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Al Politecnico si progetta l’ospedale 4.0

Come sarà l’ospedale del futuro?

Provano a rispondere a questa domanda il Politecnico di Milano, insieme al dipartimento di Architettura, ingegneria delle costruzioni e ambiente costruito e Fondazione Politecnico di Milano, che insieme guidano la Joint Research Platform Healthcare Infrastructures.

Questa piattaforma di eccellenza si rivolge a imprese e istituzioni nel campo della sanità per sviluppare progetti innovativi che porteranno alla creazione di un ospedale 4.0.

OSPEDALE 4.0: IN COSA CONSISTE?

A rispondere a questo appello sono Mario Cucinella Architects, Philips, Politecnica Ingegneria e Architettura, Eredi Rossini Domenico, Siemens SpA e Tecnicaer Engineering. Insieme al Politecnico, queste aziende elaboreranno un modello sostenibile di sanità “user centred”, che metta al centro il paziente e non l’ospedale.

L’ambizione del JRP Healthcare Infrastructures è quella di definire i nuovi paradigmi per l’Ospedale del Futuro. È il primo esempio sul territorio nazionale in cui il mondo della ricerca, dell’impresa e delle istituzioni attivano un tavolo di lavoro congiunto che ha l’obiettivo di affrontare le sfide sociali, epidemiologiche e tecnologiche connesse alle infrastrutture per la salute innovative e sostenibili. Il JRP è una nuova iniziativa multidisciplinare del Politecnico di Milano che sarà in grado di generare molteplici azioni di frontiera con importanti ricadute per il mondo della sanità

ha affermato Stefano Capolongo, docente di Hospital Design del Politecnico di Milano e responsabile scientifico dell’iniziativa.

ospedale 4.0
Credits: Fondazione Politecnico di Milano

È dimostrato infatti che gli ospedali user centred migliorano la soddisfazione dei pazienti e del personale sanitario che vi lavora, incrementando la produttività, abbattendo i costi di gestione, riducendo il rischio di cadute ed infezioni.

Il nuovo ospedale verrà disegnato “sviluppando, validando e sperimentando modelli progettuali per le diverse aree funzionali dell’ospedale (Area Operatoria e del Paziente Critico, Area Diagnostica, Area Emergenza, Area Outpatients, Area Inpatients, Area Servizi Generali, Logistici e Tecnici) o le caratteristiche strategiche (flessibilità, resilienza alle maxi emergenze, sostenibilità)”.

A livello nazionale le attuali linee di indirizzo sono tutte volte a investire per la salute realizzando sistemi sanitari centrati sulle persone. Con JRP Healthcare Infrastructures promuoviamo una nuova visione dell’Ospedale 4.0 e delle best practices in ambito sanitario. Come Fondazione sappiamo che, per creare servizi di valore per il cittadino, è fondamentale comprendere i bisogni della società attraverso un dialogo con tutti gli stakeholder e connettere il settore industriale con quello accademico e delle istituzioni. Con questo progetto realizziamo quel connubio tra player importanti del settore healthcare, accademia e istituzioni per condividere le direzioni di sviluppo delle infrastrutture del mondo healthcare

precisa Andrea Sianesi, presidente di Fondazione Politecnico di Milano.

Credits header: https://www.tecnicaospedaliera.it/

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Accordo tra A2A e Politecnico di Milano

Il Gruppo A2A Life Company e il Politecnico di Milano avviano una collaborazione per lo sviluppo di iniziative di innovazione, ricerca e formazione nel settore Energy & Utility, a supporto della transizione ecologica del Paese. Il modello di partnership appena sottoscritto si basa sulla stipula di due accordi per un valore complessivo di 8 milioni di euro e una durata di 5 anni

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In particolare, l’intesa prevede l’istituzione di un Joint Research Platform per implementare progetti di sperimentazione multidisciplinari su temi specifici come la mobilità sostenibile, lo sviluppo delle energie rinnovabili e dell’idrogeno, il riciclo delle batterie, lo studio di nuove tecnologie per il trattamento dei rifiuti e il recupero di materia ed energia, per un totale di 5 milioni.  

Parallelamente, la partnership darà vita a un Centro Congiunto di Ricerca e Innovazione all’interno dell’Innovation District che il Politecnico di Milano sta sviluppando presso l’ex parco dei Gasometri nell’area di Bovisa e a cui A2A prenderà parte con investimento complessivo di 3 milioni di euro. Il Centro Congiunto sarà dedicato interamente all’innovazione nelle seguenti macro-aree tematiche: “Tecnologie per l’ambiente e l’energia” e “Tecnologie per la mobilità sostenibile”, toccando anche i temi della transizione energetica e dell’economia circolare.  

L’accordo è stato firmato dal Rettore del Politecnico Ferruccio Resta e dall’Alumnus Renato Mazzoncini, Amministratore Delegato di A2A, alla presenza del Presidente di A2A Marco Patuano, del Sindaco di Milano Giuseppe Sala e del Presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana

Il JRP – Joint Research Platform si dimostra uno degli strumenti più validi per rafforzare l’intesa tra università e impresa. Per attivare una sinergia sempre più stretta su temi di interesse comune e far fronte alle sfide che il PNRR pone al nostro Paese: dalla transizione energetica, alla mobilità sostenibile, alle energie rinnovabili. Sono questi alcuni degli obiettivi dell’accordo che vede il Politecnico di Milano al fianco di A2A. Un’azienda tra le più attive nell’incentivare questo percorso di crescita condiviso. Pronta a sostenere la ricerca congiunta in un’ottica aperta e di filiera. Questo accordo rappresenta infatti la volontà comune di dar vita a un vero e proprio ecosistema dell’innovazione che supera le progettualità di ricerca applicata per lo sviluppo di un progetto bandiera sul quale il Politecnico punterà nei prossimi anni 

ha dichiarato Ferruccio Resta

Questa partnership con il Politecnico, punto di riferimento scientifico a livello nazionale e internazionale, ci consentirà di mettere a sistema competenze ed esperienze reciproche per affrontare, grazie anche all’innovazione, le sfide legate al Climate Change. Siamo certi che questa collaborazione potrà valorizzare ulteriormente il nostro lavoro nel garantire servizi sempre più efficienti, contribuire a migliorare la qualità della vita delle persone e supportare lo sviluppo sostenibile del nostro Paese 

ha commentato Marco Patuano

L’innovazione è un fattore strategico che interessa tutte le nostre attività: ci occupiamo di ambiente, energia, acqua, settori per cui A2A è impegnata quotidianamente a realizzare infrastrutture innovative essenziali per la transizione ecologica. Per il nostro Gruppo questo accordo con un’eccellenza quale il Politecnico rappresenta la possibilità di condividere un percorso comune: divenire protagonisti del processo di decarbonizzazione e rendere il Paese sempre più competitivo, in linea con quanto previsto dalle direttive europee 

ha commentato Renato Mazzoncini

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Borse di studio Girls@Polimi: il Politecnico punta sulle future ingegnere

15 borse di studio nel 2022 per un valore di 24.000€ l’una (8.000€ all’anno, per tutto l’arco della triennale): si tratta di Girls@Polimi, le nuove borse di studio destinate alle ragazze che sceglieranno di studiare Ingegneria al Politecnico di Milano, frequentando i corsi con una bassa presenza femminile (Aerospaziale, Ingegneria dell’Automazione, Elettrica, Elettronica, Informatica, Meccanica e della Produzione Industriale).

Il progetto è stato finanziato dal Politecnico insieme a 9 aziende (Bain & Company Italy, Banco BPM, Eurofins Foundation, Fastweb, Gruppo Autostrade per l’Italia, Gruppo Nestlé in Italia, Intesa Sanpaolo, Leonardo, NHOA) e agli Alumni e alle Alumnae, che hanno donato per supportare le giovani ragazze nel realizzare i propri obiettivi di studio e di carriera nel campo dell’innovazione e della tecnologia nelle discipline STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics).

“C’è il pregiudizio che una persona non sia portata per le materie scientifiche, ma è bene sapere che nessuno nasce portato o non portato per qualcosa. – spiega la Prorettrice Sciuto – Sono l’ambiente, il contesto, anche gli insegnanti che si incontrano durante il percorso di studi, che creano questo tipo di pregiudizio. Il problema è che quando si appiccica addosso questa idea, poi rimane. Per questo bisogna lavorare moltissimo sui bambini. Dobbiamo fare in modo che questo pregiudizio non ci sia” 

commenta la prorettrice Donatella Sciuto a SkyTG24.

Girls@Polimi è un’opportunità per incentivare le aspiranti ingegnere a iscriversi al Politecnico: il progetto infatti si rivolge alle studentesse che stanno ancora frequentando il quarto e quinto anno delle scuole superiori e stanno pensando al loro futuro universitario. È un momento cruciale in cui le giovani e i giovani prendono decisioni che condizioneranno il loro futuro accademico e professionale. Intervenire in quel momento della vita delle studentesse è cruciale per intercettare le potenziali ingegnere e scienziate del futuro.

girls @ polimi

Ancora oggi purtroppo le professioni tecniche come l’ingegneria vengono considerate un “habitat naturale” per gli uomini e una conquista per le donne – come afferma la Prorettrice Sciuto nel libro Alumnae – Ingegnere e Tecnologie -. Spesso intraprendere la carriera ingegneristica richiede alle ragazze una motivazione in più a causa di pregiudizi scontati e modelli imposti dalla società conformista.

Per questo il Politecnico ha creato Girls@Polimi, progetto di sostegno economico al merito e al dirtitto allo studio, collocato all’interno di Gender POP – Pari Opportunità Politecniche, una delle linee strategiche di sviluppo attraverso il quale l’Ateneo si impegna a garantire alle studentesse, oltre al contributo economico, un ambiente inclusivo.

Non solo borse di studio, quindi: una azione di trasformazione culturale che parte dai corridoi e dalle aule universitari, in grado di supportare le studentesse durante il percorso di studi con azioni di formazione e placement affinché possano raggiungere la propria realizzazione professionale. E contribuire a innescare un circolo virtuoso, diventando a loro volta un modello per le studentesse di domani.

Puoi sostenere anche tu le borse di studio Girls@Polimi con una donazione a partire da 10 euro. Clicca qui.

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Oggetti che suonano fantascientifici ma non lo sono: batterie quantiche

Se non siete esperti del settore, magari, l’espressione “batterie quantiche” non vi dirà niente. Forse lo assocerete, come chi scrive, alle parole che si odono nei dialoghi di qualche fiction fantascientifica. Invece, per la comunità scientifica e tecnologica, vuol dire molto. La fattibilità, non solo teorica ma anche sperimentale, della batteria quantica è stata dimostrata per la prima volta dai ricercatori Giulio Cerullo, del Dipartimento di Fisica del Politecnico di Milano, e Tersilla Virgili, dell’Istituto di fotonica e nanotecnologie del Consiglio Nazionale delle Ricerche, in uno studio sviluppato in collaborazione con gruppi di ricerca internazionali, pubblicato su Science Advances.

MAGGIORE È LA DIMENSIONE DELLA BATTERIA, PIÙ VELOCE È LA SUA CARICA

Il fenomeno è chiamato superabsorption e ha tutte le carte in regola per portare allo sviluppo una nuova classe di dispositivi di accumulo di energia a partire da modelli e prototipo realizzati dagli scienziati. Il nucleo centrale del modello è l’idea che i sistemi più grandi assorbano energia più velocemente. A partire da qui, Cerullo e Virgili hanno sviluppato sperimentalmente per la prima volta un prototipo di batteria quantica: semplificando, il dispositivo fabbricato consiste in microcavità riempite di molecole organiche, disperse in una matrice inerte, caricate con un laser.

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Credits: andkronos.com

“Ogni molecola rappresenta un’unità che può esistere in uno stato di sovrapposizione quantistica di due livelli di energia

spiegano gli autori dello studio: in modo da permettere alle varie unità di esistere in sovrapposizione, si dà la possibilità al sistema totale di comportarsi collettivamente. Questo comportamento, noto come coerenza quantistica, consente alle unità di agire in modo cooperativo, dando origine a una carica iperveloce che dipende sul numero di unità-molecole.

“Ogni molecola rappresenta un’unità che può esistere in uno stato di sovrapposizione quantistica di due livelli di energia (fondamentale ed eccitato), simile al modo in cui un qubit, l’unità di base dell’informazione quantistica, può essere sia 0 che 1 contemporaneamente nei computer quantistici”, spiega Cerullo. La spettroscopia ottica ultraveloce ha permesso di osservare la dinamica di carica con una risoluzione temporale nell’ordine dei femtosecondi, e quindi dimostrare velocità di carica e capacità di archiviazione.

UN TASSELLO DELLA TRANSIZIONE ENERGETICA

Siamo ancora molto lontani da un uso commerciale di questo tipo di batteria, ma lo sviluppo di nuove tecnologie di cattura, stoccaggio e trasporto dell’energia, in combinazione con le interconnessioni tra reti, è cruciale in tutti gli scenari legati alla transizione energetica e indispensabile per integrare l’intermittenza delle fonti rinnovabili. L’obiettivo di Cerullo e Virgili adesso è quello di sviluppare un prototipo di batteria quantistica completamente funzionante che potrebbero aprire la strada a nuovi sistemi di alimentazione per veicoli elettrici e dispositivi elettronici.

Leggi la news anche su polimi.it

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Fish and chips, per me, grazie

Sono 100 volte più sottili della pellicola per alimenti (per restare in cucina). Il record, pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature Communications, ha il marchio del Poli: nello specifico è opera dell’Alumnus e ricercatore Mario Caironi e del suo team di ricerca (che conta diversi politecnici) e viene dai laboratori dell’Istituto Italiano di Tecnologia.

Si tratta di transistor con uno spessore inferiore a 150 nanometri: il record precedente, 300 nanometri, era dell’Università di Tokyo. Sono prodotti con tecniche di stampa innovative, messe a punto dal team, che utilizzano materiali e processi a basso impatto ambientale. «Il transistor stampabile anche su un dito è una pelle elettronica – spiega Caironi in un articolo de Il Corriere della Sera – che, per esempio, può essere usata per leggere il battito cardiaco e la respirazione o per lavorare sul recupero di funzioni che sono andate perse, come quella tattile. Stiamo già lavorando per rendere questi risultati possibili».

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Credits: corriere.it

Caironi, Alumnus in Ingegneria Elettronica al Politecnico di Milano, dove ha conseguito anche un dottorato in Ingegneria dell’Informazione, è il coordinatore del laboratorio di Printed and Molecular Electronics del Center for Nano Science and Technology dell’IIT, a Milano. Recentemente aveva già fatto parlare di sé per i suoi risultati nel campo dell’elettronica commestibile: il progetto “Electronic Food” (ELFO), finanziato dalla Commissione europea, segue la scia delle ricerche sui dispositivi medici elettronici impiantabili e ingeribili (“edible devices”), che possono essere assunti per via orale e facilitare la diagnosi e la cura delle malattie.

La nuova tecnologia sviluppata dal gruppo di ricerca si spinge oltre, sviluppando sistemi elettronici non solo ingeribili, ma anche digeribili: possono svolgere una funzione e poi decomporsi all’interno dell’organismo (oltre che nell’ambiente), senza recare danni alla nostra salute.

Ne ha parlato sempre Caironi sul palco di Wired nel 2019, quasi all’inizio di questo progetto di ricerca, a proposito dei cambiamenti nell’industria del food (cioè del cibo, n.d.r.): in futuro, spiega,

“Ci saranno batterie edibili, antenne da mangiare, e arriveremo a sistemi elettronici complessi del tutto commestibili, da applicare ai farmaci così come ai singoli alimenti”.

Speriamo siano anche gustosi.

LO SAPEVI CHE…

Al Politecnico dal 2019 è attivo il corso di laurea in Food Engineering, i primi Alumni si sono laureati nel 2021. Approfondisci su Il Sole 24 Ore

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D-DUST: dal Politecnico satelliti e IA per lo studio delle polveri sottili

Condizioni climatiche ed estesa antropizzazione del territorio rendono la Pianura Padana una delle regioni più inquinate d’Europa nonostante le emissioni siano paragonabili, in realtà, a quelle di altre aree sviluppate. In cima agli agenti inquinanti più critici troviamo il particolato, ovvero le polveri sottili.

L’esposizione a lungo termine a elevate concentrazioni di particolato aumenta la percentuale di patologie cardiovascolari e respiratorie. Industrie, traffico e riscaldamento domestico sono tra le principali cause di emissione di polveri sottili. Tuttavia, anche gli allevamenti intensivi e le attività agricole possono contribuire a diffondere questo pericoloso inquinante, e ad oggi sono ancora pochi gli studi che sono stati condotti.

Il progetto D-DUST (Data-driven moDelling of particUlate with Satellite Technology aid) vuole colmare questo divario fornendo importanti dati per indagare l’impatto che le emissioni derivanti da attività agricole e zootecniche hanno sulla nostra salute. D-DUST, finanziato dal bando “Data Science for Science e Society” di Fondazione Cariplo, schiera il Politecnico di Milano, Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale (DICA) come capofila, con la collaborazione della Fondazione Politecnico di Milano, il Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria (DEIB) e l’Università degli Studi dell’Insubria (DiSAT) come partner scientifici.

Maria Antonia Brovelli, docente di Sistemi Informativi Geografici che coordina il progetto, ha spiegato che

Il progetto D-DUST sperimenterà nuove procedure analitiche e predittive dei meccanismi di generazione e diffusione delle polveri sottili dal comparto agricolo. Sono procedure basate esclusivamente sull’ingente patrimonio di dati e osservazioni ambientali oggi disponibili come open data, con particolare attenzione al potenziale contributo delle nuove missioni satellitari dedicate al monitoraggio della qualità dell’aria.

Lo studio verrà inoltre condotto anche grazie all’utilizzo delle piattaforme satellitari Sentinel del programma europeo Copernicus, tra cui il satellite Sentinel 5P che fornisce misurazioni open data su scala globale dei principali inquinanti atmosferici, unito allo studio di modelli predittivi spaziali basati su tecniche di machine learning. Lo sviluppo dei modelli sarà coadiuvato dai dati derivanti dalle stazioni fisse di monitoraggio a terra della rete di ARPA Lombardia e dai dati delle campagne di rilevamento e caratterizzazione chimica del particolato combinati con quelli relativi alla diffusione delle malattie cardiovascolari e respiratorie.

La ricerca mira a potenziare la conoscenza a livello locale delle polveri sottili anche nelle aree non coperte dalle stazioni di misurazioni a terra, al fine di fornire stime e previsioni replicabili e spendibili nel monitoraggio e nell’analisi dell’esposizione della popolazioni a tale inquinante.

sottolinea ancora la professoressa Brovelli.

Parallelamente alla ricerca descritta, saranno organizzate attività didattico-educative che coinvolgeranno principalmente gli studenti degli istituti medi superiori agrari attraverso seminari di sensibilizzazione e partecipazione diretta alle campagne di monitoraggio. Si prevede di coinvolgere anche organizzazioni no-profit e fondazioni attive in progetti di ricerca, educazione e divulgazione sulle tematiche ambientali.

Scopri tutto sulla ricerca politecnica di frontiera e sui temi definiti dalla Commissione Europea nell’ambito del Recovery Plan. Visita il sito Next Generation EU del Politecnico di Milano.

Credits home/header: ansa.it

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ENHANCE: il Politecnico per la parità di genere e la diversità

“La consapevolezza del divario di genere è un primo passo al quale devono seguire azioni concrete non solo all’interno delle nostre università, ma a livello esteso e nel contesto internazionale. L’importanza di costruire reti, come ENHANCE, e di aderire a cause comuni aumenta la nostra capacità di influenzare i decisori

Così la prorettrice Donatella Sciuto commenta il risultato del primo rapporto annuale sulla diversità e la parità di genere all’interno di ENHANCE, l’alleanza formata a partire dal 2020 da 7 università di eccellenza (tra cui il Politecnico) che vuole promuovere la parità di genere e la diversità all’interno degli istituti di istruzione superiore.

Il rapporto (che potete leggere qui), in particolare, evidenzia il potenziale degli atenei coinvolti nel rendere le opportunità accademiche accessibili a tutti e nel promuovere inclusione e pari opportunità come valori principali nelle proprie strategie.

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Credits: Martin Braun

GLI OBIETTIVI DI ENHANCE

Gli obiettivi principali del rapporto sono tre, che permettono di identificare le sfide comuni da affrontare e di monitorare i miglioramenti portati dalle azioni implementate:

  1. incoraggiare e sostenere studenti e studentesse e giovani ricercatori e ricercatrici con meno opportunità di intraprendere e completare con successo un percorso di laurea STEM, nonché di partecipare a progetti di mobilità;
  2. offrire ai gruppi sottorappresentati e svantaggiati strumenti di empowerment;
  3. sviluppare risorse formative correlate alla diversità e alla parità di genere da utilizzare presso gli istituti di formazione superiore, promuovendo la sensibilizzazione rispetto a questi temi.

“Nonostante la popolazione femminile sia sottorappresentata in molte delle attività svolte presso le nostre università, le iniziative ENHANCE hanno raggiunto una parità di genere degna di nota, con il 54% di partecipazione maschile e il 46% di partecipazione femminile”.

spiega Melih Özkardes, che coordina il gruppo di lavoro dedicato a Diversità e Parità di Genere all’interno di ENHANCE. E aggiunge:

“La consapevolezza della diversità e della parità di genere in un gruppo aumenta le probabilità di sviluppare idee innovative e consente di lavorare in un clima di maggior benessere”.

LE INIZIATIVE DEL POLITECNICO

Per conoscere, coltivare e valorizzare la diversità della comunità politecnica, l’Ateneo in questi ultimi anni ha sviluppato diverse iniziative che si sono inserite a pieno titolo nella visione supportata da Enhance.

Tra queste, c’è il POP – Pari Opportunità Politecniche, il programma strategico con cui il Politecnico di Milano si impegna per garantire un ambiente di studio e lavoro che rispetti le identità di genere, le diverse abilità, le culture e provenienze. Il programma POP si sviluppa lungo 5 linee di azione strategiche: identità di genere, cultura, nazione e religione, orientamento sessuale, diverse abilità e benessere psicologico.

All’interno del POP, si aggiungono anche iniziative per promuovere le materie STEM tra le ragazze delle scuole superiori, come Girls@Polimi, delle borse di studio per future immatricolate ai corsi di ingegneria con bassa percentuale femminile (Meccanica, Elettronica e Informatica), che mettono a disposizione delle candidate meritevoli 8000 euro ciascuna, ripetibili per i tre anni della laurea, oltre all’alloggio gratuito.

Sempre alle scuole superiori è anche rivolto EnginHERing, il progetto per avvicinare le studentesse alla scelta della facoltà di ingegneria attraverso le parole e le esperienze appassionate di studentesse, ricercatrici e Alumnae del Politecnico ci raccontano la realtà, ancora poco esplorata, delle ingegnere.

Puoi sostenere anche tu le borse di studio Girls@Polimi con una donazione a partire da 10 euro. Clicca qui.

Credits header e home: Martin Braun

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L’Alumnus Callegari vince il premio del CERN 2021

Simone Callegari, Alumnus Ingegneria dei Materiali e Nanotecnologie 2015, ha ricevuto il CERN Alumni Champion 2021 Award per i suoi contributi sul blog del CERN durante il periodo della pandemia. 

Callegari vi ha lavorato come ricercatore dal 2017 al 2019, collaborando a progetti ingegneristici di natura internazionale. In particolare ha ricoperto il ruolo di R&D Project Engineer sulle operazioni legate al Large Hadron Collider (l’acceleratore di particelle utilizzato per ricerche sperimentali nel campo della fisica delle particelle). L’esperienza nei suoi anni al CERN lo ha poi spinto a scrivere i tre articoli sul blog del CERN sul tema “Science and Engineering Stories”, per i quali è stato premiato (quiqui e qui per leggerli). 

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Credits: Simone Callegari 

“Sono felice di aver finalmente ricevuto il mio premio CERN Alumni Champion 2021 e di vivere un momento così significativo nella mia carriera – commenta Simone Callegari su Linkedin -. Questo significa molto per me, perché è arrivato dopo un periodo così bello della mia carriera e anche per i risultati ottenuti durante la difficile situazione di pandemia, come il blog Science and Engineering Stories. Sono grato che Rachel, insieme agli Alumni del CERN, abbia dato valore ai miei sforzi e mi abbia fatto sentire parte di questa generosa comunità che è stata così fondamentale nel sostenermi negli ultimi mesi. 
Dare il mio piccolo contributo alla scienza è stata finora un’esperienza così eccitante e gratificante per la quale sono molto grato. Sentirsi supportati nelle nostre comunità è davvero fondamentale per dare seguito ai sogni mantenendo sempre le proprie passioni.” 

Il tema della premiazione è stata “Research Matters”, ed è dedicata ai ricercatori del CERN per il loro impatto sul mondo e per le loro brillanti carriere. 

Credits home: Simone Callegari 
Credits header: Focus 

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Se Indiana Jones fosse stato un politecnico

C’è ancora molto da scoprire sul nostro passato e le nuove tecnologie ci vengono incontro, facendo luce su misteri finora irrisolti. Uno dei più affascinanti e remoti riguarda il periodo Kofun della storia del Giappone, tra il III e il VII secolo d.C., noto per le enormi tombe a tumulo (chiamate appunto Kofun) che, secondo la tradizione, custodiscono i resti terreni dei primi, leggendari imperatori e dignitari del Giappone.

Sono tra i monumenti più grandi mai costruiti e fino ad oggi poco studiati, perché sono rigorosamente protetti dal governo giapponese ed è vietato anche per i ricercatori avvicinarvisi. Non esistono nemmeno fonti scritte, d’epoca o più moderne, a cui fare riferimento per scoprirne di più.

Quindi le studiamo da lontano: con occhi satellitari, usando la tecnica del remote sensing (telerilevamento), il gruppo del Politecnico di Milano guidato dai ricercatori Giulio Magli, Norma Baratta e Arianna Picotti ha potuto osservare per primo, nella sua interezza, la forma, le dimensioni e l’orientamento di queste costruzioni, che richiamano enormi buchi della serratura.

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SATELLITI PER SBIRCIARE DAL BUCO DELLA SERRATURA DEL TEMPO

In particolare, per la prima volta i ricercatori hanno potuto “esplorare” il tumulo più grande e misterioso: il maestoso Daisen Kofun, lungo 486 metri e alto circa 36 metri, attribuito al leggendario imperatore nipponico Nintoku, il sedicesimo nella storia del Giappone.
Il telerilevamento ha permesso di studiare l’orientamento di oltre cento Kofun e verificare che esiste “una connessione di tutti i corridoi d’ingresso con l’arco di cielo dove il Sole e la Luna sono visibili tutti i giorni dell’anno”. Il Daisen Kofun invece è orientato “verso l’arco del Sole nascente/splendente”, dove – durante il solstizio d’inverno – nasce il Sole.

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Daisen Kofun, veduta aerea (©Ministero del Territorio, Infrastrutture, Trasporti e Turismo)

“Lo studio dell’orientamento delle tombe antiche è un potente strumento per comprendere meglio gli aspetti cognitivi della religione e del potere nelle società antiche”, si legge nell’articolo pubblicato dai ricercatori sulla prestigiosa rivista Remote Sens (qui il link all’articolo completo). Gli antichi imperatori giapponesi collegavano all’origine mitica della loro dinastia, proprio al Sole, la divinità ritenuta discendente dalla Dea Sole Amaterasu.

Il gruppo di ricerca è guidato da Giulio Magli, astrofisico e archeoastronomo specializzato nello studio delle relazioni tra l’architettura delle antiche civiltà, il paesaggio e la volta celeste, docente di Archeoastronomia al Politecnico di Milano.