Pyxis home

Il Poli vola alto: il razzo Pyxis costruito dagli studenti è il migliore d’Europa 

Gli studenti e le studentesse di Skyward Experimental Rocketry – l’associazione del Politecnico di Milano nata con l’obiettivo di progettare e realizzare razzi-sonda – si sono portati a casa una vittoria storica: a ottobre 2022 hanno trionfato nella competizione internazionale “European Rocketry Challenge – EuRoC 2022”, la più importante competizione universitaria europea dedicata al lancio di razzi, organizzata dall’Agenzia Spaziale portoghese.  

Il team del Politecnico si era già classificato secondo l’anno scorso con il razzo Lynx, ma quest’anno il razzo Pyxis lo ha portato sul gradino più alto del podio e alla vittoria di due premi tecnici.

Pyxis
Credits: Il Giornale

Alto due metri e mezzo, 15 cm di diametro e caratterizzato da una leggera struttura in fibra di carbonio e vetro, il razzo sonda sperimentale Pyxis è riuscito a vincere arrivando a quota 3034 metri grazie “all’implementazione di un sistema di antenne molto avanzato e un recupero diverso di un razzo sonda”, come dichiara a Ilgiornale.it Nikita Litovchenko, Capo del Dipartimento di Skyward Experimental Rocketry.  

La tecnologia usata ha permesso al team – come afferma la motivazione della giuria – di eccellere “su tutta la linea in tutti gli aspetti della competizione, onorando uno sforzo complessivo eccezionale e ben bilanciato senza ridurre nessuno degli aspetti della competizione, che si tratti di documentazione tecnica, implementazione del progetto, lavoro di squadra, o prestazioni di volo, identificando così uno sforzo e un risultato davvero notevoli.” 

Lamberto Duò, delegato del rettore alla didattica e orientamento e referente per le competizioni internazionali, afferma: 

“Le competizioni internazionali sono delle sfide che permettono agli studenti di applicare direttamente sul campo le conoscenze ricevute durante il loro percorso didattico. Sono un’occasione unica per sviluppare la capacità di progettare in gruppo, per esercitarsi nel problem solving e per confrontarsi con colleghi di altri dipartimenti ma anche di altri atenei. Sono contento che tutta la passione mostrata in questi anni abbia permesso agli studenti di Skyward di raggiungere questo importantissimo risultato a livello internazionale.” 

Parleremo di Skyward nel prossimo numero di MAP, il Magazine degli Alumni del Politecnico di Milano. Per riceverlo, diventa socio.

.

10 milioni borse di studio

10 milioni di volte grazie dagli studenti e dai ricercatori del Politecnico di Milano: borse di studio

Nel triennio 2020-2022 il Politecnico ha ricevuto oltre 10 milioni di euro in donazione da individui e da aziende. “Abbiamo raggiunto l’obiettivo che ci eravamo posti all’inizio del triennio, come comunità di donatori”, commenta il prof. Enrico Zio, presidente Alumni Politecnico di Milano e delegato del rettore anche al fundraising individuale. “Una community impegnata nello sviluppo del suo Politecnico, che lo sostiene finanziariamente sia a livello personale, sia tramite il coinvolgimento, in progetti di fundraising, delle proprie realtà professionali”.

Leggi su Map 10: Un bilancio delle vostre donazioni

I PROGETTI CHE PUOI SOSTENERE NELL’ANNO ACCADEMICO 2022-2023: BORSE DI STUDIO

Con una donazione libera, aiuterai uno o più studenti e studentesse selezionati in base a criteri di bisogno e di merito, considerando i risultati degli esami sostenuti nel primo semestre dell’anno accademico, oppure contribuisci alla costituzione di un fondo per il sostentamento di uno studente della Scuola di Dottorato. C’è anche la possibilità di entrare nel Circle of Donors: è il programma speciale del Politecnico di Milano dedicato ai migliori studenti e studentesse magistrali. Con 2000 euro all’anno i donatori possono finanziare direttamente borse di studio abbinate ad un supporto personale di mentoring. Gli studenti selezionati ricevono 10.000 euro all’anno per i due anni della laurea magistrale.

Se vuoi entrare a far parte del Circle of Donors: scrivi a sostieni@polimi.it

Leggi anche:

10 milioni di volte grazie dagli studenti e dai ricercatori del Politecnico di Milano

10 milioni di volte grazie dagli studenti e dai ricercatori del Politecnico di Milano: didattica innovativa

circle home

Circle of Donors: 37 Alumni del Politecnico contro la “fuga dei cervelli”

Giovedì 20 ottobre 2022 – al Politecnico di Milano si è riunito il Circle of Donors, gruppo di Alumni donatori che dal 2016 si impegna a sostenere economicamente e con un percorso di mentoring i migliori studenti dell’Ateneo.

circle gruppo

“Il Circle è nato per dare risposta ad una domanda: come fare per essere più attrattivi nei confronti dei nostri studenti migliori? Quelli che ricevono offerte di opportunità e borse di studio molto prestigiose dai migliori atenei del mondo? Come fare per non farli fuggire? Per trattenere in Italia e al Poli il tesoro rappresentato dal loro talento?”,

apre così i lavori il prof. Enrico Zio, presidente Alumni Politecnico di Milano, delegato del rettore per gli Alumni e per il fundraising individuale: due cariche che trovano nel Circle una delle sintesi più efficaci.

Intorno al tavolo si trova infatti una ristretta cerchia di Alumni di altissimo profilo professionale, Alumni che si mettono a disposizione come mentor per seguire la formazione di alcuni dei migliori studenti del Politecnico. Non secondario è il supporto dal punto di vista economico: ciascuno studente Circle ha ricevuto (o sta ricevendo, nel caso degli ultimi arrivati) una borsa di studio di 20 mila euro, erogati nel corso dei due anni della laurea magistrale, sussidio in grado di competere con quelli offerti dai migliori atenei internazionali.

PROGETTO CIRCLE: I NUMERI

A 7 anni dall’inizio del programma, il Circle ha raccolto quasi 400 mila euro grazie a 37 Alumni donatori che hanno supportato 20 studenti e studentesse. Alcuni tra questi ragazzi si sono laureati e sono ormai giovani professionisti, chi in azienda e chi nel mondo della ricerca, tutti con ottimi risultati in settori con grande impatto sul futuro dell’innovazione e della società: energie rinnovabili, automazione, guida autonoma, transizione energetica.

“Se non fosse stato per la borsa di studio Circle, non avrei potuto studiare al Politecnico”, commenta Daniele, che dopo la laurea in ingegneria elettronica lavora come progettista per una società coreana che sviluppa memorie, in Italia. “Ma, a parte l’aspetto economico, mi sono reso conto della vera utilità del Circle quando hanno cominciato a venirmi dubbi e domande sul mio futuro e su quello che volevo fare una volta laureato. I mentor Circle hanno tantissima esperienza e ho trovato in loro non le risposte alle mie domande, come pensavo; ho trovato nuove domande e una guida per trovare da solo le mie risposte”.

Giulia invece ha studiato ingegneria energetica. Il suo sogno è lavorare con le energie rinnovabili e avere un impatto sul mondo in cui vive. “Dopo la triennale, ero convinta di lasciare l’Italia per fare la magistrale all’estero. Il Circle mi ha convinto di restare in Italia e al Poli: se mi hanno scelta per una borsa di studio così prestigiosa e mi stanno chiedendo di rimanere, mi sono detta, forse hanno visto qualcosa che io non ho visto. Forse vale la pena di rimettere tutto in discussione”. Giulia all’estero ci è andata lo stesso, giustamente, in Erasmus. Oggi, la sua carriera la sta portando a spostarsi molto e a costruirsi un profilo internazionale, ma, commenta, “ho deciso che è l’Italia il paese in cui voglio vivere e alla cui crescita voglio contribuire”.

“C’è un filo conduttore tra studenti e Alumni, Alumni che dedicano al loro ateneo con generosità il loro supporto in termini economici e in termini di tempo. È un supporto che rappresenta uno dei pilastri di sviluppo del Politecnico di Milano”,

commenta il rettore Ferruccio Resta, che si sofferma sulle parole di Giulia e Daniele. “I messaggi che ci hanno dato fanno molto riflettere. Daniele dice che non avrebbe studiato al Politecnico di Milano, se non ci fosse stata la borsa di studio. Il tema del diritto allo studio è al centro delle nostre riflessioni. Dal 2017 al 2021 la voce di bilancio che riguarda il diritto allo studio è cresciuta del 50% e oggi conta oltre 24 milioni di euro per supportare i quasi 5000 studenti che ne hanno bisogno. Giulia ci ha dato un’altra storia altrettanto importante: se non ci fosse stato il Circle, sarebbe espatriata. È chiaro che la mobilità studentesca è un valore, è qualcosa che arricchisce molto e che noi incentiviamo anche attraverso accordi con le altre università in tutto il mondo, ma il progetto dei Circle si inserisce in un processo che vede il nostro Paese diventare una meta e non soltanto stazione di partenza. In questo modo, la mobilità diventa un fattore di attrazione e non una necessità di fuga per i nostri giovani talenti”.

Il progetto Circle è la punta dell’iceberg di una stretta collaborazione tra il Politecnico di Milano e la comunità dei suoi Alumni, che, nell’ultimo triennio, ha contribuito a raccogliere oltre 10 milioni di euro in donazioni a supporto dei progetti di Ateneo: circa 500 mila euro hanno finanziato quasi 500 borse di studio e di dottorato; Circa 1 milione e 800 mila euro hanno contribuito all’ammodernamento di laboratori, strumenti, infrastrutture e campus del Politecnico. Circa 550 mila euro hanno finanziato progetti di didattica innovativa. Oltre 2 milioni e 200 mila euro sono stati dedicati a progetti di ricerca a alto impatto sociale. Il progetto Alumni è stato finanziato grazie a quasi 300 mila euro di donazioni.

Scopri di più: https://alumni.polimi.it/2022/10/18/10-milioni-di-volte-grazie-dagli-studenti-e-dai-ricercatori-del-politecnico-di-milano/

eni-award-home

Eni Award 2022: vincono 2 progetti a firma Alumni

Il 3 ottobre al Quirinale, alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella, sono stati premiati i vincitori Eni Award 2022. Tra questi, anche Sinergy Flow, creata da tre Alumni e ricercatori politecnici e Ricehouse, start-up dell’Alumna e architetta Tiziana Monterisi, che hanno ricevuto la menzione speciale “Eni Joule for Entrepreneurship”

Eni Award 2022-01
Credits: eni.com

La storia di Eni Award – come si legge sul sito –  attraversa cinque continenti e le carriere di decine di ricercatori e scienziati. È stato istituito nel 2007 come premio aziendale e, da allora, è cresciuto fino a diventare un riconoscimento di livello internazionale per la ricerca e l’innovazione tecnologica applicate al mondo dell’energia. Anno dopo anno, i lavori premiati riguardano scoperte di grande impatto poiché rendono possibili innovazioni radicali nell’efficienza energetica, nelle rinnovabili, nella decarbonizzazione e nella tutela dell’ambiente. 

Nello specifico, il riconoscimento “Eni Joule for Entrepreneurship” vinto dai nostri Alumni premia la crescita di imprese sostenibili attraverso i percorsi “Human Knowledge” e “Energizer”, dedicati rispettivamente alla formazione di una nuova generazione imprenditoriale e all’accelerazione di startup.  

“Imprese sostenibili; imprese che “camminano” nel presente ma capaci, fin d’ora, di disegnare le mappe, le strade del futuro.” 

RICEHOUSE E SINERGY FLOW: DI COSA SI TRATTA? 

Sinergy Flow è una startup early stage (TRL 4) di Milano che propone una batteria innovativa per l’accumulo energetico stazionario di media e larga scala (ne abbiamo già parlato qui). La batteria a celle di flusso impiega scarti ricchi in zolfo dell’industria petrolchimica, con un costo di installazione ridotto ed elevate prestazioni. Il team è costituito da 3 giovani ingegneri che hanno sviluppato il progetto al Politecnico di Milano ed è stato rappresentata da Alessandra Accogli (CEO e co-founder), che commenta così a La Repubblica

“Sinergy Flow si è avviata con il mio progetto di dottorato: l’idea di un dispositivo, una batteria, in grado di accumulare energia a lungo da potersi abbinare con le fonti rinnovabili si è facilmente incontrata con le esigenze del mercato. […] L’adozione su larga scala del nostro dispositivo impatterà in maniera positiva sul benessere, garantendo una migliore qualità dell’aria e, quindi, della vita.” 

Eni Award 2022 02
Credis: eni.com

Ricehouse è una startup con un livello di maturità molto alto (TRL 9) di Milano che trasforma gli scarti derivanti dalla lavorazione del riso in materiali naturali per la bioedilizia e la bioarchitettura. Oggi è diventata società benefit e conta circa 15 dipendenti (con età compresa tra i 24 e i 44 anni) ed è rappresentata da Tiziana Monterisi (CEO e co-founder). 

“Sono una nativa ecologica – ha affermato Monterisi in occasione della Convention Internazionale di MPW (Most Powerful Women) di Fortune Italia (ne abbiamo parlato qui) – e da sempre ho cercato di trovare una sostenibilità nel mondo dell’edilizia. Grazie alla creatività, ma soprattutto grazie alla competenza professionale e al coraggio sono riuscita a incidere in questo mondo poco innovativo e molto tradizionale. Ci vuole tanta passione, ma soprattutto tanto coraggio e perseveranza”.   

fabio violante home

Intervista a Fabio Violante, CEO di Arduino

Abbiamo avuto anni turbolenti (a dir poco). Lungi dall’essere spaesati, gli Alumni del Poli cavalcano le onde di questa complessità: pianificando dove si può, preparandosi a repentini cambi di scenario e scommettendo (ma con cognizione di causa!) sul prossimo trend. E sulla tecnologia: dal deep tech all’IoT, dalla manifattura 4.0 alla piena automazione, dall’evoluzione dei servizi alla rivoluzione delle telecomunicazioni… “WHAT, NOW?” è una serie di interviste a Alumni in posizioni apicali nel panorama delle imprese, della cultura e della tecnologia, che si chiedono: cosa dobbiamo aspettarci, adesso?

__

Fabio Violante è un Alumnus ingegneria informatica “con la passione per l’hardware” – leggiamo in una news del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano. Ricopre il ruolo di CEO in Arduino, piattaforma di prototipazione rapida open-source usata ogni giorno da milioni di designer, progettisti e aziende per dare vita in modo semplice e veloce a oggetti intelligenti e dispositivi digitali. Ed è dall’hardware e dall’open source che inizia a raccontare la sua visione di futuro: “una nuova generazione sta entrando nel mercato del lavoro. Ragazze e ragazzi interessate all’impatto che il loro lavoro ha sul mondo”.

Fabio Violante headshot

Impatto, chiediamo a Violante, nei termini in cui il lavoro di ciascuno contribuisce agli obiettivi di sostenibilità? “Stare attenti all’impatto significa essere consapevoli che il proprio lavoro è un pezzo del lavoro di qualcun altro, e questo è ancora più vero grazie alle tecnologie open source. C’è quindi il gusto personale un po’ edonistico di sapere che con il mio contributo costruisco un pezzo di software che potrà essere usato da altre migliaia di ingegneri per risolvere un certo problema. A un livello più alto, i giovani che vediamo sono interessati a capire come queste tecnologie possono aiutare a fronteggiare le sfide del pianeta, come il consumo di energia: sono entusiasti quando possono dire di aver lavorato a un sistema che permette alla tale azienda di risparmiare il 40% sui consumi di acqua o di energia e di abbattere le emissioni di gas serra”.

VIOLANTE: L’IMPATTO DELLA TECNOLOGIA SUL PANETTONE CHE MANGERAI A NATALE (E SU CHI TE LO FA)

Torniamo alla collettività, quindi, a un punto di vista globale. In che direzione stanno spingendo, queste nuove generazioni, l’innovazione tecnologica? Alle nostre domande sulla tecnologia, Violante ci riporta sempre con i piedi per terra:

“Il tema principale non è la tecnologia in sé, ma il problema che aiuta a risolvere. Se mi chiedete quale sarà la prossima rivoluzione tecnologica non penso a un prodotto o a un algoritmo: penso ai problemi quotidiani, sia delle persone e sia delle aziende, che la tecnologia può contribuire a risolvere. Penso al mio sistema automatico di irrigazione, o a un dispositivo per dar da mangiare ai pesci nell’acquario, come anche all’operaio di un pastificio ha spesso le mani sporche di pasta e, ogni volta che deve avviare una macchina, deve pulirsi prima di schiacciare un bottone; questo, oltre a rallentare il suo lavoro, lo distrae e lo predispone al rischio di incidenti. O al medico che deve impostare una terapia su un macchinario.

E se potessero dare alla macchina un comando vocale, nonostante l’ambiente molto rumoroso della fabbrica e dell’ospedale? È in questa utilità spicciola della tecnologia che dobbiamo andare a cercare. Ci siamo quasi, è un layer semplice da implementare, ma molte aziende ancora non sono pronte. Poi ovviamente l’evoluzione dell’intelligenza artificiale ci porta molto più lontano. Oggi i robot sono ancora “semi-stupidi e semi intelligenti”. Manipolano un rubinetto ma non sanno che è un rubinetto, invece tra qualche anno lo sapranno e decideranno loro il tipo di intervento da fare.

Oggi sono ancora, spesso, ciechi e eseguono task ripetitivi programmati, un domani non sarà più così: machine vision & audio, motion control, machine learning nel giro di qualche anno faranno lievitare le capacità delle macchine e questo cambierà in maniera sostanziale e sperabilmente positiva, la nostra vita quotidiana”.

UN BULLONE NON È PIÙ SOLO UN BULLONE

Hai detto che le aziende non sono pronte: perché?

“Non tutte le aziende hanno capito che c’è la possibilità di accedere a certe trasformazioni tecnologiche, che possono portare a nuovi modelli di business. Il prossimo passo quindi è quello di democratizzare l’accesso alla tecnologia: consentirne l’accesso a professionisti che non hanno una formazione specifica in intelligenza artificiali, per esempio.

La nostra responsabilità di ingegneri è quella di rendere queste tecnologie più accessibili, abbassare le barriere di ingresso.

Le conseguenze di questa democratizzazione della tecnologia è che ci sono più tecnici al lavoro sullo stesso problema: persone che magari di intelligenza artificiale sanno poco, ma sono esperte di quel problema. Faccio un esempio: un team di Arduino lavora per un’azienda che produce bulloni, che sono forse la cosa meno high tech che si possa immaginare. Eppure, i bulloni finiscono in oggetti molto high tech, come razzi spaziali e auto da corsa. Lavorando con chi produce bulloni, è stato possibile capire come dotarli di sensori che rilevano vari parametri, come vibrazioni o temperatura, e che possono lanciare allarmi o prendere decisioni: possono risolvere problemi, insomma, da quelli quotidiani di un rubinetto che perde, a quelli spaziali di un satellite”.

Approfondiremo questi argomenti nell’11° Convention degli Alumni del Politecnico di Milano. Iscriviti all’evento in presenza.

fabio violante home

Intervista a Fabio Violante, CEO di Arduino

Abbiamo avuto anni turbolenti (a dir poco). Lungi dall’essere spaesati, gli Alumni del Poli cavalcano le onde di questa complessità: pianificando dove si può, preparandosi a repentini cambi di scenario e scommettendo (ma con cognizione di causa!) sul prossimo trend. E sulla tecnologia: dal deep tech all’IoT, dalla manifattura 4.0 alla piena automazione, dall’evoluzione dei servizi alla rivoluzione delle telecomunicazioni… “WHAT, NOW?” è una serie di interviste a Alumni in posizioni apicali nel panorama delle imprese, della cultura e della tecnologia, che si chiedono: cosa dobbiamo aspettarci, adesso?

__

Fabio Violante è un Alumnus ingegneria informatica “con la passione per l’hardware” – leggiamo in una news del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano. Ricopre il ruolo di CEO in Arduino, piattaforma di prototipazione rapida open-source usata ogni giorno da milioni di designer, progettisti e aziende per dare vita in modo semplice e veloce a oggetti intelligenti e dispositivi digitali. Ed è dall’hardware e dall’open source che inizia a raccontare la sua visione di futuro: “una nuova generazione sta entrando nel mercato del lavoro. Ragazze e ragazzi interessate all’impatto che il loro lavoro ha sul mondo”.

Fabio Violante headshot

Impatto, chiediamo a Violante, nei termini in cui il lavoro di ciascuno contribuisce agli obiettivi di sostenibilità? “Stare attenti all’impatto significa essere consapevoli che il proprio lavoro è un pezzo del lavoro di qualcun altro, e questo è ancora più vero grazie alle tecnologie open source. C’è quindi il gusto personale un po’ edonistico di sapere che con il mio contributo costruisco un pezzo di software che potrà essere usato da altre migliaia di ingegneri per risolvere un certo problema. A un livello più alto, i giovani che vediamo sono interessati a capire come queste tecnologie possono aiutare a fronteggiare le sfide del pianeta, come il consumo di energia: sono entusiasti quando possono dire di aver lavorato a un sistema che permette alla tale azienda di risparmiare il 40% sui consumi di acqua o di energia e di abbattere le emissioni di gas serra”.

VIOLANTE: L’IMPATTO DELLA TECNOLOGIA SUL PANETTONE CHE MANGERAI A NATALE (E SU CHI TE LO FA)

Torniamo alla collettività, quindi, a un punto di vista globale. In che direzione stanno spingendo, queste nuove generazioni, l’innovazione tecnologica? Alle nostre domande sulla tecnologia, Violante ci riporta sempre con i piedi per terra:

“Il tema principale non è la tecnologia in sé, ma il problema che aiuta a risolvere. Se mi chiedete quale sarà la prossima rivoluzione tecnologica non penso a un prodotto o a un algoritmo: penso ai problemi quotidiani, sia delle persone e sia delle aziende, che la tecnologia può contribuire a risolvere. Penso al mio sistema automatico di irrigazione, o a un dispositivo per dar da mangiare ai pesci nell’acquario, come anche all’operaio di un pastificio ha spesso le mani sporche di pasta e, ogni volta che deve avviare una macchina, deve pulirsi prima di schiacciare un bottone; questo, oltre a rallentare il suo lavoro, lo distrae e lo predispone al rischio di incidenti. O al medico che deve impostare una terapia su un macchinario.

E se potessero dare alla macchina un comando vocale, nonostante l’ambiente molto rumoroso della fabbrica e dell’ospedale? È in questa utilità spicciola della tecnologia che dobbiamo andare a cercare. Ci siamo quasi, è un layer semplice da implementare, ma molte aziende ancora non sono pronte. Poi ovviamente l’evoluzione dell’intelligenza artificiale ci porta molto più lontano. Oggi i robot sono ancora “semi-stupidi e semi intelligenti”. Manipolano un rubinetto ma non sanno che è un rubinetto, invece tra qualche anno lo sapranno e decideranno loro il tipo di intervento da fare.

Oggi sono ancora, spesso, ciechi e eseguono task ripetitivi programmati, un domani non sarà più così: machine vision & audio, motion control, machine learning nel giro di qualche anno faranno lievitare le capacità delle macchine e questo cambierà in maniera sostanziale e sperabilmente positiva, la nostra vita quotidiana”.

UN BULLONE NON È PIÙ SOLO UN BULLONE

Hai detto che le aziende non sono pronte: perché?

“Non tutte le aziende hanno capito che c’è la possibilità di accedere a certe trasformazioni tecnologiche, che possono portare a nuovi modelli di business. Il prossimo passo quindi è quello di democratizzare l’accesso alla tecnologia: consentirne l’accesso a professionisti che non hanno una formazione specifica in intelligenza artificiali, per esempio.

La nostra responsabilità di ingegneri è quella di rendere queste tecnologie più accessibili, abbassare le barriere di ingresso.

Le conseguenze di questa democratizzazione della tecnologia è che ci sono più tecnici al lavoro sullo stesso problema: persone che magari di intelligenza artificiale sanno poco, ma sono esperte di quel problema. Faccio un esempio: un team di Arduino lavora per un’azienda che produce bulloni, che sono forse la cosa meno high tech che si possa immaginare. Eppure, i bulloni finiscono in oggetti molto high tech, come razzi spaziali e auto da corsa. Lavorando con chi produce bulloni, è stato possibile capire come dotarli di sensori che rilevano vari parametri, come vibrazioni o temperatura, e che possono lanciare allarmi o prendere decisioni: possono risolvere problemi, insomma, da quelli quotidiani di un rubinetto che perde, a quelli spaziali di un satellite”.

Approfondiremo questi argomenti nell’11° Convention degli Alumni del Politecnico di Milano. Iscriviti all’evento in presenza.

polimi ambassodor home

Polimi Ambassador: gli studenti del Poli non si stancano mai di studiare

Come se non bastasse il normale carico di studio, al Politecnico c’è un programma di alta formazione per gli studenti magistrali che vogliono diventare esperti di temi legati allo sviluppo sostenibile. Si tratta del programma di Polimi Ambassador: ce lo racconta la prof.ssa Isabella Nova, vicepreside della scuola di Ingegneria Industriale e dell’Informazione e responsabile del progetto Ambassador.

isabella nova
Isabella Nova

“È legato alla sperimentazione ‘Tecnologie per le transizioni’, accordo trans-universitario dei Politecnici di Bari, Milano e Torino, Università di Bologna, Napoli Federico II, Padova, Palermo e Roma La Sapienza. Va nella direzione degli obiettivi di sviluppo sostenibile della transizione digitale ed energetica, che ha aperto nuovi scenari e nuove sfide e che si riflette sulla professione tecnico scientifica”.

E quindi, prosegue Nova, sulla didattica e sulle università che hanno il compito di formare queste nuove figure professionali.  

Si tratta di figure con una solida base scientifica e tecnologica, ma aperte alle sfide geopolitiche, integrate in un sistema complesso e interdisciplinare, che sappiano progettare pensando già alle nuove emergenze e ai cambiamenti che stiamo vivendo. Il Politecnico ha quindi messo a disposizione degli studenti che lo vogliano, in modo del tutto inclusivo e senza limitazioni, la possibilità di integrare i propri studi con percorsi tematici: “il punto centrale di un percorso Ambassador è quello di acquisire strumenti e metodi interdisciplinari e un’attitudine a operare con una visione più sistemica e in contesti multisettoriali”.  

polimi ambassador
Photo by Headway on Unsplash

Nel primo anno e mezzo di questa sperimentazione (iniziata nello scorso anno accademico), sono stati circa 800 gli studenti che hanno deciso di seguirla: 800 ragazze e ragazzi che hanno investito il loro tempo e le loro energie per seguire corsi supplementari e costruire il proprio piano di studi, ponendo particolare attenzione a questi temi.

“Si chiede agli studenti uno sforzo in più: non solo di acquisire i classici 120 crediti necessari per la laurea magistrale, ma di acquisirne un totale di 130, di cui 30 devono essere legati a insegnamenti relativi al tema di cui si vuole diventare Ambassador, da un elenco di quelli messi a disposizione dall’Ateneo per quel tema e al di fuori del proprio corso di laurea. Sono stati anche attivati dei nuovi insegnamenti ad hoc, ciascuno con i contributi di almeno due docenti che tipicamente appartengono a dipartimenti diversi, sempre nell’ottica di una maggiore interdisciplinarietà e pensati anche per un pubblico misto: designer, architetti e ingegneri insieme”. 

Le prime esperienze pilota del progetto sono la formazione di professionalità ingegneristiche qualificate ad affrontare i problemi multidimensionali posti dalla transizione ecologica (Green Technologies) e dalla transizione digitale delle infrastrutture (Smart Infrastructures), temi che rivestono grande rilevanza strategica anche nella prospettiva della valorizzazione nel contesto delle misure PNRR per le competenze trasversali. E il progetto è destinato a crescere. Da questo settembre è stato aggiunto un programma di Polimi Ambassador in Inclusive Design, è in fase di approvazione un nuovo percorso che verrà attivato nel settembre 2023 sulle tecnologie per “Creative Thinking”, e è stato aperto un dialogo col ministero per l’ufficializzazione di questi percorsi a livello nazionale.   

“Sviluppare professionalità multidisciplinari significa preparare le nuove generazioni alle sfide del futuro, caratterizzate da una complessità crescente. Vanno in questa direzione le iniziative del Politecnico di Milano e del sistema universitario rivolte a una formazione ‘orizzontale’, lontana dal tradizionale approccio multidisciplinare ed esclusivamente tecnico – ingegneristico. Una visione rivolta ai grandi temi della sostenibilità e a un’evoluzione delle competenze che va alimentata anche all’interno dei percorsi di carriera. Le grandi questioni legate all’energia, al digitale e alle infrastrutture verdi, non a caso, sono al centro del PNRR e degli interessi della Comunità Europea. Tematiche di punta sulle quali dobbiamo investire come sistema universitario, come tessuto produttivo e, in ultima analisi, come Paese.”

ha commentato il rettore Ferruccio Resta

Questa e tante altre news le potrai trovare nel prossimo numero di MAP. Per riceverlo, diventa socio.

.

Credits header: Photo by Headway on Unsplash

Credits home: Photo by Element5 Digital on Unsplash

10 milioni di volte grazie dagli studenti e dai ricercatori del Politecnico di Milano

Nel triennio 2020-2022 il Politecnico ha ricevuto oltre 10 milioni di euro in donazione da individui e da aziende. “Abbiamo raggiunto l’obiettivo che ci eravamo posti all’inizio del triennio, come comunità di donatori”, commenta il prof. Enrico Zio, presidente Alumni Politecnico di Milano e delegato del rettore anche al fundraising individuale. “Una community impegnata nello sviluppo del suo Politecnico, che lo sostiene finanziariamente sia a livello personale, sia tramite il coinvolgimento, in progetti di fundraising, delle proprie realtà professionali”.

Leggi su Map 10: Un bilancio delle vostre donazioni

5 AREE DI INTERVENTO PER LE VOSTRE DONAZIONI

Prima di tutto, sostegno al merito: di questi 10 milioni, circa la metà è stata usata per finanziare a 483 borse di studio, destinate a premiare gli studenti meritevoli. Una quota è stata riservata per incentivare l’immatricolazione al Poli delle ragazze nei percorsi di studio STEM (science, technology, engineering and mathematics) e un’altra (circa 600 mila euro) hanno finanziato 15 borse di dottorato: 15 giovani ricercatori che hanno portato avanti progetti di ricerca. I temi principali su cui si focalizzano sono legati a tecnologie per la salute, al mondo della transizione ecologica e a quello dei trasporti.

Circa 1 milione e 800 mila euro hanno contribuito all’ammodernamento di laboratori, strumenti, infrastrutture e campus del Politecnico. Circa 550 mila euro hanno finanziato progetti di didattica innovativa. Oltre 2 milioni e 200 mila euro sono stati dedicati a progetti di ricerca a alto impatto sociale (li puoi scoprire tutti a questo link). Il progetto Alumni è stato finanziato grazie a quasi 300 mila euro di donazioni.

10 MILIONI

“Sono particolarmente grato e orgoglioso di poter dire che questi fondi hanno permesso a tanti studentesse e studenti di frequentare il Politecnico”, commenta il prof. Zio: “questo eccezionale risultato è stato raggiunto anche grazie al supporto degli Alumni e, in questo caso, c’è spesso anche il valore aggiunto dell’incontro con i donatori, che sono affermati professionisti e mettono a disposizione, oltre al sostegno economico, anche il loro tempo e le loro competenze. Per continuare in questa direzione, vi invito a continuare a donare e sostenere le attività di Alumni Politecnico di Milano, per far crescere gli strumenti di questa community affinché diventi sempre più partecipe e coesa.”

Leggi anche:

best of 2022 home

Awards 2022: un anno di Alumni e progetti politecnici premiati nel mondo 

GENNAIO 

  • Simone Callegari, Alumnus Ingegneria dei Materiali e Nanotecnologie 2015, riceve il CERN Alumni Champion Award per i suoi contributi sul blog del CERN durante il periodo della pandemia.  
simone callegari
Credits: Simone Callegari 

MARZO 

  • Ilaria Marelli, designer e Alumna Architettura, ha ricevuto il Wallpaper Design Awards 2022 nella categoria Best Outdoor Living per il suo il divano Calipso, “the floating sofa”, progettato per Ethimo. 
ilaria marelli
Credits: Linkedin

Premiati i vincitori dell’Intellectual Property Award. Dal Poli:  

  • Andrea Bernasconi, Fabio Biondani, Luca Capoferri, Alberto Favier, Federico Gualdoni, Carlo Riboldi, Lorenzo Trainelli, Carmen Velarde Lopez de Ayala, gli inventori di HYBRIS: batterie strutturali per velivoli elettrici  
  • Luca Magagnin, Gabriele Panzeri, Eugenio Gilbertini, Alessandra Accogli, Matteo Salerno, Luca Bertoli, inventori di SINERGY, batteria a celle di flusso metallo-polisolfuri. 

APRILE 

  • Paolo Asti, Carlo Carone, Sonia Calzoni, Massimo Roj, Margherita Carabillò, Pasquale Francesco Mariani Orlandi: gli Alumni alla testa di 7 progetti premiati da Urban File
urban file home

GIUGNO 

I politecnici vincitori della XXVII edizione del Compasso d’Oro

  • Antonio Citterio – Compasso d’oro alla carriera 
  • Giulio Cappellini – Compasso d’Oro alla carriera 
  • Cini Boeri – Compasso d’Oro alla Carriera del Prodotto 
  • Bilancia per la donazione del Sangue “Milano” | Cefriel 
  • Springa, fondata nel 2016 dall’idea dei tre Alumni Davide Cevoli, Lorenzo Frangi e Alessandro Trifoni. 
  • Ricehouse, co-fondata dall’Alumna Tiziana Monterisi 
  • Gli Alumni Naomi Hasuike, Luca Catrame e Andrea Sechi fanno parte del team di Makio Hasuike & Co che ha creato LAMBROgio 
  • Nel team di lavoro che ha progettato E-Worker c’è l’Alumnus Felice Contessini 
  • Eduardo Staszowski è tra gli editor di Designing in Dark Times, “un libro e una nuova collana per avviare una riflessione sulle ragioni e le responsabilità del design oggi”. 

LUGLIO 

  • La prof. Maria Prandini è eletta presidente della International Federation of Automatic Control.
maria prandini
Credits: Politecnico di Milano

AGOSTO 

  • Manfredi Rizza porta a casa il podio per l’Italia ai campionati europei di Monaco nella canoa – K2 200m maschile. 
  • Pietro Ravasi vince con gli Sharks lo scudetto di campioni d’Italia nel powerchair hockey. 
sharks ravasi
Foto di: Sharks Monza, Marco Mancinelli e Mirco Esposto

SETTEMBRE 

earhart home
  • Annalisa Andaloro, Giulia Rossi, Maria Vittoria Trussoni sono le 3 politecniche nella classifica Fortune 40 under 40.
fortune home
Credits: FORTUNE Italia
  • Biennale 2023: gli Alumni e architetti Giacomo Ardesio, Alessandro Bonizzoni, Nicola Campri, Veronica Caprino e Claudia Mainardi, nel collettivo Fosbury Architecture vincono il progetto del Padiglione Italia.
Biennale collettivo fosbury
Fosbury Architecture. Foto © Gianluca di Ioia, La Triennale
  • Giorgia Lupi vince il National Design Award for Communication Design.
giorgia lupi
Credits: Giorgia Lupi on Instagram

OTTOBRE 

  • L’architetto Rajendra Kumar, Alumnus del Politecnico di Milano, selezionato tra i Most Admired Education Influencers in India.
Rajendra Kumar home
  • Alla presenza di Sergio Mattarella, sono stati premiati i vincitori Eni Award 2022. Tra questi, le pluripremiate Sinergy Flow, creata da tre Alumni e ricercatori politecnici e Ricehouse, start-up dell’Alumna e architetta Tiziana Monterisi.
Eni Award 2022 02
Credis: eni.com

NOVEMBRE 

  • L’Alumna Elena Bottinelli, laureata in ingegneria e Head of innovation and digitalization del Gruppo San Donato, è stata inserita nella lista delle 50 Most Powerful Women della rivista Fortune Italia.
elena bottinelli
Credits: FORTUNE Italia

DICEMBRE 

  • Paola Scarpa, Alumna Ingegneria gestionale, è una delle vincitrici del premio internazionale Standout Woman Award, premio internazionale dedicato alle donne che per talento, coraggio, sensibilità e determinazione, si sono contraddistinte per loro azioni e che potranno essere esempio alle nuove generazioni.
paola scarpa
Credits: Paola Scarpa on Linkedin

Il MAP è una delle iniziative dedicate agli Alumni del Politecnico di Milano. Per ricevere una copia cartacea direttamente a casa tua, sostieni la redazione con una donazione annuale.

palazzina lerici home

Inaugurata la nuova Palazzina Lerici

È stata inaugurata al Campus Leonardo la nuova Palazzina Lerici, quella che da oggi verrà conosciuta come “Edificio 3A”.

L’intervento potenzia gli spazi del Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale, donando alla comunità politecnica ulteriori aree di qualità per vivere ancora più pienamente il nostro campus.

Il nuovo edificio è stato realizzato nell’area di 1.278 mq tra gli edifici 3 e 5 e via Celoria, prima occupata dall’antico edificio Lerici costruito tra gli anni ’40 e ‘50 del secolo scorso.

A pianta rettangolare, la nuova costruzione si sviluppa su un piano seminterrato, due piani fuori terra e copertura finale piana con solai impostati a quote diverse. La composizione dei volumi ha permesso di realizzare tre livelli di coperture a verde, su cui sono stati piantati nove nuovi alberi ad alto fusto.

L’edificio è caratterizzato da facciate continue in vetro e pannelli opachi, con murature a vista in blocchi di calcestruzzo e finiture a intonaco colorato.

La facciata verso via Celoria è a verde intensivo, in modo da creare continuità in verticale con le terrazze a giardino.

All’inaugurazione erano presenti il Rettore Ferruccio Resta, il Prorettore Delegato Emilio Faroldi, il Direttore Generale Graziano Dragoni, il Direttore del Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale Alberto Guadagnini e l’Architetto Daniel Marcaccio dell’Area Tecnico Edilizia, responsabile del progetto.

Leggi anche: https://www.polimi.it/articoli/inaugurata-la-nuova-palazzina-lerici

lucia frigerio home

Vendere la regia di filiera: intervista a Lucia Frigerio, imprenditrice di quarta generazione

Abbiamo avuto anni turbolenti (a dir poco). Lungi dall’essere spaesati, gli Alumni del Poli cavalcano le onde di questa complessità: pianificando dove si può, preparandosi a repentini cambi di scenario e scommettendo (ma con cognizione di causa!) sul prossimo trend. E sulla tecnologia: dal deep tech all’IoT, dalla manifattura 4.0 alla piena automazione, dall’evoluzione dei servizi alla rivoluzione delle telecomunicazioni… “WHAT, NOW?” è una serie di interviste a Alumni in posizioni apicali nel panorama delle imprese, della cultura e della tecnologia, che si chiedono: cosa dobbiamo aspettarci, adesso? 

—  

Il bisnonno faceva impastatrici per lavorare la pasta. Dalle trafilatrici agli impianti per la lavorazione di cavi in metallo, il passo è tutt’altro che breve: oltre 120 anni di storia, per la precisione. Oggi MFL, fondata da Mario Frigerio nel 1897, è una multinazionale di ingegneria con 450 dipendenti, un fatturato consolidato di 100 milioni di euro e sedi, oltre che in Italia, anche in Germania, Spagna, Cina e Stati Uniti. Il core business è la progettazione e produzione di macchinari per la produzione di cavi, fili e funi di acciaio, alluminio e rame. Macchinari prodotti interamente in Europa ed esportati in tutto il mondo.   

“Cavi, funi e fili di metallo si trovano ovunque”, ci spiega l’ing. Lucia Frigerio (bisnipote di Mario e Alumna in Ingegneria Meccanica), oggi alla guida del gruppo, rimasto sempre nelle mani della famiglia attraverso numerose trasformazioni. Si trovano ovunque, letteralmente: nelle pagliuzze delle spugne, nelle grucce per gli armadi (a Milano si chiamano “omètti”), nei cavi che fanno funzionare ascensori, gru, funivie, montacarichi, nei muri delle nostre case e nel cemento armato, nei ponti, e ancora in qualsiasi apparecchio elettronico, nelle reti di distribuzione di energia, nelle reti di telecomunicazione.

“C’è l’acciaio a basso tenore di carbonio che è usato nelle produzioni a basso valore aggiunto, appunto quelle domestiche che hai citato come le spugne, ma anche i carrelli per il supermercato, chiodi ecc. L’acciaio a alto tenore di carbonio è usato soprattutto nel mondo delle costruzioni. Rame e alluminio invece nel mondo delle telecomunicazioni e della trasmissione di potenza, sia reti energetiche che veicoli”. Sono i fili di cui è intessuto il mondo che abbiamo costruito intorno a noi. MFL group produce le macchine per “filarli”.  

Lucia Frigerio
Credits: Polimi

MACCHINARI CHE COSTANO MILIONI DI EURO NON SI VENDONO TUTTI I GIORNI 

“Un impianto come il nostro ha una durata media di 30 anni, infatti non è che ne vendiamo tutti i giorni. Ovviamente copriamo manutenzione e retrofitting, li diamo per scontati, ma il nostro mercato principale, oggi, serve l’aumento di capacità produttiva dei nostri clienti (appunto i produttori di questi fili, come per esempio Prysmian, un gigante cresciuto in un mercato frammentato come quello italiano). Sono materiali che si consumano, quindi la produzione è costante”. E il mercato anche. Costante, affidabile e prevedibile, o almeno lo è stato fino a un paio di anni fa. Ma Frigerio non si è fatta cogliere impreparata. “La nuova frontiera della manifattura è di servitizzare le macchine. Cioè, ti vendo l’asset, ma questo asset è dotato della capacità di darti delle informazioni preziose tanto quanto il prodotto che producono”. 

Di per sé, non è una novità: è una tendenza che nasce già negli anni ‘70, ma naturalmente la quantità e qualità dei dati che possiamo raccogliere oggi sono infinitamente più ricche. In potenza, quanto meno. Ed è un mondo in crescita. “Sapendo questo, sono anni che lavoriamo per arricchire ancora l’insieme di informazioni che le nostre macchine possono restituire, in modo di aiutare sia i nostri clienti sia noi a prendere delle decisioni strategiche. La novità in questo tipo di manifattura è che non vogliamo dare un servizio one-shot, ma una sorta di abbonamento, sul modello delle società high-tech e deep-tech”.  

Lucia Frigerio
MFL (courtesy of Lucia Frigerio)

FORSE NON ABBIAMO ANCORA COLTO CHE COSA PUÒ FARE LA MANIFATTURA SE VA IN CLOUD 

Secondo questo modello, spiega Frigerio, MFL gestirebbe i server con i dati estratti dalle macchine connesse.

“Oltre vendere il macchinario, otterremmo un ricavo ricorrente sulla stessa vendita, in cambio di informazioni in real time sul funzionamento, per esempio per diagnostica o previsione del rischio, e di interventi tempestivi in caso di segnalazione automatica di problemi. Questo è il prossimo futuro, se pensiamo nel breve termine. Pensando a uno step ancora successivo, a un medio termine (5-10 anni), questo investimento ci avrà permesso di raccogliere moltissime informazioni. E quindi usarle per strutturare degli algoritmi predittivi, non solo per rilevare tempestivamente i problemi ma per anticiparli, per pianificare investimenti strategici, per avviare campagne di ricerca e sviluppo”.  

Il “WHAT, NOW?”, quindi, va nella direzione di una sempre maggiore interazione tra manifattura e intelligenza artificiale. “Sì, ma non solo. Il punto è l’interazione uomo-macchina, o meglio, sistema-macchina. Non è più una questione di automazione della manifattura, ma di condivisione di razionalizzazione di tutta la filiera produttiva, da chi estrae la materia prima, all’acciaieria, attraverso di noi che fabbrichiamo le macchine, al produttore di cavo e infine a chi lo usa: tutta la catena del valore beneficerebbe di questa regia. E oggi non esiste”.  

SE VOLEVI SOLO COMPRARE UNA MACCHINA, TI TROVI NEL SECOLO SBAGLIATO 

Perché non esiste?, chiediamo a Frigerio. “La tecnologia per farlo c’è, ma serve un cambio di mentalità, di paradigma. Proporre la vendita di servizi digitali, per chi è un produttore di macchine, è complicato: perché tu sei abituato a vendere “ferro”. Da lì, a vendere un servizio digitale impalpabile, ne corre. E prima di convincere il cliente, che pure è abituato a comprare “ferro” e che spesso in fabbrica non ha nemmeno il 56 K, devo convincere i miei venditori che il prodotto principale non è più la macchina ma il servizio, il cloud, la regia di filiera. È quella la direzione in cui voglio portare il gruppo”.  E come sta andando? “Bene, per gli obiettivi che ci siamo posti in questi primi anni: cioè, fare il pitch, come dicono gli americani, innumerevoli volte, a prescindere dalla situazione.

Lo sforzo dei miei commerciali è stato quello di capire che non importa se il cliente è interessato o no, noi dobbiamo proporre questa regia, e soprattutto dobbiamo capire come viene recepita. È l’unico modo in cui si può avere la sensazione di come andare sul mercato. 20 anni fa, fatto 100 il valore di una macchina, il cliente percepiva che il 90% era costituito dal mezzo e il 10% dall’automazione. Oggi la proporzione è 30% il mezzo, 30% l’automazione e 30% i servizi. È il caso Tesla: non la compro per la meccanica, che è brutta, fatta male, si rompe. La compro perché è un computer con 4 ruote e mi offre dei servizi, e sono questi servizi che io pago annualmente. Il concetto è quello: siamo ancora in una fase molto precoce, ancora prima che embrionale. Ma ci abbiamo scommesso tanto e abbiamo investito in una società terza che si occupa proprio di questo. Stiamo seminando, prima o poi il fiore nascerà sicuramente”.  

NESSUN PRODOTTO SARÀ PIÙ MERCE DI SCAMBIO: I PRODUTTORI VENDERANNO SERVIZI, CONNESSIONE, INTERAZIONE 

Quindi la prossima rivoluzione tecnologica, secondo Frigerio, non sarà una tecnologia o un insieme di tecnologie, ma l’integrazione reale e completa di tecnologie che già esistono. Un salto molto più lungo di quello che possiamo immaginarci quando, semplicemente, pensiamo alla guida autonoma o ai computer quantistici. E, a proposito di Tesla, tradizionalmente il mercato dell’automotive è quello che spinge l’innovazione industriale, una sorta di cartina tornasole del progresso tecnologico. Ma è ancora così?

“Secondo me no”, conclude Frigerio: “l’automotive sta perdendo questo primato. Non perché ce ne sia un altro, ma perché non ci sarà più nessun prodotto capace di essere all’avanguardia. Il tempo di produrlo ed è già obsoleto. Il prodotto fisico sarà una commodity, il vero prodotto vendibile sarà il nostro modo di interagirci”.   

Approfondiremo questi argomenti nell’11° Convention degli Alumni del Politecnico di Milano. Iscriviti all’evento in presenza.

.

Credits home: www.expometals.net