L’Alumna Elena Bottinelli, laureata in ingegneria elettronica con specializzazione in Bioingegneria al Politecnico di Milano nel 1991 e Head of innovation and digitalization del Gruppo San Donato, è stata inserita nella lista delle 50 Most Powerful Women della rivista Fortune Italia. La lista racconta le 50 storie di successo, di impegno e perseveranza delle 50 donne che animano, nel mondo, i dibattiti culturali non solo sul valore della diversità di genere in ambito aziendale ma, nel suo complesso, sul fondamentale ruolo della donna nella società contemporanea.
Secondo la rivista, l’Alumna si è distinta
“negli anni della pandemia, ha guidato alcuni tra i più importanti ospedali d’Italia impegnati nella lotta contro il virus. È conosciuta per il suo interesse verso lo sviluppo e l’applicazione di tecnologie per migliorare la qualità della cura dei pazienti, come la telemedicina”.
Prima di arrivare al Gruppo San Donato, Bottinelli ha lavorato dieci anni in multinazionali leader nel settore dei dispositivi medici e ortopedici.
Nel 2017 partecipa alla 6° edizione della Convention Alumni Politecnico di Milano (il video a questo link), sottolineando l’importanza del sistema sanitario. “Il primo obiettivo delle città è quello di far star bene i cittadini”, commenta, parlando di un futuro in cui la tecnologia, dai wearables al machine learning, giocherà un ruolo sempre più importante nella prevenzione e nel controllo della salute, facilitando la medicina personalizzata a distanza e un sistema di ambulatori distribuiti sul territorio.
“Il futuro è a portata di mano. Non dobbiamo temere la tecnologia, ma conoscerla e utilizzarla in modo etico: ci insegnerà a fare scelte più consapevoli”.
SABATO 12 NOVEMBRE 2022 – Nel cuore di Milano si è riunita la community degli Alumni del Politecnico di Milano per l’11° edizione della Convention, momento annuale di confronto intorno a domande e sfide poste del mondo contemporaneo. Oltre 700 Alumni presenti in sala e 300 che hanno seguito la diretta dell’evento: alla ricerca di una risposta alla domanda che dà vita alle riflessioni di oggi: “what now, cosa ci aspetta adesso?”. GUARDA IL VIDEO
La domanda è legittima anche se ambiziosa, sostiene l’anfitrione della giornata, il prof. Enrico Zio, presidente Alumni Politecnico di Milano e delegato del rettore. “Se voltiamo lo sguardo al passato, agli ultimi 50 anni di scienza, vediamo i primi viaggi spaziali, i passi da gigante della medicina, gli effetti incredibili, seppure talvolta disastrosi, della nostra capacità di imbrigliare materia ed energia; vediamo il mondo in continua trasformazione e i cambiamenti nel nostro modo di vivere, comunicare, viaggiare, lavorare, persino giocare”. Ogni epoca ha le proprie sfide, ogni decennio nuove domande urgenti a cui rispondere. Scienza e tecnologia ci spronano a chiederci: cosa c’è dietro la prossima curva?
Calcano il palco del Trifoglio Gaela Bernini, Segretario Generale Fondazione Bracco, Alberto Mattiello, business futurist, autore e un oratore di spicco, Stefano Rebattoni, CEO IBM Italy, Francesca Reich, Amministratore Delegato e Direttore Generale Istituto Poligrafico e Zecca di Stato, Antonella Scaglia, AD IMQ Group. Tutti Alumni del Politecnico di Milano e tutti concentrati sulle sfide urgenti del nostro tempo, sostenibilità, inclusione, impatto sociale.
Credits: Tommaso Chemello
Bernini rompe il ghiaccio con un invito ad alzare lo sguardo: a
“guardare allo spazio e all’esplorazione spaziale, perché abbiamo bisogno di riconsiderare l’antropocentrismo caratterizzato da un modello occidentale e patriarcale, ricordando quanto le nostre scelte abbiamo impatto sull’oggi e sul domani”.
Lo spazio, come la scienza, ci insegna modelli di relazioni internazionali pacifiche e collaborazioni fruttuose tra pubblico e privato. Le differenze e i localismi impallidiscono di fronte al bene comune più alto da raggiungere.
Gaela Bernini (Credits: Tommaso Chemello)
Un aggancio per Reich, rientrata in Italia dopo lunga esperienza internazionale: “Sono rientrata in Italia dagli Stati Uniti per lavorare per il mio Paese. Sono orgogliosa di essere Alumna del Politecnico, credo che gli Alumni e in particolare gli ingegneri possano avere sempre più impatto sociale, perché per gestire questa complessità abbiamo bisogno di proposte tecniche. Il mio suggerimento a questa community è quello di non sottovalutare il “qui e ora”: pensiamo anche al metaverso, al quantum, al futuro; ma progettiamo infrastrutture che funzionino bene oggi, che siano un asset per l’Italia nei prossimi 10-15 anni. Proteggiamo le nostre eccellenze ed il nostro territorio. Cerchiamo di avere la sensibilità per non rincorrere l’innovazione a tutti i costi e cogliere il “good enough” per implementare un ragionamento strategico ed inclusivo”.
“Abbiamo la tecnologia”, commenta, “Abbiamo i talenti. Stiamo formando le competenze. Quello su cui dobbiamo lavorare oggi, in Italia, è un modello di cooperazione e collaborazione, aperta e inclusiva, tra istituzioni, istruzione, pubblico, privato e mondo dell’innovazione. Fare impresa attraverso un utilizzo del “digitale per il reale”: teso alla realizzazione di valore economico e sociale per la collettività”.
Stefano Rebattoni (credits: Tommaso Chemello)
Parole che guardano al futuro, ma radicate nel presente. Come quelle di Mattiello, che apre, parafrasando Gullit, invitandoci a “non guardare la palla, cioè non guardare (solo) l’innovazione: l’innovazione, come la direzione della palla, è un effetto finale di una serie di scelte che vengono da lontano, che prima di arrivare al mercato fanno tanta strada. E che, se ci arrivano, è perché incontrano un bisogno: è questo il passaggio più rilevante”. Senza dimenticare che, intanto, l’innovazione corre: solo nell’ultimo mese, per esempio, Tesla ha presentato il prototipo del “robot in serie”; Meta ha declinato il metaverso per il mondo del lavoro e della formazione; è stata rilasciata la V4 di MidJourney…
“Text to image. Text to code. Text to text. Text to design. Text to… significa che, a tendere, avremo manager che si occupano non più di gestire business, ma di gestire macchine che gestiscono business”.
Alberto Mattiello (credits: Tommaso Chemello)
Chiude Scaglia toccando un tema molto concreto: quello di come l’innovazione venga accolta dal pubblico:
“Si incontrano spesso forme di resistenza. Perché quello di innovazione è un concetto esteso, non riguarda solo la tecnologia ma anche i processi, l’organizzazione, in sostanza le persone. Per questo è necessario investire su formazione e comunicazione: far sì che le persone possano prendere decisioni conformi alla strategia, perché decisioni se ne prendono a tutti i livelli, in tutte le mansioni.”
Antonella Scaglia (credits: Tommaso Chemello)
Un posto speciale in questa Convention è dedicato al Rettore uscente, prof. Ferruccio Resta, che conclude il suo mandato e passa il testimone alla prossima Rettrice, prof.ssa Donatella Sciuto. E ripercorre le tappe salienti di questi 6 anni: un rettorato caratterizzato da momenti particolarmente difficili a livello globale e da imprevisti:
“Mantenere la barra dritta infatti non è stato facile, ma è stato possibile, grazie a una visione chiara e condivisa di dove volessimo arrivare. La missione tracciata nel Piano Strategico ha indicato la rotta, quella di essere una “European Leading University”, con uno sguardo aperto al confronto internazionale, capace di interpretare il cambiamento. Il compito di chi gestisce la cosa pubblica è quello di migliorarla. Questo è stato il mio impegno, portato avanti con l’aiuto di tutti voi. Il vostro sostegno è stato prezioso. I vostri suggerimenti sono stati di grande stimolo. Le vostre critiche hanno fatto crescere il Politecnico. E voi, cari Alumni, per me e per la comunità politecnica, ci siete sempre stati e so che ci sarete sempre”.
Il Rettore Ferruccio Resta (credits: Tommaso Chemello)
SABATO 12 NOVEMBRE 2022 – Nel cuore di Milano si è riunita la community degli Alumni del Politecnico di Milano per l’11° edizione della Convention, momento annuale di confronto intorno a domande e sfide poste del mondo contemporaneo. Oltre 700 Alumni presenti in sala e 300 che hanno seguito la diretta dell’evento: alla ricerca di una risposta alla domanda che dà vita alle riflessioni di oggi: “what now, cosa ci aspetta adesso?”. GUARDA IL VIDEO
La domanda è legittima anche se ambiziosa, sostiene l’anfitrione della giornata, il prof. Enrico Zio, presidente Alumni Politecnico di Milano e delegato del rettore. “Se voltiamo lo sguardo al passato, agli ultimi 50 anni di scienza, vediamo i primi viaggi spaziali, i passi da gigante della medicina, gli effetti incredibili, seppure talvolta disastrosi, della nostra capacità di imbrigliare materia ed energia; vediamo il mondo in continua trasformazione e i cambiamenti nel nostro modo di vivere, comunicare, viaggiare, lavorare, persino giocare”. Ogni epoca ha le proprie sfide, ogni decennio nuove domande urgenti a cui rispondere. Scienza e tecnologia ci spronano a chiederci: cosa c’è dietro la prossima curva?
Calcano il palco del Trifoglio Gaela Bernini, Segretario Generale Fondazione Bracco, Alberto Mattiello, business futurist, autore e un oratore di spicco, Stefano Rebattoni, CEO IBM Italy, Francesca Reich, Amministratore Delegato e Direttore Generale Istituto Poligrafico e Zecca di Stato, Antonella Scaglia, AD IMQ Group. Tutti Alumni del Politecnico di Milano e tutti concentrati sulle sfide urgenti del nostro tempo, sostenibilità, inclusione, impatto sociale.
Credits: Tommaso Chemello
Bernini rompe il ghiaccio con un invito ad alzare lo sguardo: a
“guardare allo spazio e all’esplorazione spaziale, perché abbiamo bisogno di riconsiderare l’antropocentrismo caratterizzato da un modello occidentale e patriarcale, ricordando quanto le nostre scelte abbiamo impatto sull’oggi e sul domani”.
Lo spazio, come la scienza, ci insegna modelli di relazioni internazionali pacifiche e collaborazioni fruttuose tra pubblico e privato. Le differenze e i localismi impallidiscono di fronte al bene comune più alto da raggiungere.
Gaela Bernini (Credits: Tommaso Chemello)
Un aggancio per Reich, rientrata in Italia dopo lunga esperienza internazionale:
“Sono rientrata in Italia dagli Stati Uniti per lavorare per il mio Paese. Sono orgogliosa di essere Alumna del Politecnico, credo che gli Alumni e in particolare gli ingegneri possano avere sempre più impatto sociale, perché per gestire questa complessità abbiamo bisogno di proposte tecniche. Il mio suggerimento a questa community è quello di non sottovalutare il “qui e ora”: pensiamo anche al metaverso, al quantum, al futuro; ma progettiamo infrastrutture che funzionino bene oggi, che siano un asset per l’Italia nei prossimi 10-15 anni. Proteggiamo le nostre eccellenze ed il nostro territorio. Cerchiamo di avere la sensibilità per non rincorrere l’innovazione a tutti i costi e cogliere il ‘good enough’ per implementare un ragionamento strategico ed inclusivo”.
“Abbiamo la tecnologia”, commenta, “Abbiamo i talenti. Stiamo formando le competenze. Quello su cui dobbiamo lavorare oggi, in Italia, è un modello di cooperazione e collaborazione, aperta e inclusiva, tra istituzioni, istruzione, pubblico, privato e mondo dell’innovazione. Fare impresa attraverso un utilizzo del “digitale per il reale”: teso alla realizzazione di valore economico e sociale per la collettività”.
Stefano Rebattoni (credits: Tommaso Chemello)
Parole che guardano al futuro, ma radicate nel presente. Come quelle di Mattiello, che apre, parafrasando Gullit, invitandoci a “non guardare la palla, cioè non guardare (solo) l’innovazione: l’innovazione, come la direzione della palla, è un effetto finale di una serie di scelte che vengono da lontano, che prima di arrivare al mercato fanno tanta strada. E che, se ci arrivano, è perché incontrano un bisogno: è questo il passaggio più rilevante”. Senza dimenticare che, intanto, l’innovazione corre: solo nell’ultimo mese, per esempio, Tesla ha presentato il prototipo del “robot in serie”; Meta ha declinato il metaverso per il mondo del lavoro e della formazione; è stata rilasciata la V4 di MidJourney…
“Text to image. Text to code. Text to text. Text to design. Text to… significa che, a tendere, avremo manager che si occupano non più di gestire business, ma di gestire macchine che gestiscono business”.
Alberto Mattiello (credits: Tommaso Chemello)
Chiude Scaglia toccando un tema molto concreto: quello di come l’innovazione venga accolta dal pubblico:
“Si incontrano spesso forme di resistenza. Perché quello di innovazione è un concetto esteso, non riguarda solo la tecnologia ma anche i processi, l’organizzazione, in sostanza le persone. Per questo è necessario investire su formazione e comunicazione: far sì che le persone possano prendere decisioni conformi alla strategia, perché decisioni se ne prendono a tutti i livelli, in tutte le mansioni.”
Antonella Scaglia (credits: Tommaso Chemello)
Un posto speciale in questa Convention è dedicato al Rettore uscente, prof. Ferruccio Resta, che conclude il suo mandato e passa il testimone alla prossima Rettrice, prof.ssa Donatella Sciuto. E ripercorre le tappe salienti di questi 6 anni: un rettorato caratterizzato da momenti particolarmente difficili a livello globale e da imprevisti:
“Mantenere la barra dritta infatti non è stato facile, ma è stato possibile, grazie a una visione chiara e condivisa di dove volessimo arrivare. La missione tracciata nel Piano Strategico ha indicato la rotta, quella di essere una “European Leading University”, con uno sguardo aperto al confronto internazionale, capace di interpretare il cambiamento. Il compito di chi gestisce la cosa pubblica è quello di migliorarla. Questo è stato il mio impegno, portato avanti con l’aiuto di tutti voi. Il vostro sostegno è stato prezioso. I vostri suggerimenti sono stati di grande stimolo. Le vostre critiche hanno fatto crescere il Politecnico. E voi, cari Alumni, per me e per la comunità politecnica, ci siete sempre stati e so che ci sarete sempre”.
Il Rettore Ferruccio Resta (credits: Tommaso Chemello)
Francesca P. si è trasferita a Milano da Genova e studia ingegneria informatica, come le compagne Beatrice e Anna, di Modena, e Raffaella, di Palmanova. Giulia C., ingegneria dell’automazione, Giulia D. e Chiara, ingegneria meccanica, vengono da Roma. Susan, ingegneria dell’automazione, viene dalla provincia di Mantova. Sara e Lucrezia, dalla provincia di Bergamo, hanno scelto ingegneria aerospaziale, come anche Francesca S., da Bologna. A ingegneria dell’automazione troviamo anche Virginia, di Vimercate. Ludovica, di Lecce, si è iscritta a ingegneria meccanica. Susan, di Bologna, sta studiando ingegneria elettronica e Federica, di Novara, ingegneria elettrica.
Sono le 15 studentesse vincitrici delle borse di studio assegnate quest’anno nell’ambito di Girls@Polimi, il progetto del Politecnico di Milano nato per sostenere le ragazze che decidono di intraprendere un percorso nel campo delle discipline STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics). Si sono distinte tra quasi 200 candidate: studentesse delle scuole superiori che hanno deciso di immatricolarsi a corsi di ingegneria con una bassa presenza femminile. Le vincitrici riceveranno borse di studio del valore di 8.000€/anno l’una. L’edizione 2022-2023 di Girls@Polimi è stata finanziata da 9 aziende (Gruppo Autostrade per l’Italia, Bain & Company Italy, Banco BPM, Eurofins Foundation, Fastweb, Intesa Sanpaolo, Leonardo, Gruppo Nestlé in Italia, NHOA) e dalle donazioni degli Alumni del Politecnico di Milano.
“Purtroppo, ancora poche ragazze scelgono di intraprendere dei percorsi di studio nella tecnologia, e ancora meno sono quelle che si dedicano a una carriera in settori tecnici”, commenta Donatella Sciuto, prorettrice del Politecnico di Milano. Le professioni tecniche come l’ingegneria vengono considerate un habitat naturale per gli uomini e una conquista per le donne, afferma Sciuto nel libro Alumnae – Ingegnere e Tecnologie. Spesso, intraprendere la carriera ingegneristica richiede alle ragazze una motivazione in più a causa di pregiudizi scontati e modelli imposti dalla società. Al Politecnico di Milano solo 1 studente su 5 è una donna; la percentuale cala ancora molto, in particolare, nei corsi delle ingegnerie aerospaziale, dell’automazione, elettrica, elettronica, informatica, meccanica e industriale.
“Io mi sono trovata a seguire il corso di ingegneria elettronica molti anni fa”, continua Sciuto, “quando il numero di ragazze era molto inferiore a quello di adesso. E non l’ho mai rimpianto. Sono orgogliosa di aver imparato quello che nell’ingegneria è un modo di pensare ai problemi, non soltanto quelli tecnici, ma anche quelli quotidiani, di qualunque tipo: analizzarli nel modo giusto, senza mai farsi prendere dal panico. Penso sia importante convincere le ragazze a seguire le loro passione, e, se sono appassionate di tecnologia, incentivarle a andare in questa direzione”.
Girls@Polimi è anche un messaggio alle imprese, un modo di promuovere la necessità di un cambiamento culturale. “Noi al Politecnico siamo in contatto con tante aziende. Le più innovative ci chiedono di avere la possibilità di assumere ragazze: si rendono conto che avere dei gruppi di lavoro misti, che accolgono le diversità, migliora il lavoro stesso, soprattutto fa guadagnare in creatività, in innovazione, perché menti diverse che pensano insieme generano, di solito, soluzioni non standard, non conformi, diverse da quelle precedenti”.
PERCHÉ FARE INGEGNERIA?
Le 15 Girls hanno le idee chiare: hanno scelto queste discipline STEM per assecondare i loro interessi personali e perché, pragmaticamente, offrono loro le maggiori possibilità di scegliere una professione appagante. E hanno scelto Milano per l’atmosfera che si respira: “Ho deciso di trasferirmi al Politecnico perché è una scuola internazionale che offre molte opportunità, come quella delle doppie lauree, sia in Italia che all’estero”, commenta Beatrice. Importantissima, nella scelta universitaria, la voglia di avere un impatto concreto, positivo, sul mondo e sulla società: come Sara, che vuole contribuire all’esplorazione spaziale e, commenta, ama il modo in cui le scoperte spaziali hanno una ricaduta sulla Terra; e Ludovica, che ci scrive: “mi ha sempre affascinato come la matematica e la fisica si intreccino continuamente nella nostra vita di ogni giorno, anche se spesso non ce ne accorgiamo. Sono convinta che l’ingegneria meccanica mi potrà dare tanti sbocchi lavorativi e che potrò scegliere la strada che preferisco”. Virginia, che ha scelto ingegneria dell’automazione perché affascinata da robotica e intelligenza artificiale, aggiunge che anche sua madre è ingegnere: “mi racconta che colleghi con le stesse mansioni percepiscono stipendi più alti di lei. Spero che questo possa cambiare, ma la sua storia rassicura e dà speranza: dimostra che anche lavorando in un settore prevalentemente maschile non è necessario scegliere tra la carriera e la possibilità di avere una famiglia”.
“La tecnologia”, chiude Sciuto, “è un modo per continuare a sognare di poter fare qualcosa che aiuti a costruire una società più giusta. Ma, per farlo, bisogna smettere di credere alla fatalità, cioè che non sia possibile, ma bisogna guidare il cambiamento e questo è quello che noi ci siamo impegnati a fare, da diversi anni, al Politecnico di Milano”. Girls@Polimi infatti è una delle iniziative strategiche dell’Ateneo per la riduzione delle diseguaglianze, per costruire un ambiente di studio e lavoro che rispetti le identità di genere, le diverse abilità, le culture e provenienze. Non solo borse di studio, quindi, ma una serie di azioni di trasformazione culturale che parte dai corridoi e dalle aule universitari, in grado di supportare le studentesse e gli studenti durante il percorso di studi con azioni di formazione e placement affinché possano raggiungere la propria realizzazione professionale.
Tre su tre per il Politecnico: la squadra dell’Ateneo, composta dagli Alumni Gabriele Roggi, Salvatore Meraglia, Mattia Giurato, e dai professori Marco Lovera e Matteo Matteucci, ha trionfato anche alla terza edizione del “Leonardo Drone Contest, An Open Innovation Challenge”, la competizione lanciata da Leonardo. Il team del Politecnico ha portato in gara i sistemi autonomi di navigazione, pianificazione di traiettoria, collision avoidance e atterraggio per il drone ROG-3, messo a punto insieme alla spin off ANT-X.
La competizione, giunta alla terza e ultima edizione per questo ciclo, ha coinvolto i team di sei università italiane che hanno gareggiato in tre manche. I sei droni progettati hanno volato in completa autonomia, su un campo di gara strutturato con edifici, piazzole di atterraggio e decollo, presenza di oggetti conosciuti e sconosciuti.
La terza edizione, in particolare, ha aggiunto un nuovo elemento di complessità, introducendo nel campo gara i “grattacieli” in posizioni non note ai team, con l’obiettivo di validare la capacità di “collision detection and avoidance” dei droni, a cui era stato assegnato anche il compito di inseguire un intruso e ispezionare le pareti degli edifici.
Credits: https://www.leonardo.com/
Si conclude così il primo ciclo del Drone Contest Leonardo: dal prossimo anno si aprirà un nuovo percorso triennale a cui si aggiungeranno altri atenei. Verrà mantenuta la stessa formula, ma l’asticella salirà ancora e la sfida si farà più complessa con un’interazione esponenziale fra droni volanti e robot terrestri.
I DRONI NEL FUTURO
Droni come questi, in futuro, potrebbero raggiungere la produzione industriale, con molteplici campi di applicazioni, come commentato alla Rai da Franco Ongaro, Alumnus e Chief Technology and Innovation Officer di Leonardo:
“Già oggi degli assistenti intelligenti vengono usati nelle operazioni svolte da chirurghi, per il trasporto, la sicurezza, la cybersecurity delle città intelligenti, quindi la capacità di monitorare traffico, per le utilities, elettricità e per avere un governo intelligente della città basato sui dati.”
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