone prassi dell’architettura internazionale e sostenibile. Quello a Malpensa è il primo di altri gateway che verranno realizzati dallo studio sul territorio nazionale per DHL. 

hub malpensa massimo roj
Credits Progetto CMR
CONCEPT SPAZIALI E TECNOLOGICI INNOVATIVI 

Con oltre 50.000 metri quadri di progetto, 110 milioni di euro di investimento e più di 1000 dipendenti, la nuova struttura operativa del leader della logistica è diventata la quarta più grande in Europa e anche la più sostenibile e avanzata tecnologicamente, progettata interamente in BIM.  

Situata nella parte sud dell’Aeroporto Malpensa, si configura come una struttura “a T” che ospiterà l’hub logistico, un magazzino di 12.000 metri quadri e un corpo di fabbrica articolato su due livelli, e gli spazi adibiti a ufficio, oltre 7000 mq distribuiti su quattro piani, con rooftop panoramico, aree di rappresentanza e customer experience. 

L’elemento caratterizzante del progetto è la presenza del Connector, uno spazio che consente la continuità visiva tra uffici e magazzino e la creazione di una sorta di “agorà” accessibile facilmente da chiunque lavori nell’edificio per i momenti di pausa e di integrazione.

Uno dei maggiori elementi di innovazione tecnologica è il materiale utilizzato per l’involucro, composto da policarbonato alveolare tripla camera: un materiale leggero riciclato e riciclabile, che permette l’illuminazione degli ambienti interni attraverso la luce naturale, con un notevole risparmio energetico, e che allo stesso tempo garantisce un ottimo isolamento termico e acustico. 

Cover Photo: Progetto CMR

ann2 macchina volante home

“Dove andiamo noi non ci servono strade”

Ann 2 è un velivolo biposto di tipo Stovl, cioè a decollo corto o verticale e atterraggio verticale, può percorrere fino a 600 km a una velocità di 300 Km all’ora.
È costruito in materiali compositi sfruttando anche la stampa 3D, ha alimentazione ibrida, può essere pilotato in modalità autonoma.

Il suo ideatore è Lucas Marchesini, Alumnus ingegneria aeronautica al Politecnico di Milano, fondatore e CEO della MANTA AIRCRAFT, che descrive Ann 2: “Ad alcuni può sembrare un’automobile con le ali, ma in realtà ha poco a che fare con un’automobile. È più simile a un aeroplano”, ma è molto più piccola ed è in grado di atterrare e decollare da spazi molto ristretti (o verticalmente). Un aeroplano quasi adatto agli ambienti urbani, quindi, che è una delle direzioni in cui l’industria aeronautica sta guardando.

In futuro, velivoli di questo tipo potrebbero servire nel trasporto di merci e persone per facilitare la mobilità cittadina, come corrieri e taxi volanti; ma anche per la ricerca e il soccorso, la sorveglianza (per esempio ambientale) e il trasporto sanitario, operazioni oggi eseguite in elicottero con costi molto elevati. Ce ne ha parlato anche Grazia Vittadini, CTO Airbus, nel #5 di MAP.

Ann 2 è in fase di test: sono in corso le prove di volo dei prototipi in scala 1:3 mentre dal 2022 decollerà il primo prototipo in dimensioni reali.

Photos from MantaAircraft.com

ripartire dalla conoscenza

“Ripartire dalla conoscenza”: il rettore presenta il suo nuovo libro

“Il 2020 verrà ricordato come un anno complicato, ma anche come un momento di grande cambiamento. Un lungo anno in cui abbiamo scritto una pagina di storia dell’università. Per questo ho pensato che fosse giusto lasciare una traccia di ciò che abbiamo vissuto senza retorica, raccontando in modo semplice e onesto la nostra esperienza, quella di un grande ateneo italiano: il Politecnico di Milano”

Il rettore del Politecnico di Milano Ferruccio Resta introduce così il suo libro appena pubblicato da Bollati Borighieri “Ripartire dalla conoscenza. Dalle aule svuotate dal virus alla nuova centralità dell’università”, già acquistabile in tutte le librerie.

Il saggio, un dialogo tra il rettore e Ferruccio De Bortoli, è incentrato sulle difficoltà che le università italiane hanno affrontato nel 2020 ed è stato presentato in diretta dal Teatro Paolo Grassi di Milano e in streaming sulla pagina Facebook del Politecnico.

Durante la presentazione, gli autori hanno ripercorso gli avvenimenti dell’anno passato che hanno posto l’Italia davanti a delle sfide alle quali è possibile rispondere – secondo il Rettore – investendo nella formazione, in particolare quella universitaria.

ripartire dalla conoscenza
Credits: Politecnico di Milano
RIPARTIRE DALLA CONOSCENZA: DOVE ERAVAMO, DOVE SAREMO

Il 2020 ha segnato un momento molto complicato per il Politecnico e per tutte le università italiane: la gestione dell’emergenza ha spinto il nostro Ateneo alla chiusura delle aule fisiche e all’apertura di quelle online per 45 mila studenti.

Ma se da un lato la pandemia ha imposto una chiusura forzata, dall’altro ha messo in moto una grande attività propositiva che ha coinvolto diverse strutture e dipartimenti del Poli: dall’utilizzo dei laboratori per aiutare le istituzioni e le imprese, come ad esempio la creazione della Polichina (abbiamo parlato della Polichina nel Digital Talks “L’Ingegneria Chimica al servizio della produzione di Polichina per la comunità”), all’elaborazione di Unlock, un modello olistico sugli effetti di una graduale riapertura delle attività sociali ed economiche del Paese (abbiamo parlato di Unlock nel numero 8 del MAP).

ripartire dalla conoscenza
Credits: Bollati Boringhieri Editore
 “Ogni parola spesa in questo libro è dedicata alle studentesse e agli studenti del Politecnico di Milano e delle nostre Università”

“Ripartire dalla conoscenza” è anche un manifesto programmatico che rivendica il ruolo centrale dell’Università nella formazione dei giovani studenti, il futuro del nostro Paese.

Fondamentale, a questo proposito, il dibattito sulla divisione dei fondi in arrivo.

«Servono programmi ad hoc – dichiara il rettore del Politecnico di Milano al Corriere della Sera -, dobbiamo distinguere le sedi per la loro vocazione, quelle generaliste e quelle specializzate, quelle che rispondono a criteri locali e quelle che hanno una dimensione internazionale».

Un approccio che presuppone la valorizzazione delle differenze tra gli atenei, ma anche di fare in modo che essi formino delle alleanze strategiche tra loro, dando la possibilità agli studenti di poter costruire la loro carriera universitaria ovunque, online e offline.

L’obiettivo è quello di creare dei professionisti flessibili, che crescano “con una compartecipazione di saperi, in particolare tra le scienze umanistiche e quelle scientifico tecnologiche”.

UN’OCCASIONE PER CAMBIARE

“Ripartire dalla conoscenza” è un libro che si focalizza sui grandi cambiamenti che sono in corso, e che la pandemia ha accelerato: la scuola – ormai troppo spesso dimenticata –, il lavoro e le nuove professioni, le tecnologie emergenti, i progetti per la città e il ruolo delle università nel contesto socio-economico, la crescita del territorio.

Un’occasione per ripartire dalla competenza e ripensare il futuro dalle fondamenta, qualcosa che si può fare soltanto tornando a credere e a investire nel valore della conoscenza, per affrontare le grandi sfide di domani.

Credits home: Bollati Boringhieri Editore
Credits header: polimi.it

Comment vendre votre idée avec une présentation efficace

Digital Talks in lingua francese del 1 Aprile 2021 organizzato dal Chapter Internazionale Alumni Politecnico di Milano Parigi.

Se sei un manager, un consulente, un imprenditore o semplicemente un sognatore avrai avuto l’occasione di dover condividere un idea con altre persone. il successo o fallimento delle tue idee non dipende direttamente da quanto siano brillanti, bensì da quanto sei bravo a condividere il tuo entusiasmo con gli altri.

Una presentazione efficace nella pianificazione e nell’esecuzione ti renderà molto più visibile e cambierà il modo in cui sarai percepito all’esterno.

Ha partecipato al Talks l’Alumnus Maurizio la Cava, co-fondatore e CEO di MPC Presentation Design Consulting S.r.l.

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Cosa significa progettare per lo spazio?

L’8 aprile sono stati ospiti del Digital Talks “Il design per la vita nello spazio” Annalisa Dominoni e Benedetto Quaquaro, responsabili dal 2017 di Space4InspirAction al Politecnico, il primo e unico corso al mondo di Space Design, in collaborazione con l’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea. Il webinar è stata anche l’occasione per presentare il libro “Design of Supporting Systems for Life in Outer Space”, di Dominoni, edito da Springer.

space design
Credits: caimi.com

“Mi piace definire il designer un creatore di problemi, e quindi anche di nuove soluzioni, che genera innovazione e incrementa il benessere delle persone, e questo vale sia nello Spazio che sulla Terra.” afferma Dominoni in un’intervista a Wired.

Progettare per lo spazio significa spesso adattare tecnologie già esistenti in un nuovo paradigma: innovare unendo forma e funzionalità, facendo da ponte tra tecnologia e innovazione.

Guardando al futuro, pensando a stazioni e città spaziali, ma con uno sguardo ben fermo sulle esigenze dell’immediato: progettare per lo spazio significa infatti pensare concretamente a come “migliorare il benessere, l’efficienza e la qualità della vita delle persone in orbita.

Secondo questo principio Dominoni ha progettato un sistema di abbigliamento intra-veicolare (da indossare all’interno della Stazione spaziale internazionale e negli spostamenti tra veicoli spaziali) che risponde a parametri di comfort, vestibilità e igiene, con tessuti antibatterici e termoregolanti, in grado di adattarsi all’ambiente circostante. (Ne abbiamo parlato anche su MAP #7)

“Il design pone l’essere umano al centro e cerca di interpretarne i bisogni nel modo più sostenibile: se un astronauta vive e lavora in un ambiente confortevole, e con equipaggiamenti più efficienti, le sue performance aumentano, e possono determinare il grado di successo di una missione.

Il designer che progetta per lo spazio deve avere capacità di previsione, essere in grado di immaginare il proprio prodotto in un ambiente sconosciuto: per esempio, come reagirà in orbita, in condizioni di microgravità? “La difficoltà sta nel fatto che spesso queste condizioni particolari non sono riproducibili in laboratorio e non è possibile sperimentare sulla Terra in fase di ideazione”, spiega Dominoni agli Alumni (ne abbiamo parlato anche con Manuela Aguzzi, Alumna della prof. Dominoni e prima designer “istruttrice di astronauti”, nel numero 3 del MAP).

RIVEDI IL DIGITAL TALKS DELL’8 APRILE 2021

Durante l’evento, si è esplorato il ruolo del design nel migliorare le condizioni di permanenza e di lavoro in orbita e nel proporre metodi e strumenti per affrontare queste condizioni ambientali estreme e trasformarle da limitazioni in opportunità.

Cover photo © ESA

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Patricia Viel: il futuro della progettazione nel mondo del lavoro agile

Nell’intervista al Corriere della Sera, Patricia Viel esplora come sono cambiati la progettazione e i metodi di lavoro ai tempi del Covid-19 per uno studio associato come quello di Viel e Citterio, del quale è cofondatrice, che conta 130 collaboratori, tra architettura e design.

Quella di Viel è una visione dello studio di architettura basata “su dati, rilievi 3D, diagnosi, elaborazioni che permettono di “entrare” nell’architettura” e gestibile grazie alle nuove tecnologie e al lavoro agile: “Abbiamo 23 progetti aperti a cui stiamo lavorando tutti. Anche a distanza, e bene, grazie alla digitalizzazione”.

Uffici, negozi ed esperienze memorabili

Questo periodo ha portato un forte cambio di prospettiva anche per le aziende, dove “il rituale della presenza costante è frantumato ma la fisicità continuerà ad essere un valore. Starà ai vertici chiarire gli obiettivi e creare per i collaboratori momenti “imperdibili”.

Si tratta quindi di progettare spazi comuni negli uffici, nei negozi e negli hotel che contribuiscano a promuovere la condivisione dei valori, a creare coinvolgimento e delle esperienze multidisciplinari, dove il cliente o il collaboratore possano dirsi soddisfatti di aver imparato qualcosa, o di aver fatto una certa esperienza.

Nella pratica, questo si traduce nella creazione di atmosfere accoglienti e luminose, ampiezza degli ambienti e nella presenza di verde anche all’interno

Viel
Credits: Corriere della Sera
Patricia Viel all’Alumni Politecnico di Milano Convention 2016

Patricia Viel aveva già parlato di futuro all’Alumni Politecnico di Milano Convention del 2016. Nel suo intervento, nel quale le era stato chiesto di immaginare il mondo nel 2099, Viel dipinge il futuro come una realtà fatta “su misura” delle persone, dove i modelli dell’abitare cittadino cambieranno in favore degli spazi comuni.

Un mondo dove la concezione di lavoro verrà rivoluzionata, passando da strumentale per la sopravvivenza a fondamentale per la qualità della vita e per la crescita personale di ognuno. Una visione che qualche anno fa poteva sembrare lontana, ma che oggi sembra già qui.

Rivedi l’intervento di Patricia Viel alla Convention del 2016.

Cover Photo:  cmb e Giulio Boem

Nuove terapie: una spin off del Politecnico per curare la maculopatia

La maculopatia essudativa è una patologia dell’occhio molto diffusa e rappresenta la prima causa di cecità per gli over 50. Per curarla, ad oggi è necessario sottoporsi a frequenti iniezioni, un processo invasivo e impattante sulla vita dei pazienti che li spinge, molto spesso, ad abbandonare la terapia.

Per evitare l’abbandono precoce delle cure, un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica “Giulio Natta” del Politecnico di Milano in collaborazione con il Dipartimento di scienze cliniche e biomediche “Luigi Sacco”, ASST Fatebenefratelli-Sacco, Università degli Studi di Milano, ha sviluppato Mag Shell: un dispositivo che, con un’unica iniezione, è capace di rilasciare precise dosi di farmaco ad intervalli di tempo predefiniti.

Il dispositivo vede la luce nel 2015 a partire dalla tesi di dottorato di Marco Ferroni, ingegnere biomedico del Politecnico di Milano. In sei anni, grazie al supporto del Polihub che ha incubato MgShell, la spin off vincitrice di numerosi premi e investimenti, sono stati sviluppati la tecnologia e il modello di business.

Credits: Polihub
MAG SHELL: UNA NUOVA FRONTIERA TERAPEUTICA PER LA MACULOPATIA ESSUDATIVA

Il dispositivo oculare Mag Shell è un “contenitore” di farmaco che viene inserito, con un’unica iniezione, all’interno dell’occhio e rilascia il principio attivo gradualmente, garantendo così una maggiore aderenza dei pazienti al protocollo terapeutico.

Questo funzionamento è possibile grazie alla conformazione del dispositivo stesso, che alterna strati di materiali biodegradabili, costituiti da magnesio o da sue leghe, a dosi di farmaco.

“Oggi questo significa evitare che il 40% dei pazienti che abbandona la terapia diventi cieco, significa ridurre drasticamente l’impatto sociale che le patologie croniche hanno” spiega Ferroni in un’intervista.

I vantaggi di questa procedura sono molteplici: oltre alla riduzione dei costi e dell’impatto dell’attuale trattamento farmacologico su pazienti maculopatici, staff ospedaliero e sulla spesa sanitaria, ci sono promettenti possibilità di usare MagShell anche in altri ambiti di applicazione farmaceutica.

Al momento il dispositivo è in fase di sperimentazione preclinica in vitro e presto inizierà il primo studio pilota su animale.

Cover Photo: Polihub

Il MAP è la rivista degli Alumni del Politecnico di Milano. È una mappa per ritrovare, scoprire e conoscere tutto quello che è nato, partito e cresciuto nel nostro Ateneo. Qui sotto trovi un articolo correlato: se ti piace quello che stai vedendo, sostienici. Potrai ritirare la tua copia gratuitamente.

Con il tuo 5 per mille al Politecnico di Milano sostieni la ricerca

Non solo tecnologia, o meglio: tecnologia e innovazione al servizio di inclusione sociale, rigenerazione urbana, salute, servizi per la comunità. Sono solo alcuni dei tanti temi che la ricerca al Politecnico di Milano affronta ogni giorno. È la ricerca ad alto impatto sociale, finanziata anche grazie alle vostre donazioni e, in particolare, al 5 per mille.

Ogni anno, infatti, il Politecnico devolve i fondi raccolti con il 5 per mille ai migliori progetti selezionati attraverso un concorso di proposte, il Polisocial Award. Primo in Italia tra le iniziative accademiche di questo tipo, ha l’obiettivo di sostenere e avviare progetti di ricerca a alto impatto sociale, supportando i team di lavoro dalla fase di avvio progetto fino alla conclusione e anche oltre, anche in un’ottica di sostenibilità nel tempo e focalizzandosi su tematiche di importanza sociale per territori o fasce di popolazione in difficoltà.

SOSTENERE OGGI I RICERCATORI DI DOMANI

Dal 2013 (quando è partito il programma) al 2020, decine di migliaia di donatori, soprattutto Alumni, hanno scelto di devolvere al Politecnico di Milano il loro 5 per mille, contribuendo a raccogliere oltre 3 milioni e mezzo di euro.

Queste donazioni immettono nuove energie nella ricerca. Il Politecnico ha scelto di investire questi fondi per dare spazio ai giovani ricercatori: nei 7 anni del programma Polisocial sono stati coinvolti quasi 160 i giovani ricercatori, tra assegnisti e dottorandi, che hanno potuto così presentare e portare avanti i propri progetti di ricerca. Ad affiancarli, oltre 200 docenti e ricercatori provenienti da tutti i dipartimenti del Poli.

L’edizione 2020 ha messo in palio circa 500 mila euro, assegnati complessivamente a 5 nuovi progetti in partenza proprio in questi mesi. Puoi scoprirli tutti a questo link: https://www.dona.polimi.it/il-5-x-mille/   

COME FARE

Destinare il 5 per mille al Politecnico di Milano è semplice, basta apporre la tua firma nel riquadro “Finanziamento della ricerca scientifica e dell’Università” che figura sui modelli di dichiarazione dei redditi e specificare il codice fiscale del Politecnico di Milano CODICE FISCALE 800 579 301 50

Come si propaga il virus in ambienti aperti?

Uno studio del Politecnico di Milano, pubblicato sulla rivista Aerosol Science and Technology, cerca di rispondere a questa domanda analizzando una serie di scenari caratterizzati da diverse condizioni: una città in estate ed in autunno; una cittadina di mare in estate; un paese di montagna in estate ed in inverno

Ettore Maggiore, Matteo Tommasini e Paolo M. Ossi hanno pubblicato sulla rivista Aerosol Science and Technology l’articolo “Propagation in outdoor environments of aerosol droplets produced by breath and light cough”.
Il gruppo di ricerca ha studiato la propagazione dell’aerosol che respirando, tossendo o starnutendo emettiamo dalla bocca e dal naso in varie tipologie di ambienti aperti.

I virus aerotrasportati come influenza, raffreddore, SARS e, ovviamente, Coronavirus, si diffondono attraverso l’aerosol, formato di aria sovrasatura di vapore acqueo e droplet.
I virus “cavalcano” le droplet. Queste durante il volo evaporano o cadono al suolo, a seconda della loro dimensione iniziale. La velocità di evaporazione dipende dalla temperatura e umidità dell’aria ambiente.
Mentre la goccia, evaporando, si contrae, cambiano la sua velocità ed il tempo di volo nel flusso d’aria associato all’attività respiratoria.

Fino ad oggi, la propagazione dell’aerosol da attività respiratorie è stata studiata sperimentalmente e modellisticamente considerando ambienti chiusi e, in tempi più recenti, ambienti con climatizzazione completa.

propagazione droplets
Credits: Jack Adamson su Unsplash

Nell’articolo citato, i ricercatori si sono invece concentrati sulla propagazione in ambienti all’aperto, analizzando il respiro e la tosse leggera (quella per schiarirsi la gola), le attività respiratorie normali in persone sane, o non sintomatiche, e considerando propagazione in aria stagnante, anche se è stato discusso l’effetto del vento.

Sono state calcolate le distanze di propagazione delle droplet in cinque ambienti caratterizzati da diverse pressione, temperatura, umidità relativa: una città in estate ed in autunno; una cittadina di mare in estate; un paese di montagna in estate ed in inverno.
In ogni condizione ambientale, fra le droplet che si propagano per distanza maggiore, quelle emesse tossendo sono più grandi di quelle emesse respirando.
In città in estate (alta temperatura, umidità molto elevata) ed in inverno in montagna (bassa temperatura, umidità medio-alta) si osservano le distanze maggiori di propagazione: circa 2 m dalla bocca. Le minime distanze si registrano d’estate sia in montagna (alta temperatura, bassa umidità), sia al mare (alta temperatura, umidità medio-alta): circa 1.5 m dalla bocca.

Cover Photo: Matteo Jorjoson on Unsplash

La ricerca al Politecnico di Milano dà un contributo essenziale allo sviluppo tecnologico, culturale e sociale del nostro Paese e del Mondo intero. In questo periodo, in particolare, molti ricercatori del nostro Ateneo hanno sviluppato e stanno sviluppando ricerche per prevedere e gestire l’emergenza pandemica, contenendone la diffusione e mitigandone gli effetti.
Rimani aggiornato sulle novità della ricerca sul Covid-19 al Politecnico di Milano. Visita www.covid.progressinresearch.polimi.it

forbes 2021

Chi sono gli 11 politecnici nella classifica Forbes dei giovani innovatori

“Mentre in tutto il mondo si continua a combattere la pandemia da Covid, i 100 under 30 selezionati da Forbes Italia per il 2021 stanno dando il loro contributo, con la forza delle loro idee”. Parte così Forbes Italia nel l’annunciare i 100 giovani innovatori italiani che secondo la rivista stanno scrivendo il futuro del Paese.

Tra loro anche diversi politecnici, ve li presentiamo!

Giovanni Pandolfi Bortoletto, per la categoria Science, 29 anni, fondatore di Leaf Space e Alumnus in ingegneria Aeronautica 2014

bortoletto
Photo: TrevisoToday

Matteo Marzorati, 26 anni, categoria Games, fondatore di Cordens Interactive e Alumnus in Product Service System Design nel 2019

matteo marzorati
Credits: Linkedin

Domitilla Rapisardi, 29 anni, categoria Art&style, fondatrice di IINDACO e Alumna in Design della Moda nel 2013

domitilla rapisardi
Credits: Linkedin

Francesca Bona, per la categoria Energy, 29 anni, esperta di transizione energetica e Alumna in Ingegneria Energetica 2015

francesca bona
Credits: Linkedin

Andrea Evangelista e Chiara Riente, entrambi 27 anni e Alumni in Ingegneria Dei Materiali e delle Nanotecnologie 2021 e Design della Comunicazione 2018, fondatori di Piantando, per la categoria Social Impact

Marco Laganà, 29 anni, categoria e-commerce, ha fondato Dog Heroes e Alumnus in Design della Moda 2013

marco laganà
Credits: Linkedin

Elisa Piscitelli, 30 anni, e Mariapaola Testa, 29, categoria Education, hanno fondato Orientami e sono Alumnae in Ingegneria Gestionale 2015 e Ingegneria Gestionale 2013

Enrico Bertino (alumnus in Mathematical Engineering 2019) e Gianluca Maruzzella (alumnus in Ingegneria Gestionale 2015), fondatori di Indigo.ai. Categoria Enterprise technology

Cover photo © Forbes