La società Fondazione Milano per Expo (FMpE) ha donato al Politecnico di Milano la somma di 120 mila euro, finalizzata a finanziare 3 assegni di ricerca per giovani ricercatrici.
La donazione si inserisce nel progetto di E4WE/Education for Women Empowerment, nello spirito di quanto seminato durante EXPO 2015 e nella continuità di quello che il Women Pavilion offrirà in occasione del prossimo EXPO. FMpE e Politecnico di Milano hanno deciso di aderire al palinsesto del Padiglione, contribuendo a sostenere l’importanza di una società inclusiva, sempre più indispensabile per i vantaggi che comporta in termini di innovazione, sostenibilità e valore economico. L’iniziativa ha anche l’obiettivo di dare visibilità internazionale a questo tema e creare connessioni in particolare con il mondo arabo e con Dubai che ospiterà l’esposizione.
La donazione sosterrà assegni di ricerca in campi dove gioca un ruolo chiave l’intersezione tra tecnologie, design e scienze della salute: si occuperanno dell’impatto dei Big Data sulla ricerca biomedica, dei modelli di misurazione e Intelligenza Artificiale al servizio della salute e del contributo di scienza e tecnologia relativamente alla responsabilità sociale degli ambienti terapeutici. Un altro ambito che interesserà il bando per l’assegnazione di questi fondi è quello della sostenibilità nella filiera agroalimentare.
Sono campi di ricerca di grande attualità e con un importante impatto sociale, temi sui quali il Politecnico sta investendo molto, facendo da apripista in Italia per nuove professioni dell’ingegneria e del design, che diventeranno sempre più rilevanti nei prossimi anni.
Credits: Alexis Brown on Unsplash
Questa iniziativa si inserisce nel piano strategico del Politecnico di Milano, che porta avanti diverse azioni volte al coinvolgimento di giovani ricercatrici, come delineato nel Bilancio di Genere: un documento che scatta una fotografia d’insieme del nostro Ateneo, mostrando un’analisi aggiornata dei principali dati relativi alla componente studentesca, al corpo docente e al personale tecnico-amministrativo.
Relativamente all’equilibrio di genere, il Politecnico è in linea con quanto accade a livello italiano ed europeo nelle università tecnico-scientifiche:un terzo del personale docente e di ricerca all’interno dell’Ateneo (29%) è rappresentato da donne.
La stessa percentuale si riscontra tra le studentesse; alcuni settori scientifici però subiscono un maggiore squilibrio, ed è per questo che l’Ateneo ha pianificato azioni mirate a colmarlo, che vanno nella direzione di un impegno specifico nel reclutamento di studentesse e ricercatrici. Si inserisce in questo quadro l’istituzione di borse di studio e di ricerca dedicate a studentesse e PhD nelle materie STEM (info per donare a questo link).
Nel libro “ALUMNAE, Ingegnere e tecnologie” abbiamo raccolto le storie di 67 ingegnere della nostra community. L’obiettivo? Raccontare un insieme di esempi positivi per le ragazze “STEM” di oggi e di domani. Leggi di più.
L’Alumna Annaluigia Meroni, 96 anni, nasce nel 1925 e si laurea in Ingegneria Civile nel 1953. La sua storia passa per la Seconda guerra mondiale, l’agognato diploma e la laurea al Poli, che frequenta subito dopo la guerra. Poi la professione di ingegnere, tra uffici brevetti, Siemens, Pirelli, Italia e Stati Uniti, occupandosi anche delle prime organizzazioni femminili, di pozzi petroliferi di recupero e di fissione dell’atomo.
Una carriera in un mondo prevalentemente maschile, dove la domanda “chiamarla ingegnere o signora?” è solo – per la nostra Alumna – un “ridicolo dettaglio legato ai tempi”, da scrollarsi di dosso con leggerezza, e dove non mancano donne intraprendenti e professioniste della tecnologia.
Ci siamo fatti raccontare la sua storia, oggi che le cose sono cambiate molto, ma c’è ancora tanta strada da fare per raggiungere una società inclusiva.
“Nel febbraio del 1942,
spinta dall’incalzare delle incursioni e dei bombardamenti, lasciai Milano per rifugiarmi in un paesello alle sorgenti della Livenza. Non sapevo cosa avrei fatto l’indomani: si viveva alla giornata. Nelle scuole, le sole informazioni disponibili riguardavano la politica in voga al momento, propaganda sull’andamento della guerra come ce la volevano raccontare.
Avevo ben chiaro che la pittura e le materie scientifiche erano le mie preferite e avrei voluto completare almeno il liceo scientifico. Perciò mi procurai e portai con me tutti i libri che mi sarebbero occorsi per farlo privatamente.
Ebbi anche la fortuna di conoscere e frequentare una vecchia signora anglo americana, rifugiata insieme a me per sfuggire alle leggi razziali, che mi consentì di perfezionare la mia lingua inglese, al punto da poterla usare quasi come una seconda lingua.
Tuttavia, il tempo passava come un tempo sospeso, non si capiva se tutto quello che stava accadendo potesse avere un fine. Nel 1943 i tedeschi presero possesso di tutta l’Italia settentrionale. Per noi giovani non era vita, ma solo attesa, e di che? Eravamo isolati: i ragazzi per lo più erano a militare oppure in montagna. Ancora nessuna informazione, se non Radio Londra, che abbracciavamo quasi, la sera, nella camera più sotto la montagna e più lontana dalla strada per non essere scoperti dalle ronde tedesche.
È in questo clima che raggiunsi, nel ’44, il sospirato esame di maturità, che superai. Quasi svegliandomi da un sonno, compresi allora che esisteva vita al di là di quell’esame e degli eventi e che avrei dovuto scegliere per il domani. Mio padre, artigiano edile, doveva spesso ricorrere, per i suoi lavori, alla consulenza di ingegneri. Fu per me un’ispirazione e, essendo io sempre stata persona abbastanza concreta, scelsi Ingegneria Civile sottosezione Edile. Il mio papà, che era rimasto a Milano, mi iscrisse al Poli, ma io non potei naturalmente frequentare fino al mio rientro, a guerra terminata.
Alla fine della guerra purtroppo persi il padre e fui posta di fronte all’interrogativo se smettere o continuare con gli studi di ingegneria. Siccome sono dotata di una certa tenacia decisi di cercare lavoro e continuare, ben sapendo che così avrei allungato i tempi. Una mia cugina ufficiale dell’armata americana, grazie al mio inglese, mi offrì un posto di organizzatrice viaggi per gli americani ospitati all’Hotel du Nord.
Purtroppo, l’orario non mi permetteva di arrivare in tempo alla lezione di Analisi Matematica che mi pare iniziasse alle 2 e che non volevo perdermi. Comunque, altri studenti arrivavano in ritardo e si infilavano silenziosamente in classe, così mi accinsi a farlo io. Subii così la prima prova di discriminazione: al mio ingresso, i ragazzi posti nell’anfiteatro rumoreggiavano fortemente, disturbando il professore che, dopo un paio di volte, mi cacciò. Lasciai allora quel lavoro per poter seguire la lezione, ma ne trovai altri come traduttrice, soprattutto per l’Agip mineraria e l’Eni. Fra rinunce e sacrifici, studio e lavoro arrivai alla laurea, nel 1953.
Trovai subito un lavoro presso la cattedra di Costruzioni Automobilistiche del prof. Fessia (l’inventore della macchina 500 Fiat) ma, essendo ancora vivo il mio desiderio di fare l’ingegner civile, chiesi ed ottenni di lavorare gratis et amore Dei presso lo studio dell’ing. Cesa Bianchi (ideatore del primo grattacielo di Milano).
Fui assegnata a collaborare con un ingegnere più anziano al calcolo di una scala di un edificio in costruzione a Milano in via Circo 6. Il lavoro mi risultò abbastanza noioso e non certo rispondente ai miei desiderata, per cui accettai con entusiasmo l’offerta dell’Ufficio Brevetti Ingg. Racheli e Bossi. Le due titolari, Adele Racheli e Rosita Bossi, erano due ingegnere, anche loro Alumnae del Politecnico: Racheli laureata in ingegneria meccanica nel 1920 e Bossi in Elettrotecnica nel 1924 (a queste due se ne aggiungeva una terza, ing. Lazzeri, che nel periodo di guerra per sfuggire alle persecuzioni razziali aveva fatto la cuoca in Svizzera).
Il lavoro di agente brevetti mi piacque subito, si era a contatto con le innovazioni, inoltre mi erano utili le lingue che allora conoscevo: francese e inglese e cominciai a studiare tedesco. Fu qui che venni invitata negli USA dal Department of Labour Woman’s Bureau per un periodo di formazione e addestramento in cui mi occupai di organizzazioni femminili, pozzi petroliferi di recupero e fissione dell’atomo.
Tornata in Italia sentii subito il bisogno di migliorare la mia posizione economica e quindi accettai l’offerta della Siemens di occuparmi della Biblioteca, dei brevetti di un loro dirigente estesi in tutto il mondo e relativi alla fissione del Samario 144, nonché, nel frattempo, di avviare la creazione di un ufficio brevetti che al momento la ditta non aveva. Mi fu anche consentito di mantenere la mia attività di consulente nel campo Brevetti, Modelli e Marchi del Tribunale di Milano che già svolgevo da qualche anno.
Il lavoro era decisamente interessante e dinamico e mi permetteva di viaggiare molto. Il rapporto con i colleghi a livello orizzontale ottimo. In direzione verticale, diciamo, non si era ancora pronti a donne ingegnere. A livello direttivo si erano consultati perché non mi si chiamasse ingegnere ma signorina e ricordo che uno dei tanti direttori che si sono succeduti, avendo io chiesto un aumento di stipendio, mi disse chiaramente che me lo avrebbe dato se fossi stato un maschio.
Lasciai la Siemens nel giugno del ’64 per seguire mio marito in Spagna dove mi arricchii di un’ulteriore lingua. Tornata in Italia nel 1967, accettai l’offerta della Pirelli di occuparmi della sezione Cavi del loro Ufficio Brevetti.
Anche in Pirelli mi si appellava semplicemente come signora, essendosi deciso in una riunione di dirigenti avutasi prima del mio arrivo, quando per la sezione meccanica (mi pare) si era assunta un’altra donna ingegnere di 5 anni più anziana di me. Si appellava però con “Dottoressa” una chimica preposta alla sezione Gomma, evidente incongruenza perché anche le ingegnere sono dottor Ingegner.
A parte il suddetto ridicolo dettaglio legato ai tempi, il lavoro in Pirelli era interessante: a quei tempi si stavano inventando le fibre ottiche. I rapporti con i colleghi-clienti (chiamiamoli così) dell’Ufficio Brevetti erano ottimi, tanto che vi rimasi anche su insistenza della ditta fino a 60 anni, ben oltre la pensione, che allora per le donne era a 55 anni. Lasciai la Pirelli nel 1985 con la speranza di dedicarmi almeno per un po’ ad uno dei miei amori giovanili: la pittura.
Annaluigia Meroni, Alumna Ing. Civile 1953
Nel libro “ALUMNAE, Ingegnere e tecnologie” abbiamo raccolto le storie di 67 ingegnere della nostra community. L’obiettivo? Raccontare un insieme di esempi positivi per le ragazze “STEM” di oggi e di domani. Questo libro è una delle tante iniziative creata da Alumni Politecnico di Milano. Se ti piacciono le nostre attività, puoi donare per sostenerle.
NTT Data ha annunciato la nomina di Walter Ruffinoni come CEO Everis Italia. Ruffinoni, Alumnus politecnico (laureato in ingegneria elettronica nel 1990), rimane anche in carica anche come CEO NTT DATA EMEA e Italia.
Questa nomina ha l’obiettivo di rafforzare la presenza del gruppo sul mercato italiano e consolidare le partnership in Italia. “Sono orgoglioso ed entusiasta di iniziare questa nuova sfida come ceo di everis Italia in un momento cruciale per la società” – commenta Ruffinoni.
Credits: ansa.it
L’ingegnere elettronico, durante la sua carica in NTT Data Italia, è riuscito a raddoppiarne il fatturato e il numero dei dipendenti, continuando a crescere e ad assumere talenti nonostante la pandemia.
Milano omaggia l’inventore dell’Amuchina, l’Alumnus Oronzio De Nora, intitolandogli una via nel quartiere Ortica, dove ha sede l’omonima azienda che ha contribuito al progetto con una donazione.
Oronzio De Nora, Alumnus in Ingegneria elettrotecnica, brevettò il famoso liquido igienizzante nel 1923 in Germania, creando il potente antibatterico che oggi conosciamo come Amuchina. L’ingegnere vendette poi il brevetto e, nel 1924, fondò l’azienda che porta il suo nome.
Ancora oggi le industrie De Nora sono attive anche in campo internazionale come punto di riferimento per le tecnologie sostenibili, il risparmio energetico e il trattamento delle acque.
Credits: De Nora on Linkedin
Via De Nora si inserisce nel piano di riqualificazione del quartiere Ortica che prevede, per questa via, la totale pedonalizzazione, l’installazione di panchine, piante in vaso, tavoli da ping pong e la creazione di murales lungo il perimetro dell’azienda De Nora che ritraggono i volti di persone che si sono distinte per il loro importante contributo scientifico, tra cui anche l’ingegner De Nora.
Credits: De Nora on Linkedin
«Si tratta di un intervento integrato di pedonalizzazione, urbanismo tattico, arte pubblica e toponomastica», ha commentato l’assessore alla partecipazione, cittadinanza attiva e open data Lorenzo Lipparini, «coronato da un patto di collaborazione che tiene insieme realtà di cittadinanza attiva, impresa e amministrazione comunale con il comune obiettivo di ripensare e riqualificare lo spazio pubblico».
Credits header e home: imbruttito.com
Credits header e home: https://bari.repubblica.it/cronaca/2020/02/27/news/amuchina_inventore_altamura_de_nora-249732543/
Il 23 ottobre 2021, al Motor Speedway si svolgerà la finale dell’Indy Autonomous Challenge: la prima gara automobilistica di veicoli a guida autonoma. Tra i team in gara c’è il PoliMove Racing Team, guidato da Sergio Savaresi, Docente di Controllo dei Veicoli del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano e Alumnus in Ingegneria Elettronica.
Da mesi, il team composto da laureandi e dottorandi è al lavoro sul software di controllo e sull’algoritmo che servirà a pilotare un’automobile a 300 km all’ora. Lo scorso 30 giugno, la prima decisiva vittoria ha avvicinato il Politecnico al traguardo finale di ottobre e che è fruttato, per il momento, il primo premio di 100 mila dollari (a questo link il video che racconta le qualificazioni).
“La gara di qualificazione si è svolta in ambiente di simulazione, su cui abbiamo avuto modo di fare parecchi test nei mesi scorsi”, commenta Savaresi. “Dal punto di vista della gara automobilistica, non siamo stati particolarmente divertenti: nelle qualifiche abbiamo fatto il tempo migliore in assoluto e siamo partiti per primi, in pole position. Siamo stati primi durante tutta la gara e siamo arrivati primi. Nessuno ci ha mai superato nonostante numerosi tentativi di sorpasso da parte di altre macchine che il nostro “pilota AI” è sempre riuscito a contrastare. Abbiamo stravinto!”.
Durante questa gara in simulazione hanno partecipato 16 team dalle università più prestigiose del mondo, ma, tra macchine uscite fuori pista, collisioni tra contendenti e urti contro le strutture, hanno tagliato il traguardo solo in 4: Politecnico in testa, al secondo e terzo posto Università di Monaco e Università del Texas, al quarto MIT.
La nostra squadra ha consegnato agli organizzatori il pilota virtuale un mese prima della gara. “Si tratta di un vero e proprio sostituto del pilota umano, un software di intelligenza artificiale. Lo abbiamo sviluppato con diversi strati di intelligenza tattica e strategica: durante la gara era pronto a valutare se le cose si mettevano male, cambiare tattica e scegliere di correre qualche rischio in più. Poi, per fortuna, non è servito”, continua Savaresi, che ha spiegato nel dettaglio la natura di questo pilota virtuale nel numero 9 di MAP (da pagina 28).
La gara del 23 ottobre vedrà in pista complessivamente 10 team universitari. Il primo premio sarà di 1 milione di dollari. Questa volta i piloti virtuali correranno in pista, a bordo di una macchina vera e propria, lo stesso modello per tutti: una Dallara IL-15 (ribattezzata AV-21) modificata con sensori adatti alla guida autonoma.
“C’è un po’ di tensione. In simulazione si possono verificare un sacco di crash, ma non si fa male nessuno e non si rischia di buttare via quasi mezzo milione di dollari a causa di un errore”. La macchina, infatti, costa circa 300 mila euro, oltre alle spese di viaggio e di ricerca necessarie a portare a termine la gara (scopri qui come sostenere economicamente il PoliMove Racing Team con una donazione).
Proprio in questi giorni i primi membri del team stanno partendo per Indianapolis e gli altri li raggiungeranno a settembre. Pronti per la finale, conclude Savaresi: “Come gruppo di lavoro del Politecnico, lavoriamo in quest’ambito ormai da vent’anni, abbiamo quindi alle spalle tantissimo know-how e siamo sicuramente fra i team che potenzialmente sono un po’ più avanti rispetto agli altri. Dal punto di vista delle competenze siamo fortissimi. Ma ieri, durante la gara in simulazione, eravamo molto in ansia: come in ogni gara singola, l’imprevisto è dietro l’angolo, ti tocchi dentro con qualcuno, c’è un malfunzionamento meccanico, e si perde. Di sicuro siamo tra i top team e speriamo di avere un pizzico di fortuna anche a ottobre”.
Supportando PoliMove puoi aiutare il progetto a raggiungere nuovi ambiziosi traguardi. Dona ora
Ottime notizie per TMek, il rivoluzionario test rapido per la diagnosi della malaria sviluppato dal Politecnico di Milano nel laboratorio PoliFab (ne abbiamo parlato nel MAP#7): un recente studio pubblicato dalla rivista “Advanced Science”ha confermato il suo potenziale dopo la sperimentazione avvenuta in Camerun su 75 pazienti con sospetto clinico di malaria.
La diagnosi precoce è di fondamentale importanza per garantire più ampie probabilità di sopravvivenza alle persone affette dalla malaria: per questo l’Organizzazione Mondiale della Sanità continua a sollecitare lo sviluppo di nuovi test diagnostici rapidi impiegabili in zona endemica.
TMek riesce a diagnosticare la malaria in tempi rapidi perché si avvale di un meccanismo fisico lab-on-chip, che utilizza campi magnetici e microchip per rendere possibile la quantificazione dei globuli rossi infetti. Attraverso dei microchip “usa e getta” a basso costo dotati di micro-magneti, il sistema attrae i globuli rossi infetti e li conta in modo da quantificare la parassitemia, ovvero la percentuale dei globuli infetti rispetto ai sani. In questo modo è possibile fornire una soluzione rapida ed economica per la diagnosi della malaria, compatibile con l’utilizzo in aree tropicali in assenza di personale specializzato.
Dopo le prime sperimentazioni nel 2019 che hanno dimostrato come TMek riesca, in soli 10 minuti, a fornire un risultato quantitativo con un limite di sensitività di 10 parassiti per microL di sangue, è arrivato il nuovo studio di validazione che ha confermato il suo potenziale come test rapido quantitativo e selettivo per la diagnosi precoce della malaria.
Credits Seth Doyle on Unsplash
UN PROGETTO DI RICERCA A FINALITÀ SOCIALE
TMek nasce dal team di ricerca interdisciplinare guidato dai professori Giorgio Ferrari (Elettronica), Beniamino Fiore (Bioingegneria) e Roberto Bertacco (Fisica) come progetto finanziato da Polisocial Award, il programma di responsabilità sociale del Politecnico di Milano. Per garantire un utilizzo etico di eventuali proventi derivanti dallo sfruttamento della proprietà intellettuale, l’iniziativa è protetta con brevetti “sociali” e gli inventori hanno rinunciato ai loro diritti proprio in favore del finanziamento di progetti di ricerca con finalità sociale.
Il progetto è stato realizzato anche grazie al sostegno delle Alumnae e degli Alumni che hanno donato e continuano a donare per garantire uno sviluppo etico di TMek e creare uno strumento diagnostico unico nella lotta contro la malaria. Dona anche tu.
Cammina da solo ma dietro di lui ci sono tutto un Politecnico e una fabbrica di imprese: si chiama YAPE, ed è un veicolo a guida autonoma su due ruote creato per le consegne che si sposta tra marciapiedi, passanti e semafori.
YAPE può trasportare bevande e cibi caldi o freddi, ma anche medicinali perché lo scomparto interno ha la possibilità di essere climatizzato. È pensato per muoversi agevolmente fra le strade delle città italiane tra vicoli, rotaie, sanpietrini e pavè, sulle sue due ruote basculanti, capaci di ammortizzare urti e cambi di percorso.
La sua missione è recapitare a casa degli utenti ciò di cui hanno bisogno nel minor tempo possibile, aggirando parallelamente gli eventuali problemi logistici e i congestionamenti stradali.
“YAPE è stato disegnato e progettato per muoversi in ambienti angusti e per muoversi su marciapiede, il che richiede di pianificare le sue traiettorie e di sapere dove si trova con precisione centimetrica”, dichiara a RaiPlay DigitalFilippo Parravicini, Alumnus in Ingegneria dell’informazione e dottorando al Politecnico, che da quattro anni lavora al progetto.
Insieme a lui anche Luca Mozzarelli, ricercatore e Alumnus in Automation and Control Engineering, che aggiunge: “La cosa molto interessante di questo progetto è che si tratta di una piattaforma che ci consente di andare a lavorare a tutto tondo sugli aspetti della guida autonoma, senza avere a che fare con le complicazioni di un’automobile vera e propria.”
Credits: italiani.it
Vincenzo Russi, co-founder e CEO di e-novia e Alumnus del Poli, sul Magazine degli Alumni del Politecnico di Milano parla del percorso di integrazione di competenze e settore che sono stati fondamentali per arrivare a YAPE:
“I prodotti sui quali si lavora oggi presentano complessità e problematiche tecnologiche che sono impensabili da risolvere con una sola forma di ingegneria, di design o di architettura. Per questo, qui in e-Novia abbiamo Alumni che sono loro stessi politecnici, “persone politecniche”, cioè in grado di governare più tecnologie. I laureati in design, ad esempio, diventano esperti di economia, di finanza, di marketing; vanno al di là della propria competenza specifica per comprendere fenomeni che toccano altre discipline. Al nostro interno è sempre più valorizzata questa figura straordinaria che caratterizzerà il futuro, e che il Poli sta facendo crescere”.
Fondazione Edison ha donato 20 mila euro per finanziare 2 borse di studio da 10 mila euro ciascuna, dedicate a studentesse e studenti del corso di laurea magistrale in energy engineering-ingegneria energetica del Politecnico di Milano. Le borse sono intitolate all’ing. Guido Fossati, Alumnus del Politecnico, già Direttore HR e ICT di Edison.
Questa donazione, nel 2021 alla sua seconda edizione, è pensata per selezionare i migliori talenti tra gli iscritti a ingegneria energetica. Per partecipare al bando di ammissione è necessaria una media pesata di 27/30; i candidati devono poi passare attraverso un lungo processo di selezione, tra test e colloqui di valutazione. Ce lo siamo fatto raccontare dai due vincitori di quest’anno, che verranno premiati alla cerimonia del 12 luglio 2021 alle 12.00, visualizzabile collegandosi a questo link.
ALICE DI BELLA
“Non ci credo ancora! Non sono ancora riuscita a festeggiare e a capacitarmene, mi sembra incredibile”, commenta Alice Di Bella, 24 anni. Alice sta per laurearsi in ingegneria energetica a indirizzo green power, con una tesi di ricerca in energy modelling (con il prof. Manzolini).
“È stato un mio compagno di studi, vincitore della borsa dello scorso anno, a suggerirmi di partecipare a questo bando. Mi ha raccontato di questa bella opportunità che, tra le altre cose, lo ha messo in contatto con l’ing. Fossati, una persona molto interessante”.
Alice ci ha raccontato il processo di selezione per l’assegnazione della borsa: l’application in base alla media accademica, poi un test di logica e uno di personalità. Infine, un colloquio con l’HR manager di Edison: “mi ha fatto un sacco di domande tipiche dei colloqui di lavoro, ma anche alcune che non mi aspettavo, come, ad esempio, quale valore assegnassi ai diversi ambiti della vita: lavoro, amici, tempo libero e famiglia”.
Dopo la laurea, Alice vorrebbe proseguire con un dottorato di ricerca: “non so ancora cosa vorrò fare “da grande”, al momento sto pensando al prossimo passo: un PhD potrebbe darmi modo di approfondire i miei interessi e aiutarmi a capire cosa mi piace davvero. Sono orientata comunque verso il tema della transizione energetica, delle rinnovabili, e mi interessa anche la cooperazione internazionale”.
ELIA PIETRA
Elia Pietra, 23 anni, è al primo anno della magistrale in Power Generation. Ha già le idee chiare: “Vorrei lavorare nel campo della progettazione di impianti di produzione di potenza. Potrebbe essere questo l’argomento che sceglierò per la tesi e spero di poterla fare sul campo, in azienda. Nel frattempo, a gennaio partirò per l’Erasmus in Norvegia: non vedo l’ora di uscire di casa! Anche se ho un ottimo rapporto con la mia famiglia, sono curioso di fare un’esperienza da solo, all’estero”.
Dopo i test attitudinali, Elia è stato il primo candidato a fare il colloquio con le risorse umane di Edison. “Di carattere non sono uno che si fa prendere dall’ansia, ma questa volta ero un po’ agitato. L’ho vissuta un po’ come un colloquio di lavoro, e per me era la prima volta”, ci racconta.
“Ero anche emozionato perché Edison è un’azienda importante e mi interessava molto fare due chiacchiere con qualcuno di loro per capire aspettarmi dal mondo del lavoro. Ma la persona che mi ha intervistato mi ha messo subito a mio agio. Abbiamo parlato di lavoro, ma anche di me, delle mie passioni, della mia storia”.
Nel 2020 grazie al supporto della Community degli Alumni siamo riusciti a creare 87 borse di studio che hanno permesso ad altrettanti studenti meritevoli di studiare al Politecnico di Milano. Anche con un piccolo contributo puoi aiutare uno studente bisognoso e meritevole: Dona ora
La Commissione esaminatrice del Premio Marisa Bellisario ha scelto, tra le vincitrici di questa 33° edizione, l’Alumna Elena Bottinelli, premiata per la categoria Management.
Bottinelli, amministratore delegato dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e dell’IRCCS Galeazzi di Milano, si laurea in Ingegneria Elettronica con specializzazione in Bioingegneria al Politecnico di Milano nel 1991. Prima di arrivare al Gruppo San Donato, ha lavorato dieci anni in multinazionali leader nel settore dei dispositivi medici e ortopedici.
È tra le socie fondatrici di Leads – Donne Leader in Sanità – che ha l’obiettivo di promuovere la leadership al femminile nel settore sanitario e di favorire il superamento delle disuguaglianze di genere, puntando alla parità nelle posizioni apicali di organizzazioni pubbliche e private. Nel 2019 la celebre rivista di economia “Forbes” inserisce Elena Bottinelli nella classifica delle 100 donne italiane di maggior successo.
Nel 2017 partecipa alla 6° edizione della Convention Alumni Politecnico di Milano (il video a questo link), sottolineando l’importanza del sistema sanitario (che proprio quest’ultimo anno è stato determinante nel fronteggiare la crisi inaspettata che ci siamo trovati ad affrontare). “Il primo obiettivo delle città è quello di far star bene i cittadini”, commenta, parlando di un futuro in cui la tecnologia, dai wearables al machine learning, giocherà un ruolo sempre più importante nella prevenzione e nel controllo della salute, facilitando la medicina personalizzata a distanza e un sistema di ambulatori distribuiti sul territorio. “Il futuro è a portata di mano. Non dobbiamo temere la tecnologia, ma conoscerla e utilizzarla in modo etico: ci insegnerà a fare scelte più consapevoli”.
Il Premio Bellisario è un riconoscimento istituito in memoria di Marisa Bellisario, pioniera della tecnologia in Italia. Dal 1989, ogni anno viene assegnato alle donne che si distinguono nella professione, nel management, nella scienza, nell’economia, nel sociale, nella cultura e nell’informazione, nello spettacolo e nello sport, sia a livello nazionale che internazionale.
“Questa 33esima Edizione – dichiara Lella Golfo, Presidente della Fondazione Marisa Bellisario – arriva dopo un periodo lungo e faticoso. Questi mesi sono stati complicati per tutti, soprattutto per le donne. Ora siamo a un punto di svolta. Le giuste battaglie, quelle per l’occupazione femminile e per la parità di genere, sono state finalmente rimesse al centro delle agende politiche”.
La premiazione si terrà il 1° luglio durante l’evento televisivo “Donne che fanno la differenza”, condotto da Laura Chimenti, e andrà in onda il 17 luglio in seconda serata su Rai1.
È stato inaugurato il nuovo Campus di Architettura del Politecnico di Milano alla presenza del PresidentedellaRepubblicaSergio Mattarella, dell’Alumnus e SenatoreRenzo Piano, della Ministradell’Università e dellaRicercaMaria Cristina Messa, del Presidente della RegioneLombardiaAttilioFontana e del Sindaco di MilanoGiuseppeSala.
È un progetto che viene da lontano e di cui si comincia a parlare nella primavera del 2017 (l’inizio della storia lo trovate su MAP #1) grazie all’idea donata da Renzo Piano al Politecnico, in seguito progettata da un altro grande Alumnus, Ottavio Di Blasi – ODB&Partners (la sua intervista su MAP #7). I due architetti hanno ideato e sviluppato una radicale riorganizzazione degli spazi di via Bonardi sulla filosofia che Piano definisce del “rammendo”: “ricucire” e collegare, infatti, sono tra le funzioni del nuovo Campus, pensato come uno spazio aperto a tutta la città, un parco urbano che mette in comunicazione il parco Ponzio con il sistema verde di Piazza Leonardo da Vinci.
Inaugurazione Nuovo Campus Architettura – Intervento di Ferruccio RestaCredits: https://www.abitare.it/it/gallery/habitat/urban-design/renzo-piano-campus-politecnico-milano-gallery/?foto=9
“Inaugurando oggi il nuovo Campus, apriamo simbolicamente una nuova fase per il nostro ateneo. È così che abbiamo messo in moto un programma di didattica post Covid che vale, nella sua prima fase pilota, oltre 15 milioni di euro”, prosegue il Rettore: una fase in cui l’impegno è trovare un equilibrio tra la didattica in presenza e le nuove tecnologie senza rinunciare alla sperimentazione e che va di pari passo con l’impegno nella ricerca e nell’innovazione.
Il Rettore cita anche, a questo proposito, il nuovo Centro di Technology Foresight (ne parliamo in un recente Digital Talk a questo link), nato per comprendere il potenziale di tecnologie ad alto impatto: dalle tecnologie quantistiche all’idrogeno; dalla mobilità sostenibile alla potenzialità dei dati; dalla manifattura additiva alla chimica verde, alle nanotecnologie biomedicali, allo spazio.
“Abbiamo quindi tracciato il profilo di un’università moderna, internazionale e rivolta al futuro. Un disegno che può aver successo a un’unica condizione: quella di essere accompagnato da riforme strutturali che diano risposte adeguate ai nostri studenti e ai nostri ricercatori, alle loro aspettative di oggi e alle loro necessità di domani”, continua il Rettore. Commenta il Presidente Mattarella:
A partire dal 2021 Paolo Cederle, Alumnus in ingegneria meccanica laureato nel 1987, assumerà il ruolo di Head of Financial Services Continental Europe del gruppo multinazionale giapponese NTT DATA, con la missione di potenziare il settore Banking e Insurance in tutta la regione europea.
Accanto a questo nuovo ruolo manterrà quello di Presidente di Everis Italia che ricopre dal 2018. Cederle sarà anche il collegamento europeo con la struttura NTT Disruption For Good, divisione della capogruppo NTT, con head quarter a San Francisco, che si occupa di esponential technologies e del loro impatto sulle trasformazioni sociali e economiche.
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