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Earthshot Prize: vincono Milano e gli hub di quartiere made in Politecnico

La Città di Milano ha vinto la prima edizione del premio internazionale Earthshot Prize, con il progetto della Food policy degli Hub di quartiere contro lo spreco alimentare nella categoria “Build a Waste Free World”.

L’Earthshot Prize, ideato e finanziato dalla Royal Foundation of The Duke and Duchess of Cambridge, nasce per premiare le azioni più efficaci rivolte alla protezione dell’ambiente e prevede l’assegnazione di 1 milione di sterline (1,17 milioni di euro) a ciascuno dei vincitori delle cinque categorie e il supporto della Royal Foundation per i prossimi anni.

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Credits: @earthshotprize su Twitter

“Milano è la prima grande città ad applicare una politica contro lo spreco alimentare a livello cittadino che comprenda enti pubblici, banche alimentari, enti di beneficenza, Ong, università e imprese private. E sta funzionando — recita la motivazione del premio riportata sul Corriere della Sera —. Oggi la città ha tre Food Waste Hub, ognuno dei quali recupera circa 130 tonnellate di cibo all’anno o 350 kg al giorno, equivalenti a circa 260.000 pasti”.

MILANO “ZERO WASTE” DAL 2017

Il progetto – che è stato scelto tra altre 750 iniziative candidate in tutto il mondo – è nato nel 2017 da un’alleanza tra Comune di Milano, Politecnico di Milano con il gruppo di ricerca del Dipartimento di Ingegneria Gestionale Food Sustainability Lab di cui fa parte l’Osservatorio Food Sustainability, Assolombarda, Fondazione Cariplo e il Programma QuBì.

La realizzazione del primo Hub ha coinvolto Banco alimentare della Lombardia permettendo di distribuire pasti a 3.800 persone in un anno, grazie al contributo di 20 supermercati, 4 mense aziendali e 24 enti del Terzo settore. Oggi a Milano si contano 3 Hub di quartiere a Isola (2019), Lambrate (2020) e al Gallaratese (2021).

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Credits: www.foodpolicymilano.org/

“Vincere l’Earthshot prize è il riconoscimento di un grande lavoro di squadra che ha coinvolto l’intera città – commenta Palazzo Marino -: grazie al Comune e a tante realtà del Terzo settore, delle università, della grande distribuzione e della filantropia operative sul territorio”.

Il premio da un milione di sterline da parte della Royal Foundation sarà investito nell’apertura di nuovi hub sul territorio, garantendone la sostenibilità sul lungo periodo e la replicabilità nella rete delle città che lavorano con Milano sulla food policy.

Scopri tutto sulla ricerca politecnica di frontiera e sui temi definiti dalla Commissione Europea nell’ambito del Recovery Plan. Visita il sito Next Generation EU del Politecnico di Milano.

Credits home: www.foodpolicymilano.org/
Credits header: @earthshotprize su Twitter

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Indy Autonomous Challenge: oro mancato d’un soffio per il team Polimove

Si è conclusa lo scorso 23 ottobre la prima edizione del’Indy Autonomous Challenge Powered by Cisco (IAC), il primo campionato di velocità per auto senza pilota sul famoso circuito Indianapolis Motor Speedway.

La serratissima competizione, durata oltre 6 mesi tra prove e qualificazioni, ha visto in gara le migliori università al mondo in grado di programmare auto da corsa Dallara IL-15, modificate per la guida autonoma.

Sulla pista di Indianapolis si sono sfidati 28 team di oltre 500 studenti universitari appartenenti a 39 atenei di 11 Paesi. A rappresentare l’Italia e il Politecnico di Milano il team PoliMOVE, guidato dal prof. Sergio Savaresi: uno dei principali gruppi di ricerca internazionali nel campo nei settori del controllo automobilistico, dei veicoli intelligenti e della smart mobility.

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Credits: https://www.indyautonomouschallenge.com/politecnico-di-milano

A UN PASSO DALLA VITTORIA

La finale del 23 ottobre si è chiusa troppo presto per il nostro team, che lascia Indianapolis su una nota dolceamara: dopo aver dominato le qualificazioni per mesi, al terzultimo giro della finale un guasto ha mandato l’auto a schiantarsi contro il guard-rail.

“Si è staccata la connessione tra due centraline molto importanti”, racconta Savaresi, “la centralina del motore e quella che controllava sterzo e freni. Non abbiamo potuto fare nulla”.

Il gruppo, composto da laureandi e dottorandi del Politecnico, ha giocato tutte le sue carte durante la finale, esplorando i limiti della macchina e rischiando in velocità più di tutti gli altri team.
Una strategia che li ha traditi a un passo dal traguardo, tuttavia non senza gloria: il guasto è avvenuto proprio nell’istante in cui PoliMOVE ha stabilito il record di velocità del campionato.

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Credits: https://www.indyautonomouschallenge.com/politecnico-di-milano

“252 km/h, col motore che andava a 6000 giri: abbiamo fatto il record e ci siamo schiantati 10 secondi dopo. Ma… racing is racing”, continua Savaresi, “e queste macchine sono ancora dei prototipi, ancora molto inaffidabili. Siamo sempre stati tra i più veloci, in gara abbiamo spinto al limite, esplorando per primi i limiti di robustezza della macchina”.

Abbiamo testato sulla nostra pelle che non sono ancora sufficientemente robuste. Al primo posto si è quindi posizionata la TUM Autonomous Motorsport della Technische Universität di Monaco. Nell’oro, comunque, un pezzo di Politecnico: la macchina in gara, uguale per tutte le scuderie (tranne che nel software di guida autonoma), è una Dallara EXP, progettata dal Gruppo Dallara e dal suo fondatore, l’Alumnus Giampaolo Dallara.

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Credits: https://www.indyautonomouschallenge.com/politecnico-di-milano

VERSO IL RECORD MONDIALE

L’evento ha riscosso un grande successo mediatico e di pubblico: migliaia di partecipanti e oltre 20.000 spettatori sul live stream, oltre a 350 studenti STEM delle scuole superiori in rappresentanza di oltre 50 distretti scolastici urbani, rurali e suburbani in tutta l’Indiana.

“Per i nostri studenti è stata comunque un’esperienza intensa, bellissima e molto formativa”, continua Savaresi. “Si sono confrontati per mesi, sul campo, con un approccio racing, estremamente focalizzato sull’obiettivo. È un contesto in cui i tempi sono scanditi molto rigidamente. Durante i test bisogna essere pronti al momento giusto e deve funzionare tutto. Il gruppo è diventato molto affiatato, ha sviluppato un metodo di lavoro concreto e una grande disciplina nel gestire la pressione”.

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Credits: Polimove

E ora? È tutto finito?

“No, continueremo a lavorare sul software e sulla macchina”, risponde Savaresi, che conclude: “non è ancora ufficiale, ma quasi certamente proveremo a rifarci in una gara di sorpassi a Las Vegas, il 7 gennaio, durante il CES 2022. Inoltre, siamo a un passo dal record mondiale di velocità in guida autonoma, che oggi è di 282 km/h, detenuto dal 2019 da una macchina di Roborace. Stiamo cercando una pista per battere questo record. E il successo della prima edizione dell’IAC suggerisce che potrebbe essercene una seconda nel 2022”.

Nel caso, saremo pronti a tifare.

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Eni Award: 2 Alumnae ricercatrici premiate dal Presidente della Repubblica

Monica Ferro e Greta Colombo Dugoni, Alumnae e ricercatrici del Politecnico di Milano, sono state premiate al Palazzo del Quirinale alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della XIII edizione di Eni Award, il premio per la ricerca scientifica di Eni, con la menzione speciale “Eni Joule for Entrepreneurship”.

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Credits: Polihub

Il premio, conosciuto anche come il “Nobel dell’Energia”, è considerato un punto di riferimento a livello internazionale per la ricerca nei campi dell’energia e dell’ambiente.

Proprio a partire da quest’anno Eni, attraverso la sua Scuola per l’Impresa Joule, ha istituito un ulteriore riconoscimento destinato a team, spin off universitari e startup volto a favorire l’applicazione, la valorizzazione e il trasferimento delle tecnologie, promuovendo nel contempo la creazione di un ecosistema dell’innovazione sostenibile.

BI-REX: UNA NUOVA VITA PER GLI SCARTI AGRO-ALIMENTARI

Le Alumnae Ferro e Colombo Dugoni hanno ricevuto il premio per l’attività che hanno svolto nella startup Bi-Rex, di cui sono fondatrici, sviluppando un processo green per la produzione di biopolimeri, per dare nuova vita agli scarti agro-alimentari. Il progetto si occupa di valorizzare le biomasse per ottenere in modo ecosostenibile prodotti ad elevato valore aggiunto come cellulosa, chitina e lignina.

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Credits: www.affaritaliani.it/

 “Questi scarti solitamente vengono bruciati, noi invece – spiegano le ricercatrici a Affaritaliani.it – vogliamo dare loro una nuova vita. In chimica queste sostanze rientrano nelle biomasse e recuperandole si evitano anche i costi per il loro incenerimento. La cellulosa inoltre si può estrarre anche dai residui di lavorazione delle bioplastiche, i sacchetti per la raccolta dell’umido per intenderci.”

Le Alumnae hanno già portato Bi-Rex a quattro brevetti e alla vincita di importanti finanziamenti: il grant di 30.000 euro di Switch2Product, il percorso di accelerazione in PoliHub – Innovation Park & Startup Accelerator e 160.000 euro dal fondo di investimenti Poli360, fondo di investimenti gestito da 360 Capital Partners.

Scopri tutto sulla ricerca politecnica di frontiera e sui temi definiti dalla Commissione Europea nell’ambito del Recovery Plan. Visita il sito Next Generation EU del Politecnico di Milano.

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Light-Cap: dal Poli un nuovo concept di batterie solari

Sviluppare il prototipo di un nuovo dispositivo in grado di assorbire, convertire e stoccare l’energia solare in modo sostenibile e con bassi costi di produzione: è l’ambizioso obiettivo che mette insieme centri di ricerca da tutto il mondo, coordinati dall’Istituto Italiano di Tecnologia. Si chiama Light-Cap, progetto di ricerca quadriennale, e ha ricevuto un finanziamento di 3,18 milioni di euro da parte dell’Unione europea nell’ambito del programma Horizon 2020.

horizon 2020 light cap
Credits: www.engineeringservice.eu/

I PROBLEMI CON L’ENERGIA SOLARE

Le metodologie tradizionali di conversione e stoccaggio dell’energia solare si basano principalmente su pannelli solari in silicio e batterie ingombranti. Esiste inoltre un tema non trascurabile legato all’approvvigionamento dei materiali necessari alla realizzazione di questi componenti.

Con Light-Cap, i ricercatori vogliono mettere a punto una nuova struttura basata sulle nanotecnologie, in grado di combinare le due funzionalità di conversione e stoccaggio in un unico dispositivo versatile e portatile, fabbricato con materiali ecocompatibili e facilmente reperibili (come minerali presenti nella crosta terrestre) per evitare le criticità relative al loro approvvigionamento.

INGREDIENTI SEMPLICI MA BUONI

Una combinazione di nanoparticelle a base di carbonio (come il grafene) e composti di alcuni tipi di ossidi di metalli (indio, zinco, stagno) normalmente impiegati nelle componenti elettroniche di cellulari, display e Led: materiali con ottime capacità di accumulo delle cariche elettriche e stabilità a lungo termine (possono quindi essere caricati e scaricati molte volte prima di esaurire il proprio ciclo-vita).

Un dispositivo con queste caratteristiche rappresenterebbe una soluzione efficiente per l’assorbimento di energia solare, la sua conversione, l’immagazzinamento e il rilascio controllato sotto forma di energia elettrica, con un impatto potenziale importante soprattutto nel campo dell’elettronica mobile.

Le idee innovative del progetto sono state premiate nell’ambito del bando europeo Horizon 2020 per “Tecnologie innovative di stoccaggio e conversione dell’energia a emissioni zero per la neutralità climatica” nel contesto del programma “FET Proactive: Emerging Paradigms and Communities“.

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Credits: polimi.it

COME FUNZIONERÀ?

I ricercatori stanno lavorando al design di un prototipo che potrebbe già essere pronto entro la fine dei quattro anni. Si tratterà di un dispositivo assimilabile a una batteria che si ricarica con la luce, in grado di immagazzinare energia da utilizzare successivamente per alimentare un apparecchio portatile.

Oggi, per fare questo, servono due dispositivi: una cella fotovoltaica e una batteria. Light-Cap sarà in grado di fare entrambe le cose. Il meccanismo alla base del progetto è la separazione di cariche positive e negative dopo l’irraggiamento di luce all’interfaccia tra due nanomateriali, uno composto di nanoparticelle di pochi nanometri, l’altro sottile quanto uno o pochi atomi come il grafene.

IL RUOLO DEL POLITECNICO

L’Ateneo avrà il compito di passare al vaglio e studiare le proprietà ottiche dei nanomateriali fabbricati, con tecniche di spettroscopia in continua e ultraveloce (fino ad una risoluzione temporale di pochi femtosecondi), tecniche in cui il Politecnico è all’avanguardia nel mondo (ne abbiamo parlato anche a proposito di TOMATTO, progetto europeo da 12 milioni di euro che vuole osservare cosa succede alle molecole negli attimi immediatamente successivi all’interazione con la luce).

Inoltre, si studieranno le interazioni fondamentali tra i diversi tipi di nanomateriali nelle interfacce liquido-liquido, liquido-solido, solido-solido. Le misure sperimentali saranno corroborate da diversi modelli teorici. Il Politecnico di Milano coordinerà inoltre il secondo Work Package del progetto, focalizzato sulla caratterizzazione ottica, la caratterizzazione optoelettronica e la caratterizzazione elettrica dei nuovi nanomateriali e delle nuove interfacce ed eterogiunzioni.

Scopri tutto sulla ricerca politecnica di frontiera e sui temi definiti dalla Commissione Europea nell’ambito del Recovery Plan. Visita il sito Next Generation EU del Politecnico di Milano.

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Strade più sicure, belle, sostenibili: JAMES DYSON AWARD a tre politecnici

Un team di tre studenti polimi ha vinto l’edizione 2021 del James Dyson Award Italia, premio internazionale di design dedicato ai giovani ingegneri e progettisti. I tre politecnici si sono distinti come i migliori giovani inventori tra oltre 2.000 partecipanti che hanno presentato le loro invenzioni da 28 paesi.

Luca Grosso, Silvana Migliozzi e Alessio Puleo, i tre studenti magistrali di Intregrated Product Design, si sono aggiudicati il riconoscimento con il progetto Roadfix: uno strumento pensato per riparare i danni del manto stradale senza costi per il bilancio pubblico. Sarebbero infatti le aziende a sostenere economicamente i costi delle riparazioni. L’idea è che Roadfix sia in grado di offrire spazi pubblicitari alle aziende, che potrebbero imprimere il proprio logo sulla “buca”, una volta riempita, e sponsorizzarne la riparazione, approfittando di un’opportunità estetica e commerciale orientata al valore sociale.

COME FUNZIONA

Gli incidenti dovuti a una scarsa manutenzione stradale sono la prima voce di costo per i comuni. Le buche sono tra le principali cause di incidenti, soprattutto per la micromobilità. Ad oggi le buche vengono riparate utilizzando del bitume a freddo o a caldo servendosi di un badile per riempire e spianare. Questi metodi permettono delle riparazioni di fortuna che hanno una durata molto limitata nel tempo e conferiscono un risultato estetico poco gradevole.

L’idea di Roadfix è nata quindi con l’obiettivo di migliorare la sicurezza stradale con riparazioni più precise e sicure, semplificare il lavoro degli operatori, aprire nuove frontiere del marketing. Un’ispirazione che viene dall’arte giapponese del Kintsugi, ovvero riparare oggetti rotti con l’oro per valorizzare le crepe e dare loro una nuova vita. Il concetto è quello di migliorare i difetti stradali per renderli risorse per la città.

Il battistrada diventerà infatti personalizzabile: le aziende sponsor potranno imprimere una un marchio sulla “toppa” e potranno inserire grafiche sulle parti laterali del macchinario stesso, per avere visibilità anche verticale durante la riparazione del manto stradale. Con questa nuova opportunità sarà possibile trovare aziende disposte a fare pubblicità aiutando le nostre città.

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Credits: www.jamesdysonaward.org

Il concept progettuale iniziale è nato durante il Laboratorio di Concept Design del prof. Massimo Bianchini al Politecnico. Dopo una prima fase di ricerca e sviluppo di idee, è stato sviluppato con un modello di studio e testato per comprenderne l’ergonomia, le proporzioni e l’esperienza d’uso.

Il passo successivo è quello di creare un prototipo dotato di componenti elettrici per una fase di test su strada, e fare in modo che alcuni operatori lo provino per comprendere in modo più dettagliato le problematiche legate all’ergonomia e alla user experience. Inoltre, sono state individuate aziende che operano in settori analoghi per proporre delle collaborazioni al progetto.

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L’Alumna Grazia Vittadini è la nuova CTO di Rolls-Royce

È Grazia Vittadini, Alumna Ingegneria Aeronautica 1998, la nuova Chief Technical Officer scelta da Rolls-Royce.

Dopo quasi 20 anni di carriera in Airbus, dal 2 novembre Vittadini entrerà nel gruppo britannico che produce motori per aerei, navali e turbine per produzione di energia, per poi assumere definitivamente il ruolo di CTO alla fine del primo trimestre del 2022.

grazia vittadini
Credits: quotidianomotori.com

L’anno scorso nel libro “Alumnae. Ingegnere e Tecnologie” ci raccontava:

“Oggi abbiamo di fronte a noi una grande sfida ambientale, anche questo è un campo in cui il mio lavoro può avere un impatto positivo. Uno degli obiettivi più importanti del mio lavoro, infatti, è arrivare a soluzioni per il volo a impatto zero, abbassando il consumo di carburanti il più possibile”.

UN VIAGGIO VERSO LE ZERO EMISSIONI CON ROLLS-ROYCE

L’esperta di tecnologie italiana passa a Rolls-Royce su forte volere del suo CEO, Warren East, come riportato da un articolo del Sole24Ore.

“Sono lieto di annunciare la nomina di Grazia Vittadini. Porta con sé la sua ampia competenza nelle tecnologie emergenti e dirompenti che ci aiuterà nel nostro viaggio verso le zero emissioni nette e ad espandere ulteriormente l’innovazione digitale. Ha anche molti anni di esperienza di lavoro con le nostre tecnologie fondamentali e ha una profonda conoscenza dei sistemi critici per la sicurezza che sono al centro del nostro portafoglio di prodotti”.

Warren East vittadini
Credits: thisismoney.co.uk

La scelta dell’Alumna è dovuta alla lunga esperienza che in Airbus l’ha vista alla guida di progetti innovativi per applicare nuove tecnologie sostenibili per volare a “emissioni zero”, come l’elettrificazione la propulsione a idrogeno, ma anche digitalizzazione, intelligenza artificiale, guida autonoma e impiego di materiali avanzati, creando un’organizzazione tecnologica diversificata e ad alte prestazioni.

L’obiettivo di Vittadini all’interno dell’azienda britannica sarà quindi quello di guidare la ricerca e lo sviluppo di Rolls-Royce verso la creazione di propulsori meno inquinanti, un passaggio estremamente importante, come la stessa Alumna ha sottolineato:

“Apprezzo l’opportunità di entrare a far parte della famiglia Rolls-Royce e continuare la sua spinta per connettere, alimentare e proteggere la società. L’impegno a garantire che tutti i nuovi prodotti siano compatibili con operazioni net-zero entro il 2030 è audace e non vedo l’ora di realizzarlo, insieme agli eccezionali team di Rolls-Royce in tutto il mondo.”

Girls@Polimi: con una donazione libera (scegli tu la cifra!) contribuisci insieme ad altri donatori a creare borse di studio per sostenere una o più studentesse che inizieranno a frequentare il primo anno di Laurea Magistrale dei corsi di Ingegneria che oggi hanno una bassa frequenza femminile. Dona ora

Credits home: www.wsj.com/
Credits header: www.flightglobal.com/

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Expo Dubai 2020: ecco le iniziative del Politecnico

Con l’inaugurazione del 1° ottobre 2021, il Politecnico di Milano è entrato far parte di Expo Dubai 2020 in qualità di partner del Padiglione Italia all’esposizione universale. In questa veste organizzerà importanti eventi che toccheranno diversi temi: tecnologie aerospaziali, architettura e design, educazione per l’empowerment femminile.

Coinvolgendo docenti, alumni e studenti, il Politecnico mette così a disposizione le proprie competenze nei settori della creatività e dell’innovazione, forte della sua esperienza come coordinatore di network di ricerche a livello nazionale e di legami forti con il sistema industriale italiano.

Tra i prossimi appuntamenti previsti, vi segnaliamo il forum Space4Sustainability del 18 ottobre, dove astronauti, innovatori e personalità scientifiche di fama internazionale discuteranno delle più significative implicazioni dell’esplorazione spaziale su sostenibilità, salute e benessere, sicurezza. 

Tra gli esperti, ci saranno anche la professoressa Annalisa Dominoni e il professor Benedetto Quaquaro, docenti del corso di Space Design al Politecnico di Milano, che alle 17.00 interverranno nel panel “Design in Orbit” (clicca qui per vedere l’evento).

Dominoni e Quaquaro sono stati anche ospiti di uno dei nostri Digital Talks, che vi consigliamo di recuperare

INNOVATION HOUSE: IL “FUORI EXPO” POLITECNICO 

Esternamente all’Expo, il 1° ottobre è stata inaugurata Innovation House, la “casa politecnica” nata dalla collaborazione tra Regione Lombardia e Fondazione Politecnico di Milano (ne abbiamo parlato qui).

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Credits: Fondazione Politecnico di Milano

Situata a pochi passi dal sito dell’esposizione universale di Dubai, Innovation House è il place to be di matrice politecnica, una sorta di “Fuori Expo”, sulle orme del Fuori Salone, dove le aziende di tutto il mondo sono invitate a diventare partner per organizzare eventi, incontri d’affari, culturali e conviviali, aprire nuove connessioni, generare nuove idee di business in un contesto con un target di milioni di visitatori internazionali.

Qui sono benvenuti tutti gli Alumni e tutte le Alumnae insieme alle aziende che rappresentano e in cui lavorano: l’Innovation House è pensata proprio per essere un punto d’appoggio per tutte le realtà che condividono il DNA e i valori politecnici. Un’occasione per fare sistema e continuare a coltivare un ecosistema unico in termini di eccellenze e di capacità innovative, insieme ad imprese e istituzioni (leggi qui per approfondire).

Credits header e home: Massimo Sestini

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Intelligenza Artificiale: primo posto per il Poli al Leonardo Drone Contest

Il Politecnico di Milano, dopo la vittoria dello scorso anno, ha vinto anche la seconda edizione del “Leonardo Drone Contest. An Open Innovation Challenge”, competizione unica in Italia, lanciata da Leonardo per promuovere lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale applicata all’ambito dei sistemi senza pilota. Fa parte di un progetto sperimentale di tre anni che si chiuderà nel 2022 e mette sotto l’occhio di bue gli Unmanned Aerial Vehicle (Uav), aeromobili a pilotaggio remoto, per sviluppare nuove tecnologie e alimentare l’ecosistema composto da aziende, PMI e Università.

La competizione si è tenuta in diverse manche dal 28 al 30 settembre a Torino, all’interno della sede della divisione Velivoli di Leonardo, dove si sono sfidati i team di Politecnico di Milano, Politecnico di Torino, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Università degli Studi di Roma Tor Vergata e Università degli Studi di Napoli Federico II.

Il team del Politecnico, vincitore della seconda edizione del Leonardo Drone Contest
(Credits: wired.it)

Ciascun team ha messo in campo un drone con il compito di raccogliere, tramite foto e video, informazioni per consentire la programmazione della missione di atterraggio. I droni, quindi, con le indicazioni ricevute, si sono mossi in autonomia tra edifici e zone a visibilità ridotta per portare a termine la loro missione. Il team del Politecnico, capitanato dal dottorando Gabriele Roggi, ha sviluppato i sistemi autonomi di navigazione, pianificazione di traiettoria, collision avoidance e atterraggio per il drone ROG-2, messo a punto in collaborazione con la spin off del Poli ANT-X.  

Le performance dei team in gara sono migliorate in modo impressionante e stiamo constatando come tutti gli obiettivi prefissati alla nascita del “Drone Contest” si stiano progressivamente concretizzando”, ha commentato Laurent Sissmann, Senior Vice President Unmanned Systems di Leonardo. “Grazie al percorso triennale della competizione intendiamo creare una fruttuosa collaborazione per alimentare la rete di aziende, PMI e Università, oltre a voler stimolare il talento imprenditoriale dei giovani partecipanti che porterà alla nascita di start up nel settore”.

Ne hanno parlato diverse testate, tra le quali segnaliamo Il Giorno e Wired.

Tra le più importanti competizioni universitarie, vi segnaliamo anche l’imminente finale dell’Indy Autonomous Challenge, di cui vi abbiamo parlato anche nel numero 9 di MAP, a pagina 28.

Con una donazione da 30.000 € aiuti a sostenere uno studente della Scuola di Dottorato per tutti i tre anni del suo percorso di ricerca. Le borse per gli studenti della Scuola di Dottorato vengono assegnate ogni anno nel mese di novembre in base a criteri di merito. Dona ora.

Credits header: www.quadricottero.com
Credits home: wired.it

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Women’s Forum G20: l’evento internazionale ospitato al Politecnico

Il Politecnico di Milano il 18 e il 19 ottobre 2021 ospiterà il Women’s Forum G20 Italy “A She Covery for all”una serie di eventi, conferenze e discussioni che mettono al centro il mondo femminile come motore della ripresa della pandemia (consulta qui il programma).  

Il Women’s Forum G20 Italy nasce in occasione della prima Presidenza italiana del G20 per promuovere il dialogo tra i vertici decisionali internazionali pubblici e privati ed elaborare proposte e soluzioni concrete all’insegna della “She-Covery”.  

Le raccomandazioni elaborate attraverso gli interventi di speaker e partecipanti internazionali saranno oggetto di discussione nei tavoli del G20 dove, oltre alle questioni di genere, si affronteranno le principali opportunità di rilancio del Paese per rendere le donne protagoniste delle nuove sfide globali: dalla tecnologia inclusiva, nuovi mestieri del futuro, finanza etica e responsabile a questioni urgenti come il cambiamento climatico e l’accesso alla salute.  

Women’s Forum G20 Italy
Credits: www.events.womens-forum.com

IL POLITECNICO, LA CASA DEL WOMEN’S FORUM 

Il Politecnico di Milano sarà la “casa” del Forum per le sue giornate milanesi. La diversity e le pari opportunità sono da tempo considerati due obiettivi strategici per l’Ateneo, in quanto fattori indispensabili per perseguire gli obiettivi di eccellenza nella formazione, nella ricerca e nella crescita professionale di studenti e studentesse. 

A questo proposito, lunedì 18 ottobre il Rettore Ferruccio Resta parteciperà a Educating in a disrupted world: the Champions who attract girls in STEM”, un panel che si propone di approfondire il gender gap che esiste nel mondo delle STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) e di come fare per colmarlo attraverso l’educazione scolastica e non solo. 

ferruccio resta women's forum g20
Credits: www.facebook.com/womensforum

Women’s Forum G20 Italy è un progetto che, come ha sottolineato Chiara Corazza, Delegata Speciale per il G7 e il G20 del Women’s Forum for the Economy and Society: “ha l’obiettivo di guidare con forza e determinazione la ripresa economica e sociale, promuovendo nuovi modelli di leadership pubblica e privata che non lascino indietro nessuno e che puntino sulla diversità e la She Covery per proporre un cambio di paradigma in cui le donne saranno sempre più protagoniste, insieme agli uomini, nella ripartenza del Paese”. 

In virtù del ruolo fondamentale che la community degli Alumni ricopre nel diffondere i valori politecnici nel mondo, per tutti gli Alumni e le Alumnae la partecipazione al Women’s Forum G20 Italy online è gratuita.  

Credits header: Photo by Maksym Harbar on Unsplash

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Politecnico e Save The Duck premiano una tesi sulla moda sostenibile

5.000 euro alla migliore tesi di uno studente o studentessa del Politecnico di Milano a tema sostenibilità nel settore fashion: è questo il premio di laurea che Save The Duck, il famoso brand di piumini 100% animal free, in collaborazione con la Sustainable luxury academy della School of Management del Poli, ha assegnato a Eleonora Coira, Alumna di Design for the Fashion System 2020.

Coira, ventisettenne di Como, ha conquistato il premio con una tesi intitolata “Progettare la circolarità – Strategie progettuali per l’integrazione di modelli di circular economy nel sistema moda”, che andava a toccare i due temi centrali del bando di Save the Duck:

“Credo che mi abbia sicuramente posto in una condizione favorevole per l’ottenimento del premio il fatto che il bando per il premio di laurea fosse espressamente incentrato sui temi della Circular Economy e dei biomateriali, due argomenti che discuto nella mia tesi e che, in un certo qual modo, diventano anche punto cardine per promuovere degli approcci progettuali positivi e di innovazione sostenibile nella moda”, afferma Coira.

Il premio è stato conferito da una giuria formata da alcuni rappresentanti del brand Save the Duck e della School of Management del Politecnico id Milano, tra cui il professore Alessandro Brun e la dottoressa Silvia Mazzanti, Product e Sustainability Manager di Save The Duck, che hanno scelto la tesi di Eleonora tra venti altre candidate.

UNA DESIGNER “SOSTENIBILE” 

“Provenendo da una formazione scientifica ma possedendo fin da bambina un’indole artistica, ho sentito mio un percorso universitario che potesse permettermi di esplorare il mio lato creativo senza rinunciare ad un approccio scientifico-tecnologico d’innovazione. Studiare Design al Politecnico mi ha insegnato ad esprimere il mio punto di vista e le mie idee in maniera unica e rappresentativa, a perseverare e perseguire i miei obiettivi.”

Anche dopo la laurea, la progettazione sostenibile per il prodotto moda rimane un tema centrale per il lavoro e gli interessi dell’Alumna:

save the duck
Credits: www.esgnews.it

Da grande – conclude Coira – mi piacerebbe ricoprire un ruolo che possa far convergere la mia passione per l’innovazione e per le industrie creative con le mie capacità progettuali ed analitiche, nel perseguimento di obiettivi che possano migliorare le condizioni in cui viviamo e consumiamo, nell’ottica di un futuro positivo e consapevole”.

Con una donazione libera (scegli tu la cifra!) contribuisci insieme ad altri donatori a creare borse di studio che serviranno ad accompagnare tanti studenti nel loro percorso universitario. Dona ora.