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Il Politecnico tra i primi cento al mondo secondo il Financial Times

Anche il 2022 è iniziato con nuovi riconoscimenti per il Politecnico di Milano: lo certifica il Global MBA Ranking del Financial Times, che posiziona il Master in Business Administration (MBA) – che fa parte dell’offerta formativa specialistica della Graduate School del MIP-Politenico di Milano – al 91° posto della classifica mondiale e al 2° posto a livello europeo, se si considerano le sole università tecniche.

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Credits: MIP Politecnico di Milano

Vittorio Chiesa e Federico Frattini, rispettivamente Presidente e Dean del MIP Politecnico di Milano hanno dichiarato:

“Per un numero sempre maggiore di studenti in tutto il mondo, il nostro Master Full Time in Business Administration rappresenta il trampolino di lancio verso una carriera di valore. La qualità del nostro percorso formativo per eccellenza ci viene riconosciuta dall’autorevole ranking del Financial Times, a dimostrazione di quello in cui da sempre crediamo: la scelta di un MBA oggi si rivela decisiva per la crescita professionale di un leader in azienda”.

I punti di forza che hanno determinato questo ottimo risultato sono tre:

1. VALUE FOR MONEY

Per il value for money, ovvero il rapporto qualità-prezzo, il Politecnico si piazza al sesto posto. Nelle categorie relative ai progressi di carriera una volta completato il master, l’incremento percentuale dello stipendio a tre anni dal conseguimento del master è passato dal 76% al 94% rispetto ai dati del 2021.

2. INTERNATIONAL MOBILITY

Per l’international mobility – calcolato considerando la cittadinanza degli studenti e la location in cui hanno lavorato pre-MBA, a master completato e tre anni successivi – il MIP raggiunge il 28° posto, a conferma dell’eccellente qualità dei propri Alumni riconosciuta a livello italiano ed internazionale.

3. CSR

Infine il master vanta la 30° posizione a livello globale per la proporzione delle ore di formazione su temi di CSR (etica, green, responsabilità sociale) sul totale delle ore di insegnamento.

“In un mercato dinamico che offre ogni giorno nuove sfide le aziende devono essere guidate da manager dotati delle migliori capacità per garantire competitività al proprio business motivazione e crescita ai propri dipendenti. Poter contare su un diploma rilasciato da una business school d’eccellenza, tra le poche a poter vantare i principali tre accreditamenti internazionali, è sicuramente uno stimolo per investire sul proprio futuro”.

concludono Chiesa e Frattini.

Leggi anche: Poli ancora sul podio delle università: qui i master migliori al mondo

La campagna di raccolta fondi 10 students | 10 stories, organizzata dalla School of Management del Politecnico di Milano, vuole aiutare 10 studentesse o studenti meritevoli che si trovano in condizioni di bisogno a realizzare il loro sogno: studiare ingegneria gestionale al Politecnico di Milano. Dona ora.

Credits header: Huffpost.it
Credits home: MIP Politecnico di Milano

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7 Alumnae politecniche che hanno fatto la storia

Oggi vogliamo raccontarvi di 7 donne politecniche che hanno fatto la storia dei loro settori professionali nel mondo dell’ingegneria, dell’architettura e del design. Sette politecniche che hanno cambiato la visione delle professioni che hanno scelto.

Premessa: non si tratta di una gara! A partire dal 1913, con la prima laureata Gaetanina Calvi, tutte le Alumnae del Politecnico sono diventate parte fondamentale di quella trasformazione culturale che ha visto le donne prendersi meritatamente (e, a volte, faticosamente) il loro spazio, tra i banchi del Poli e non solo. Ogni donna politecnica ha fatto e fa la differenza e continua a farla (ne parliamo nel libro ALUMNAE – Ingegnere e tecnologie).

Anche se nel 2021 l’Italia è salita dal 76° al 63° posto nella classifica mondiale secondo il Global Gender Gap report del World Economic Forum, quando si parla di divario di genere il nostro Paese ha ancora un gran margine di miglioramento (per approfondire: dati del 2021 da Il Sole 24 ore).

Anche per questo, il Politecnico, partendo dall’assunto che il primo vero terreno di gioco della partita contro il gender gap sia la scuola, ha aderito al programma ENHANCE (qui per saperne di più) e ha promosso Gender POP – Pari Opportunità Politecniche, che comprende iniziative come le borse di studio Girls@Polimi, create per ridurre il divario di genere nelle STEM e creare un ambiente più inclusivo.

Ma iniziamo con il nostro elenco di Politecniche che hanno fatto la storia: saranno nomi che probabilmente avrete già sentito, alcuni famosi e altri meno, ma comunque importanti per aver sfidato le regole della società in cui vivevano.

GAETANINA CALVI – ALUMNA INGEGNERIA CIVILE

Nell’anno 1913 si laurea la prima donna politecnica: Gaetanina Calvi, ingegnere civile, era l’unica donna del suo corso. I laureati di quell’anno erano 156 (di cui 149 ingegneri). Era passato mezzo secolo dalla fondazione del Politecnico di Milano (1863).

Tra i suoi traguardi professionali, ricordiamo la progettazione della nuova ala dell’Istituto per ciechi di Milano, destinato a casa di riposo nel 1925, che la vide impegnarsi in prima persona, insieme all’architetto Faravelli. Negli anni seguenti insegnò matematica e scienze sempre presso l’Istituto che iniziò a darle un compenso in denaro soltanto nel 1928 (fonte).

Dopo Gaetanina Calvi, al Politecnico iniziavano a vedersi le prime donne: nel 1918 a laurearsi fu Maria Artini, la prima elettrotecnica italiana, mentre nel 1928 Carla Maria Bassi e Elvira Morassi Bernardis saranno le prime donne a laurearsi in architettura (abbiamo parlato di loro nel libro ALUMNAE – Ingegnere e tecnologie).

AMALIA ERCOLI-FINZI – ALUMNA INGEGNERIA AERONAUTICA

Classe 1937, nel 1962 è la prima donna in Italia a laurearsi – con il massimo dei voti – in Ingegneria aeronautica. A tal proposito racconta:

«Sono stata una tra le prime ragazze in Italia a frequentare il liceo scientifico, che allora era una scuola prevalentemente maschile. Nella mia classe, per capirci, c’erano soltanto cinque femmine su 52 alunni totali. Poi, al momento di iscrivermi all’università, i miei genitori volevano che diventassi una matematica, ma io ho preferito frequentare la facoltà di ingegneria aeronautica. Quello che a me interessava davvero, infatti, era capire come funzionano le cose nel concreto».

amalia ercoli finzi
Credits: vanityfair.it

Dopo gli studi, Ercoli-Finzi resta al suo Politecnico diventando docente (ha insegnato meccanica razionale e meccanica aerospaziale a moltissimi Alumni che leggeranno questa pagina) e ricercatrice. Le sue scoperte e i suoi esperimenti la portano a farsi un nome nel settore aeronautico internazionale. Collabora con NASA e con le agenzie spaziali italiana (ASI) ed europea (ESA).

Tra le sue più celebri iniziative ci sono il coordinamento e la partecipazione a diverse missioni spaziali, prima fra tutte la missione spaziale Rosetta, cominciata nel 2004 e conclusasi nel 2016 con l’obiettivo di studiare da vicino la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko (qui per approfondire).

Da sempre attiva nel promuovere e sostenere le donne negli ambienti considerati “maschili”, in una recente intervista con Sky difende l’importanza di spingere sempre più donne a intraprendere percorsi di ricerca scientifica:

«Mi sono accorta davvero – ha detto – che per molte donne sono stata fonte d’ispirazione, le ragazze che studiano adesso hanno pensato che la soddisfazione che io trasmettevo per il mio lavoro fosse un motivo valido per copiare e fare il mio lavoro. È una grande responsabilità, anche con le parole e gli atteggiamenti trasmettiamo la passione per i valori che abbiamo sostenuto. […] Ai miei tempi le donne come me erano delle stelle, stelle isolate, Sirio piuttosto che Aldebaran, adesso ci sono le costellazioni. Rappresentano costellazioni perché riescono a fare massa, c’è ancor da fare ma arriveremo».

CINI BOERI – ALUMNA ARCHITETTURA

Cini Boeri si laurea al Politecnico nel 1951, con un bambino di due mesi nella carrozzina e già una proposta di lavoro da parte di Gio Ponti in tasca. Dopo diverse collaborazioni, nel 1963 apre uno studio dove la sua carriera decolla tra progetti, insegnamento e ricerca, concentrandosi su case, appartamenti privati e progettazione di oggetti di uso comune, che non venissero “posseduti bensì utilizzati”.

cini boeri
Credits: Maria Mulas

«Quando progetto una casa per una coppia di coniugi, ad esempio, propongo sempre di inserire una stanza in più. Loro mi chiedono sempre: “per gli ospiti?”. Ma no! Non per gli ospiti. Perché se una sera uno ha il raffreddore può andare a dormire in un’altra stanza, per esempio. Uno dovrebbe poter scegliere, sapere che può andare a dormire con il proprio compagno, ma che può anche decidere di non farlo, senza che questo pregiudichi la vita di coppia. Credo sarebbe molto educativo insegnare i giovani che quando si uniscono in coppia non è obbligatorio dividere il letto, è una scelta. È molto più bello».

È conosciuta per il suo approccio democratico all’architettura e al design:

«È il Politecnico che ci ha abituati così. Abbiamo avuto un insegnamento molto aperto, non so se oggi sia ancora così!»ì

Leggi la nostra intervista a Cini Boeri (dal nostro archivio 2014)

GAE AULENTI – ALUMNA ARCHITETTURA

Laureata nel 1953, Gae Aulenti comincia la sua carriera da progettista in un momento di profonda evoluzione della cultura architettonica italiana. Dopo la laurea al Politecnico, si avvicina a due dei principali luoghi di elaborazione teorica sull’architettura dell’epoca: la rivista Casabella Continuità, diretta da Ernesto Nathan Rogers, con cui collabora tra il 1955 e il 1965, e lo IUAV – Istituto Universitario di Architettura di Venezia, dove lavora a partire dal 1960 come assistente di Giuseppe Samonà.

Per Gae Aulenti l’architettura è sempre un gesto collettivo, mai individuale, qualcosa da partecipare con una comunità. Per questo, molte delle sue opere più celebri sono spazi pubblici: tra le tante, citiamo il Museo di Arte Moderna e il Museo d’Orsay a Parigi, l’Istituto di Cultura italiana a Tokyo, la ristrutturazione di Palazzo Grassi a Venezia, delle ex scuderie papali al Quirinale e Piazza Cadorna a Milano.

«Mi fa imbestialire la ghettizzazione in genere. A cominciare da chi dice: come architetto ho preso una donna»

L’architettura per Aulenti guarda avanti, oltre alle condizioni di genere da cui liberarsi e verso un nuovo destino da progettare e da costruire con il sapere. Rifiuta l’idea della “donna-architetto”, che trova ghettizzante: parlare di architettura e design di genere, per lei, rafforza l’idea che queste due specialità per le donne siano qualcosa che le circoscrive alle superfici e ai decori, mentre il cuore e lo scheletro del progetto sono riservati a progettisti uomini.

Fonti: Domus.it, Il Design è donna

ANNA CASTELLI FERRIERI – ALUMNA ARCHITETTURA

Anna Castelli Ferrieri inizia a studiare architettura al Politecnico nel 1938 ed è subito attratta dalle avanguardie e dalla Bauhaus. Durante gli anni è allieva di Franco Albini da cui apprende l’approccio razionalistico. In seguito lavora nel suo studio dove entra in contatto con gli architetti Piero Bottoni ed Ernesto Nathan Rogers, impegnati nella ricostruzione di Milano.

Nel 1942 si laurea in architettura e lascia Milano a causa dell’occupazione tedesca, per rientrarci solo nel 1946, quando diventa caporedattrice della rivista di architettura Casabella e fonda il suo studio.

Anna castelli ferrieri
Credits: sussidiario.net

A partire dal 1966, insieme al marito Giulio Castelli e alla sua azienda Kartell, è la prima donna a dedicarsi al design industriale e alla produzione di oggetti di uso quotidiano e arredi fatti in plastica: tra i più famosi ricordiamo la sedia sovrapponibile 4870 (vincitrice del Compasso d’oro) e i mobili 4970/84, contenitori componibili per la casa, progettati seguendo il suo principio secondo cui gli oggetti di uso comune debbano avere un design funzionale, che metta al centro la persona.

«Se un prodotto non ha successo è perché ha sbagliato l’architetto, non perché il pubblico non capisce. L’architetto deve solo – ma sempre – rispondere a due domande: “Cosa serve?” e “Cosa manca?”»

LILIANA GRASSI

”L’architettura, per me, è essere, proposta di libertà costantemente controllata, difesa con lo studio della storia, con la prudenza della ricerca, con la solitudine della fantasia, con il raccoglimento disinteressato…”  

Alumna in architettura nel 1947, si laurea con Ambrogio Annoni, di cui sarà assistente per diversi anni sia in cattedra che in cantiere. Anni dopo inizia a insegnare Restauro dei monumenti. Illustre figura della cultura lombarda e italiana, Liliana Grassi ricopre vari e prestigiosi incarichi istituzionali ottenendo rico­noscimenti soprattutto per il grande contributo pratico e teorico da lei portato nel campo del restauro. La sua realizzazione più importante è il restauro dell’antico Ospedale Maggiore di Milano, distrutto dai bombarda­menti del 1943 e poi adattato.

liliana grassi architettura
Credits: Sara Calabrò (a cura di) “Dal Politecnico di Milano protagonisti e grandi progetti”

Fonte: “Dal Politecnico di Milano protagonisti e grandi progetti”

FRANCA HELG

“Il dettaglio è fondamentale per la definizione dell’insieme, il dettaglio può determinare un progetto e certamente lo caratterizza. Il risultato complessivo dell’opera è connesso ai dettagli, per disegno e qualità. Il dettaglio incide sui valori spaziali e volumetrici del costruito.”

Laureata nel 1945, dopo la laurea si associa con Franco Albini, al quale rimarrà legata fino alla morte di quest’ultimo. Nel suo lavoro progettuale, Franca Helg ha sempre mostrato una cura meticolosa per il dettaglio, fondendo modernità e classicità, razionalità e creatività, dando vita ad opere connotate da eleganza e semplicità, slegati dalle mode culturali del momento. Oltre a questo c’era il design industriale: Helg ha creato vasi, maniglie, sedie, lampade da sospensione, da scrivania, da terra, e la poltrona di giunco e midollino Primavera.

Franca Helg
Credits: Sara Calabrò (a cura di) “Dal Politecnico di Milano protagonisti e grandi progetti”

L’insegnamento di Composizione Architettonica ha rappresentato una parte importante nella sua vita: prima all’istituto Universitario di Architettura di Venezia (IUAV) poi al Politecnico di Milano, dove divenne ordinaria nel 1984.

Fonti: L’Enciclopedia delle donne; Corriere della Sera

Fonti: designindex.it, Il Design è donna

Sostenendo il progetto GIRLS @ POLIMI puoi contribuire insieme ad altri donatori a creare delle borse di studio per sostenere le ragazze che si iscrivono ai corsi di laurea in ingegneria a bassa frequentazione femminile. Dona ora.

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Lego incontra Vespa, icona del made in Italy

In questi giorni è andata sulla stampa nazionale una delle protagoniste indiscusse del Made in Italy, la Vespa Piaggio. Come una bellezza rinascimentale, è stata riprodotta a tuttotondo e in scala 1:1 usando mattoncini Lego da un moderno scultore: Riccardo Zangelmi, LEGO Certified Professional. Ne hanno parlato molte testate, tra cui Il Sole 24 Ore, La Stampa, ANSA e Wired.

Lego e Piaggio l’hanno definita “un capolavoro di ingegneria”: composta da 110.000 pezzi di 11 colori diversi, pesa 93.3 kg ed è stata montata in 320 ore di lavoro.

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Credits: www.vanityfair.it

L’occasione è l’uscita sul mercato del nuovo set Lego Vespa 125 #10298, che rappresenta, in particolare, la Vespa 125 del 1965. Una collaborazione tra Lego e Piaggio che celebra l’avanguardia ingegneristica e stilistica di Vespa, nata nel 1946 e prodotta in Italia, allo stabilimento Piaggio di Pontedera, per tutto il mondo, in 19 milioni di esemplari (finora, ma il conteggio è in salita e oggi punta all’elettrico).

Il set è composto da 1.106 mattoncini, di “apparente complessità media”, come scrive Il Sole, ma meno facile di quel che sembra (infatti è consigliato per appassionati adulti). Una volta assemblata, la Vespa in miniatura misura 22 centimetri di altezza, 35 cm di lunghezza e 12 cm di larghezza.

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Credits: www.vanityfair.it

Marco Lambri, Alumnus del Politecnico di Milano (Architettura) e Head of Piaggio Group Design Center, commenta così la collaborazione con Lego:

“Collaborare con Lego è stata una esperienza straordinaria perché ha avvicinato due sogni, Lego e Vespa, accomunati dalle possibilità di espressione infinite che sanno offrire ai loro appassionati. Due brand straordinari capaci di attraversare epoche diverse, sempre sapendosi reinventare perché nel loro Dna c’è la capacità di unire e costruire. Come designer la sfida è stata quella di far convivere le forme morbide di Vespa con quelle dei mattoni di Lego, e mi pare una sfida decisamente vinta”.

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Chi è l’Alumna under 30 che ci guida verso le rinnovabili secondo Forbes

“Sono sempre stata affascinata dall’essenzialità che il settore [dell’energia] riveste nelle nostre vite. E questo concetto credo sia ancora più forte oggi, alla luce della rivoluzione digitale, trovando nell’energia il proprio fattore abilitante”.

Così Francesca Bona, Alumna Ingegneria energetica 2015, già nella lista dei 100 giovani innovatori under 30 (ne abbiamo scritto qui), racconta in un’intervista a Forbes il percorso che l’ha portata a diventare “un’ambasciatrice che accompagna le aziende del settore e il loro management verso le scelte strategiche necessarie per la decarbonizzazione del sistema”.

francesca bona
Credits: Linkedin

Dopo aver coltivato il suo interesse per il mondo dell’energia attraverso il percorso di studi al Politecnico, la sua carriera è iniziata con un periodo da ricercatrice nel mondo delle rinnovabili in Danimarca, su un progetto finanziato dall’Unione europea.

“La Danimarca è un paese all’avanguardia nel settore energetico, con una produzione eolica rilevante”, racconta Bona a Forbes . “Questo mi ha spinto a desiderare che anche l’Italia potesse contribuire alla transizione energetica, diventando un vero e proprio ambasciatore della rivoluzione verde”.

Dal 2019, l’Alumna è entrata nel team di Bain dove lavora nella practice Energy & natural resources occupandosi prevalentemente di energie rinnovabili.

ITALIA E RINNOVABILI: A CHE PUNTO SIAMO?

Per quanto riguarda le rinnovabili in Italia non partiamo da zero, ma la vera occasione – continua Bona – si arriva con il Pnrr che, grazie al suo 75% delle risorse totali destinate a opere infrastrutturali, rappresenta un’opportunità unica per realizzare una piattaforma abilitante per il più ampio sforzo di transizione ecologica.

“Siamo a un punto di svolta: l’Italia è finalmente pronta per passare dai piani alle azioni ma sarà necessario in primis agire su processi e sovrastrutture, in ottica di estrema semplificazione e de-burocratizzazione. E, poi, sulla stabilità del contesto normativo per agevolare gli investimenti. Davanti a noi abbiamo un percorso di progressiva trasformazione che dovrà portare il nostro sistema energetico a una maggiore sostenibilità”.

E, infine, una promessa e una speranza per il futuro delle donne nel settore:

“Intendo continuare a dare il mio contributo tecnico e concreto nell’affrontare queste sfide. Allo stesso tempo, vorrei vedere sempre più donne in questo settore che, come molti altri settori industriali, ha sofferto per anni un gap femminile ma che oggi è finalmente ricco di opportunità”.

Credits header: Appolinary Kalashnikova on Unsplash

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Un team di politecniche vince una challenge di Leonardo

Il team del Politecnico di Milano, composto dalla professoressa Mara Tanelli – Alumna Ingegneria informatica 2007 – e dalle dottoresse Valentina Breschi, Jessica Leoni – Alumna Ingegneria biomedica 2019 – ed Eugenia Villa – Alumna Ingegneria matematica 2020-, vince con il progetto POLIMonitor una challenge promossa dall’azienda Leonardo sulla piattaforma di scouting dell’innovazione Solvers Wanted.

Polimonitor
Credits: https://diversityandinclusion.polimi.it/

La challenge, definita sulla base dei “Technology and Innovation Needs” legati alla “mappa dei fabbisogni” individuati dall’azienda, richiedeva lo sviluppo di una soluzione di Pilot Performance Monitoring in grado di monitorare lo stato di salute psico-fisico di un pilota di aereo, considerando, per esempio, stress, affaticamento e livello di attenzione.

Sono orgogliosa di essere tra i vincitori della innovation challenge #SolversWanted, e sono doppiamente orgogliosa di presentare il mio team di ingegneri tutto al femminile: Valentina Breschi, Jessica Leoni e Eugenia Villa.

Non vediamo l’ora di iniziare a lavorare con i colleghi di Leonardo e Leonardo Aircraft sul progetto per monitorare lo stato di salute psico-fisico di un pilota di aereo.

Mara Tanelli

Grazie alla vittoria, il team Polimi si aggiudica un contratto di collaborazione con Leonardo per implementare la propria soluzione e avrà la possibilità di aderire alla rete “Leonardo Team for Innovation”.

Si arricchisce così l’ecosistema di Leonardo che punta a favorire la ricerca e il processo di innovazione attraverso iniziative di Open Innovation, coinvolgendo in questa sfida anche il mondo accademico e delle startup e ampliando il suo network di realtà che condividono questa visione.

“La collaborazione con centri di ricerca, università e start up costituisce un acceleratore che dà impulso all’innovazione e alla competitività dell’azienda” sottolinea Franco Ongaro, Chief Technology & Innovation Officer di Leonardo e Alumnus Ingegneria Aeronautica 1986. “Solvers Wanted è un ulteriore strumento a supporto della strategia di open innovation di Leonardo per alimentare la filiera dell’innovazione sul territorio nazionale.”

Credits: https://diversityandinclusion.polimi.it/

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ERC Proof of concept, ovvero: la scienza alla prova dei fatti

Intelligenza artificiale, laser, trattamento dei tumori, nanoparticelle e viaggi spaziali: ecco di cosa si occupano i cinque progetti di ricerca politecnica selezionati dalla Commissione europea ricevere un finanziamento di 150 mila euro ciascuno. Sono gli ERC “Proof of Concept”, assegni di ricerca destinati a potenziare progetti europei già consolidati che, dopo aver ottenuto risultati promettenti, sono pronti per la fase due: esplorare le possibilità di applicazione pratica.

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Credits: www.isc.cnr.it/erc/

UNA MEMORIA INFALLIBILE

Secure hardware with advanced nonvolatile memories, altrimenti detto SHANNON, è il titolo del progetto di Daniele Ielmini, del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria. Ha l’obiettivo di sviluppare un nuovo tipo di circuito per la crittografia basato sul concetto di funzione fisica non-clonabile. Le chiavi di crittografia vengono generate mediante stati di memoria casuali che sono completamente invisibili ad una ispezione esterna, grazie ad un nuovo algoritmo ed una nuova struttura di cella, rendendo questa soluzione molto interessante per la sicurezza dei sistemi Internet of Things. Ielmini si occupa di caratterizzazione e modellistica di memorie non-volatili: ne abbiamo parlato su MAP 6 a questo link.

ACCELERATORE TASCABILE

PANTANI è invece l’acronimo, che strizza l’occhio alla velocità, del progetto proton, electron and neutron sources for non-destructive testing and investigations and treatment of materials di Matteo Passoni, del Dipartimento di Energia. Vuole sviluppare una sorgente da laser compatta e multi-radiazione, più flessibile e con costi inferiori rispetto alle soluzioni oggi esistenti, con impiego in numerose applicazioni di rilevanza industriale e sociale, quali l’analisi di materiali d’interesse storico-artistico, il monitoraggio ambientale, la sterilizzazione di strumentazione biomedicale e il rilevamento di sostanze illegali all’interno di container presso aeroporti e dogane. Se volete approfondire un po’ la teoria, ne abbiamo parlato su MAP 5 a pagina 31.

L’INGEGNERIA IN MANO AL CHIRURGO

Paola Saccomandi, del Dipartimento di Meccanica, lavora allo sviluppo, alla validazione tecnologica e all’analisi di mercato di un dispositivo per l’asportazione laser di tumori, molto meno invasivo degli strumenti di cui disponiamo oggi. Sarebbe inoltre in grado di controllare in tempo reale il trattamento e di assistere il medico nella selezione dei parametri terapeutici. Il Progetto si chiama LEILA: closed-loop and multisensing delivery tool for controlled laser ablation of tumors. Saccomandi si occupa di misura della distribuzione di temperatura in tessuti biologici sottoposti a trattamenti ablativi, sviluppo di una piattaforma terapeutica che veda l’utilizzo del laser per trattamenti minimamente invasivi, sensoristica in fibra ottica e tecniche di imaging biomedicale, per il monitoraggio di procedure cliniche e parametri fisiologici. Scoprite le “puntate precedenti” a questo link.

DIMENSIONI NANO, PRESTAZIONI ULTRA

Con il progetto TCOtronics, acronimo di transparent conductive oxide nanocrystalline films for electronics and optoelectronics via low-cost solution processing, Francesco Scotognella vuole fabbricare strati sottili a base di nanoparticelle di ossidi metallici impiegabili come filtri ottici o elettrodi trasparenti per celle solari e diodi emettitori di luce. Un importante obiettivo di TCOtronics è l’impiego di elementi non tossici e abbondanti nel pianeta. Scotognella, del Dipartimento di Fisica, è esperto di fotofisica ultraveloce di composti organici, nanomateriali e fabbricazione e caratterizzazione di cristalli fotonici. Se siete curiosi di saperne di più sui suoi nanocristalli per celle solari più efficienti, leggete qui.

DEEP SPACE POLITECNICO

Francesco Topputo punta a sviluppare un sensore di navigazione autonoma per i satelliti nello spazio profondo. Grazie al progetto SENSE: a sensor for autonomous navigation in deep space, i satelliti stessi saranno in grado di stimare la propria posizione senza la necessità di comunicare con le stazioni di terra; questo permetterà di tagliare i costi di navigazione per l’esplorazione spaziale, rendendo lo spazio accessibile a università, centri di ricerca e piccole imprese. Topputo, del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Aerospaziali, si occupa di dinamica di volo, guida autonoma, navigazione e controllo dei veicoli spaziali. Scoprite di più a questo link e a questo.

UN PO’ DI GLOSSARIO

Questi cinque progetti sono stati finanziati da grant (cioè assegni di ricerca) dell’European Research Council (in italiano Consiglio Europeo della Ricerca) o ERC. È un organismo dell’Unione Europea che ha il compito di sostenere il lavoro dei migliori ricercatori in tutti i settori scientifici, tecnici e accademici.

I finanziamenti ERC possono essere di vario tipo e riguardare somme tra i 150 mila e i 12 milioni di euro (qui vediamo tutti quelli ottenuti dal Poli). Sono tra i più prestigiosi grant dedicati alla ricerca di base in Europa. L’ERC promuove in particolare un approccio cosiddetto “investigator driven” o “bottom-up”, cioè la libera iniziativa dei migliori scienziati europei, che seguono progetti di ricerca di eccellenza, innovativi e ad alto rischio, tasselli chiave per raggiungere gli obiettivi di crescita sostenibile che si pone l’Unione.

COSTRUIAMO IL FUTURO DEL MONDO

La ricerca di base è indipendente dalle priorità che di solito guidano, per esempio, la ricerca industriale. È ricerca pionieristica e identifica nuove opportunità e direzioni, aprendo campi di ricerca a volte ancora inesplorati, altre volte attuali e urgenti.

Ad oggi in totale sono 48 i grant ERC ottenuti da ricercatori del Politecnico di Milano. Per un ateneo, accogliere ricercatori ERC significa avere la possibilità di assumere nuovi dottorandi e post doc, creare una base di giovani che lavorino costantemente su ricerche di altissimo livello e avere risorse da investire in infrastrutture e laboratori all’avanguardia, iniettando nuova linfa nel sistema universitario. Questo si riflette sull’intero sistema, con ricadute positive anche sulla didattica.

Per saperne di più: Tomatto, il primo ERC Synergy Grant al Politecnico di Milano