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Record mondiale di velocità per l’auto a guida autonoma del Politecnico

Se avete seguito la storia di PoliMOVE sapete già che la nostra squadra di auto da corsa a guida autonoma sta collezionando un primato dopo l’altro. Se non ne avete ancora sentito parlare, la sintesi è che nel corso degli ultimi due anni si è affacciato al mondo un nuovo sport, quello delle corse automobilistiche senza pilota.

È ancora agli albori e l’Italia gioca un ruolo fondamentale: sia perché il leading team è la squadra del Politecnico di Milano; sia perché le automobili utilizzate, modificate per la guida autonoma, uguali per tutte le squadre, sono delle Dallara AV-21, firmate dalla celebre casa automobilistica fondata dall’Alumnus politecnico Gianpaolo Dallara. La particolarità di questo campionato, a cui partecipano i migliori gruppi di ricerca del mondo, è che le auto corrono senza pilota: a guidarle è un’intelligenza artificiale.

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Courtesy from Polimove

DALL’INDY AUTONOMOUS CHALLENGE AL RECORD MONDIALE

PoliMOVE, il team composto dai ricercatori del Politecnico e guidato dal prof. Sergio Savaresi, ha dato vita al miglior pilota artificiale da corsa al mondo. L’hanno chiamato As.car.i.

Il 23 ottobre 2021 ha mancato l’oro per un soffio alla finale dell’Indy Autonomous Challenge, aggiudicandosi comunque il record di velocità del campionato: 252 km/h.  Lo scorso 7 gennaio, poi, nell’ambito del CES, la rivincita ha visto il Politecnico di Milano aggiudicarsi una vittoria che i giornali di tutto il mondo hanno definito “storica”: durante il primo testa-a-testa della storia dell’umanità tra due auto a guida autonoma, As.car.i. ha raggiunto il primo posto e il nuovo record di velocità in pista per un’intelligenza artificiale: 278,4 km/h.

Fino a quel punto, il record assoluto di velocità per un veicolo autonomo era ancora detenuto da Roborace: 282,4 km/h (marzo 2019).

Il 27 aprile PoliMOVE porta As.Car.i sulla pista di atterraggio dello Space Shuttle al Kennedy Space Center della NASA, dove non ci sono più briglie e la Dallara sfreccia a tutta velocità: è record del mondo per un’auto completamente autonoma su un rettilineo, 309,3km/h.

Ne hanno parlato anche Gazzetta.it, RaiNews.it e Corriere.it

COME CI SIAMO ARRIVATI?

Il team del Politecnico aveva già ottenuto il record il 26 aprile, ma ha deciso di alzare l’asticella cogliendo l’opportunità di migliorare ancora la propria prestazione. Il 27 aprile As.car.i ha superato se stesso e ha raggiunto l’incredibile velocità di 309,3 km/h, superando ampiamente il “muro” dei 300km/h posto come obiettivo. Il valore di 309,3 km/h è stato ottenuto come media su 1 Km di due tentativi consecutivi in direzione opposta (per eliminare l’influenza del vento), con un picco di 311,9 km/h. “309.3kph=192.2mph (two-ways average, average over 1Km); 310.4kph=192.8mph (two-ways average, average over 100m); 311.9kph=193.8mph (top speed). The previous record was held by Roborace since 2019 (282,4kph=175,5mph, two-ways average, average over 100m)”, spiega Savaresi.

Nei prossimi giorni, la nostra monoposto tenterà di replicare l’impresa sul tracciato di Atlanta, in un circuito più tecnico che alterna rettilinei e curve. Segui gli aggiornamenti sui nostri canali Facebook e Linkedin.

LEGGI ANCHE: 4 Alumni che lavorano in Formula 1: Un software developer in Aston Martin, l’Head of Vehicle Performance in Alfa Romeo, un Trackside Control System Engineer in Alpine e una Programme Manager in Haas

Credits header/home: Courtesy from Polimove

Politecnico tra i primi 100 al mondo nel ranking delle università più sostenibili

Il Politecnico di Milano è inserito quest’anno per la prima volta nella classifica “THE Impact Rankings 2022”, realizzata da Times Higher Education, che punta a quantificare il contributo delle università allo sviluppo sostenibile, misurato sulla base dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite (SDGs).

Nonostante si sia trattato della prima partecipazione, i risultati raggiunti sono molto buoni: terzo posto in Italia e tra i primi 100 al mondo. Nel ranking sono incluse complessivamente 1.406 università, tra cui 20 italiane.

La metodologia applicata prevede che ogni università selezioni in autonomia un minimo di 4 obiettivi di sviluppo sostenibile su cui vuole confrontarsi, obbligatorio per tutti solo SDG 17 – Partnerships for Goals (Partnership per gli obiettivi).

Vengono misurate la qualità della ricerca e le attività di didattica su temi collegati agli SDGs, la gestione responsabile delle risorse dell’ateneo da parte di staff, docenti e studenti, il coinvolgimento attivo degli stakeholders nazionali in base sia ad indicatori quantitativi (citazioni, pubblicazioni ecc.) che ad informazioni sui programmi attivati dagli atenei.

Il Politecnico di Milano ha raggiunto il risultato migliore, 18° posto al mondo, nell’SDG 9 – Imprese, Innovazione e Infrastrutture; un risultato che testimonia il livello di eccellenza raggiunto dai laboratori del Politecnico di Milano, strutture di fondamentale importanza per sostenere i processi innovativi portati avanti da ricercatori e imprese.

Il Politecnico si è inoltre classificato al 45° posto mondiale rispetto a SDG 10 – Ridurre le disuguaglianze e al 59° posto nel SDG 8 – Lavoro Dignitoso e Crescita Economica.

La partecipazione a THE Impact Rankings 2022 e i risultati conseguiti testimoniano l’impegno del Politecnico nel promuovere la cultura dello sviluppo sostenibile in tutte le sue attività istituzionali, nella didattica e nella ricerca. Promuovere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile a livello globale, nazionale e locale è oggi – infatti – parte integrante della missione di un’università saldamente inserita sia nel contesto comunitario di riferimento che nell’ambiente accademico internazionale.

Leggi anche: https://www.polimi.it/dettaglio-apertura/article/10/politecnico-tra-i-primi-100-del-mondo-nel-ranking-dedicato-agli-sdgs-10212/

Credits home: Scuola Leonardo da Vinci – Milano

Area Bovisa-Goccia: negli ex-gasometri il futuro dell’innovazione

Decine di migliaia di metri quadri sotto-utilizzati diventeranno spazi verdi che circonderanno i due gasometri, simbolo del quartiere. Questi saranno recuperati e destinati a ospitare un polo per l’innovazione, dove troveranno casa laboratori (come le clean rooms di St Microelectronics), start up (non a caso proprio nei gasometri si trasferirà la nuova sede di Polihub, l’acceleratore del Politecnico) e “uno spazio dedicato al benessere e allo sport, aperto anche alla città”, come aveva dichiarato Resta l’anno scorso in un’intervista pubblicata da La Repubblica.

Ora il progetto di riqualificazione urbana per il futuro dell’area Bovisa-Goccia è pronto per partire: prevede, tra i vari interventi, un investimento da 100 milioni di euro, 25 milioni dalla Regione e 75 milioni dall’Ateneo, che amplierà la sua presenza nel quartiere Bovisa dove, come spiega il rettore, già oggi gravitano 20 mila studenti e 5 dei 12 dipartimenti: “Le università hanno capito che oltre a programmi di formazione e di ricerca di elevato livello servono spazi e servizi” ha commentato in conferenza stampa, alla quale ha presenziato il 12 aprile con il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, l’assessore regionale allo Sviluppo della Città metropolitana, Stefano Bolognini, e l’assessore comunale alla Rigenerazione urbana, Gianfranco Tancredi.

I lavori inizieranno nel 2022 e saranno completati entro il 2025:

“I gasometri della Bovisa devono diventare la fabbrica delle idee, della conoscenza, dell’innovazione per accogliere #startup, imprese e studenti provenienti da tutta Italia e dal mondo. Meno di 12-15 mesi fa si trattava di un sogno, la firma dell’accordo di programma vuol dire che siamo nella parte gestionale ed esecutiva.”

La riqualificazione del quartiere prevede una nuova area universitaria immersa in 215.000 metri quadrati di verde. Il gasometro sud in particolare, uno spazio di 20 mila metri quadrati distribuiti su 7 livelli, è stato pensato per diventare il cuore pulsante di un sistema virtuoso: “nei primi livelli nasceranno laboratori di microelettronica e sensoristica per intelligenza artificiale”, prosegue il rettore. “I successivi tre piani invece saranno dedicati al Polihub, il nostro incubatore di start up: oggi ne abbiamo 120, ma puntiamo a raddoppiarle. Nell’ultimo livello saranno ospitate le imprese per creare un ecosistema dell’innovazione con chi vuole far sviluppo insieme al Politecnico”.

Oggi, tra le imprese già confermate ci sono Stmicroelectronics, A2A, Lendlease, Eni (leggi su Il Corriere).

Due le linee guida: “La tecnologia come strumento e la sostenibilità come obiettivo”, confermando l’impegno dell’Ateneo a partecipare alla trasformazione della città e intercettare le esigenze delle nuove generazioni: “in questo quadro il benessere e la qualità degli spazi è fondamentale”, come anche la prossimità con un importante polo di ricerca e innovazione come il Politecnico di Milano: “I due gasometri saranno degli straordinari contenitori di alcune delle funzioni trainanti per il mondo dell’innovazione, dell’imprenditoria, della formazione, del benessere e della cultura con l’obiettivo di promuovere la crescita di un distretto della conoscenza e dell’innovazione che parte dall’università e che si allarga alla collettività. Una risposta concreta per uno sviluppo sostenibile e inclusivo”, conclude Resta.

Credits home/header: Repubblica.it

ingegneria del supercalcolo

Al Politecnico la prima laurea in Italia in Ingegneria del Supercalcolo

Nasce al Politecnico di Milano il primo corso di laurea magistrale italiano in High Performance Computing Engineering, dedicato al calcolo ad alte prestazioni e alle sue molteplici applicazioni nei diversi domini scientifico-tecnologici.  

Il corso, che inizierà nell’autunno 2022 e verrà insegnato in lingua inglese, si caratterizza per la forte interdisciplinarietà, con l’obiettivo di formare ingegneri dalla solida preparazione nelle principali tecnologie e architetture informatiche per il supercalcolo, nel quantum computing e nella modellazione matematico-statistica di problemi complessi. 

“Supercalcolo, quantum computing, modellazione matematico-statistica di problemi complessi: contesti in cui sono sempre più richieste nuove figure in grado di affrontare questioni ad elevata complessità. La capacità di elaborare una grande quantità di dati ci permette infatti di definire nuovi scenari, di eseguire simulazioni, di sviluppare nuovi modelli, come accade, per esempio, in campo medico. Sono tanti i settori in cui l’HPC può fare la differenza. Servono quindi nuove competenze e nuove professionalità. Il Politecnico di Milano guarda avanti e dal prossimo autunno accoglie nuovi iscritti alla nuova laurea magistrale in High Performance Computing Engineering.” 

commenta il rettore Ferruccio Resta.

La figura multidisciplinare dell’Ingegnere del calcolo ad alte prestazioni che il Politecnico si propone di formare è del tutto nuova nel panorama italiano, sebbene esistano alcuni profili formati in ambito internazionale, ma ancora carenti sulle competenze interdisciplinari essenziali per progettare applicazioni di supercalcolo.  

Con l’attivazione del nuovo corso di laurea magistrale in High Performance Computing Engineering, il Politecnico di Milano coglie questa sfida e si propone di colmare tale lacuna, grazie alla formazione di figure professionali capaci di coniugare le conoscenze più avanzate dell’ingegneria informatica, compresa la computazione quantistica, con le competenze delle scienze matematiche applicate, statistiche e fisiche per affrontare e risolvere problemi complessi emergenti. 

Per questo, il piano formativo è stato sviluppato in modo da creare figure altamente specializzate in grado di affrontare lo studio di problemi applicativi ad elevata complessità, dalla sostenibilità energetica alla climatologia, dalla genomica alla medicina e alla farmacologia, dalla chimica alla finanza, dalla biomeccanica computazionale all’aerospazio. 

Il supercalcolo offre un decisivo vantaggio competitivo nello sviluppo di nuove applicazioni, grazie ai potenti strumenti di simulazione e alla parallelizzazione del carico computazionale sull’hardware ad alte prestazioni, che consente di accelerare fortemente l’analisi di grandi quantità di dati, nonché l’esecuzione di algoritmi di intelligenza artificiale sempre più complessi e sofisticati. 

Sostieni studenti e le studentesse: con una donazione a partire da 10€ puoi contribuire a finanziare le borse di studio. Dona ora.

Credits home: ansa.it

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Libro Bianco SSD – Smart Sustainable District

È stato pubblicato il Libro bianco SSD – Smart Sustainable Districts, un progetto promosso dal Politecnico di Milano e coordinato dal Consorzio Poliedra che ha come obiettivo individuare azioni efficaci per lo sviluppo sostenibile, la transizione ecologica, la resilienza dei sistemi territoriali e sociali a livello locale definendo un insieme di orientamenti, azioni e strumenti per affrontare le trasformazioni urbane a livello locale, in chiave smart e sostenibile.

libro bianco
Credits: https://www.poliedra.polimi.it/ssd/

Il Libro bianco si propone come guida pratica per affrontare le varie fasi della trasformazione urbana nell’ambito di processi di transizione e rigenerazione. L’approccio integra discipline tecnico-scientifiche e umanistico-sociali, considera asset materiali e immateriali e suggerisce di guidare l’attuazione di processi di rigenerazione urbana con una logica di coordinamento delle progettualità, attraverso la messa a punto di strumenti integrati per la realizzazione di interventi articolati, in grado di attivare sinergie e produrre effetti positivi cumulati.

Il progetto SSD – Smart Sustainable Districts è nato nel 2021 ed è stato sviluppato coinvolgendo più di 100 ricercatori di vari dipartimenti dell’Ateneo e dei suoi Consorzi (il Sistema Polimi). Si rivolge in particolare agli Enti locali e a tutti i protagonisti della trasformazione delle città e dei quartieri.
Il progetto rientra tra le attività di ricerca che il Politecnico di Milano intraprende a favore di uno sviluppo sostenibile e, in particolare, è tra le attività legate all’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile numero 11 dell’Agenda ONU 2030: “Città e comunità sostenibili”.

Leggi anche su: polimi.it

Credits home/header: Poliedra

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“Emozioni e ingegneria” per l’Alumna Lucia Chierchia

Ingegneria e emozioni: sembrano due mondi che non possono incontrarsi, ma non per Lucia Chierchia. Intervistata dal Sole24ore, Chierchia – Alumna in ingegneria meccanica 1999 – descrive così la passione che l’ha spinta a perseguire la carriera ingegneristica che l’ha accompagnata fin da piccola: 

“Ti emozioni di fronte a qualcosa di bello, che ti fa stare bene, che crea del valore. A volte sembra ci sia una dicotomia tra tutto il mondo dell’arte ad esempio, il mondo che è emozione pura, e l’ingegneria. Invece durante il mio percorso di studi e la mia carriera, ho provato le stesse emozioni che si provano di fronte a un’opera d’arte”. 

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Credits: Linkedin

Ne aveva parlato anche con noi, nel libro ALUMNAE – Ingegnere e Tecnologie:  

La passione, l’entusiasmo, l’intuizione che “quella è la strada per noi” è qualcosa che nasce dalla nostra storia. Io, al liceo, ho fatto studi classici già sapendo però che avrei studiato ingegneria: era il mio sogno fin da piccola. Mia mamma per questo mi chiamava Grisù, come il draghetto che sognava di fare il pompiere, perché continuavo a ripetere: «Da grande farò l’ingegnere!»”. 

Dopo la laurea al Politecnico, l’Alumna ha iniziato a lavorare nel settore aerospaziale, per poi ricoprire ruoli manageriali in Whirpool ed Electrolux. Oggi è market ambassador & open innovation ecosystems lead in Gellify, la piattaforma B2B di innovazione che investe direttamente su startup e scaleup, accompagnandole nell’ingresso del mercato. L’obiettivo è quello di metterle in contatto con aziende con la volontà di innovare, che le aiutino a validare la loro soluzione tecnologica, implementandola in contesti industriali maturi. 

Per Chierchia in particolare l’innovazione digitale necessita di creatività, una caratteristica spesso “molto forte nei profili femminili”. Le aziende infatti sarebbero sempre più alla ricerca di donne che “sono inclini a empatia e capacità relazionali che permettono loro di muoversi anche in contesti in continua evoluzione, oltre che di apprendere in fretta”. 

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Tuttavia è proprio sul lavoro (e soprattutto in Italia) che spesso le donne faticano a fare carriera nell’ambiente STEM, dove “sono ancora troppo poche”. Una situazione che purtroppo esiste anche in ambienti lavorativi giovani come quelli delle startup, sottolinea l’Alumna nell’intervista, dove si ritrova arretratezza anche in dirigenti giovani.  

Fondamentale, sostiene, è fare in modo che il cambiamento passi anche dagli uomini. Sono loro che, assieme alle donne che già lo fanno, non devono tacere. “Il problema sono sì le donne giovani ma anche gli uomini, perché se diventa una sfida solo delle donne non ce la faremo mai. Io in alcuni contesti ho visto colleghi che prendevano posizione, è quello che fa la differenza, il non stare zitti. Io non sono mai stata zitta, lo dovrebbero fare tutti.” 

Ma come incoraggiare le ragazze a seguire le proprie inclinazioni verso le STEM? 

“Le ragazze sono già innamorate delle materie STEM. È necessario ascoltare queste emozioni. Ma manca loro il supporto. I numeri sono importanti per la consapevolezza, ma il vero problema in alcuni contesti è un altro: le donne in alcuni casi non sono supportate nell’andare a fare una scelta. Se ti senti strana a fare ingegneria c’è qualcosa che non va nella tua famiglia, non in te”. 

I numeri infatti parlano chiaro: le ragazze che scelgono percorsi Stem all’università sono solo il 18% del totale, mentre al Politecnico la percentuale si alza al 23,6% per le lauree triennali e al 27,3% per le lauree magistrali (fonte: Bilancio di genere 2021). 

Ancora oggi purtroppo le professioni tecniche come l’ingegneria vengono considerate un “habitat naturale” per gli uomini e una conquista per le donne – come afferma anche la Prorettrice Sciuto nel libro Alumnae – Ingegnere e Tecnologie -. Spesso intraprendere la carriera ingegneristica richiede alle ragazze una motivazione in più a causa di pregiudizi scontati e modelli imposti dalla società conformista. 

ll sistema di supporto universitario è, in questo contesto, fondamentale: per questo il Politecnico ha creato le borse di studio Girls@Polimi, che sosterranno, per tutto il percorso triennale, ragazze che sceglieranno di studiare Ingegneria al Politecnico di Milano, frequentando i corsi con una bassa presenza femminile (Aerospaziale, Ingegneria dell’Automazione, Elettrica, Elettronica, Informatica, Meccanica e della Produzione Industriale).  

Le donne che studiano materie STEM e fondano startup sono, infatti, ancora costrette a rispondere alle domande sul come conciliare famiglia e carriera, continua nell’intervista l’Alumna. Il problema, quindi, esiste anche per quelle professioniste che decidono di investire sulle loro idee dando vita a un nuovo business. Gli esempi di Chierchia sono concreti, i motivi della presenza ancora stentata in quel mondo sono per lei due: “Il primo ostacolo è l’ambito STEM, il secondo è maschilismo del mondo degli investimenti” conclude l’ingegnera. 

La soluzione? Incentivare le ragazze a studiare e aspettare: “il cambiamento può e deve passare dalle nuove generazioni”. 

Sostenendo il progetto GIRLS @ POLIMI puoi contribuire insieme ad altri donatori a creare delle borse di studio per sostenere le ragazze che si iscrivono ai corsi di laurea in ingegneria a bassa frequentazione femminile. Dona ora.

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La stella gentile: l’intervista ad Amalia Ercoli-Finzi

Ci troviamo nell‘edificio B12 del Politecnico, nel cuore della Bovisa. Incontro la professoressa Amalia Ercoli Finzi al secondo piano. L’edificio è un labirinto: infatti mi ero perso, lei ha dovuto guidarmi fin lì con il telefonino, quasi fossi una sonda finita fuori rotta. È una signora minuta dai modi eleganti, gentile e curiosa. È anche una dei maggiori scienziati italiani. Eppure, uno dei primi argomenti che affrontiamo è la fantasia.

Amalia Ercoli Finzi
Credits: www.deabyday.tv

Noi lavoriamo di fantasia per riuscire a capire cosa vogliamo fare – comincia – il primo passo è immaginare questo mondo diverso sul quale vogliamo andare, immaginare una galassia talmente lontana da poter dire che siamo vicini al Big Bang. Non si tratta di un’immaginazione fine a se stessa, che fantastica su cose impossibili da realizzare; sto parlando di una fantasia ragionata che serve per individuare obiettivi e aspirazioni. Dopodiché, bisogna trovare gli strumenti per metterla in pratica”.

Come avete immaginato il Carousel, il sistema che avete montato su Rosetta? Chiedo, e lei sorride, mentre gli occhi le si illuminano di passione. “Dovevamo depositare all’interno di una serie di fornetti i campioni prelevati dalla cometa e avevamo due possibilità: o spostavamo il campione o spostavamo i fornetti. Spostare il campione voleva dire spostare il trapano, ma il trapano era attaccato al Lander. Far girare tutto il Lander è una cosa complicatissima. Quindi, abbiamo lavorato di fantasia. La soluzione è stata tenere fermo il trapano e fargli ruotare al di sotto i fornetti. Così quando il trapano trovava il fornetto giusto, il campione veniva depositato. Abbiamo fatto queste operazioni di rotazione con errori di decimo di minuto d’arco. È stata una bella soddisfazione”.

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Credits: Il Post

Eppure è impossibile immaginare tutti gli scenari verificabili. “Vero. Non abbiamo pensato di mettere un sensore di dispiegamento del sampling tube. Il nostro trapano dotato di un tubo che viene espulso e si introduce all’interno della cavità per raccogliere il materiale. Ho fatto test all’infinito in laboratorio, quasi posso sentire il “tac” che fa quando esce. In tutti i test ha sempre funzionato e ci siamo fidati, invece avremmo dovuto aggiungere un sensore che ci dicesse se si era dispiegato in modo corretto oppure no. L’altra cosa che non abbiamo messo era un sensore di contatto con il terreno. Non sappiamo esattamente quando avviene il contatto: lo possiamo ricostruire attraverso le forze che vengono esercitate, soprattutto attraverso la dinamica, perché imponendo una velocità di rotazione e di transazione, se queste variano è chiaro che il contatto con il suolo è avvenuto. Però ci sarebbe voluto proprio un bel sensore”.

Un sensore, sarà per la prossima volta. A proposito, cosa ci ha insegnato Rosetta, che ci servirà per le prossime volte? “Atterrare su un asteroide serve anche a dimostrare una cosa importante: con un piccolissimo propulsore, ma proprio piccolissimo, in grado di trasmettere una frazione di centimetro al secondo di velocità, è possibile deviare l’asteroide stesso! Questo potrebbe proteggerci da un eventuale impatto: se interveniamo abbastanza presto, diciamo una ventina d’anni prima dell’impatto previsto con la Terra, è sufficiente per cambiare la sua rotta. Perché in vent’anni di strada ne fa, e la deriva lo porta lontano dal nostro pianeta”.

amalia ercoli finzi
Credits: La Repubblica

Mi rincuora sapere che se dovessimo finire in rotta di collisione con un asteroide non dovremmo mandarci sopra Bruce Willis, ma non so se è il caso di dirlo alla Professoressa. Le chiedo invece quali sono le componenti fondamentali per una missione nello spazio. “Primo le idee, secondo gli uomini, che realizzano le idee, terzo i soldi. Ovvero: il contributo del cervello puro, il contributo della capacità umana e poi i soldi per mettere tutto in pratica. E le confesso che sulla questione economica invidio un po’ i cinesi, che decidono una cosa e la fanno. In Europa andiamo bene, siamo bravi, però siamo un po’ litigiosi e un po’ nazionalisti. Credo nell’Europa, ci ho sempre creduto, anche perché c’ero quando sono stati firmati i trattati di Roma. Recentemente, alla Comunità Europea, ho detto che noi scienziati avevamo pensato all’Europa della collaborazione, un‘Europa in cui la nazione più forte aiuta le altre. Questo era il concetto: la diffusione della conoscenza basata sulla collaborazione. Non c’è come lavorare insieme per insegnare agli altri e imparare noi stessi. Perché si impara tantissimo anche dall’ignoranza. Adesso in Europa le cose non sono proprio così”.

Imparare dall’ignoranza? “Sapesse quante cose ho imparato dagli errori dei miei studenti! Grazie ad essi, ho visto mettere in luce lati dello stesso argomento che non avevo mai affrontato da quella prospettiva. Dico sempre che, per fare una grande invenzione, i casi sono due: o si sa tutto, e quindi si arriva perché si ha questa base profonda, oppure non se ne sa niente e ci si lancia”.

Lanciamoci su Marte, allora. È un po’ un sogno proibito, vero? “Sì. Più della metà delle missioni su Marte, credo due terzi, sono fallite. Marte è difficile da raggiungere (tant’è vero che, quando lo raggiungono, poi ci rimangono), ma è l’unica possibilità che abbiamo per esplorare un pianeta dove ci sia stata vita e dove potremmo riportare la vita. Si può fare.

Questo articolo è stato pubblicato nel MAP , la rivista degli Alumni del Politecnico di Milano. Sfoglia la rivista e scopri tutti i contenuti e, se vuoi, sostienici.

Credits header: corriere.it

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Polisocial Award 2021: in partenza i progetti finanziati dal 5 per mille

Partiranno nei prossimi mesi i cinque progetti selezionati dal Polisocial Award 2021, dedicati al tema “Equità e Ripresa”. L’emergenza sanitaria ha contribuito ad acuire squilibri e marginalità e a rendere concreto il rischio di un aumento delle disparità. I progetti finanziati agiranno in una prospettiva di ripresa economica, sociale e culturale, promuovendo lo sviluppo di metodi, strategie, strumenti e tecnologie tesi a ridurre le disuguaglianze e favorire l’accesso a risorse e opportunità da parte di persone, categorie sociali o comunità particolarmente vulnerabili. 

SOSpesa: reti di vicinato per il recupero, la distribuzione e la valorizzazione dell’eccedenza alimentare 

Dipartimenti: DESIGN, DIG, DEIB 
Tag: recupero alimentare, contrasto alla povertà, reti di quartiere
Contesto: quartiere NoLo, Milano

5 per mille 2021 sospesa

In accordo con il tessuto associativo del quartiere Nolo a Milano, il progetto punta alla creazione di una rete di attori locali solidali che, mappando i flussi di cibo, offra prodotti alimentari a prezzi calmierati, recuperi il cibo in eccedenza e trasformi l’invenduto a favore di categorie deboli. 

RESTARTHealth: Renewable Energy Systems To Activate Recovery Through the Health sector 

Dipartimenti: DENG, DIG, DMEC 
Tag: efficienza energetica, sanità, Africa
Contesto: distretto di Gulu, Uganda 

5 per mille 2021 restartheatlth

Il progetto mira a rafforzare le infrastrutture sanitarie e i servizi alle comunità nell’Africa sub-sahariana, studiando una gestione efficiente dell’energia elettrica per micro-reti ibride. Test e applicazioni dimostrative in un ospedale e tre centri sanitari in Uganda consentiranno di produrre linee guida di validità generale. 

EQUI_06: equità e qualità per l’infanzia. Orientamenti per realizzare il sistema integrato 0-6 anni  

Dipartimenti: DASTU, DIG, DESIGN 
Tag: servizi pre-scolari, educazione, quartieri marginali
Contesto: Milano

5 per mille 2021 equi6

A partire da uno studio pilota, che aiuterà ad approfondire il complesso quadro di bisogni e risorse relativi alla prima infanzia, la ricerca intende definire orientamenti per la realizzazione di poli territoriali integrati di servizi pre-scolari “0-6”. L’ambito di attenzione sono i contesti urbani, in particolare le aree a maggiore rischio di esclusione sociale e povertà educativa. 

coWIN: cantieri di cooperazione win-win per la riqualificazione degli immobili confiscati alle mafie  

Dipartimenti: DABC, DASTU, DIG 
Tag: legalità, occupazione, recupero immobili
Contesto: Lombardia/area metropolitana di Milano 

5 per mille 2021 co-win

Esperienze pilota per la messa a punto di un modello innovativo “hub and spoke” di recupero e valorizzazione degli immobili confiscati alla criminalità organizzata. Obiettivo è innescare dinamiche di rigenerazione sociale basate sulla formazione tecnica e l’integrazione lavorativa di categorie fragili, lasciando segni tangibili di equità e legalità.

Budd-e: Blind-assistive aUtonomous Droid Device  

Dipartimenti: DEIB, DIG, DESIGN, DABC 
Tag: disabilità visiva, accessibilità, robot-assistance
Contesto: Milano 

5 per mille 2021 BUDD-e

Si rivolge alle esigenze di persone ipovedenti, colpite dalle misure di contenimento del Covid-19 e dalle restrizioni poste alla fruizione quotidiana di spazi e servizi, ma non solo. Come renderli pienamente accessibili in modo che le persone ipovedenti possano utilizzarli in autonomia e sicurezza? L’approccio integrato coinvolge design inclusivo, robotica, Automazione e Architettura. I ricercatori prevedono un forte impatto su applicazioni di wayfinding in strutture mediche e di cura, centri e spazi commerciali, centri culturali (ad esempio musei) e centri sportivi. In particolare, il laboratorio E4sport supporterà il progetto Budd-e nel suo utilizzo all’interno del centro sportivo Giuriati per supportare l’allenamento di utenti ciechi e ipovedenti durante le attività sportive, ad esempio la corsa. 

dona al 5 per mille

Credits images: http://www.polisocial.polimi.it/it/home/

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Healthcare e Design: dal Politecnico arriva Eolo

Tra le 26 soluzioni innovative, nuove tecnologie e idee di impresa vincitrici della XIII edizione di Switch2Product – la challenge proposta dal Politecnico di Milano, Deloitte e Polihub – c’è Eolo, della ricercatrice di design e Alumna Aurélie Glaser.

Il progetto ha ricevuto anche il grant da 30.000€ assegnato dalla Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi per le soluzioni maggiormente capaci di generare un impatto positivo sul sistema economico locale.

Ma cosa fa Eolo? E in cosa consiste la sua caratteristica innovativa? Lo abbiamo chiesto direttamente a Glaser.

Eolo è un dispositivo e un assistente per l’allenamento e il monitoraggio dei muscoli respiratori, il cui obiettivo è migliorare la capacità respiratorie dei suoi utenti, proponendo un nuovo modello di cura nella medicina più inclusivo, solidale e sistemico.

“Più che un semplice dispositivo medico, – aggiunge Aurélie – il nostro progetto mira a migliorare la qualità della vita di milioni di persone responsabilizzandole e sensibilizzandole sull’importanza della salute respiratoria.”

Più nel dettaglio, Eolo è un dispositivo palmare portatile per la cura a distanza che valuta e migliora la capacità respiratoria dei suoi utenti con semplici esercizi e test inspiratori ed espiratori. Basato sui principi RMT (Respiratory Muscle Training), Eolo si concentra sull’allenamento di vari muscoli essenziali alla funzione respiratoria come il diaframma, i muscoli intercostali esterni ed interni e altri muscoli accessori, sia in termini di resistenza, forza e flusso.

Eolo Handling
Courtesy of Aurélie Glaser

La salute respiratoria e le malattie respiratorie al giorno d’oggi – specialmente dopo il Covid-19 – sono ormai una priorità globale: in questo contesto, Eolo va quindi ad inserirsi come potenziale risorsa integrata e versatile nel settore della salute, sport e del wellness.

Si rivolge quindi principalmente a pazienti con condizioni che compromettono la loro capacità respiratoria e quindi si posiziona nel mercato dell’e-health e dei dispositivi medici. Si adatta perfettamente anche al mercato delle prestazioni e al mercato dei dispositivi sportivi in quanto è vantaggioso per atleti e dilettanti sportivi. Infine, poiché questo dispositivo insegna buone tecniche di respirazione e aiuta ad aumentare la forza respiratoria e la resistenza dei suoi utenti, questo prodotto rientra anche nel mercato del benessere.

eolo È stato presentato in conferenza stampa il progetto di riqualificazione urbana per il futuro dell’area Bovisa-Goccia, che prevede l’accordo tra Regione Lombardia, il Comune di Milano e il Politecnico. Le linee guida del progetto sono state illustrate dal Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, dall'Assessore allo Sviluppo Città metropolitana, Giovani e Comunicazione Stefano Bolognini, dall'Assessore alla Rigenerazione Urbana del Comune di Milano Giancarlo Tancredi e dal Rettore del Politecnico di Milano Ferruccio Resta
Hand Holding and app (Courtesy of Aurélie Glaser)

Abbiamo chiesto a Glaser perché abbia deciso di focalizzare la sua ricerca su questo argomento:

“Sono sempre stata molto interessata al settore sanitario e ai numerosi bisogni insoddisfatti che utenti e pazienti incontrano. Credo che il design possa colmare il divario tra gli utenti e la comunità medica aumentando la consapevolezza, responsabilizzando le persone e migliorando la loro qualità di vita. Credo fermamente che la ricerca e il design siano degli elementi chiave per fornire soluzioni a questi problemi seguendo il modello delle quattro P della medicina clinica (predittiva, preventiva, personalizzata, partecipativa) e per affrontare le numerose sfide attuali che la nostra società deve fronteggiare.”

EOLO E IL FUTURO

I prossimi passi del progetto all’interno dell’acceleration program aiuteranno Glaser e il team a definire meglio il mercato di riferimento, i bisogni dei potenziali utenti, a convalidare la precedente ricerca e creare il business model. Intanto continua lo sviluppo del dispositivo e, grazie al grant ricevuto, verrà creato il prototipo.

Tutto questo è successo al Politecnico: abbiamo quindi chiesto all’Alumna perché abbia deciso di trasferirsi in Italia dalla Francia per studiare qui.

“Dopo aver conseguito la laurea in Francia, ho voluto esplorare e apprendere nuove culture, anche nel design. Credo che questo tipo di esperienza sia fondamentale per aumentare le conoscenze e aprire mente. Milano offre un ambiente molto stimolante con un ricco background di design e know-how. Il Politecnico è un’università rinomata che propone un approccio educativo ricco, tecnico e multidisciplinare in linea con i miei valori e aspirazioni a crescere come ricercatore, designer e persona.”

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