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Stendhapp: due Alumnae del Politecnico per il turismo di prossimità

Si chiamano Francesca De Finis, Alumna Ingegneria chimica, e Elena Dicorato, Alumna Architettura, e sono tra le ideatrici di Stendhapp, l’app che si propone di mappare e catalogare i luoghi notevoli del patrimonio artistico italiano.

Un obiettivo ambizioso, ma che il team tutto al femminile che ha creato Stendhapp vuole raggiungere grazie alla modalità open data: chiunque abbia scaricato l’app (disponibile su App Store e Google Play Store) e creato un profilo ha infatti la possibilità di aggiungere il suo contributo, che sia aggiungendo delle informazioni o anche scattando semplicemente una foto.

Al momento, l’app ospita circa 55 mila punti di interesse di tipo artistico-culturale, storico, paesaggistico, enogastronomico.

“La filosofia su cui si basa il progetto è quella di incoraggiare le persone ad andare a visitare i posti, a vedere con i loro occhi ciò che c’è di interessante”, ha spiegato De Finis, “per questo abbiamo deciso di non affidarci alla realtà aumentata, perché in qualche modo si sostituisce al bene culturale. Noi invece vogliamo che gli utenti siano attivamente coinvolti”.

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credits: stendhapp.com

STENDHAPP PER RISCOPRIRE LA CULTURA DIETRO CASA

L’app, con un nome che strizza l’occhio alla celebre Sindrome di Stendhal, geolocalizza l’utente e gli segnala i luoghi di interesse, che comprendono quelli di bellezza tangibile – come musei, monumenti, teatri, natura – e quelli di bellezza intangibile – come eventi e luoghi resi celebri da citazioni letterarie.

“Ci siamo impegnati a dare visibilità al patrimonio artistico e culturale meno conosciuto,dichiarano sul sito ufficiale le fondatriciattraverso una piattaforma digitale dedicata esclusivamente a ciò che è bello, incoraggiando ad andare a visitare luoghi, a partecipare ad eventi, a scoprire la storia e le storie del luogo in cui ci troviamo. Vogliamo aiutare la miriade di piccole realtà culturali a farsi scoprire, a trovare un pubblico.”

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credits: stendhapp.com

UN AIUTO ALLA RIPRESA DEL SETTORE CULTURALE, DOPO LA PANDEMIA

L’iniziativa vuole contribuire a rilanciare il turismo di prossimità, per rivitalizzare i settori turistico-culturali che nell’ultimo anno hanno vissuto un periodo di grande crisi dovuto a pandemia e lockdown.

Grazie poi al coinvolgimento delle realtà locali e delle associazioni attive sul territorio, Stendhapp vuole creare delle nuove sinergie per fare leva sul senso di appartenenza alla comunità.

Molte informazioni arrivano dalla Pubblica Amministrazione, altre le abbiamo cercate noi,continuano le fondatrici del progetto sul sitoma contiamo sull’intelligenza collettiva per far emergere il sapere diffuso sul territorio. Siamo idealisti e convinti che con l’aiuto di tutti si possano migliorare un po’ le cose.”

Credits header: Alessia Cocconi on Unsplash

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Il nuovo rivelatore infrarosso compatto per smascherare i falsari

È stato presentato sulla rivista ACS Photonics un rivelatore infrarosso a doppia banda con applicazioni in molti campi, come la visione in condizioni di meteo avverse (nebbia, foschia, presenza di fumo), l’analisi degli strati di pittura, il riconoscimento dei materiali e l’identificazione di banconote false.

Lo hanno sviluppato i ricercatori del Dipartimento di Fisica del Politecnico di Milano, sotto la guida del professor Giovanni Isella, con la collaborazione dei ricercatori del centro tedesco Forschungszentrum Jülich.

Questo spettrometro miniaturizzato compatto ha un duplice vantaggio rispetto agli strumenti già esistenti sul mercato, che permette di mantenere dei costi inferiori: può essere costruito con materiali più economici (come il germanio e lo stagno) e può essere realizzato tramite processi compatibili con delle tecniche già esistenti in ambito microelettronico.

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Credits: finanza.repubblica.it

COME FUNZIONA IL RIVELATORE A INFRAROSSI?

Il rivelatore è integrato su un chip di silicio e riesce a mostrare, senza utilizzare filtri o altri elementi ottici aggiuntivi, due immagini spettralmente diverse ma complementari dello stesso oggetto.

Questo processo è possibile grazie alla capacità, al variare del segno della tensione di polarizzazione applicata, di fornire una risposta spettrale commutabile tra le due bande del vicino infrarosso (NIR) e dell’infrarosso ad onde corte (SWIR).

Lo studio introduce così delle nuove applicazioni della tecnologia a infrarosso in diversi campi, come l’automotive, l’home security e la machine vision.  


Credits header e home: Cristiano Firmani on Unsplash

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Da ecomostro a studentato: nuovi spazi per gli studenti del Politecnico

Dopo quasi dieci anni di abbandono, sono partite le prime operazioni per la messa in sicurezza del palazzo in piazza Ferrara a Milano, che diventerà uno studentato per 213 studenti e studentesse del nostro Ateneo.

L’edificio, all’angolo tra via Mincio e via Polesine, in zona Corvetto, è una struttura di cemento armato che già inizialmente dovrebbe dovuto ospitare una residenza per ragazzi ma che, per una serie di problemi burocratici, non ha mai visto la luce.

Dopo l’inizio dei lavori nel 2012 la struttura è stata abbandonata per quasi dieci anni, fino a quando la Regione, Aler e il Comune hanno affidato il completamento dell’opera al Politecnico di Milano, che avrà una concessione trentennale sull’edificio. Dopo la messa in sicurezza del cantiere, in autunno partiranno i lavori – finanziati dal Ministero dell’Istruzione e dall’Ateneo, per un totale di 8 milioni di euro – che riqualificheranno il palazzo e che verranno completati a luglio 2023.

studentato corvetto
Credits: Mi-Tomorrow

 “Il piano terra dello studentato è destinato ad attività di interesse pubblico sulla natura delle quali stiamo discutendo insieme con il Politecnico”, commenta l’assessore alle Politiche sociali e abitative del Comune di Milano Gabriele Rabaiotti.

Insieme allo studentato di Piazza Ferrara, nei prossimi anni altri 250 studenti saranno accolti in quello in via Baldinucci in Bovisa, incrementando di 500 posti circa l’offerta residenziale del Politecnico, che attualmente ospita 1700 studenti in sette edifici.

Credits header: La Scuola dei Quartieri

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Dal Politecnico per il turismo lento: nasce la prima capanna TWIN

Il Passo della Cisa ha una nuova struttura dedicata al turismo lento: si tratta della prima capanna TWIN, una struttura di accoglienza che trova spazio tra due grandi vie di cammino, la Via Francigena e il Sentiero Italia CAI.

Nata sotto il coordinamento del Politecnico di Milano e cofinanziata dal Club Alpino Italiano, lo sviluppo del progetto TWIN è stato possibile grazie all’edizione del 2019 del Polisocial, il programma di responsabilità sociale del Politecnico di Milano finanziato dalle donazioni del 5 per mille (ne abbiamo parlato su MAP #7, pag. 38).

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Credits: www.twin.polimi.it/

Il Passo della Cisa è un crocevia importantissimo attraversato ogni anno da pellegrini, camminatori, ciclisti e amanti del trekking, ma che tuttavia registrava una scarsità di strutture di accoglienza rivolte ai turisti: da qui l’idea di scegliere questo luogo per promuovere l’accoglienza dei viaggiatori e creare sviluppo sostenibile, lavoro e inclusione sociale.

“Il progetto è nato dall’osservazione del territorio e dalla carenza di strutture di accoglienza rivolte ai turisti ‘lenti’ (camminanti e pedalanti) che ogni anno calcano la Francigena e il Sentiero Italia, oltre ai molti itinerari che attraversano il nostro Paese sulle orme di santi, abati, lungo antiche strade e alte vie – dichiara a Altreconomia Paolo Pileri, professore di Pianificazione e progettazione urbanistica al Politecnico di Milano – “Ci siamo chiesti, ‘In che modo fare l’accoglienza dei pellegrini?’. Abbiamo deciso che il modo migliore per farlo era quello di calarsi nello spirito del viaggio lento”.

COM’È STRUTTURATA LA PRIMA CAPANNA TWIN?

La prima capanna TWIN è stata realizzata presso la falegnameria della Casa Circondariale di Monza usando legname ricavato dagli alberi abbattuti dalla tempesta di Vaia che, nel 2018, aveva colpito le Dolomiti e le Prealpi venete.

La struttura si presenta come un moderno bivacco di montagna, ed è pensata come un luogo di incontro tra gli escursionisti, il territorio e i suoi abitanti. L’accoglienza è infatti garantita dalla Cooperativa di Berceto Nova che avvierà al lavoro le persone fragili.

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Credits: rivistanatura.com

TURISMO LENTO E ECONOMIA CIRCOLARE

Il turismo lento all’interno del progetto TWIN è intrinsecamente legato all’inclusione sociale, al recupero degli spazi sottoutilizzati, alle infrastrutture e ai servizi.

L’obiettivo è quello di creare delle strutture modulari e collocabili lungo i grandi cammini e le grandi ciclovie del Paese, per promuovere la rigenerazione dei territori marginali e fragili solcati da linee lente. In questo modo si daràslancio alle economie locali, dando lavoro alle categorie socialmente deboli (disabili, donne vittime di abusi, ma anche professionisti dell’accoglienza turistica che si sono trovati senza lavoro a seguito di fenomeni sismici), attraverso un turismo itinerante lungo ciclabili e cammini.

I viaggiatori, fermandosi nei moduli TWIN e pagando la quota del soggiorno, daranno così un contributo vitale a un’economia circolare, che mira a collegare rigenerazione dei territori al rafforzamento del tessuto sociale.

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Credits: rivistanatura.com

Il progetto TWIN è stato ideato da un gruppo di ricerca che unisce ingegneri, architetti e urbanisti del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani (DAStU) del Politecnico di Milano. Il team da più di dieci anni si impegna nel progettare una visione turistica lenta per la rigenerazione dei territori fragili e sono all’opera anche con VENTO, la più lunga ciclabile turistica del Nord Italia. TWIN coinvolge, oltre al DAStU, anche il Dipartimento di Elettronica Informazione e Bioingegneria (DEIB) e il Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale (DICA).

Credits header e home: twin.polimi.it

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Cambiamento climatico: siamo l’ultima generazione a poter fare qualcosa

Per trovare soluzioni efficaci, bisogna innanzitutto porsi le giuste domande. È una lezione che il Politecnico tramanda di generazione in generazione ed è particolarmente importante oggi, che ci troviamo ad affrontare le sfide del cambiamento climatico, una crisi senza precedenti che coinvolge il mondo intero e la cui urgenza non può essere rimandata.

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Photo by Naja Bertolt Jensen on Unsplash

Siamo l’ultima generazione a poter fare qualcosa per salvare il pianeta: ne parleranno le Nazioni Unite, insieme ai giovani di tutto il mondo, durante la COP26, la 26esima Conferenza sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite, che si terrà a Glasgow dal 31 ottobre al 12 novembre 2021 sotto la presidenza del Regno Unito, in collaborazione con l’Italia.

IL RUOLO DELL’ITALIA

Il nostro Paese, ed in particolare Milano, ospiterà gli eventi preparatori della Conferenza, ovvero il vertice Pre-COP, evento fondamentale per discutere gli aspetti politici più critici in vista dei negoziati della COP, e il Youth4Climate 2020: Driving Ambition, un’opportunità per tutti i giovani per proporre idee e proposte concrete sui temi caldi dell’agenda del cambiamento climatico.

In preparazione di questi importanti eventi il Ministero per la Transizione ecologica ha lanciato l’iniziativa All4Climate, che darà luogo a eventi e discussioni in tutta Italia sul tema del cambiamento climatico dal 28 settembre al 2 ottobre.

Il Politecnico di Milano è partner chiave di questa iniziativa attraverso l’iniziativa Italy Goes Green, progetto che ha l’obiettivo di individuare temi e domande di stimolo per le riflessioni e le discussioni di politici e decision maker sui temi del cambiamento climatico, indirizzandoli verso riflessioni sostenibili e inclusive e la promozione di azioni tangibili che diano vita al cambiamento radicale necessario a realizzare tutto il “potenziale” dell’Accordo di Parigi.

ITALY GOES GREEN

L’iniziativa Italy Goes Green  si inserisce in questo contesto ed è frutto della collaborazione tra Officine Italia, Vodafone Italia e Politecnico di Milano. Ha l’ambizione di coinvolgere tutti i cittadini italiani nella discussione sulla lotta al cambiamento climatico, con l’obiettivo di arrivare a formulare 10 domande trasformative da consegnare alla delegazione italiana che prenderà parte alla COP26.

Chiunque può porre domande ai decision maker sulle sfide della sostenibilità semplicemente collegandosi al sito www.italygoesgreen.com. Gli spunti così raccolti saranno al centro dell’evento in programma il 1° ottobre presso il Vodafone Theatre di Milano, durante il quale 50 giovani saranno chiamati a sintetizzare le dieci domande confrontandosi con mondo istituzionale e imprenditoriale.

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Photo by Bill Oxford on Unsplash
L’APPELLO AGLI ALUMNI

Le sfide della sostenibilità toccano temi strettamente intrecciati con il lavoro degli Alumni: sfruttamento del suolo e agricoltura, smart cities ed edifici, infrastrutture di mobilità, industria manifatturiera e industria 4.0, biodiversità, energia, economia circolare e gestione dei rifiuti, salute e benessere, istruzione, finanza verde e investimenti.

È importante che gli Alumni del Politecnico partecipino attivamente alla formulazione delle domande, presentandole sul sito www.italygoesgreen.com entro il 15 settembre, per portare al tavolo la propria esperienza tecnica, scientifica, culturale e manageriale sulle tematiche strategiche nella lotta al cambiamento climatico.

La sfida del cambiamento climatico e di una transizione giusta verso nuovi modelli di produzione e consumo è tanto urgente quanto estremamente complessa. Solo ponendosi e ponendo ai decision maker domande sfidanti possiamo, insieme, trovare i percorsi giusti per affrontarla. Ritengo che il Politecnico e i suoi Alumni abbiano il dovere morale di contribuire a questa sfida per garantire un futuro sostenibile per le prossime generazioni. Le competenze che il Politecnico e i suoi Alumni possono mettere in gioco sono fondamentali per partecipare al dialogo sul cambiamento climatico in modo scientifico e fattivo.  

Prof. Raffaella Cagliano, Vicedirettore del Dipartimento di Ingegneria Gestionale, coordinatrice del progetto per il Politecnico di Milano.

Nano-convertitori ottici ultraveloci comandati dalla luce

Progettata e realizzata una nanoantenna di dimensioni inferiori al millesimo di millimetro in grado di trasformare il colore della luce, controllabile attraverso la luce stessa. L’articolo “Ultrafast, All Optically Reconfigurable, Nonlinear Nanoantenna”, apparso sulla prestigiosa rivista ACS Nano, apre la strada allo sviluppo di nuovi dispositivi ottici miniaturizzati operanti ad altissima velocità, per applicazioni nel campo delle telecomunicazioni e non solo.

DALLE TELECOMUNICAZIONI AI LASER

La nuova tecnologia, ideata dai ricercatori del Dipartimento di Fisica del Politecnico di Milano, degli istituti di Nanoscienze (Nano) e di Fotonica e nanotecnologie (Ifn) del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), insieme all’Università degli Studi di Brescia e all’Université de Paris, si basa sullo studio di nanoantenne ottiche. Si tratta di sottilissimi cilindri di materiale semiconduttore, 100 volte più sottili di un capello, progettati per assorbire lunghezze d’onda della luce visibile.

Quando la nanoantenna viene illuminata, concentra l’energia luminosa in un volume estremamente ridotto. In queste condizioni, il colore della luce può essere modificato da un fenomeno noto come generazione non lineare della luce. “Questo processo è di grande interesse in diversi settori applicativi, dalle telecomunicazioni, in cui è utilizzato per trasferire le informazioni da un canale di trasmissione ad un altro, ai visori notturni basati sulla conversione della radiazione termica infrarossa in luce visibile, alle sorgenti laser” – dice Eva Pogna, Alumna PhD in Fisica al Politecnico di Milano e giovane ricercatrice del CNR-Nano.

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Photo by Erfan Afshari on Unsplash
L’INNOVAZIONE

Fino ad oggi erano state dimostrate nanoantenne cosiddette statiche, cioè tali per cui una volta fabbricate non era possibile modificarne le proprietà, ossia riconfigurarle per cambiare le caratteristiche della luce che esse possono emettere.

Il nuovo studio è pionieristico perché dimostra per la prima volta la possibilità di controllare il comportamento di queste nanoantenne ottiche in modo rapidissimo utilizzando la luce stessa come segnale di controllo: quando un impulso luminoso viene assorbito in una nanoantenna ne modifica infatti le caratteristiche risonanti. La modifica indotta dall’impulso di luce è reversibile e dura un tempo pari a qualche decina di picosecondi, consentendo di modulare il segnale generato dall’antenna ad una velocità senza precedenti.

UN PROGETTO INTERNAZIONALE A GUIDA ITALIANA

“Questa scoperta potrebbe aprire allo sviluppo di una nuova classe di dispositivi fotonici miniaturizzati ultraveloci basati su effetti non lineari, di interesse applicativo in svariati ambiti, dalle telecomunicazioni in fibra ottica al computer quantistico” – afferma Giuseppe Della Valle, Alumnus, docente del Dipartimento di Fisica e coordinatore del Progetto Europeo Horizon 2020 METAFAST (“METAsurfaces for ultraFAst light STructuring”).

La scoperta è frutto di un consorzio internazionale a guida italiana che vede la collaborazione fra i gruppi di nanofotonica e di spettroscopia ultraveloce di CNR e Politecnico di Milano (Prof. Giuseppe Della Valle, Dr. Eva Arianna Aurelia Pogna, Prof. Michele Celebrano, Prof. Marco Finazzi, Prof. Giulio Cerullo), dell’Università degli Studi di Brescia (Prof. Costantino De Angelis) e dell’Universitè de Paris (Prof. Giuseppe Leo).

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Politecnico di Milano: borse di studio per colmare il gender gap nelle STEM

“Il tema dell’occupazione femminile, che pure non esaurisce il dibattito sulle pari opportunità, rappresenta in modo inequivocabile uno dei punti centrali della questione, un potenziale motore di cambiamento strutturale e di rilancio del Paese”.

Così scrive la prorettrice Donatella Sciuto sul Corriere della Sera parlando di pari opportunità e di come queste siano state messe pesantemente in crisi dalla pandemia, che ha fatto emergere le debolezze strutturali in tema di occupazione femminile, carichi familiari impari e disequilibri nella vita tra uomini e donne.

gender gap ragazze nelle STEM
Credits: www.orizzontipolitici.it

Anche se i dati diffusi da Report Istat raccontano un’Italia dove le donne sono più istruite degli uomini (22,4% contro il 16,8%), la presenza femminile nelle lauree tecnico-scientifiche, anche se in crescita, è ancora molto bassa: solo il 16,2% delle donne acquisisce un titolo nelle discipline STEM (science, technology, engineering, mathemathics), contro il 37,3% degli uomini.

“A livello internazionale l’edizione 2021 del Global Gender Gap Report giunge a concludere che il tempo stimato come necessario a ‘chiudere’ il divario tra uomini e donne in questo ambito è il 276,6 anni”.

COSA SI PUÒ FARE PER COLMARE IL GENDER GAP?

“Il momento della scelta del percorso universitario può costituire un punto di svolta importante, perché questa scelta è fondamentale per favorire autonomia, libertà e consapevolezza per le giovani donne” continua la prorettrice Sciuto.

Proprio per questo, il Politecnico di Milano ha creato Girls@Polimi, delle borse di studio per future immatricolate ai corsi di ingegneria con bassa percentuale femminile (Meccanica, Elettronica e Informatica), che mettono a disposizione delle candidate meritevoli 8000 euro ciascuna, ripetibili per i tre anni della laurea, oltre all’alloggio gratuito.

Girls@Polimi è un’iniziativa che si inserisce nel piano strategico Pop – Pari Opportunità Politecniche e mira ad avvicinare le ragazze allo studio delle STEM – e nello specifico dell’ingegneria – iniziando dalle scuole superiori, per supportarle in una scelta di valore dal punto di vista della realizzazione personale ma anche lungimirante rispetto alle prospettive professionali future. Se vuoi sostenere la borsa di studio con una donazione, clicca qui.

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Il Poli traina la cybersecurity italiana

Nel 2017 la Commissione europea anticipava il bisogno di 350 mila esperti in cyber security entro il 2022, ma oggi questo numero è già raddoppiato. Si parla di milioni di posti di lavoro che l’Europa ha bisogno di coprire, numero che continua a crescere con l’aumentare della pervasività delle tecnologie nelle nostre vite. Il Politecnico è una delle punte di diamante di questa trasformazione e ospita uno dei più consolidati centri di competenza europei in sicurezza informatica che, tra le altre cose, in questi anni ha dato vita al corso in Cyber Risk Strategy and Governance (ne parlavamo in MAP #6, a pagina 22), nato dalla collaborazione tra Politecnico di Milano e Università di Bocconi, con il sostegno di 6 partner aziendali (Cisco, Kpmg, Intesa San Paolo, Ntt Data, Spike Reply e Vodafone). Lo scorso 20 luglio hanno conseguito la laurea magistrale i primi laureati del corso: Rodrigo Messina, Alexandra Blia e Giacomo Minello. Alla prima edizione hanno partecipato 38 studenti provenienti da tutta Italia e da vari paesi europei, a regime il corso potrà ospitarne 50. Ma il tema è oggetto di studio fin dagli anni ’90 anche nei corsi di ingegneria informatica e non solo.

Oggi, come ha commentato Donatella Sciuto, prorettore del Politecnico di Milano ,“il digitale rappresenta una componente strategica del PNRR e uno degli ambiti sui quali l’Europa investe maggiormente per ritrovare unità e competitività. In un mondo digitale, la sicurezza informatica diventa fondamentale per molti settori come i trasporti, l’energia, la sanità e la finanza. A questa dobbiamo fare fronte con nuove competenze che sappiano analizzarne i rischi e le opportunità non solo dal punto di vista tecnico, ma economico e sociale.

Quello della sicurezza informatica è un ambito in cui l’Italia offre “competenze, creatività e spirito imprenditoriale”, secondo Arturo di Corinto de La Repubblica, che ha pubblicato una lista italiana di Who’s Who del settore della sicurezza informatica. Tra i 50 big della cyber security ci sono 4 Alumni politecnici di spicco, scoprili qui: Chi sono i 50 guru della sicurezza informatica in Italia?

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Cardio Tech-Lab: Politecnico e Monzino per la ricerca sul cuore

Il Politecnico di Milano e il Centro Cardiologico Monzino hanno siglato un accordo quadro per la ricerca scientifica, che rafforzerà il ruolo delle due istituzioni nel panorama della scienza medica high tech.

L’accordo prevede lo svolgimento di attività scientifiche, tecnologiche, formazione e trasferimento tecnologico finalizzate a programmi di ricerca con personale condiviso; la partecipazione di personale del Politecnico a programmi di ricerca del Monzino finanziati dal Ministero della Salute e, viceversa, la partecipazione di personale Monzino a programmi di ricerca del Politecnico finanziati dal Ministero dell’Università e della Ricerca.

È poi prevista la creazione del nuovo Centro di Ricerca Congiunto “Cardio Tech-lab,  Modeling  and Application for Human Health”, che accoglierà personale con doppia affiliazione presso due laboratori del Monzino:uno dedicato a progetti di tecnologie digitali, imaging, sensoring (LEGO – DigitaL tEchnologies for imaGing and sensOrs) e uno focalizzato su ingegneria tissutale e scienze biomelecolari (OASIS – Omics data, Analytics, System biology, Tissue engineering and cellS).

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Credits: polimi

“Il centro di ricerca congiunto rappresenta il coronamento di un percorso di collaborazione tra i due enti consolidato negli anni ed estremamente proficuo – dichiara Alberto Redaelli, Alumnus e professore ordinario di Biomeccanica e coordinatore dell’Area di Ricerca in Bioingegneria presso il Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano – La rapida evoluzione tecnologica nell’ambito della diagnosi e della cura ha reso la collaborazione tra medico e ingegnere un elemento strategico per un utilizzo consapevole ed efficiente dei nuovi mezzi digitali e di analisi dei dati, e delle cosiddette tecnologie abilitanti. Il Centro di Ricerca Congiunto sancisce questa trasformazione e si candida come laboratorio per l’innovazione nell’ambito della formazione, della ricerca e della cura, a testimonianza dell’impegno prioritario che il Politecnico del terzo millennio pone sul tema della salute e del benessere dell’uomo”.

La convenzione permetterà di realizzare progetti congiunti di alto profilo scientifico e tecnologico oggetto di pubblicazioni comuni ad alto impact factor, domande di finanziamento a bandi competitivi quali i programmi comunitari come Horizon Europe, di attrarre gli investimenti dell’industria e di ottenere brevetti congiunti.

Il MAP è la rivista degli Alumni del Politecnico di Milano. È una mappa per ritrovare, scoprire e conoscere tutto quello che è nato, partito e cresciuto nel nostro Ateneo. Qui sotto trovi un articolo correlato: se ti piace quello che stai vedendo, sostienici. Potrai ritirare la tua copia gratuitamente.

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Chi sono i 50 guru della sicurezza informatica in Italia?

Quello della sicurezza informatica è un ambito in cui l’Italia offre “competenze, creatività e spirito imprenditoriale”, secondo Arturo di Corinto de La Repubblica, che ha pubblicato una lista italiana di Who’s Who del settore della sicurezza informatica. Tra i 50 big della cyber security, selezionati dal quotidiano tra gli esperti in ambito accademico e industriale, ci sono 4 Alumni politecnici di spicco, ve li raccontiamo.

VINCENZO IOZZO

È Senior Director di CrowdStrike, azienda leader nel campo della cyber-security, che nel 2017 ha acquisito Iperlane, fondata dall’Alumnus. Vincenzo Iozzo ha studiato ingegneria informatica al Politecnico di Milano, è angel investor e membro del Review Board della Black Hat Conference. Già ricercatore associato presso il MIT Media Lab, è coautore del “iOS Hacker’s Handbook” (Wiley, 2012).

Intervistato lo scorso aprile da Il Sole24Ore, che lo definisce “il CEO con un’anima tech”, Iozzo riflette sulle tecnologie più promettenti della nostra epoca, machine learning, intelligenza artificiale e biotech, e commenta che la nuova generazione di imprenditori e dirigenti del mondo tecnologico, che si è formata o si sta formando in questi anni, è una generazione di persone attente alle implicazioni etiche e sociali del proprio lavoro e agli impatti che esso ha in termini di equità e sostenibilità.

LUIGI REBUFFI

https://dnsc.ro/certcon11/speakers/

È segretario generale dell’ECSO, European Cyber Security Organisation. Alumnus ingegneria nucleare al Politecnico di Milano, ha lavorato in Thomson CSF/Thales tra Francia e Germania, diventando nel 2003 Direttore per gli Affari europei per le attività civili del gruppo. Ha coordinato la creazione di EOS, European Organisation for Security, di cui è stato CEO per 10 anni, ha contribuito alla creazione di ECSO e partecipato a diverse iniziative in questo ambito come supporto alla Commissione Europea. Nel 2019 ha partecipato alla creazione della Fondazione Women4Cyber, “un’idea nata nel 2017 durante una conversazione con la prof.ssa Sciuto, prorettore del Politecnico di Milano”, ricorda Rebuffi, per promuovere la partecipazione delle donne nel settore della cybersecurity. Nel 2020 è entrato nella lista “IFSEC Global Influencers in security – Executives“. Ha preso parte alla nascita di Stem in the City e alla creazione del corso di laurea congiunto tra Politecnico e Bocconi in Cyber Risk Strategy and Governance. Leggi di più sulla nuova laurea in Cybersecurity

“Trovarmi nominato in una lista è una cosa che mi sorprende sempre”, commenta Rebuffi. “Non mi è mai venuto in mente di essere un influencer, ma mi rendo conto che oggi è importante essere riconosciuti per il lavoro che si fa”. E continua: “Le nostre università devono potenziare le possibilità per gli studenti di orientarsi verso questa trasformazione delle competenze, che risponde alle necessità della trasformazione digitale: tecnici e scienziati, ma anche avvocati, manager e persone in grado di valutare l’impatto del rischio informatico a 360°”.

GIOVANNI VIGNA
https://sites.cs.ucsb.edu/~vigna/bio.html

Vive in California, dove è docente presso il Dipartimento di Informatica dell’Università della California a Santa Barbara (UCSB). “Mi sono laureato e ho fatto il PhD al Politecnico di Milano”, racconta Giovanni Vigna. “Ho finito nel ’97 e sono andato a fare un postdoc in UCSB: doveva durare 6 mesi, ma dopo due anni di postdoc il dipartimento mi ha chiesto di restare come docente e sono ancora lì 24 anni dopo”. La ricerca di Vigna si focalizza su diverse aree, quali l’analisi del malware, lo studio del crimine informatico, l’analisi delle vulnerabilità, la sicurezza del web e l’applicazione dell’apprendimento automatico a tematiche di sicurezza.

Nel 2009 ha fondato Lastline, acquisita nel 2020 da VMware, per la quale oggi Vigna lavora dirigendo il gruppo di threat intelligence. Dal 2001 Vigna partecipa alla progettazione di competizioni di hacking e nel 2005 ha fondato il gruppo hacker Shellphish. Le sue lezioni sull’hacking sono disponibili su YouTube.

“La bellezza del fare ricerca è che ti mette sempre a contatto con idee nuove”, commenta, “ma penso che l’impatto del lavoro di un docente e ricercatore vada oltre alle idee e ai contributi scientifici. È soprattutto un impatto umano: quello di formare individui che a loro volta daranno il loro contributo”. In questo approccio, racconta, c’è molto Politecnico: “è stato l’ambiente in cui sono cresciuto e mi sono formato: il mio advisor, Carlo Ghezzi, non era un esperto di sicurezza informatica ma era un mentore eccezionale e mi ha insegnato a fare ricerca e a seguire gli studenti. Quasi tutti i miei colleghi di dottorato, infatti, sono entrati in grandi università in tutto il mondo”.

STEFANO ZANERO

https://sector.ca/speakers/stefano-zanero/

È professore associato al Politecnico Milano. Alumnus ingegneria informatica 2002, si occupa di sicurezza dei sistemi cyber-fisici, di virologia informatica e analisi dei dati applicata alla sicurezza. Ha avviato diverse startup di settore.

“Il Poli ha una lunga tradizione legata alla cyber security che risale alla metà degli anni ’90, con i contributi del prof. Dècina”, commenta Stefano Zanero. “Siamo stati uno dei primi atenei al mondo a partecipare a competizioni internazionali universitarie di hacking nei primi anni 2000, e ad inserire l’insegnamento di sicurezza come obbligatorio nel corso di laurea magistrale in ingegneria informatica, nel 2010. Negli anni, tanti Alumni si sono formati qui e oggi sono ben inseriti nel mondo accademico e industriale, anche se non sono sulla lista stanno facendo cose molto interessanti”.

Una delle particolarità di chi si è formato in sicurezza informatica al Politecnico è la capacità di prendere in considerazione il lato umano di questi strumenti. “Faccio l’esempio più diffuso, quello delle password per accedere ai servizi”, continua Zanero. “Se il sistema di autenticazione chiede password impossibili da ricordare, so già che l’utente se le scriverà su un post-it, compromettendo la propria sicurezza. Le politiche di sicurezza devono tenerne conto ed essere pensate per essere usate dalle persone, altrimenti non funzionano”. La parte tecnologica, insomma, è importante (diremmo un prerequisito), ma c’è altro: “L’elemento di natura economica di analisi del rischio sottende a tutto, come anche quello di natura sociale e psicologica”. Autenticarsi a Netflix, insomma, non è la stessa cosa che accedere al proprio conto in banca.

La sicurezza informatica è un campo in cui il Politecnico investe molto anche in termini di ricerca. “Il rischio zero non esiste: al Poli studiamo come rompere le cose, anche i sistemi di sicurezza, per trovare soluzioni più difficili da rompere”, continua Zanero, sottolineando che quanto più informatizziamo la produzione e il digitale diventa diffuso nelle nostre vite, tanto più questo rappresenta un rischio (si pensi per esempio alla protezione dei dati sensibili, ma anche alla domotica sempre più presente nei trasporti, nella gestione di edifici e spazi, l’internet of things ecc.) e quindi la sicurezza informatica deve diventare altrettanto pervasiva. “La pervasività è una delle principali sfide dei ricercatori: ovunque ci sia un oggetto informatico deve esserci un sistema di sicurezza, dal computer che regola la distribuzione di energia elettrica all’app per smartphone con cui accendo le luci in casa”.

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L’Alumna Valentina Sumini nominata “Ambasciatore del Design Italiano”

Valentina Sumini, Alumna e Visiting Professor del Politecnico di Milano, è stata nominata “Ambasciatore del Design Italiano per il 2021”. Il titolo le è stato conferito a Washington durante la quinta edizione dell’Italian Design Day, promosso dall’Ambasciata italiana per celebrare il design e la creatività italiana nel mondo.

PROGETTARE PER LO SPAZIO

“Sono sempre stata affascinata dallo spazio e già da studente del Politecnico mi ero potuta cimentare nell’affrontare un progetto per la creazione di un’infrastruttura ricettiva sulla Luna. Il mio desiderio è quello di riuscire a progettare una struttura che permetta all’uomo di diventare una specie multiplanetaria, dove la Terra sarà sempre il nostro pianeta madre” ha raccontato Sumini a Forbes.

Valentina Sumini
Credits: TEDx Talks

Secondo l’architetta, proprio per la sua naturale propensione al viaggio la specie umana è destinata a diventare multi-planetaria, e le prime tappe non possono che essere la Luna e Marte. Per questo è importante essere preparati: si tratta infatti di arrivare su altri pianeti e restarci, e di conseguenza progettare soluzioni abitative è di primaria importanza.

“Il punto fondamentale da cui partire, – dichiara l’Alumna al Sole24ore –  è considerare bene la differenza fra l’ambiente in cui viviamo e ci siamo evoluti e gli altri due che consideriamo. Qui da noi la gravità è determinante, addirittura il nostro corpo è modellato da millenni e millenni di azione della gravità sulle nostre ossa, sistema venoso e dell’equilibrio. Se parliamo invece di Luna e Marte scendiamo a 1/6 per il nostro satellite e a 1/3 circa per il Pianeta Rosso. Una persona di 60 chili ne pesa solo 10 sulla Luna e circa 20 su Marte, per avere un’idea. Il problema, quindi, non è l’azione verticale costante della gravità, che in pratica spinge verso il basso anche gli edifici, ma si sposta verso i problemi dati dalla differenza di temperatura e pressione atmosferica e dalla presenza o meno di radiazione nociva all’essere umano.”

DESTINAZIONI: STAZIONE SPAZIALE – LUNA – MARTE

Progettare per lo spazio per gli architetti come Sumini significa pensare a tre stadi diversi: il primo è il più “vicino” a noi, a 400 chilometri dalla Terra, e consiste nel mandare in pensione la Stazione spaziale internazionale – il più grande manufatto costruito ad oggi nello Spazio – per trasformarla in un albergo, da costruire proprio sullo scheletro dell’ISS. Attorno al nucleo centrale sono state progettate 12 camere realizzate in tessuto super resistente ma anche leggero, per potere arrivare in orbita più facilmente, piegato.

Il secondo stadio prevede la realizzazione del progetto Moon Village, l’insediamento sulla Luna di un villaggio formato da piccole abitazioni, ciascuna pensata per quattro ospiti, realizzate anche con materiali locali, come la regolite. La criticità principale della Luna è la scarsità d’acqua, che è presente in zone limitate; per questo le “case” saranno costruite in una regione al Polo Sud del Satellite, in una zona con più disponibilità di acqua, di energia solare e con vista costante sulla Terra.

“Mai come ora è necessario, quasi urgente, sviluppare una visione architettonica su un possibile insediamento lunare “permanente” che recuperi quello spirito e dia linee guida e prospettive di condivisione e di sviluppo pianificato, quindi un vero e proprio masterplan in cui aree residenziali, infrastrutturali e produttive evolvano secondo una filosofia unitaria, un po’ come se ci si rifacesse al concetto delle “città ideali” teorizzato tante volte in passato, dal Palladio a Le Corbusier” ha aggiunto l’architetta sul Corriere Innovazione.

moon village
Credits: forbes.it

L’ultimo stadio è l’insediamento su Marte: per questo è stato scelto un cratere in una zona depressa del pianeta, che garantirebbe una maggiore densità dell’atmosfera e più acqua nel sottosuolo e un minor livello di radiazione. La gran parte dei locali come case, uffici, palestre e uffici saranno sottoterra, sotto delle cupole trasparenti.

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