Produzione di cibo a partire da farine da insetti: è possibile? 

Questa è la missione di Francesco Majno ed Edoardo Imparato, due imprenditori che sette anni fa ebbero questa idea e che poco dopo misero le gambe a questo progetto.

Majno ha 35 anni e vive a Torino, Imparato ne ha 34 anni e vive a Milano. Entrambi sono originari del capoluogo lombardo. 

L’azienda si chiama Small Giants, piccoli giganti. Majno è anche un ex studente del politecnico, dove ha conseguito la laurea triennale e quella specialistica in design della comunicazione

La startup è nata nel 2017 dall’idea dei due amici. La scelta partire dall’Inghilterra è stata di natura normativa: lì c’era una regolamentazione per il cibo creato con farina di insetti, mentre in Europa ancora no, sarebbe arrivata dopo. Adesso le cose si sono un po’ ribaltate, come vedremo più avanti. 

Il lancio del brand Small Giants e del primo prodotto risale invece a novembre 2020. Nel 2023 la società è stata spostata in Italia, a Milano. Il trasferimento è stato totale, cioè sia a livello legale che di produzione e logistica. Anche il mercato di riferimento è l’Italia. 

Small Giants al momento propone tre prodotti (cracker, fette biscottate e easy mix) e ha un fatturato stimato di 300mila euro

Abbiamo intervista Majno che ha chiarito tanti aspetti di questa azienda innovativa (“innovativa per l’Europa”, direbbe lui). 

Francesco Majno ed Edoardo Imparato

Com’è nato questo progetto? 

“Più che dai nostri studi universitari è nato da un nostro interesse. Io ed Edoardo siamo amici di lunga data. Ci interroghiamo da sempre sulla sostenibilità legata all’alimentazione, entrambi non consumiamo carne, per aspetti sia di sostenibilità che etici. Cerchiamo delle fonti di proteine alternative. Di conseguenza ci eravamo appassionati su questo tema delle farine di insetti, abbiamo letto un documento della Fao che è stato il faro, per noi e per molti. Lì venivano spiegati vari aspetti tra cui che diverse specie di insetti vengono consumati da tempo in diverse parti del mondo”  

Quali sono le caratteristiche del cibo fatto con farina di insetti? 

“Dal punto di vista ambientale che nutrizionale sono eccezionali. Sono super food, come i grilli per esempio, hanno un altissimo contenuto di proteine, fino all’80%. E dal punto di vista ambientale hanno una richiesta di acqua, terra, mangime o emissioni di gas serra limitatissime, se confrontate alle proteine animali tradizionali, come la carne rossa” 

Insomma, avete deciso di provarci… 

“Sì, dopo aver letto e studiato tutto questo ne siamo rimasti affascinati e ci siamo chiesti: com’è possibile che esista questo super food e nessuno in Europa lo considera anzi, ne sono disgustati?” 

E qual è stata la vostra scelta per iniziare a produrre questo cibo? 

“Abbiamo deciso di usare una farina, che è più familiare, con cui ci si possono fare vari prodotti, cercando di dargli una forma tradizionale e più appetibile per noi consumatori occidentali” 

Se doveste individuare una filosofia alla base di Small Giants? 

“Cercare di portare gli insetti come proteine sostenibili nella dieta di noi occidentali, e non farlo come stravaganza esotica ma come cibo della quotidianità” 

Ma con quali prodotti? 

“Fette biscottate, snack, cracker e ora abbiamo lanciato un nuovo prodotto, un preparato per fare burger, polpette, falafel e che è direttamente sostituibile alle cose fatte con la carne” 

Avete degli allevamenti di insetti qui in Italia? 

“No, e non credo lo faremo mai. C’è proprio chi si occupa di farlo, sono anche molto complessi da gestire. Noi acquistiamo le farine, come quella del grillo comune o quella delle larve di coleottero che usiamo per fare le fette biscottate. Abbiamo due allevatori-fornitori diversi. Sono tra i pochi ad avere l’autorizzazione UE per commerciare queste farine” 

Questi due allevatori dove si trovano? 

“Uno nei Paesi Bassi, quello che ci fornisce la farina di larve di coleottero e l’altro in Vietnam, farina di insetti. Nei Paesi tropicali è ideale il clima per gli insetti, perché sono animali a sangue freddo” 

Incontrate più problemi a livello burocratico-legislativo o resistenza culturale delle persone a questi cibi? 

“Principalmente a livello burocratico-legislativo. Come ad esempio il fatto di dover essere partiti dal Regno Unito. Siamo fortemente vincolati e, giustamente secondo me, controllati. Anche dal punto di vista sanitario e igienico è vasto. Questo è il primo problema, è un prodotto che rimarrà per un certo periodo di nicchia, perché si devono comunicare troppe cose, perché la prima risposta che ti dà una persona media è “perché dovrei consumare prodotti fatti con farina di grillo?”. Però chi è avvezzo a sperimentare è una bella cosa e ci si lancia, ma molte persone sono più restie, perché gli insetti non hanno questa associazione al cibo” 

Precisamente quanti prodotti producete e sono sul mercato? 

“Al momento tre. Dei cracker con una percentuale di farina di grillo. Sono dei cracker che hanno 3 volte il contenuto di proteine di qualsiasi altro tipo di cracker tradizionale. Hanno anche un alto contenuto di vitamina B12 e hanno altri micronutrienti. Se ne mangi un pacchetto da 40 grammi, stai mangiando 10 grammi di proteine. Poi ci sono le fette biscottate e l’easy mix, che è il preparato per fare i burger” 

C’è qualche curiosità che vuoi dirci? 

“Beh per esempio che noi già consumiamo mezzo chilo di insetti all’anno, inconsapevolmente. È impossibile separare gli insetti dove ci sono le coltivazioni, come i pomodori, insalata, spighe di grano, tutti hanno una componente. La legge italiana consente quelle che chiamano “contaminazioni di insetti”. Quindi ognuno di noi già mangia insetti” 

Parlaci del passaggio dal Regno Unito all’Italia, come è successo e perché? 

“Ci sono varie ragioni. Fino a che non è stata attivata Brexit noi vendevamo i prodotti in una catena molto famosa, la seconda più importante del Paese. Poi con queste nuove normative, di fatto, sono tornati indietro su queste produzioni. Noi da subito avremmo preferito stare in Italia, ma per necessità siamo partiti da dove si poteva fare” 

E nei supermercati italiani si trovano i vostri prodotti? 

“Non ancora. Stiamo parlando con dei supermercati, ma essendo le normative recenti e i tempi dei supermercati lunghi ancora non ci siamo riusciti. L’interesse c’è, è ipotizzabile che da settembre o giù di lì potremo trovare prodotti Small Giants” 

Come vendete allora? 

“In Italia sul sito o altri distributori, che però non corrispondono con la Grande distribuzione organizzata. In Polonia ad esempio siamo in Ochan, supermercato molto importante e poi dovremmo entrare a breve in un altro” 

Quante persone lavorano in Small Giants? E qual è il fatturato? 

“Full time ci sono tre persone, poi ci sono una serie di collaboratori e consulenti. Il fatturato per quest’anno dovrebbe essere intorno ai 300mila euro” 

Come ha influito il tuo percorso di studio al Politecnico sul tuo percorso lavorativo? 

“In Small Giants il mio percorso di studi in design della comunicazione mi è servito molto. Per esempio per dare identità al brand. E sicuramente ha avuto ricadute positive sul parziale successo, per adesso, del nostro brand” 

Il nome Small Giants è molto carino… 

“L’abbiamo scelto dopo un rebranding con un’agenzia di comunicazione londinese” 

Abbiamo finito, c’è qualcosa che vuoi aggiungere? 

“Vorrei dire questo: dal 21 giugno abbiamo lanciato una campagna di equity crowdfunding, in sostanza vendiamo una parte di società a investitori. Contribuzione minima per entrare 250 euro (tutte le info sono qui)” 

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