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Il Politecnico nel progetto di ricerca per chi ha perso l’olfatto

Sono iniziati i lavori di ROSE, il progetto finanziato dall’Unione europea che vede il Politecnico come uno dei sette partner europei protagonisti.  

Il progetto ROSE si rivolge a quelle persone affette da una perdita dell’olfatto totale o parziale (anosmia e iposmia) e ha come obiettivo sviluppare le tecnologie necessarie per dare loro sostegno. A differenza di altri sistemi sensoriali, ad oggi non esiste un modo per ripristinare parzialmente o totalmente il senso dell’olfatto, una volta danneggiato. 

In questo contesto si inserisce il progetto ROSE, che a questo scopo combinerà discipline come nanotecnologia, microtecnologia, biotecnologia, design meccanico, neurochirurgia, olfatto clinico, neuroscienze e psicologia cognitiva, con l’obiettivo di verificare la fattibilità di una protesi olfattiva miniaturizzata che combini micro sensori di odori e stimolatori neurali

Si calcola infatti che la perdita dell’olfatto colpisca circa il 20% della popolazione mondiale, con un incremento recente dovuto alla pandemia di Covid-19, dal momento che circa 1 contagiato su 2 registra anosmia o iposmia tra i suoi sintomi. 

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Credits: meafarma

IL RUOLO DEL POLITECNICO NEL PROGETTO ROSE 

Il nostro Ateneo ha un ruolo fondamentale nello sviluppo del progetto: sotto la guida delle professoresse Marina Carulli e Monica Bordegoni del Dipartimento di Meccanica, il Politecnico svilupperà dei recettori olfattivi miniaturizzati su misura e dovrà progettare, testare e produrre prototipi di protesi olfattive miniaturizzate, utilizzando tecnologie di stampa 3D

Il progetto è finanziato con oltre 3 milioni di € dall’Unione Europea nell’ambito del programma H2020 Pathfinder Pilot. I partecipanti, oltre al Politecnico, sono Lyon Neuroscience Research Center (CNRS, France), Technische Universität Dresden (Germania), Ecole Polytechnique Fédérale de Lausanne (Svizzera), Aryballe (Francia), Aristotelio Panepistimio Thessalonikis (Grecia) e CEA LETI (Francia). 

Scopri tutto sulla ricerca politecnica di frontiera e sui temi definiti dalla Commissione Europea nell’ambito del Recovery Plan. Visita il sito Next Generation EU del Politecnico di Milano.

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Politecnico e CONI: accordo quadro per ricerca e formazione

Politecnico di Milano e CONI – Comitato Olimpico Nazionale Italiano hanno firmato un accordo quadro per la formazione di studenti e laureati e lo svolgimento di attività di ricerca nel settore dell’impiantistica sportiva.  

L’accordo, siglato in un incontro presso il nostro Ateneo, prevede una collaborazione quadriennale per la promozione iniziative formative e percorsi di apprendimento che consentano a studenti e laureati di ampliare le proprie conoscenze relative alla realizzazione e alla gestione di infrastrutture sportive, anche grazie allo svolgimento di esercitazioni di laboratorio, progetti ed elaborati di laurea. 

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Credits: polimi.it

Grazie all’accordo sarà anche possibile condurre studi e ricerche finalizzati all’innovazione tecnologica del settore e saranno erogate nuove risorse e corsi per l’aggiornamento professionale degli operatori del CONI. 

All’evento per la firma dell’accordo hanno partecipato Giovanni Malagò, Presidente del CONI, Ferruccio Resta, Rettore del Politecnico, Emilio Faroldi, Responsabile Scientifico dell’accordo per il Politecnico, e Francesco Calvetti, Delegato del Rettore per le Attività Sportive. 

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A proposito di viaggi spaziali: siamo su Marte (anche grazie a un Alumnus)

Il progetto Mars2020 inizia a prendere forma nel 2012, dopo l’atterraggio, o meglio, l’ammartaggio, del rover Curiosity. Ci sono voluti quasi dieci anni per perfezionare il design, fare calcoli, proiezioni, test e partorire, alla fine, il rover Perseverance, ammartato lo scorso 18 febbraio 2021.

Marco Dolci, ingegnere e Alumnus del Politecnico di Milano, è uno dei 1000 ingegneri, scienziati e ricercatori che hanno contribuito a dar vita a Perseverance, e ci racconta così la sua esperienza:

«Dalla bozza iniziale, fino a poter toccare il rover con le mani e vedere che funziona come ci si aspetta… è come prendersi cura di un bambino che cresce», «Come genitori, nella sua avventura noi siamo sempre lì per lui, che però segue la sua strada e va lontano. È un parallelismo che vale anche nell’apprezzamento al dettaglio delle piccole cose che Perseverance fa, ogni giorno. Tra i giornalisti e nella società c’è sempre la tendenza a chiederci quale sia la sua ultima grande scoperta; ma per gente che ci lavora ogni giorno da quasi 10 anni, ogni passetto che fa è un evento grande: dietro c’è il lavoro di tante persone che ci hanno pensato, che ci hanno fatto innumerevoli test, che non hanno dormito, affinché quel singolo passo fosse possibile».

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Credits: https://www.jpl.nasa.gov/

Perseverance è una specie di geologo robotico e studia le rocce e le proprietà minerali del suolo marziano, su scale che vanno da 1 m a 1 mm di grandezza. Il secondo obiettivo tocca una delle grandi domande dell’astrobiologia: c’è mai stata vita su Marte?

Un altro compito importante di Perseverance è la raccolta di campioni di suolo, roccia e atmosfera per una eventuale futura missione di Mars sample return: il cui obiettivo sarebbe quello di poter riportare questi campioni sulla Terra per poterli analizzare.

E infine, pensando ancora più in grande, Perseverance è su Marte anche per preparare l’esplorazione umana: sono previsti infatti alcuni esperimenti specifici che permetteranno di capire se sia possibile utilizzare risorse marziane per rendere il pianeta più abitabile per un’eventuale missione con «veri esseri umani a bordo».

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Credits: https://mars.nasa.gov/

Dolci si occupa del sotto-sistema robotico del rover e, in particolare, dei due manipolatori, il braccio robotico esterno e quello interno. Il design è molto simile a quello di Curiosity (un design collaudato aiuta a minimizzare i rischi) ma ci sono alcune importanti differenze. Il sotto-sistema robotico di Perseverance, progettato da Dolci, è il più complesso mai mandato dall’uomo al di là dell’orbita terrestre per poter esplorare il sistema solare.

«È composto da due parti – ci spiega l’ingegnere – Una parte è il braccio robotico di circa 2 metri, che porta, sull’estremità, una torretta con strumenti scientifici per le analisi e una trivella per raccogliere campioni. Una volta che il campione è raccolto, il braccio si piega verso il rover e deposita il campione nella “pancia” di Perseverance. All’interno del rover c’è un altro braccio robotico che prende il campione, lo inserisce in un tubo, lo esamina e lo mette al sicuro, con l’idea di lasciarlo sul suolo marziano per un’eventuale futura missione di recupero».

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Dall’Alta Scuola Politecnica il pannello-labirinto che imprigiona il rumore

Una nuova invenzione in grado di rivoluzionare la tecnologia acustica per l’attenuazione dei rumori: si tratta di pannelli antirumore in grado di assorbire le onde sonore, basati su “metamateriali labirintici”. Questi metamateriali, così definiti perché hanno potenzialità superiori a quelle dei materiali convenzionali, hanno una particolare struttura “a labirinto” che permette all’onda acustica di riflettersi più volte al loro interno, riducendosi progressivamente fino a cancellarsi. 

Le menti dietro questa nuova tecnologia sono sei studenti dell’Alta Scuola Politecnica, il programma internazionale che riunisce i migliori studenti e studentesse del Politecnico di Milano e del Politecnico di Torino: Leonardo Bettini studente Ingegneria Aeronautica), Venus Hasanuzzaman Kamrul (Alumnus Ingegneria Fisica 2021), Emanuele Musso (Alumnus Ingegneria Meccanica 2021), Fabio Nistri (studente Ingegneria dei Materiali e Nanotecnologie), Davide Piciucco (Alumnus Ingegneria Civile 2021) e Matteo Zemello (Alumnus Ingegneria Aeronautica 2021). 

Credits: Alta Scuola Politecnica

Oltre dalla particolare struttura, i nuovi pannelli sono caratterizzati da leggerezza ed economicità, e vengono creati attraverso la stampa 3D, utilizzando plastiche di scarto. I rumori cancellabili sono molto vari: dai suoni a media frequenza, tipici del parlato e di alcuni strumenti musicali, fino a quelli a bassa frequenza, causati dai motori. Anche i settori di applicazione sono diversi, dall’edilizia all’automotive, fino agli impieghi domestici. 

Il progetto è stato testato e validato al Dipartimento Energia-DENERG “Galileo Ferraris” del Politecnico di Torino e ha coinvolto, in veste di partner industriale, Phononic Vibes, impresa nata nel 2018 come spin-off del Politecnico di Milano; proseguirà ora nell’ambito del percorso di ricerca europeo FET – Boheme, coordinato dall’Università di Trento e in cui sono coinvolti tra gli altri, il Politecnico di Torino, l’Imperial College di Londra e il Politecnico Federale di Zurigo (ETH). 

Scopri tutto sulla ricerca politecnica di frontiera e sui temi definiti dalla Commissione Europea nell’ambito del Recovery Plan. Visita il sito Next Generation EU del Politecnico di Milano.

Credits home: corriere.it

Credits header: Alta Scuola Politecnica

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Politecnico is “making history”: trionfo per PoliMOVE

In Italia, lo sport universitario non è tradizionalmente molto seguito, ma lo scorso 7 gennaio è successa una cosa che potrebbe cambiare questa situazione. Potrebbe anche succedere che un giorno, tra qualche decennio, ricorderemo il 2022 per la nascita di un nuovo sport.

COSA È SUCCESSO?

Per chi non lo sapesse, il CES – Consumer Electronics Show è la più grande fiera dell’elettronica al mondo, che si tiene una volta all’anno, ogni gennaio, a Las Vegas, dal 1967. Lì hanno visto la luce alcuni prodotti entrati nella storia: per dirne uno, nel 1970, il videoregistratore. Le tecnologie che pervadono le nostre vite si svelano sempre, con un discreto anticipo, al CES.

Nel 2022 c’è stata la 55° edizione (dal 5 all’8 di gennaio). Il videoregistratore è un ricordo lontano. Viviamo in un mondo di intelligenza artificiale, realtà aumentata e ibrida, auto a guida autonoma… Un mondo in cui il Politecnico ha un posto d’onore. Nell’ambito del CES si è corsa il 7 gennaio la prima gara testa-a-testa tra auto senza pilota, l’Autonomous Challenge, organizzata dall’Energy Systems Network (ente no profit che ha lanciato anche la Indy Autonomous Challenge). Ha coinvolto i team di corsa delle migliori università al mondo ed è stata l’Italia, col Politecnico di Milano, ad aggiudicarsi il primo premio di 150 mila euro (qui la news del Politecnico).

“UNA VITTORIA STORICA”

La stampa nazionale e internazionale che si sta occupando dell’argomento concorda su questa definizione.

E dal mondo:

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Credits: repubblica.it

IL SORPASSO

Riassunto delle puntate precedenti: il Team PoliMOVE, guidato dal professor Sergio Savaresi del Dipartimento di Elettronica Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano, è una squadra che quest’anno ha vinto tutto, o quasi. Gli straordinari risultati raggiunti sono anche frutto della collaborazione con e-Novia, che sostiene la squadra in qualità di main sponsor, Fluentis e Movyon, in veste di supporting sponsor. Del team è anche partner l’Università dell’Alabama.

Tra marzo e ottobre 2021, durante i test e le gare di qualificazione a bordo di una automobile virtuale, PoliMOVE domina sugli avversari, oltre 30 team universitari da tutto il mondo che hanno partecipato all’Indy Autonomous Challenge (un po’ il “prequel” della gara del 7 gennaio). Lo scorso 23 ottobre, le scuderie scendono in pista con macchine reali per la finale.

Le auto utilizzate per la gara sono vetture Dallara AV-21, le più avanzate auto da corsa a guida autonoma esistenti. Tutte uguali, per tutte le scuderie. Quello che cambia è solo il “pilota” alla guida, l’intelligenza artificiale. Il nostro ha un nome e (nelle intenzioni dei programmatori) un volto: AS.CAR.I. (acronimo di AutonomouS CAR Intelligence), in omaggio al grande pilota italiano.

Il 23 ottobre AS.CAR.I. manca l’oro per un soffio, a causa di un guasto alla macchina che lo manda fuori pista, aggiudicandosi però il record di velocità del campionato: 252 km/h. Le Dallara sono infatti le più avanzate auto a guida autonoma al mondo, ma non sono ancora perfette: “Il motore è andato in panne nel momento in cui abbiamo raggiunto la massima velocità”, spiega Savaresi, che al momento non sa esattamente cosa sia successo. Al primo posto, la scuderia tedesca TUM, della Technical University of Munich.

Lo stesso guasto limita i risultati di PoliMOVE anche a dicembre 2021, durante una corsa in solitaria effettuata per battere il record di velocità assoluto per un veicolo a guida autonoma. AS.CAR.I. ce la fa per pochissimo: con 283,18 km/h, o 175.96 mph, supera il Roborace’s speed record (175,49 mph) registrato da Guinness and UK Timing Association nel 2019. Guarda il video del record: World’s Fastest Autonomous Racecar – PoliMOVE Speed Record.

Credits: gazzetta.it

Siamo riusciti a individuare la natura del guasto: si verificava una sovracorrente che spegneva il motore. Tutti i team avrebbero avuto lo stesso problema, se la macchina di un altro team avesse raggiunto quella velocità, si sarebbe spenta come la nostra. Stavamo andando troppo forte per lei. Abbiamo finalmente capito dove stesse il problema e gli organizzatori lo hanno, su nostra indicazione, rimosso in tempo per la nuova gara del 7 gennaio 2022“.

Stavolta, una vera competizione testa a testa: mentre a Indianapolis le macchine scendevano in pista una alla volta (per limitare il coefficiente di difficoltà di una competizione così nuova e imprevedibile) alla finale di Autonomous Challenge @ CES vediamo il primo testa a testa della storia tra piloti artificiali a quelle velocità, ancora una volta PoliMOVE in finale contro i tedeschi di TUM. Una sfida a colpi di sorpassi, in cui alla fine trionfa il team politecnico:

“Una pietra miliare nella storia della guida autonoma: due auto lanciate a 280 km all’ora, che quasi si sfiorano. Ma stavolta non sono riusciti a starci dietro”, commenta un raggiante Savaresi dopo la vittoria.

Rivedi gli highlights della gara
Credits: Sergio Savaresi e Indy Autonomous Challenge

IL PROSSIMO PASSO

Questo anno glorioso per la scuderia politecnica è quasi alla fine: l’ultimo passo, tra qualche settimana, sarà il tentativo di battere nuovamente il record mondiale.

“Puntiamo ai 200 mph, 320/330 km/h”. E l’anno prossimo? “Triplete: primi alla simulation race, primi all’Indy e primi al CES”, scherza Savaresi, ma sa che, nello sport, non si canta vittoria troppo presto: “Scherzi a parte, è importante rimanere tra i primi, poi a volte si vince, a volte si perde. Certo è che ormai non possiamo più nasconderci: siamo quelli da battere”. Un po’ di numeri: la macchina costa 600.000 euro, di cui 300 mila sovvenzionati da ESN e 300 mila attraverso sponsor e donazioni. Oltre ai costi vivi della trasferta, senza contare gli assegni di ricerca dei dottorandi nel team, una trentina tra ingegneri dell’automazione, informatici, elettronici, della telecomunicazione, meccanici. “Bisogna farlo bene. Serve un budget da 1 milione di euro all’anno”.

IL FUTURO È EPICO: UMANI CONTRO INTELLIGENZA ARTIFICIALE

“In generale, il motorsport ha sempre avuto la funzione di anticipare le tecnologie dell’automotive” spiega Savaresi, tornando serio dopo l’emozione. “Si provano in pista soluzioni avveniristiche, magari un po’ pericolose, che possono anche fallire, si sperimentano in un contesto controllato a rischio contenuto, e poi si trasferisce l’esperienza nelle automobili di serie. Tutte le tecnologie dell’auto sono passate dal motorsport: sviluppo dei motori, aerodinamica, materiali, eccetera. Tutte, tranne i controlli automatici. L’intelligenza artificiale (quella che ha dato origine all’ABS, al controllo di trazione, al controllo di stabilità…) viene sistematicamente bandita dalle federazioni perché sottrae importanza al ruolo del pilota. Per questo motivo, c’è un enorme divario tra tecnologia della F1, la massima espressione del motorsport, e le auto di serie: queste ultime sono molto più raffinate. Ma l’auto autonoma è la chiave di volta di una rivoluzione che nei prossimi 10-15 anni investirà il mondo della mobilità cambiando per sempre il modo in cui ci spostiamo (ma anche in cui viviamo). Questa rivoluzione richiede un grosso salto tecnologico: lo sviluppo di un’auto completamente autonoma. Quindi, serve un campo di sperimentazione”.

Questo è il senso della nascita di un nuovo sport, l’autonomous motorsport. Che un giorno potrebbe portare a uno scontro tra un Ascari in carne ed ossa e uno artificiale:

Nel futuro immagino un campionato in cui si sfideranno uomo e macchina. Fra 10 anni, forse, ogni scuderia di F1 avrà una macchina pilotata artificialmente e una macchina con pilota umano”.

E chi vincerà?, chiediamo: “Bella domanda. Qualcuno dice che andrà a finire come con gli scacchi, dove a un certo punto l’intelligenza artificiale ha superato le nostre capacità di calcolo e da quel momento in poi ha vinto sempre. Ma guidare una macchina non è come fare una partita a scacchi, non si esaurisce in un numero finito di combinazioni. Mi aspetto che tra una decina d’anni l’AI sia in grado di competere con un pilota umano. Poi, ci vorranno altri 10-20 anni affinché le macchine ci superino. Ma, a quel punto, bisogna tenere in mente che l’AI ha un vantaggio su di noi che non c’entra nulla con la capacità di calcolo: la sua capacità di percepire il mondo a 360° con una quantità di stimoli sensoriali che non possiamo eguagliare con i nostri sensi naturali. Per continuare a competere, svilupperemo l’augmented human: doteremo i piloti umani di percezione aumentata. Non sappiamo ancora come, ma la tecnologia darà all’uomo una percezione paragonabile a quella della macchina: a quel punto la gara sarà nuovamente aperta. La mente umana e quella artificiale si sfideranno ad armi pari”.

Puoi sostenere questo progetto con una donazione. Dona ora

Credits header: quattroruote.it

Credits home: therobotreport.com

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L’Alumnus Stefano Boeri progetta un nuovo modello di scuola “aperta”

Una scuola aperta 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana, 365 giorni all’anno, vissuta dagli studenti durante l’orario scolastico e da tutta la comunità nei fine settimana e nei giorni festivi: è questo il nuovo modello di scuola introdotto dall’architetto e Alumnus Stefano Boeri a Tirana. 

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Credits: Stefano Boeri Architetti

Il progetto, che ha preso vita nell’ambito del nuovo piano regolatore Tirana 2030, segue l’idea che la scuola del futuro possa costituirsi come un epicentro nella vita urbana dei quartieri, come un luogo sempre aperto a tutti, a tutte le età. 

“Il tema delle scuole aperte è diventato una reale necessità per rispondere alla domanda di benessere che nasce dai cittadini di tutto il mondo – commenta l’Alumnus -. Sul piano educativo, una scuola aperta vuol dire osmosi con il territorio, scambio di saperi e esperienze, con un importante riverbero sulla vita di quartiere. Le tre nuove scuole di Tirana sono state progettate per diventare veri e propri epicentri della vita sociale e come spazi di connessione intergenerazionale e sociale. Il progetto può dare a Tirana un’anticipazione di quella visione di ‘città arcipelago’, di metropoli costituita di quartieri autosufficienti nei servizi al cittadino, che oggi è perseguita da molte altre capitali internazionali.” 

Le tre scuole sono dedicate al percorso pre-universitario e accolgono mense, sale multifunzionali, biblioteche e impianti sportivi, fruibili da studenti e cittadini in orari diversi della giornata, e diventeranno così un punto di riferimento per la vita pubblica

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Credits: Stefano Boeri Architetti

LA PROGETTAZIONE 

Durante la progettazione è stato fondamentale calibrare la presenza di spazi tradizionali, indispensabili per seguire la didattica del Ministero, con le aree “ibride”, fondamentali per implementare i sistemi educativi sperimentali e l’interazione inter-generazionale tra studenti di età e cicli differenti. 

“Il volume è stato concepito partendo dagli spazi aperti, ai quali sono stati dati lo stesso peso e importanza dedicati agli interni. Nell’ottica di creare un edificio accessibile, che dialoghi con il contesto urbano circostante, attraverso un accurato studio e controllo degli accessi al fine di garantirne la sicurezza, gli spazi che ospitano le funzioni pubbliche” 

commenta Francesca Cesa Bianchi, Project Director e Alumna architettura 2005. 

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L’Alumnus Andrea Carson vince la prima edizione del premio AIDI Luce

Andrea Carson, Alumnus e direttore tecnico di Luminum, ha ricevuto, durante la prima edizione del Premio AIDI Luce 2021, il premio “Mario Bonomo”, dedicato all’Alumnus scomparso nel 2019, grande progettista di illuminazione che ha contribuito in modo determinante alla crescita del settore dell’illuminotecnica in Italia. 

Il riconoscimento gli è stato assegnato per “il lavoro svolto in questi anni nel mondo dell’illuminazione sapendo coniugare creatività e innovazione con un approccio di grande attenzione ai temi della cultura e della valorizzazione dei beni storici tramite le nuove tecnologie”. 

Andrea Carson
Courtesy of Andrea Carson

Carson già nel 2020 aveva fatto parlare di sé per essere stato inserito tra i 40 migliori lighting designer al mondo del premio “40 under 40”, indetto dalla rivista inglese Lighting Magazine, che seleziona i più promettenti giovani lighting designer al mondo. 

Con il team del suo studio – Luminum Lighting Design fondato nel 2015 – ha ridato luce alle creazioni dei giganti dell’architettura della sua città natale, Novara, e della sua regione, dallo Juvarra all’Antonelli prediligendo i luoghi sacri, come il Seminario Arcivescovile di Vercelli, il Duomo di Novara o il Santuario Madonna del Sasso a Boleto, sul lago d’Orta. 

Durante la serata di premiazione, organizzata da AIDI, Associazione Italiana di Illuminazione che dal 1959 promuove la cultura della luce in Italia, l’Alumnus ha dichiarato: “Ammetto che è stata un’emozione molto forte ricevere questo riconoscimento, davanti a importanti figure del mondo dell’illuminazione, e non posso che condividere questo premio con i miei soci di Luminum e il nostro team, i colleghi, i clienti e gli amici che hanno creduto in noi in questi anni e che condividono i nostri valori e i nostri obiettivi.”  

Andrea-Carson
Credits: www.salonemilano.it

LIGHTING DESIGN E POLITECNICO 

Parlando di come è nata la sua passione per il lighting design al Salone del Mobile, Carson ha anche ricordato la sua formazione universitaria: 

Ho studiato al Politecnico di Milano, presso la sede di Milano Bovisa, dove era possibile confrontarsi con molteplici aspetti della professione. Iniziai ad approfondire i temi legati alla luce durante i corsi di scenografia e fotografia per l’architettura, scoprendo come la luce fosse una materia al contempo tecnica e artistica, con una pluralità di possibili usi ed emozioni che poteva sviluppare, e mi chiesi quali potessero essere le applicazioni di queste tecnologie in ambito monumentale e su beni artistici che approfondivo nei corsi di restauro.” 

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Era il 2016 quando abbiamo pubblicato “2099”

“Di fronte ai cambiamenti, dobbiamo chiederci se quello che facciamo sia ancora attuale”. “Bisogna lottare per l’inclusione e superare quel tetto economico che impedisce l’accesso a una vita dignitosa per tutti”. “Il cambiamento è l’unica costante: imparate a coglierne i segnali”. “Non perdete di vista ciò che non può essere misurato: i rapporti umani”. “Una volta al mese, fate una giornata di digital detox!”. “Less ego, more eco: dobbiamo progettare avendo come obiettivo una sostenibilità”. “È difficile fare previsioni per i prossimi decenni, ma resta ugualmente una riflessione importante: vi servirà per essere pronti ai cambiamenti e adattarvi più rapidamente”. “Dobbiamo uscire dalla prospettiva della crisi e cercare di comprendere cosa sia cambiato”.

5 anni fa abbiamo chiesto a 87 Alumni C-Level di immaginare come sarebbe stato il mondo nel 2099. Nel frattempo, molti di loro hanno cambiato ruolo, azienda, in alcuni casi anche industria. Alcuni sono cresciuti, altri sono andati in pensione, altri, purtroppo, ci hanno lasciato. Alcuni avranno anche, sicuramente, cambiato idea, e oggi risponderebbero diversamente alla nostra domanda: come immagini il mondo nel 2099?

Anche al mondo, nel suo insieme, è successo di tutto, ma, a leggere questi messaggi, potremmo aver l’impressione che siano stati scritti oggi. Quindi, i casi sono questi: o il mondo non è cambiato per nulla (improbabile, vero?); o gli Alumni hanno la palla di cristallo (altrettanto improbabile). Oppure, sono consigli talmente buoni da invecchiare come il vino: migliorando.

“Gli Alumni del Politecnico di Milano sono architetti, designer e ingegneri che operano in diversi settori della nostra società, dalla tecnologia alla progettazione degli spazi di vita, dall’economia all’industria, dall’arte alla cultura”

scriveva il presidente Zio nella prefazione a Verso il 2099: 87 consigli dai grandi Alumni del Politecnico di Milano per progettare se stessi nel domani, un titolo che dice tutto delle proprie intenzioni politecnicamente progettuali. “Questo gruppo di donne e uomini”, continuava, “costituisce un motore d’innovazione di straordinaria importanza per il nostro Paese”. 2099 è uno scrigno di esperienze di chi un futuro, per sé, l’ha già costruito e lo guida nel presente, affrontando sfide, commettendo errori e in ogni caso, sempre, imparando. Conclude il prof. Enrico Zio: “Non smettiamo di imparare oggi per sbagliare meno domani”.

A 2099 hanno partecipato, in ordine alfabetico: Roger Abravanel, Marco Airoldi, Stefano Arganese, Paolo Baratta, Paolo Battiston, Luca Belenghi, Roberto Beltrame, Paolo Bertoluzzo, Luciano Bonetti, Guido Bortoni, Angelo Bosoni, Elena Bottinelli, Daslav Brkic, Francesco Caio, Guido Cami, Marco Candiani, Tino Canegrati, Carlo Capè, Giulio Cappellini, Carlo Carganico, Alessandro Cattani, Luciano Cavazzana, Paolo Cederle, Andrea Certo, Giulio Cesareo, Aldo Chiarini, Aldo Cingolani, Antonio Citterio, Luca Colombo, Roberto Crapelli, Giampaolo Dallara, Claudio De Albertis, Gianandrea De Bernardis, Enrico Deluchi, Giuseppe Di Franco, Fabio Dinale, Elio ( Stefano Belisari), Mauro Fenzi, Luigi Ferrari, Guglielmo Fiocchi, Gianbeppi Fortis, Angelo Fumagalli, Aldo Fumagalli Romario, Marco Galletti, Giovanni Gemmani, Luciano Gobbi, Ugo Govigli, Vittorio Gregotti, Andrea Incontri, Alberto Iperti, Andrea Keller, Ugo La Pietra, Pietro Lissoni, Andrea Lovato, Fabio Maccari, Virginia Magliulo, Stefano Marzano, Alessandro Matera, Renato Mazzoncini, Alessandro Mendini, Angelo Meregalli, Marco Milani, Riccardo Monti, Alberto Negri, Maurizio Nichetti, Fabio Novembre, Alessandro Ortis, Giulio Pastore, Bartolomeo Pescio, Stefano Pessina, Carlo Purassanta, Paolo Ramadori, Giorgio Rossi Cairo, Walter Ruffinoni, Stefano Scaglia, Marco Sesana, Stefano Siragusa, Sergio Solero, Francesco Starace, Maurizio Teora, Vico Valassi, Patricia Viel, Franco Villani, Enrico Zampedri, Luca Zanotti, Elena Zucchetti.

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Borse di studio in crescita: nel 2021 sono state 234

Aggiornamento al 17/06/2022

Ci fa molto piacere poter dire che, nel 2021, abbiamo battuto il record del 2020, e non di poco: quest’anno sono stati 234 gli studenti che hanno beneficiato di una borsa di studio, grazie a 205 donatori (privati e aziende) che hanno dedicato ai giovani del Politecnico la cifra complessiva di 1.939.464 euro.

best of borse 2021

Come sono state distribuite queste donazioni? Al Poli ci sono molte forme di sostegno del diritto allo studio e al merito. Alcuni di questi progetti accolgono donazioni libere (a partire da 5 euro) e permettono la creazione di fondi che andranno a costituire una borsa di studio o di dottorato. Altri progetti prevedono che gli Alumni formino gruppi di donatori in grado di sostenere in toto una studentessa o uno studente. Altri ancora invitano le aziende e le istituzioni a farsi carico di questo accompagnamento. Ne vediamo qui alcuni esempi.

CIRCLE OF DONORS 

Il Circle of Donors è il programma dedicato ai donatori che desiderano supportare i migliori studenti magistrali, offrendo prestigiose borse di studio in grado di competere con quelle delle migliori università internazionali, che attirano i giovani più promettenti.

Gli studenti Circle ricevono 10.000 € all’anno per i due anni della laurea magistrale e hanno la possibilità di avvalersi di un percorso personale di mentoring con i donatori. Sono scelti in base a criteri di merito accademico tra i migliori laureandi della triennale che continuano il percorso al Politecnico anche alla Magistrale. Un “club di 110 e lode”, seri e focalizzati sull’obiettivo: oltre al rendimento accademico, per accedere al Circle bisogna rispettare una tabella di marcia molto rigida e laurearsi alla prima sessione. Scopri i borsisti Circles:

PARI OPPORTUNITÀ E DIVERSITY

“Ma cosa fa esattamente un’ingegnera? Posso farlo anche se non ho fatto lo scientifico? Sarò abbastanza brava?” Molte studentesse delle superiori si fanno queste domande nel valutare la scelta del proprio percorso universitario. Anche molti loro compagni se le pongono; la differenza è che, tra le ragazze, solo una minima percentuale sceglierà alla fine di iscriversi a un corso di ingegneria. Al Politecnico di Milano, le donne nelle facoltà di ingegneria sono una ogni 4 studenti, mentre ad Architettura e Design la presenza femminile supera in alcuni casi il 50%.

Leggi il commento professoressa Donatella Sciuto, Prorettrice Vicaria del Politecnico di Milano, intervistata da Alley Oop – Il Sole 24 Ore 

Sul sito dona.polimi.it puoi scoprire come sostenere le studentesse del Politecnic grazie al progetto Girls@Polimi.

BORSE DI STUDIO DA AZIENDE E ISTITUZIONI

Nel 2021 è stato anche molto importante il ruolo di aziende e istituzioni vicine all’Ateneo, che hanno scelto di dedicare una parte delle proprie risorse al sostegno agli studenti.

Tra queste Huawei che, sulla scia della collaborazione col Politecnico nata con Joint Lab, ha istituito borse di studio per giovani ricercatori nell’ambito delle “Wireless Communications”, dando l’opportunità a giovani eccellenze di svolgere l’attività di didattica e ricerca nell’ambito dei sistemi 5G/6G.

Fondazione Edison nel 2021 ha donato 20 mila euro per borse di studio,per finanziare 2 borse di studio da 10 mila euro ciascuna, dedicate a studentesse e studenti del corso di laurea magistrale in energy engineering-ingegneria energetica del Politecnico di Milano. Le borse sono intitolate all’ing. Guido Fossati, Alumnus del Politecnico, già Direttore HR e ICT di Edison.

Infine, una menzione speciale alla Fondazione Poffe, che ha istituito l’Andrea Poffe Fellowship for Young Talents in memoria di Andrea Poffe, Alumnus in Ingegneria Meccanica prematuramente scomparso nel 2020 a quarant’anni. La borsa di studio era destinata a uno studente o a una studentessa liceali e sarà attiva dall’anno accademico 2021/2022.

Questo eccezionale risultato raggiunto nel 2021 è arrivato anche grazie al supporto della Community degli Alumni. Vogliamo fare in modo che anche il 2022 sia così:
anche con un piccolo contributo puoi aiutare uno studente bisognoso e meritevole. Dona ora

Homepage5PerMille2021

Polisocial Award 2021: selezionati i vincitori

Sono 500.000 euro quest’anno i fondi del 5 per mille che il Politecnico di Milano investirà per finanziare cinque progetti di ricerca, vincitori del Polisocial Award, la competizione promossa ogni anno dall’Ateneo nell’ambito del suo programma di responsabilità sociale.

L’ottava edizione della competizione si concentra sul tema “Equità e Ripresa”: i progetti proposti mirano a sviluppare metodi, strategie e strumenti capaci di ridurre gli squilibri sociali aggravati dall’emergenza Covid-19, favorendo l’accesso a risorse e opportunità da parte di persone, categorie o comunità vulnerabili, in un’ottica di equità e sostenibilità. 

I PROGETTI VINCITORI

BUDD-e | Blind-assistive aUtonomous Droid Device
Responsabile scientifico: Marcello Farina, DEIB
Il progetto promuove una ripresa equa indirizzandosi alle persone ipovedenti, colpite dalle misure di contenimento del Covid-19 e dalle restrizioni poste alla fruizione quotidiana di spazi e servizi. Lo scopo è permettere una rinnovata accessibilità a servizi e luoghi pubblici da parte di questi soggetti, mediante un approccio integrato che fonde design inclusivo, tecnologie IC e robotica.

Co-WIN | Cantieri di cooperazione win-win per la riqualificazione degli immobili confiscati alle mafie e l’equità sociale
Responsabile scientifico: Andrea Campioli, DABC
Esperienze pilota per la messa a punto di un modello innovativo hub and spoke di recupero e valorizzazione degli immobili confiscati alla criminalità organizzata. Obiettivo è innescare dinamiche di rigenerazione sociale basate sulla formazione tecnica e l’integrazione lavorativa di categorie fragili, lasciando segni tangibili di equità e legalità.

EQUI_06 | Equità e qualità per l’infanzia: orientamenti per realizzare il sistema integrato 0-6
Responsabile scientifico: Stefania Sabatinelli, DASTU
A partire da uno studio pilota, che aiuterà ad approfondire il complesso quadro di bisogni e risorse relativi alla prima infanzia, la ricerca intende definire degli orientamenti per la realizzazione di poli territoriali integrati di servizi pre-scolari “0-6” in contesti urbani, in particolare in aree a maggior rischio di esclusione sociale e povertà educativa.

RESTARTHealth | Renewable Energy Systems To Activate Recovery Through the Health sector
Responsabile scientifico: Marco Merlo, DENG
Il progetto mira a rafforzare le infrastrutture sanitarie e i servizi alle comunità nell’Africa sub-sahariana, studiando una gestione efficiente dell’energia elettrica per microreti ibride. Test e applicazioni dimostrative in un ospedale e tre centri sanitari in Uganda consentiranno di produrre linee guida di validità generale.

SOSpesa | Reti di vicinato per il recupero, la distribuzione e la valorizzazione dell’eccedenza alimentare
Responsabile scientifico: Davide Fassi, DESIGN
In accordo con il tessuto associativo del quartiere Nolo a Milano, il progetto punta alla creazione di una rete di attori locali solidali che, mappando i flussi di cibo, offra prodotti alimentari a prezzi calmierati, recuperi il cibo in eccedenza e trasformi l’invenduto a favore di categorie deboli.

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