RESTART: un’Italia più smart  

Il futuro delle telecomunicazioni comincia dalla collaborazione tra atenei, enti di ricerca, industrie e PA: il progetto RESTART ai blocchi di partenza

È partito ufficialmente al Politecnico di Milano il progetto RESTART, acronimo di “RESearch and innovation on future Telecommunications systems and networks, to make Italy more smart”: partenariato esteso, finanziato dalle risorse PNRR, che coinvolge 12 università, 3 enti nazionale di ricerca e 10 enti privati. Si prefigge l’obiettivo di creare una rete tra atenei, enti di ricerca, privati, industrie e pubbliche amministrazioni per migliorare la capacità del nostro Paese di utilizzare le telecomunicazioni in un’ampia varietà di settori, dall’agricoltura, al commercio, dalla produzione e distribuzione di energia, alla finanza, dall’industria, alla sanità e alla mobilità. 

UN PO’ DI CONTESTO 

I partenariati estesi nascono nell’alveo della Missione 4 – componente 2 del PNRR, con l’obiettivo di rafforzare le filiere della ricerca fondamentale e applicata, a livello nazionale, e di promuoverne l’impatto sulle catene di valore strategiche, europee e globali. Questa componente si focalizza sul trasferimento tecnologico e sulla creazione di un solido e strutturato ecosistema ricerca-innovazione che è cruciale per la competitività del Paese. Circa 6 miliardi di euro nei prossimi 5 anni saranno dedicati alla ricerca in filiera e al trasferimento tecnologico: la “componente 2” riguarda, appunto, il passaggio dei risultati scientifici e tecnologici dalla ricerca all’impresa. L’impatto di questo processo, a lungo termine, vuole rendere il Paese più competitivo dal punto di vista tecnologico, formativo e produttivo.

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Foto di John Adams su Unsplash

116 MILIONI DI EURO PER RILANCIARE IL SETTORE  

Capofila del progetto RESTART è l’Università di Tor Vergata, mentre al Politecnico di Milano sarà la sede della direzione scientifica, con il prof. Antonio Capone, del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria, in qualità di referente scientifico.

L’investimento di 116 milioni di euro renderà possibile il finanziamento di dottorati di ricerca e attività di ricerca fondamentale e applicata, progetti per sostenere la nascita e lo sviluppo di start-up e spin-off, e attività di formazione in sinergia tra università e imprese. Sono anche previste specifiche iniziative rivolte ai distretti industriali e al Mezzogiorno, tra cui il supporto alla progettazione e realizzazione di isole tecnologiche ed ecosistemi, quali reti private 5G/6G con relativi servizi e cloud edge; uno dei punti chiave sarà la trasformazione digitale delle industrie/amministrazioni e l’efficienza aziendale; la creazione di nuove imprese con il relativo aumento della dimensione media.

“I cambiamenti tecnologici degli ultimi anni hanno innescato una trasformazione delle infrastrutture di comunicazione che consentono di indirizzare la ricerca verso due direzioni promettenti in termini di impatto economico. Da un lato, la rete di comunicazione diventa programmabile spostando l’innovazione sullo sviluppo software nel quale ci sono meno barriere all’ingresso e le buone idee dalla ricerca possono generare alto impatto anche nel tessuto economico di un paese come l’Italia. Dall’altro, la disaggregazione della rete consente di sfruttare le competenze nelle tecnologie di base, anche di nicchia, per portare innovazione senza per questo dover competere con colossi internazionali del settore.” 

commenta Capone durante l’evento di kick-off al Politecnico di Milano.

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