Project Safe refuge: sentirsi a casa altrove 

Un’architettura mobile e provvisoria per i profughi ucraini: l’idea di un gruppo di lavoro internazionale, con una rappresentanza Politecnica

 “Quando finirà la guerra tornerai in Ucraina o pensi di trasferirti in modo permanente in un altro Paese? Parteciperai alla ricostruzione? Cosa ti manca di più? Dove abiti attualmente? Cosa vorresti? Dove dormono i tuoi figli? Con quanti bagagli sei arrivato in Polonia?”. Sono alcune domande di un questionario sull’abitare posto a profughi ucraini in Polonia da Project Safe Refuge, un gruppo internazionale di progettisti di unità abitative transitorie pensate per contesti emergenziali. Le risposte servono per realizzare delle abitazioni che non siano impersonali ma che accolgano gli ospiti facendoli sentire in qualche modo più a casa.  

refuge

L’idea nasce a marzo del 2022, come ci racconta Nadja Strikovic, Alumna di architettura: «Ho scoperto l’iniziativa sulla pagina LinkedIn di Kika Zdziarska, una studentessa polacca che studia a Delft, in Olanda, e che avevo conosciuto quando anche lei frequentava la triennale al Politecnico di Milano. Insieme a Kasia Antoszyk, un’altra studentessa polacca, aveva appena iniziato a lavorare a questa idea e così mi sono aggiunta a loro.

Cerchiamo di creare due tipi di network: uno a livello di ricerca, contattando organizzazioni simili alle nostre in ambito internazionale, con focus su Polonia e Ucraina. L’altro filone della ricerca si concentra sull’ambito tecnico e costruttivo, cerchiamo aziende e organizzazioni che siano disposte a costruire in loco il nostro progetto, così da evitare grandi costi di trasporti di materiali e di unità abitative, e anche per velocizzare i processi».  

«Stiamo capendo se riusciamo a coprire i costi per realizzare il prototipo dell’unità abitativa: un modulo base di circa 3 3,5 metri per 6 7,5, corrispondente ad una dimensione minima che poi si potrà eventualmente ampliare in lunghezza e in altezza con l’inserimento di altri moduli. Questa dimensione ci permette di ospitare bagno, cucina e uno spazio antistante abbastanza grande per un divano letto o due letti singoli o uno matrimoniale. La immaginiamo come una base a pianta molto flessibile e con una struttura realizzata in pannelli di legno OSB, isolata con materiali locali recuperati tramite scarti di aziende e imprese del posto. Gli infissi saranno tendenzialmente in pvc. Vorremmo realizzare qualcosa che non sia extraterrestre rispetto alle vite dei profughi. Anche se saranno temporanee, vorremmo che qualcosa negli arredi e negli spazi rimandasse alle loro abitazioni originarie».  

Attualmente, il gruppo sta cercando di portare a termine lo sviluppo di un’unità completa da realizzare possibilmente in Ucraina. Hanno lanciato un crowdfunding per finanziarne la riuscita.

Leggi la storia completa sul numero 11 di MAP a partire da dicembre 2022

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