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I data analytics che fanno bene agli studenti
In tutti gli atenei a livello internazionale si sta sviluppando sempre di più l’idea di sfruttare i dati, e la loro analisi (data analytics) per cercare di cogliere fenomeni complessi anche all’interno della propria comunità, in modo da mettere in atto delle azioni per cercare di migliorare il processo.
Al Politecnico se ne occupa un gruppo di ricerca coordinato da Anna Maria Paganoni, docente di statistica e delegata dal rettore per i data analytics. Una delle attività del gruppo riguarda i learning analytics, cioè la valutazione dei dati relativi alla carriera degli studenti:
“Uno dei maggiori obiettivi su cui ci stiamo concentrando in questi anni è quello di capire quali siano i fattori che influenzano la probabilità che uno studente abbandoni gli studi durante la laurea triennale: variabili sociali, genere, livello ISEE, provenienza, così come anche, importantissimo, il numero di crediti acquisiti nel primo semestre”.
Queste informazioni aiutano a individuare gli studenti che rischiano di abbandonare gli studi entro il primo anno e a progettare le azioni per contrastare questo fenomeno.
“Io, per esempio, ho un corso del terzo anno, con 200 e passa studenti”, commenta Paganoni, spiegandoci che è impossibile, con questi numeri, individuare per tempo quali siano gli studenti che vanno stimolati prima che abbandonino. “Gli analytics compensano l’impossibilità del docente di agire studente per studente: chi si trova in difficoltà, oggi, riceve una comunicazione ad hoc che lo informa della possibilità di seguire percorsi di tutorato. I più apprezzati sono i tutoraggi peer to peer, dove sono gli studenti più maturi a farsi carico dei compagni più giovani. Poi vi sono corsi di tutoring sulle materie di base (e.g. chimica, fisica, analisi, statistica…) che gli studenti possono seguire indipendentemente dal corso che frequentano. Quello che è importante trasmettere, non è solo di dominio, ma anche il metodo di studio. Serve a crescere e superare la mentalità con cui si studia al liceo. Abbiamo potuto misurare che questo tipo di intervento fa aumentare il numero di crediti che lo studente acquisisce, e di conseguenza diminuisce la probabilità di drop-out stimata”.

Ovviamente, una quota di abbandono è inevitabile, e gli Alumni del Poli raccontano spesso di come si sentano dei “sopravvissuti” dopo aver ripetuto Analisi II o Scienza delle Costruzioni un gran numero di volte. L’idea di farcela con le proprie forze è ben radicata nella community. Oggi come ieri, i docenti del Poli non fanno “sconti” sulla didattica, come testimonia la preparazione dei nostri laureati. Ma, con l’obiettivo di trattenere i migliori talenti, il gruppo di data analytics lavora affinché anche gli studenti che all’inizio hanno qualche difficoltà possano avere una chance di mettersi alla prova.
“Non necessariamente il talento si trova nei posti più ovvi: una persona che ha delle difficoltà iniziali potrebbe comunque rivelarsi un ottimo studente, o un ottimo ricercatore. Il talento è qualcosa che abbraccia la persona nel suo insieme, un’attitudine globale che non sempre può essere misurata con un semplice voto”.
Questa e tante altre news le potrai trovare nel prossimo numero di MAP. Per riceverlo, sostieni il progetto.
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Al via il progetto UN-BIASED

JRP – Joint Research Platform: nei lab del Poli con le aziende più innovative d’Italia
12 ottobre, Politecnico di Milano – Daniele Rocchi, direttore della scuola di dottorato e delegato del rettore per i rapporti con le imprese, apre la seconda edizione del JRP Annual Meeting, l’incontro annuale che dà conto dei risultati raggiunti grazie agli accordi siglati dal Politecnico di Milano e dalle aziende partner dell’Ateneo.
Rocchi parla a una platea composta dai decision maker del tessuto industriale italiano, illustrando nel dettaglio “quello che le aziende possono fare insieme al Politecnico”: ricerca, innovazione, formazione, placement. Il discorso si concentra in particolare sulle prime 3, espresse nei 190 accordi quadro attivi tra il Poli e le aziende nel 2022. “Qui dentro c’è un grande valore”, commenta, riferendosi alla rete di collaborazioni di ricerca che ha il Poli come fattor comune, “una rete le cui potenzialità sono ancora da esplorare”. Quello di Rocchi è un invito alla collaborazione e alla condivisione:
“Stiamo vivendo anni di forte trasformazione dove l’innovazione e lo sviluppo tecnologico giocheranno un ruolo molto importante ed avranno un forte impatto sulla società e sulla vita di tutti noi. Certe sfide non possono che essere affrontate assieme, cercando di anticipare le linee di sviluppo per prepararsi adeguatamente in termini di innovazione, ricerca e capitale umano”.

I JRP, JOINT RESEARCH PLATFORM
Delle 190 imprese che collaborano con il Poli, ce ne sono 67 che hanno firmato accordi speciali per la costituzione di centri di ricerca congiunti. Come funzionano? Normalmente, spiega Rocchi, le aziende vengono in università portandoci un problema tecnologico. I nostri dipartimenti trovano la soluzione e la cosa può finire qui.
Se invece l’azienda è aperta al dialogo, cerchiamo di proporle la condivisione di una progettualità nel lungo periodo. La formula dei JRP aiuta a mettere a sistema gli obiettivi strategici delle aziende con quelli del Politecnico: formazione di personale specializzato, ricerca di base come anche ricerca industriale e progetti innovativi che hanno applicazione sul breve termine, con un impatto economico sensibile per le aziende. Ad oggi, gli accordi JRP generano un portfolio di circa 200 milioni di euro che finanziano gruppi di ricerca su tematiche di interesse sia per il Politecnico che per i partner.

AFFRONTARE LE SFIDE DEL PAESE DA UNA PROSPETTIVA DI FILIERA
Tra i temi più “caldi” per le aziende partner, ci sono la transizione energetica, le tecnologie per la mobilità e la smart manifacturing, il mondo dell’high performance computing e delle telecomunicazioni, il new space e la cyber security. Gli accordi prevedono investimenti in infrastrutture (come laboratori e strumentazioni), attività di ricerca a 360° e attività di formazione. Nell’ultimo triennio, per esempio, sono stati depositati 170 brevetti in co-titolarità con le aziende partner e avviati master e corsi di formazione al Poli per il personale R&D, per trasferire alle imprese nuove competenze e nuove idee.
Ma soprattutto, sottolinea Rocchi, avere questa rete attiva e efficace già da molti anni ci ha resi pronti a cogliere le opportunità offerte dal PNRR. “Quando il MUR ha iniziato a mettere a bando i fondi legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ha trovato qui una rete di interlocutori pronta e strutturata per valorizzarne al meglio le risorse, abituata alla collaborazione di filiera, con obiettivi già condivisi e già in linea con quelli diffusi dalla Commissione europea”.
UNA RETE DI COLLABORAZIONI CHE CI AIUTA A COGLIERE LE OPPORTUNITÀ
Uno degli esempi è la valorizzazione del dottorato di ricerca, in cui il Politecnico crede molto e che rappresenta un forte elemento di trasferimento tecnologico. Sono diversi anni che l’Ateneo sperimenta il co-finanziamento del dottorato industriale per fare ricerca applicata di alto livello e creare delle risorse umane coerenti con i temi importanti per le aziende che vogliono innovare.
“Negli ultimi 5 anni abbiamo investito sui giovani ricercatori in modo crescente, arrivando a portare in Ateneo più di 500 nuovi PhD all’anno”. I fondi messi a disposizione dal PNRR valorizzano quindi una prassi consolidata che ben si integra con i progetti strategici e le linee di ricerca già aperte con le aziende partner e ci permettono prendere a bordo 211 ricercatori aggiuntivi quest’anno.

La Missione 4 del PNRR ha l’obiettivo di potenziare lo sviluppo di una economia ad alta intensità di conoscenza, di competitività e di resilienza, partendo dal riconoscimento delle criticità del nostro sistema di istruzione, formazione e ricerca. La vocazione industriale del Politecnico, da sempre in relazione simbiotica con il tessuto industriale italiano, è stata determinante nell’accesso e nella capacità di mettere a terra queste risorse. Ve lo raccontiamo sul MAP 11 in uscita a dicembre.
Puoi approfondire questo argomento nel prossimo numero di MAP. Per riceverlo, diventa socio.

10 milioni di volte grazie dagli studenti e dai ricercatori del Politecnico di Milano: didattica innovativa
Nel triennio 2020-2022 il Politecnico ha ricevuto oltre 10 milioni di euro in donazione da individui e da aziende. “Abbiamo raggiunto l’obiettivo che ci eravamo posti all’inizio del triennio, come comunità di donatori”, commenta il prof. Enrico Zio, presidente Alumni Politecnico di Milano e delegato del rettore anche al fundraising individuale. “Una community impegnata nello sviluppo del suo Politecnico, che lo sostiene finanziariamente sia a livello personale, sia tramite il coinvolgimento, in progetti di fundraising, delle proprie realtà professionali”.
Leggi su Map 10: Un bilancio delle vostre donazioni
I PROGETTI CHE PUOI SOSTENERE NELL’ANNO ACCADEMICO 2022-2023: DIDATTICA INNOVATIVA
P92, L’AULA VOLANTE: è un velivolo ultraleggero basico Tecnam P92 Echo con motore Rotax 912 UL, operato dal Dipartimento di Scienze e Tecnologie Aerospaziali (DAER) per oltre dieci anni e poi messo a terra in seguito a un’avaria. In collaborazione con Aero Club Milano, l’Ateneo ne ha deciso il recupero in condizioni di volo che prevedono alcuni importanti interventi. Per contribuire a sostenerli:

NECST CAMP: Gli anni dell’università rappresentano per ognuno un momento fondamentale di formazione, non solo professionale, ma anche personale. In questo contesto l’obiettivo del NECSTCamp è quello di aiutare gli studenti a diventare persone consapevoli delle proprie capacità anche attraverso lo sport. Per sostenere il progetto:
LA FORMULA 1 DEGLI STUDENTI: Non si studia solo in aula, ma anche in garage, con un saldatore in una mano e un algoritmo (metaforicamente) nell’altra. la squadra DynamiΣ PRC è composta da studenti che progettano veicoli da corsa per il campionato Formula SAE, una delle maggiori competizioni per vetture a ruote scoperte, che conta più di 15 eventi globali e coinvolge gli studenti di oltre 600 atenei in tutto il mondo. Se vuoi sostenere la squadra:

DUE RUOTE E UN CUORE CHE BATTE NEL MOTORE: Polimi Motorcycle Factory è un team sportivo del Politecnico di Milano nato nel 2015 per partecipare alla competizione internazionale MotoStudent, che si tiene ogni due anni sul circuito internazionale MotorLand Aragòn in Spagna. Le squadre sono chiamate a progettare, realizzare, gestire e guidare una moto, endotermica o elettrica. Se vuoi sostenere la squadra: clicca qui

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10 milioni di volte grazie dagli studenti e dai ricercatori del Politecnico di Milano: borse di studio

Parte il progetto SOS-water

Il Poli vola alto: il razzo Pyxis costruito dagli studenti è il migliore d’Europa
Gli studenti e le studentesse di Skyward Experimental Rocketry – l’associazione del Politecnico di Milano nata con l’obiettivo di progettare e realizzare razzi-sonda – si sono portati a casa una vittoria storica: a ottobre 2022 hanno trionfato nella competizione internazionale “European Rocketry Challenge – EuRoC 2022”, la più importante competizione universitaria europea dedicata al lancio di razzi, organizzata dall’Agenzia Spaziale portoghese.
Il team del Politecnico si era già classificato secondo l’anno scorso con il razzo Lynx, ma quest’anno il razzo Pyxis lo ha portato sul gradino più alto del podio e alla vittoria di due premi tecnici.

Alto due metri e mezzo, 15 cm di diametro e caratterizzato da una leggera struttura in fibra di carbonio e vetro, il razzo sonda sperimentale Pyxis è riuscito a vincere arrivando a quota 3034 metri grazie “all’implementazione di un sistema di antenne molto avanzato e un recupero diverso di un razzo sonda”, come dichiara a Ilgiornale.it Nikita Litovchenko, Capo del Dipartimento di Skyward Experimental Rocketry.
La tecnologia usata ha permesso al team – come afferma la motivazione della giuria – di eccellere “su tutta la linea in tutti gli aspetti della competizione, onorando uno sforzo complessivo eccezionale e ben bilanciato senza ridurre nessuno degli aspetti della competizione, che si tratti di documentazione tecnica, implementazione del progetto, lavoro di squadra, o prestazioni di volo, identificando così uno sforzo e un risultato davvero notevoli.”
Lamberto Duò, delegato del rettore alla didattica e orientamento e referente per le competizioni internazionali, afferma:
“Le competizioni internazionali sono delle sfide che permettono agli studenti di applicare direttamente sul campo le conoscenze ricevute durante il loro percorso didattico. Sono un’occasione unica per sviluppare la capacità di progettare in gruppo, per esercitarsi nel problem solving e per confrontarsi con colleghi di altri dipartimenti ma anche di altri atenei. Sono contento che tutta la passione mostrata in questi anni abbia permesso agli studenti di Skyward di raggiungere questo importantissimo risultato a livello internazionale.”
Parleremo di Skyward nel prossimo numero di MAP, il Magazine degli Alumni del Politecnico di Milano. Per riceverlo, diventa socio.

10 milioni di volte grazie dagli studenti e dai ricercatori del Politecnico di Milano: borse di studio
Nel triennio 2020-2022 il Politecnico ha ricevuto oltre 10 milioni di euro in donazione da individui e da aziende. “Abbiamo raggiunto l’obiettivo che ci eravamo posti all’inizio del triennio, come comunità di donatori”, commenta il prof. Enrico Zio, presidente Alumni Politecnico di Milano e delegato del rettore anche al fundraising individuale. “Una community impegnata nello sviluppo del suo Politecnico, che lo sostiene finanziariamente sia a livello personale, sia tramite il coinvolgimento, in progetti di fundraising, delle proprie realtà professionali”.

Leggi su Map 10: Un bilancio delle vostre donazioni
I PROGETTI CHE PUOI SOSTENERE NELL’ANNO ACCADEMICO 2022-2023: BORSE DI STUDIO
Con una donazione libera, aiuterai uno o più studenti e studentesse selezionati in base a criteri di bisogno e di merito, considerando i risultati degli esami sostenuti nel primo semestre dell’anno accademico, oppure contribuisci alla costituzione di un fondo per il sostentamento di uno studente della Scuola di Dottorato. C’è anche la possibilità di entrare nel Circle of Donors: è il programma speciale del Politecnico di Milano dedicato ai migliori studenti e studentesse magistrali. Con 2000 euro all’anno i donatori possono finanziare direttamente borse di studio abbinate ad un supporto personale di mentoring. Gli studenti selezionati ricevono 10.000 euro all’anno per i due anni della laurea magistrale.
Se vuoi entrare a far parte del Circle of Donors: scrivi a sostieni@polimi.it
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Circle of Donors: 37 Alumni del Politecnico contro la “fuga dei cervelli”
Giovedì 20 ottobre 2022 – al Politecnico di Milano si è riunito il Circle of Donors, gruppo di Alumni donatori che dal 2016 si impegna a sostenere economicamente e con un percorso di mentoring i migliori studenti dell’Ateneo.

“Il Circle è nato per dare risposta ad una domanda: come fare per essere più attrattivi nei confronti dei nostri studenti migliori? Quelli che ricevono offerte di opportunità e borse di studio molto prestigiose dai migliori atenei del mondo? Come fare per non farli fuggire? Per trattenere in Italia e al Poli il tesoro rappresentato dal loro talento?”,
apre così i lavori il prof. Enrico Zio, presidente Alumni Politecnico di Milano, delegato del rettore per gli Alumni e per il fundraising individuale: due cariche che trovano nel Circle una delle sintesi più efficaci.
Intorno al tavolo si trova infatti una ristretta cerchia di Alumni di altissimo profilo professionale, Alumni che si mettono a disposizione come mentor per seguire la formazione di alcuni dei migliori studenti del Politecnico. Non secondario è il supporto dal punto di vista economico: ciascuno studente Circle ha ricevuto (o sta ricevendo, nel caso degli ultimi arrivati) una borsa di studio di 20 mila euro, erogati nel corso dei due anni della laurea magistrale, sussidio in grado di competere con quelli offerti dai migliori atenei internazionali.
PROGETTO CIRCLE: I NUMERI
A 7 anni dall’inizio del programma, il Circle ha raccolto quasi 400 mila euro grazie a 37 Alumni donatori che hanno supportato 20 studenti e studentesse. Alcuni tra questi ragazzi si sono laureati e sono ormai giovani professionisti, chi in azienda e chi nel mondo della ricerca, tutti con ottimi risultati in settori con grande impatto sul futuro dell’innovazione e della società: energie rinnovabili, automazione, guida autonoma, transizione energetica.
“Se non fosse stato per la borsa di studio Circle, non avrei potuto studiare al Politecnico”, commenta Daniele, che dopo la laurea in ingegneria elettronica lavora come progettista per una società coreana che sviluppa memorie, in Italia. “Ma, a parte l’aspetto economico, mi sono reso conto della vera utilità del Circle quando hanno cominciato a venirmi dubbi e domande sul mio futuro e su quello che volevo fare una volta laureato. I mentor Circle hanno tantissima esperienza e ho trovato in loro non le risposte alle mie domande, come pensavo; ho trovato nuove domande e una guida per trovare da solo le mie risposte”.
Giulia invece ha studiato ingegneria energetica. Il suo sogno è lavorare con le energie rinnovabili e avere un impatto sul mondo in cui vive. “Dopo la triennale, ero convinta di lasciare l’Italia per fare la magistrale all’estero. Il Circle mi ha convinto di restare in Italia e al Poli: se mi hanno scelta per una borsa di studio così prestigiosa e mi stanno chiedendo di rimanere, mi sono detta, forse hanno visto qualcosa che io non ho visto. Forse vale la pena di rimettere tutto in discussione”. Giulia all’estero ci è andata lo stesso, giustamente, in Erasmus. Oggi, la sua carriera la sta portando a spostarsi molto e a costruirsi un profilo internazionale, ma, commenta, “ho deciso che è l’Italia il paese in cui voglio vivere e alla cui crescita voglio contribuire”.
“C’è un filo conduttore tra studenti e Alumni, Alumni che dedicano al loro ateneo con generosità il loro supporto in termini economici e in termini di tempo. È un supporto che rappresenta uno dei pilastri di sviluppo del Politecnico di Milano”,
commenta il rettore Ferruccio Resta, che si sofferma sulle parole di Giulia e Daniele. “I messaggi che ci hanno dato fanno molto riflettere. Daniele dice che non avrebbe studiato al Politecnico di Milano, se non ci fosse stata la borsa di studio. Il tema del diritto allo studio è al centro delle nostre riflessioni. Dal 2017 al 2021 la voce di bilancio che riguarda il diritto allo studio è cresciuta del 50% e oggi conta oltre 24 milioni di euro per supportare i quasi 5000 studenti che ne hanno bisogno. Giulia ci ha dato un’altra storia altrettanto importante: se non ci fosse stato il Circle, sarebbe espatriata. È chiaro che la mobilità studentesca è un valore, è qualcosa che arricchisce molto e che noi incentiviamo anche attraverso accordi con le altre università in tutto il mondo, ma il progetto dei Circle si inserisce in un processo che vede il nostro Paese diventare una meta e non soltanto stazione di partenza. In questo modo, la mobilità diventa un fattore di attrazione e non una necessità di fuga per i nostri giovani talenti”.
Il progetto Circle è la punta dell’iceberg di una stretta collaborazione tra il Politecnico di Milano e la comunità dei suoi Alumni, che, nell’ultimo triennio, ha contribuito a raccogliere oltre 10 milioni di euro in donazioni a supporto dei progetti di Ateneo: circa 500 mila euro hanno finanziato quasi 500 borse di studio e di dottorato; Circa 1 milione e 800 mila euro hanno contribuito all’ammodernamento di laboratori, strumenti, infrastrutture e campus del Politecnico. Circa 550 mila euro hanno finanziato progetti di didattica innovativa. Oltre 2 milioni e 200 mila euro sono stati dedicati a progetti di ricerca a alto impatto sociale. Il progetto Alumni è stato finanziato grazie a quasi 300 mila euro di donazioni.
Scopri di più: https://alumni.polimi.it/2022/10/18/10-milioni-di-volte-grazie-dagli-studenti-e-dai-ricercatori-del-politecnico-di-milano/

Eni Award 2022: vincono 2 progetti a firma Alumni
Il 3 ottobre al Quirinale, alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella, sono stati premiati i vincitori Eni Award 2022. Tra questi, anche Sinergy Flow, creata da tre Alumni e ricercatori politecnici e Ricehouse, start-up dell’Alumna e architetta Tiziana Monterisi, che hanno ricevuto la menzione speciale “Eni Joule for Entrepreneurship”.

La storia di Eni Award – come si legge sul sito – attraversa cinque continenti e le carriere di decine di ricercatori e scienziati. È stato istituito nel 2007 come premio aziendale e, da allora, è cresciuto fino a diventare un riconoscimento di livello internazionale per la ricerca e l’innovazione tecnologica applicate al mondo dell’energia. Anno dopo anno, i lavori premiati riguardano scoperte di grande impatto poiché rendono possibili innovazioni radicali nell’efficienza energetica, nelle rinnovabili, nella decarbonizzazione e nella tutela dell’ambiente.
Nello specifico, il riconoscimento “Eni Joule for Entrepreneurship” vinto dai nostri Alumni premia la crescita di imprese sostenibili attraverso i percorsi “Human Knowledge” e “Energizer”, dedicati rispettivamente alla formazione di una nuova generazione imprenditoriale e all’accelerazione di startup.
“Imprese sostenibili; imprese che “camminano” nel presente ma capaci, fin d’ora, di disegnare le mappe, le strade del futuro.”
RICEHOUSE E SINERGY FLOW: DI COSA SI TRATTA?
Sinergy Flow è una startup early stage (TRL 4) di Milano che propone una batteria innovativa per l’accumulo energetico stazionario di media e larga scala (ne abbiamo già parlato qui). La batteria a celle di flusso impiega scarti ricchi in zolfo dell’industria petrolchimica, con un costo di installazione ridotto ed elevate prestazioni. Il team è costituito da 3 giovani ingegneri che hanno sviluppato il progetto al Politecnico di Milano ed è stato rappresentata da Alessandra Accogli (CEO e co-founder), che commenta così a La Repubblica:
“Sinergy Flow si è avviata con il mio progetto di dottorato: l’idea di un dispositivo, una batteria, in grado di accumulare energia a lungo da potersi abbinare con le fonti rinnovabili si è facilmente incontrata con le esigenze del mercato. […] L’adozione su larga scala del nostro dispositivo impatterà in maniera positiva sul benessere, garantendo una migliore qualità dell’aria e, quindi, della vita.”

Ricehouse è una startup con un livello di maturità molto alto (TRL 9) di Milano che trasforma gli scarti derivanti dalla lavorazione del riso in materiali naturali per la bioedilizia e la bioarchitettura. Oggi è diventata società benefit e conta circa 15 dipendenti (con età compresa tra i 24 e i 44 anni) ed è rappresentata da Tiziana Monterisi (CEO e co-founder).
“Sono una nativa ecologica – ha affermato Monterisi in occasione della Convention Internazionale di MPW (Most Powerful Women) di Fortune Italia (ne abbiamo parlato qui) – e da sempre ho cercato di trovare una sostenibilità nel mondo dell’edilizia. Grazie alla creatività, ma soprattutto grazie alla competenza professionale e al coraggio sono riuscita a incidere in questo mondo poco innovativo e molto tradizionale. Ci vuole tanta passione, ma soprattutto tanto coraggio e perseveranza”.

Intervista a Fabio Violante, CEO di Arduino
Abbiamo avuto anni turbolenti (a dir poco). Lungi dall’essere spaesati, gli Alumni del Poli cavalcano le onde di questa complessità: pianificando dove si può, preparandosi a repentini cambi di scenario e scommettendo (ma con cognizione di causa!) sul prossimo trend. E sulla tecnologia: dal deep tech all’IoT, dalla manifattura 4.0 alla piena automazione, dall’evoluzione dei servizi alla rivoluzione delle telecomunicazioni… “WHAT, NOW?” è una serie di interviste a Alumni in posizioni apicali nel panorama delle imprese, della cultura e della tecnologia, che si chiedono: cosa dobbiamo aspettarci, adesso?
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Fabio Violante è un Alumnus ingegneria informatica “con la passione per l’hardware” – leggiamo in una news del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano. Ricopre il ruolo di CEO in Arduino, piattaforma di prototipazione rapida open-source usata ogni giorno da milioni di designer, progettisti e aziende per dare vita in modo semplice e veloce a oggetti intelligenti e dispositivi digitali. Ed è dall’hardware e dall’open source che inizia a raccontare la sua visione di futuro: “una nuova generazione sta entrando nel mercato del lavoro. Ragazze e ragazzi interessate all’impatto che il loro lavoro ha sul mondo”.

Impatto, chiediamo a Violante, nei termini in cui il lavoro di ciascuno contribuisce agli obiettivi di sostenibilità? “Stare attenti all’impatto significa essere consapevoli che il proprio lavoro è un pezzo del lavoro di qualcun altro, e questo è ancora più vero grazie alle tecnologie open source. C’è quindi il gusto personale un po’ edonistico di sapere che con il mio contributo costruisco un pezzo di software che potrà essere usato da altre migliaia di ingegneri per risolvere un certo problema. A un livello più alto, i giovani che vediamo sono interessati a capire come queste tecnologie possono aiutare a fronteggiare le sfide del pianeta, come il consumo di energia: sono entusiasti quando possono dire di aver lavorato a un sistema che permette alla tale azienda di risparmiare il 40% sui consumi di acqua o di energia e di abbattere le emissioni di gas serra”.
VIOLANTE: L’IMPATTO DELLA TECNOLOGIA SUL PANETTONE CHE MANGERAI A NATALE (E SU CHI TE LO FA)
Torniamo alla collettività, quindi, a un punto di vista globale. In che direzione stanno spingendo, queste nuove generazioni, l’innovazione tecnologica? Alle nostre domande sulla tecnologia, Violante ci riporta sempre con i piedi per terra:
“Il tema principale non è la tecnologia in sé, ma il problema che aiuta a risolvere. Se mi chiedete quale sarà la prossima rivoluzione tecnologica non penso a un prodotto o a un algoritmo: penso ai problemi quotidiani, sia delle persone e sia delle aziende, che la tecnologia può contribuire a risolvere. Penso al mio sistema automatico di irrigazione, o a un dispositivo per dar da mangiare ai pesci nell’acquario, come anche all’operaio di un pastificio ha spesso le mani sporche di pasta e, ogni volta che deve avviare una macchina, deve pulirsi prima di schiacciare un bottone; questo, oltre a rallentare il suo lavoro, lo distrae e lo predispone al rischio di incidenti. O al medico che deve impostare una terapia su un macchinario.
E se potessero dare alla macchina un comando vocale, nonostante l’ambiente molto rumoroso della fabbrica e dell’ospedale? È in questa utilità spicciola della tecnologia che dobbiamo andare a cercare. Ci siamo quasi, è un layer semplice da implementare, ma molte aziende ancora non sono pronte. Poi ovviamente l’evoluzione dell’intelligenza artificiale ci porta molto più lontano. Oggi i robot sono ancora “semi-stupidi e semi intelligenti”. Manipolano un rubinetto ma non sanno che è un rubinetto, invece tra qualche anno lo sapranno e decideranno loro il tipo di intervento da fare.
Oggi sono ancora, spesso, ciechi e eseguono task ripetitivi programmati, un domani non sarà più così: machine vision & audio, motion control, machine learning nel giro di qualche anno faranno lievitare le capacità delle macchine e questo cambierà in maniera sostanziale e sperabilmente positiva, la nostra vita quotidiana”.






UN BULLONE NON È PIÙ SOLO UN BULLONE
Hai detto che le aziende non sono pronte: perché?
“Non tutte le aziende hanno capito che c’è la possibilità di accedere a certe trasformazioni tecnologiche, che possono portare a nuovi modelli di business. Il prossimo passo quindi è quello di democratizzare l’accesso alla tecnologia: consentirne l’accesso a professionisti che non hanno una formazione specifica in intelligenza artificiali, per esempio.
La nostra responsabilità di ingegneri è quella di rendere queste tecnologie più accessibili, abbassare le barriere di ingresso.
Le conseguenze di questa democratizzazione della tecnologia è che ci sono più tecnici al lavoro sullo stesso problema: persone che magari di intelligenza artificiale sanno poco, ma sono esperte di quel problema. Faccio un esempio: un team di Arduino lavora per un’azienda che produce bulloni, che sono forse la cosa meno high tech che si possa immaginare. Eppure, i bulloni finiscono in oggetti molto high tech, come razzi spaziali e auto da corsa. Lavorando con chi produce bulloni, è stato possibile capire come dotarli di sensori che rilevano vari parametri, come vibrazioni o temperatura, e che possono lanciare allarmi o prendere decisioni: possono risolvere problemi, insomma, da quelli quotidiani di un rubinetto che perde, a quelli spaziali di un satellite”.
Approfondiremo questi argomenti nell’11° Convention degli Alumni del Politecnico di Milano. Iscriviti all’evento in presenza.