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Polimi Sailing Team: prototipi di barche a vela che prendono il volo
DAL 2007 progettano e realizzano barche a vela da regata per partecipare a competizioni internazionali. Sono le ragazze e i ragazzi del Polimi Sailing Team: nell’ultima edizione della SuMoth Challenge, tenutasi quest’estate, con il loro prototipo Teti si sono aggiudicati il primo posto nella progettazione e il secondo posto nella regata, gareggiando con oltre centocinquanta squadre provenienti dai quattro angoli del mondo.

Teti è una campionessa d’innovazione: a questo link possiamo vederla prendere il volo sulle acque del Garda. La valutazione si basa sulle capacità veliche durante la regata, sulla componente ingegneristica e progettuale e sulla sostenibilità.
«Quelli della SuMoth Challenge sono stati giorni stimolanti, stancanti ma bellissimi», racconta Beatrice Rimoldi, team leader. Frequenta l’ultimo anno di magistrale in Ingegneria Aeronautica. «Siamo stati in grado di fare davvero squadra perché ognuno credeva nell’obiettivo per il quale eravamo lì – vincere – e non si è tirato indietro. I ragazzi del team lavoravano fino a tarda notte per sistemare rotture della barca che si verificavano in acqua in modo tale che Teti fosse sempre pronta per scendere sul campo di regata il giorno successivo. Salire sul podio è stato il riconoscimento per mesi di lavoro intenso».

Marta Zattoni, responsabile della logistica, al primo anno della magistrale in Ingegneria Biomedica nonché timoniere di Teti, ricorda alcuni momenti di quei mesi di lavoro:
«Durante le prove abbiamo avuto problemi perché è un prototipo realizzato con materiali di recupero, quindi facilmente soggetto a rotture; tu esci dall’acqua e fai il conto delle cose che si sono rotte. Per me, che nasco come velista e ho vissuto lo sport come qualcosa di solitario, è stato bellissimo vedere che quando tornavo a riva c’erano venti, trenta persone pronte ad aiutarmi, che non vedevano l’ora di mettere le mani sulla barca e sistemarla. Era davvero come essere in acqua con tutto il team perché tutti eravamo coinvolti».


Poi, rievoca il momento di svolta: «La fase più critica quando si naviga con le barche foilanti è il take off, ossia il momento nel quale si passa da un’andatura dislocante con lo scafo sull’acqua a un’andatura foilante con lo scafo staccato dall’acqua ed esclusivamente le appendici immerse. Quando si utilizza un prototipo c’è sempre l’incognita, ti chiedi sempre: “Ma volerà?”. È stato emozionante quando per la prima volta sono riuscita a volare con Teti perché è stato l’attimo nel quale tutti abbiamo capito che il prototipo era funzionante».
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È arrivato l’11° numero di MAP, il magazine degli Alumni
Torna il MAP, la rivista dedicata agli architetti, designer e ingegneri del Politecnico di Milano con il suo 11° numero, che come sempre è stato reso possibile grazie all’incessante sostegno economico dei soci.
Troverete l’esperienza di lettura di questo numero molto interattiva e quindi più aggiornata, grazie alla presenza di QR code che vi porteranno a innumerevoli contenuti web, foto, video che vi permetteranno di approfondire le notizie. Ma questa novità non cambia il vero cuore di MAP: troverete infatti sempre la consueta attenzione nel raccontarvi il vostro Politecnico, gli ultimi aggiornamenti e i traguardi degli Alumni e delle Alumnae, che contribuiscono in modo sostanziale allo sviluppo dell’Ateneo.
Buona lettura!


Awards 2022: un anno di Alumni e progetti politecnici premiati nel mondo
GENNAIO
- Simone Callegari, Alumnus Ingegneria dei Materiali e Nanotecnologie 2015, riceve il CERN Alumni Champion Award per i suoi contributi sul blog del CERN durante il periodo della pandemia.

MARZO
- Ilaria Marelli, designer e Alumna Architettura, ha ricevuto il Wallpaper Design Awards 2022 nella categoria Best Outdoor Living per il suo il divano Calipso, “the floating sofa”, progettato per Ethimo.

Premiati i vincitori dell’Intellectual Property Award. Dal Poli:
- Andrea Bernasconi, Fabio Biondani, Luca Capoferri, Alberto Favier, Federico Gualdoni, Carlo Riboldi, Lorenzo Trainelli, Carmen Velarde Lopez de Ayala, gli inventori di HYBRIS: batterie strutturali per velivoli elettrici
- Luca Magagnin, Gabriele Panzeri, Eugenio Gilbertini, Alessandra Accogli, Matteo Salerno, Luca Bertoli, inventori di SINERGY, batteria a celle di flusso metallo-polisolfuri.


APRILE
- Paolo Asti, Carlo Carone, Sonia Calzoni, Massimo Roj, Margherita Carabillò, Pasquale Francesco Mariani Orlandi: gli Alumni alla testa di 7 progetti premiati da Urban File.

GIUGNO
I politecnici vincitori della XXVII edizione del Compasso d’Oro:
- Antonio Citterio – Compasso d’oro alla carriera
- Giulio Cappellini – Compasso d’Oro alla carriera
- Cini Boeri – Compasso d’Oro alla Carriera del Prodotto
- Bilancia per la donazione del Sangue “Milano” | Cefriel
- Springa, fondata nel 2016 dall’idea dei tre Alumni Davide Cevoli, Lorenzo Frangi e Alessandro Trifoni.
- Ricehouse, co-fondata dall’Alumna Tiziana Monterisi
- Gli Alumni Naomi Hasuike, Luca Catrame e Andrea Sechi fanno parte del team di Makio Hasuike & Co che ha creato LAMBROgio
- Nel team di lavoro che ha progettato E-Worker c’è l’Alumnus Felice Contessini
- Eduardo Staszowski è tra gli editor di Designing in Dark Times, “un libro e una nuova collana per avviare una riflessione sulle ragioni e le responsabilità del design oggi”.









LUGLIO
- La prof. Maria Prandini è eletta presidente della International Federation of Automatic Control.

AGOSTO
- Manfredi Rizza porta a casa il podio per l’Italia ai campionati europei di Monaco nella canoa – K2 200m maschile.
- Pietro Ravasi vince con gli Sharks lo scudetto di campioni d’Italia nel powerchair hockey.

SETTEMBRE
- Eleonora Andreis e Mariachiara Gallia, ricercatrici politecniche, premiate con la prestigiosa Amelia Earhart Fellowship.

- Annalisa Andaloro, Giulia Rossi, Maria Vittoria Trussoni sono le 3 politecniche nella classifica Fortune 40 under 40.

- Biennale 2023: gli Alumni e architetti Giacomo Ardesio, Alessandro Bonizzoni, Nicola Campri, Veronica Caprino e Claudia Mainardi, nel collettivo Fosbury Architecture vincono il progetto del Padiglione Italia.

- Giorgia Lupi vince il National Design Award for Communication Design.

OTTOBRE
- L’architetto Rajendra Kumar, Alumnus del Politecnico di Milano, selezionato tra i Most Admired Education Influencers in India.

- Alla presenza di Sergio Mattarella, sono stati premiati i vincitori Eni Award 2022. Tra questi, le pluripremiate Sinergy Flow, creata da tre Alumni e ricercatori politecnici e Ricehouse, start-up dell’Alumna e architetta Tiziana Monterisi.

NOVEMBRE
- Emanuele Preve, Alumnus Ingegneria gestionale e CTO e consigliere delegato di Riso Gallo, vince insieme al fratello Riccardo la 25° edizione del premio Ernest&Young riservato a imprenditori di aziende con almeno 40 milioni di fatturato nella categoria food&beverage, per “essere una famiglia impegnata da più di 160 anni nel diffondere la cultura del cibo italiano nel mondo”

- L’Alumna Elena Bottinelli, laureata in ingegneria e Head of innovation and digitalization del Gruppo San Donato, è stata inserita nella lista delle 50 Most Powerful Women della rivista Fortune Italia.

DICEMBRE
- Paola Scarpa, Alumna Ingegneria gestionale, è una delle vincitrici dello Standout Woman Award, premio internazionale dedicato alle donne che per talento, coraggio, sensibilità e determinazione, si sono contraddistinte per loro azioni e che potranno essere esempio alle nuove generazioni.

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Il dipartimento di energia coordina il progetto URBEM

Inaugurato il 160° anno accademico al Politecnico di Milano
Dall’attenzione alle sfide sociali alle sinergie con istituzioni e imprese: è questo il bilancio del Politecnico di Milano – e del Rettore uscente Ferruccio Resta – all’inaugurazione del 160° anno accademico. Ed è su questa base che si continua a costruire a partire dal 2023, che vedrà in carica la nuova rettrice prof.ssa Donatella Sciuto.
Alla cerimonia, che si è tenuta il 30 novembre 2022, hanno partecipato Anna Maria Bernini, Ministro dell’Università e della Ricerca, Attilio Fontana, Presidente di Regione Lombardia, Giuseppe Sala, Sindaco di Milano Benedetto Vigna, Amministratore Delegato di Ferrari con la Lectio “Innovazione e Metodo Scientifico” e Marta Ghidoli, Presidente del Consiglio degli studenti.

In questa occasione il Rettore ha tracciato un bilancio delle attività degli ultimi sei anni, con uno sguardo critico all’operato dell’Ateneo e al suo impatto sul contesto socio-economico.
“Il sistema universitario ha un ruolo di indirizzo che dobbiamo mantenere il più possibile audace, aperto e libero” – ha commentato il Rettore. “Nel farlo dobbiamo avere più coraggio nell’attuare politiche di vera premialità, aspetto che non riguarda solo l’università, ma l’intero Paese. ‘Far correre le eccellenze’ o ‘ridurre i divari’? Credo che la soluzione sia quella di valorizzare le diversità per non appiattire il sistema. Dobbiamo avere il coraggio di stabilire un equilibrio, non semplice, tra quelle realtà che corrono a livello internazionale e quelle che assolvono il compito altrettanto importante di servire il proprio territorio. Per questo è necessario differenziare le misure in funzione degli obiettivi, senza timore di scegliere e di chiedere qualità. Solo così potremo superare i nostri limiti. Perché se non governiamo il sistema, questo troverà un suo naturale punto di equilibrio che potrebbe non piacerci”.
In continuità con la tradizione politecnica, anche questo mandato è stato caratterizzato dalla massima attenzione data alla ricerca, cuore della missione universitaria, con l’Ateneo alla frontiera delle sfide più complesse: dallo spazio, alle biotecnologie, alle tecnologie quantistiche, ai big data, all’intelligenza artificiale, alle sfide sociali. Ricerca che è l’anima complementare della didattica, che la nutre con l’obiettivo di preparare i giovani politecnici a governarle, queste sfide, nel futuro. Chiude il cerchio la centralità dell’impatto sociale del Politecnico e, quindi, dei rapporti con le imprese, con i diversi laboratori avviati in collaborazione con aziende (abbiamo parlato dei laboratori qui).
Il Rettore ha poi chiuso il suo mandato passando simbolicamente il testimone alla rettrice eletta, Donatella Sciuto. A lei un lascito importante: la realizzazione del nuovo Campus in Bovisa, che porta la firma dell’Architetto e Alumnus Renzo Piano. “Aperto, verde e permeabile”: qui si gioca il futuro del Politecnico.

Autodromo di Monza, cento anni di storia, tutti di corsa
IL 3 SETTEMBRE 1922, alle ore 9:30, nella Villa Reale di Monza c’erano tre Fiat, due Diatto, una Bugatti e due Heim. Sugli spalti, 100.000 spettatori per il primo Grand Prix della neonata pista dell’Autodromo di Monza. Fra questi, duemila operai della Fiat giunti con un treno aziendale per far sì che le maestranze condividessero l’esperienza, frutto anche del loro lavoro. Il tracciato era di 10 chilometri, da percorrere ottanta volte. A tagliare il traguardo sotto la pioggia, con una media di 140 chilometri orari percorsi a bordo di una Fiat 501, fu Pietro Bordino. Per festeggiare la vittoria e portare in tronfio sulla tribuna d’onore i primi tre classificati, il pubblico invase la pista a gara non ancora conclusa.

Sabato 3 settembre 2022, l’Autodromo ha festeggiato il traguardo centenario e la storia che in un secolo ha percorso la pista. Nell’Albo d’Oro del Gran Premio scorrono – fra i tanti – i nomi di Tazio Nuvolari, Niki Lauda, Ayrton Senna, Michael Schumacher, Lewis Hamilton che nel 2020 ha stabilito il record assoluto del circuito con la media più alta di sempre della storia della Formula 1; ma scorrono anche altri eventi storici, nell’aprile del 1945 una parata di mezzi corazzati alleati marciò sul rettifilo delle tribune, sgretolandolo, da qui parte e arriva il Giro d’Italia. E noi abbiamo voluto tracciare un ideale percorso di questi cento anni, insieme all’Alumnus Umberto Andreoletti, dal 2015 Director Operations del circuito dell’Autodromo Nazionale Monza.
«Se dovessi sintetizzare il lavoro del nostro ufficio – precisa Andreoletti – direi che è l’ufficio di risoluzione dei problemi, perché gestisce la parte produttiva, tecnica e logistica; è come se lavorassimo ad un grande puzzle dove tutto è interconnesso. Il nostro obiettivo è far sì che pubblico e clienti tornino a casa contenti. E soprattutto sulle loro gambe, in totale sicurezza. Questo è il nostro diktat».

Partiamo per questo nostro viaggio proprio dalla prima volta in cui Andreoletti ha fatto parte del pubblico dell’Autodromo. “Ero piccolo, ci venni con degli amici, avrò avuto poco più di dieci anni. Mio padre non voleva, era mia madre che assecondava la passione per il Motorsport. Mi assalì una valanga di emozioni. Ricordo il rumore assordante dei dodici cilindri e la furia del pubblico. Mai avrei pensato allora che un giorno ci sarei tornato per lavorarci. La prima volta in cui sono entrato qui da direttore ho scoperto che è un luogo camaleontico perché è così vasto che pensi di essere in un posto e invece sei in un altro. Quest’anno poi, in occasione delle celebrazioni per i cento anni, è stato il luogo del record di pubblico pagante, 90mila il sabato e 130mila la domenica. Il nostro compito è capire quali siano le esigenze del luogo per farlo funzionare in modo corretto. È uno dei tre autodromi più antichi del mondo e si ritrova in un contesto unico: all’interno del più grande parco recintato monumentale d’Europa, che si trova a sua volta in una piccola città. Il parco è all’interno della città e la città è all’interno del parco. Si entra in un mondo di storia”.


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Project Safe refuge: sentirsi a casa altrove
“Quando finirà la guerra tornerai in Ucraina o pensi di trasferirti in modo permanente in un altro Paese? Parteciperai alla ricostruzione? Cosa ti manca di più? Dove abiti attualmente? Cosa vorresti? Dove dormono i tuoi figli? Con quanti bagagli sei arrivato in Polonia?”. Sono alcune domande di un questionario sull’abitare posto a profughi ucraini in Polonia da Project Safe Refuge, un gruppo internazionale di progettisti di unità abitative transitorie pensate per contesti emergenziali. Le risposte servono per realizzare delle abitazioni che non siano impersonali ma che accolgano gli ospiti facendoli sentire in qualche modo più a casa.

L’idea nasce a marzo del 2022, come ci racconta Nadja Strikovic, Alumna di architettura: «Ho scoperto l’iniziativa sulla pagina LinkedIn di Kika Zdziarska, una studentessa polacca che studia a Delft, in Olanda, e che avevo conosciuto quando anche lei frequentava la triennale al Politecnico di Milano. Insieme a Kasia Antoszyk, un’altra studentessa polacca, aveva appena iniziato a lavorare a questa idea e così mi sono aggiunta a loro.
Cerchiamo di creare due tipi di network: uno a livello di ricerca, contattando organizzazioni simili alle nostre in ambito internazionale, con focus su Polonia e Ucraina. L’altro filone della ricerca si concentra sull’ambito tecnico e costruttivo, cerchiamo aziende e organizzazioni che siano disposte a costruire in loco il nostro progetto, così da evitare grandi costi di trasporti di materiali e di unità abitative, e anche per velocizzare i processi».
«Stiamo capendo se riusciamo a coprire i costi per realizzare il prototipo dell’unità abitativa: un modulo base di circa 3 3,5 metri per 6 7,5, corrispondente ad una dimensione minima che poi si potrà eventualmente ampliare in lunghezza e in altezza con l’inserimento di altri moduli. Questa dimensione ci permette di ospitare bagno, cucina e uno spazio antistante abbastanza grande per un divano letto o due letti singoli o uno matrimoniale. La immaginiamo come una base a pianta molto flessibile e con una struttura realizzata in pannelli di legno OSB, isolata con materiali locali recuperati tramite scarti di aziende e imprese del posto. Gli infissi saranno tendenzialmente in pvc. Vorremmo realizzare qualcosa che non sia extraterrestre rispetto alle vite dei profughi. Anche se saranno temporanee, vorremmo che qualcosa negli arredi e negli spazi rimandasse alle loro abitazioni originarie».
Attualmente, il gruppo sta cercando di portare a termine lo sviluppo di un’unità completa da realizzare possibilmente in Ucraina. Hanno lanciato un crowdfunding per finanziarne la riuscita.
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Un catamarano ibrido a batteria, pannelli solari, idrogeno… E sogni
“IONE 1.0 si è classificato al 3° posto all’Energy Boat Challenge. Amore, fame e un po’ di follia sono gli ingredienti che hanno reso reale ciò che era solo un sogno, gli stessi ingredienti che non ci fanno smettere di sognare di intraprendere onde sempre più grandi”.
Il 10 luglio 2022 sui social di Physis PEB si leggeva questo post pubblicato all’indomani della Monaco Energy Boat Challenge, dove oltre al terzo posto per la classe energetica, il team egli studenti del Politecnico di Milano ha vinto anche l’Eco Conception Prize per la sostenibilità dell’idea. A rendere ancora più importante questo traguardo è il fatto che la Monaco Energy Boat Challenge è un evento unico al mondo, dedicato proprio all’innovazione e alla sostenibilità per la nautica; giunto alla sua nona edizione, ha coinvolto ventisette università da tutto il mondo, “un ponte tra gli ingegneri di domani e i leader del settore di oggi”, dichiarano gli organizzatori.

Il punto di partenza di questo traguardo ce lo racconta l’Alumnus e docente Paolo Schito dal Dipartimento di Meccanica: «Inizialmente siamo stati invitati, come Politecnico di Milano, a partecipare a questa competizione proprio dallo Yatch Club di Monaco. Nel luglio 2021 abbiamo pensato di coinvolgere studenti e studentesse selezionandone otto fra sessanta candidati. Abbiamo cercato persone che avessero delle competenze al di fuori dell’ambito puramente accademico, legate anche ad una propria passione. Da fine settembre a metà novembre i primi otto partecipanti hanno sviluppato il concept della barca, quindi hanno reclutato altri studenti. Attualmente il team è composto da un’ottantina di persone».
Camilla Salvagno, al terzo anno di Ingegneria Meccanica, è fra le prime otto persone reclutate. Oggi è Team Leader del progetto e si addentra nei dettagli:
«Costruiamo un catamarano ibrido con motore elettrico, dotato di tre fonti di energia: batteria, pannelli solari e idrogeno. Lavoriamo sull’abitacolo, sul sistema propulsivo e su quello energetico e progettiamo tutte le strutture e l’elettronica. Il sistema propulsivo si basa su un fuoribordo elettrico dell’azienda sponsor Gardasolar. Partendo dalla caratterizzazione del motore sono state integrate eliche ottimizzate per i punti di lavoro di gara che garantissero la massima spinta e la massima efficienza.
Lo stampo del cockpit in carbonio, cioè l’abitacolo dell’imbarcazione, è riciclato da quella della formula SAE, altro team del Poli. Il cockpit è poi stato laminato in fibra di basalto prototipale, sandwich di PET riciclato e resina BioBased. La particolarità di questa resina è che, tramite un processo innovativo, permette di riestrarre a temperatura ambiente le fibre utilizzate per la laminazione senza intaccarne le prestazioni meccaniche, in modo tale che possano essere riutilizzate nuovamente. La struttura dei pannelli solari è invece in bambù con giunture progettate e stampate da noi in laboratorio in PLA riciclabile e rinforzate con camere d’aria di biciclette bucate».

Prepararsi a una competizione come questa significa uscire dall’aula e imbarcarsi letteralmente in un progetto da far navigare, approdando a nuove terre come quelle della ricerca degli sponsor, dell’avventurarsi e interfacciarsi con un mondo ancora sconosciuto che è quello del lavoro e quello della teoria applicata alla pratica di una barca che deve stare a galla.
Qual è il valore per l’Ateneo ce lo spiega invece Schito:
«Il Poli ha competenze nei settori della nautica, della propulsione a idrogeno, nei motori elettrici e nell’attenzione alle emissioni di co2. Con Physis PEB tutti i laboratori coinvolti nell’iniziativa hanno l’opportunità di vedere applicata la loro ricerca”.
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Renzo Piano presenta il master plan Bovisa-Goccia
“Aperto, verde e permeabile”. Renzo Piano ha presentato al Politecnico di Milano il Masterplan Bovisa-Goccia, l’incontro si è svolto alla presenza del Rettore del Politecnico, Ferruccio Resta, dell’Assessore allo Sviluppo Città metropolitana, Giovani e Comunicazione della Regione Lombardia, Stefano Bolognini e del Sindaco del Comune di Milano, Giuseppe Sala.
L’intervento interessa una superficie territoriale complessiva di 32 ettari, di proprietà del Comune di Milano (23,4 ettari) e del Politecnico di Milano (9.1 ettari) che amplia così il proprio campus con la realizzazione di un parco scientifico/polo dell’innovazione con aree dedicate a servizi per gli studenti, per le imprese e per la cittadinanza. L’inizio dei lavori è previsto per la fine del 2023 e il completamento nel 2026.
Il progetto dello studio RPBW con Renzo Piano è stato reso possibile grazie all’importante donazione da parte della Fondazione ION al Politecnico di Milano.
Questo grande progetto integra e completa quello del Politecnico per l’area dei gasometri e punta a ricucire la Goccia alla città e alla regione attraverso interventi sulla mobilità e renderà ora attuativo il protocollo d’intesa tra Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, Ministero dell’Università e della Ricerca, Regione Lombardia, Comune di Milano, Politecnico di Milano, FNM e Rete Ferroviaria Italiana.
L’intervento prevede la realizzazione di venti nuovi edifici di 4 piani, di 16 metri di altezza, per un totale di circa 105.000 mq, a cui si aggiungeranno le Scuole Civiche, connessi da viali alberati pedonali in un mix di funzioni che ne faranno un quartiere vivo. Un grande asse ciclo pedonale a sud, tra gasometri e il campus Lambruschini, unirà le 2 stazioni, Bovisa e Villapizzone, che saranno rinnovate ed interconnesse all’intero Campus.
Accanto alle aule e ai laboratori del Politecnico, troveranno spazio le residenze per gli studenti, e un’area dedicata alle startup, in linea con i più alti standard internazionali di connessione tra il mondo dell’università e le aziende: 35.000 mq destinati all’innovazione deep tech e alle sfide del digitale e della sostenibilità. Il tutto all’insegna di un campus accessibile, aperto alla città e allo scambio di idee e di funzioni.
Gli edifici sorgeranno su una fascia di terreno individuata tra i gasometri e la grande centrale termica, esempio di archeologia industriale e limite invalicabile oltre al quale verrà preservato il bosco di 24 ettari, valorizzato e aperto ai cittadini. Gli edifici copriranno la stessa superficie di terreno già occupata dalla fabbrica. Si tratterà di “fabbriche bianche”, luoghi del sapere e della conoscenza, nel rispetto della tradizione e della storia.
Il progetto, che punta alla indipendenza energetica e all’azzeramento delle emissioni di CO2, prevede la costruzione di 3 edifici per aule, 5 edifici per startup, una sala ipogea per conferenze, 2 residenze universitarie da circa 500 posti alloggio oltre alla riqualificazione di un edificio industriale storico per il food and beverage a servizio degli ospiti del Campus.
Grandi alberi andranno a insinuarsi tra i nuovi volumi creando il tessuto connettivo. Il livello a terra degli edifici del campus sarà totalmente trasparente in modo da permettere alle persone di vivere una esperienza immersiva nella natura.




Spiega Renzo Piano:
L’essenza di questo progetto era già scritta in quel luogo.
L’idea era già lì che non aspettava altro.
Intanto il bosco con quegli alberi maestosi.
Poi le tracce della fabbrica sul terreno, quegli antichi edifici a testimoniare la memoria dei luoghi e il loro DNA.
“Oggi è una giornata speciale per il Politecnico di Milano, un passo importante nella storia del nostro Ateneo. – commenta il Rettore, Ferruccio Resta – Insieme a Renzo Piano, abbiamo condiviso un percorso che prende forma all’interno di un ampio disegno urbano, frutto dell’intesa tra pubblico e privato. Un progetto cardine che definisce un nuovo modo di interpretare la vita universitaria e la Milano che verrà in risposta alle grandi sfide urbane, tecnologiche e sociali. Un laboratorio, un luogo di scambio e di innovazione, per la città e per i giovani, dove alimentare quella massa critica necessaria a competere a livello internazionale.”
“Regione Lombardia – dichiara Stefano Bolognini, Assessore allo Sviluppo Città metropolitana, Giovani e Comunicazione della Regione Lombardia – appoggia pienamente e convintamente il Politecnico di Milano in questo progetto di sviluppo e di rigenerazione innovativo e all’avanguardia. Sono certo che, anche grazie ai 55 milioni di euro di investimenti complessivi da parte di Regione, l’intera area del quartiere della Bovisa interessata dai lavori di riqualificazione potrà diventare un modello in tutta Italia, coniugando ricerca, innovazione, sostenibilità e nuovi spazi abitativi per gli studenti che, sempre più numerosi, vogliono e vorranno venire a studiare al Politecnico. Infine, ci tengo a sottolineare la collaborazione istituzionale che ha permesso di raggiungere un risultato di straordinaria importanza non solo per Milano e la Lombardia, ma per l’intero Paese, riuscendo a far sintesi per realizzare un progetto eccezionale per l’Università, per le imprese e per la città”.
“Il progetto di sviluppo dell’area Bovisa-Goccia presentato oggi è la sintesi delle politiche che stiamo portando avanti come Amministrazione: sviluppo del quartiere in un’ottica di città a 15 minuti, attenzione all’ambiente, collaborazione con l’università nell’ambito della ricerca e dell’innovazione e nuove residenze per studenti qui protagonisti sono tutti elementi e temi prioritari nella nostra agenda – commenta Giuseppe Sala, Sindaco di Milano –. Ringrazio Renzo Piano e il Politecnico per dare concretezza con questo progetto urbano alla visione e all’idea di città che vogliamo realizzare per il futuro”.
Leggi anche sul sito del Politecnico per scoprire il Masterplan Bovisa-Goccia
