10 anni sui social sono tanti, e quello che abbiamo notato durante questo tempo insieme a voi Alumni è che niente (niente!) vi scatena in positivo e in negativo – ma soprattutto in positivo! – come un bel viaggio nei ricordi politecnici.
Così abbiamo deciso di appuntarci luoghi e situazioni che solleticano la vostra nostalgia, e il risultato è stato un elenco lunghissimo. Dopo un’accurata selezione, siamo arrivati a stilare un decalogo delle “10 cose che ti mancano del Poli”. Sicuramente ce ne sono di più, sicuramente alcune ce le siamo dimenticate o non hanno raggiunto la top 10: in questo caso, scrivetecelo nei commenti! Chissà, magari riusciremo a scrivere la puntata 2…
Siete pronti? Iniziamo!
Chi aveva lezione o esami al Trifoglio d’estate sapeva che il suo spirito sarebbe stato messo alla prova non solo dallo studio, ma anche dall’eco dei tuffi provenienti dalle finestre aperte. Una cosa è certa: ne siete usciti temprati sia fisicamente che moralmente.
Blu, rosso e giallo sono i colori che vengono in mente quando si parla di Bovisa, ma – per i più giovani – anche i tantissimi murales che l’hanno trasformata in un vero e proprio museo a cielo aperto.
Eterno melting pot di facoltà da mattina a sera, dove affrontare sessioni di studio matto e disperatissimo e dove confrontarsi.
Si tratta di una riproduzione 1:1 della celebre opera di Pablo Picasso, realizzata nel 1973 dal Movimento Studentesco.
Ideale per riprendersi da post-lezioni e post-esami.
Dove seguire le lezioni in religioso silenzio (anche se ogni tanto partiva qualche aeroplanino…)
La fatica incredibile per far arrivare i plastici interi in aula tra viaggi in macchina, metro, treno, tram…
Come dimenticarselo? Ha accompagnato generazioni di studenti al Campus Leonardo fino al 2017, quando è stato mandato in pensione.
Qualcuno sa perché è lì?
Anche se, in fin dei conti, quello che davvero ci unisce è essere tutti, orgogliosamente, politecnici!