Ci sono invenzioni e opere politecniche celebri – una su tutte, la scoperta del polipropilene isotattico di Natta, che gli fece guadagnare il Nobel – e altre più sconosciute, che risalgono a molti anni fa e che sono fondamentali per la vita di tutti i giorni, così come la conosciamo oggi. Ne abbiamo scelte tre, ma aspettiamo i vostri commenti per poter allungare la lista. Cominciamo!
Prendendola un po’ alla larga, possiamo dire che è merito dell’Alumnus e ingegnere Giorgio Coraluppi se oggi possiamo fare smartworking: è proprio lui infatti ad avere inventato l’algoritmo per la videoconferenza, che oggi ci permette di parlare con i nostri colleghi su Teams e Zoom e di comunicare con gli amici su Whatsapp. Andando indietro nel tempo, l’algoritmo di Coraluppi negli anni ‘70 e ‘80 ha reso anche possibile il collegamento di migliaia di tecnici e ingegneri in modo automatico per la pianificazione dei lanci delle missioni Apollo e poi degli Shuttle alla NASA.
“Non è retorica dire che Coraluppi – aggiunge Wired nell’articolo sulla sua recente scomparsa – sia stato una delle persone chiave nello sviluppo dell’innovazione digitale”.
L’Amuchina, negli ultimi due anni, è diventata un mai-più-senza nelle nostre borse e tasche. Quello che forse non tutti sanno è che dietro il famoso liquido igienizzante c’è l’intuizione e lo studio di Oronzio De Nora, Alumnus in Ingegneria elettrotecnica, che nei primi anni ‘20 ne depositò il brevetto negli archivi tedeschi proprio con questo nome. In seguito lo cedette per dedicarsi ad altro, e nel 1923 fondò l’azienda De Nora, multinazionale italiana specializzata in elettrochimica, oggi leader nelle tecnologie sostenibili per la Green Economy.
Per uno strano caso del destino, quasi 100 anni dopo, sempre al Politecnico di Milano, nei laboratori del Dipartimento di chimica si è sperimentata e prodotta la Polichina, liquido igienizzante secondo la ricetta dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), che è stata donata alle Aziende Socio Sanitarie Territoriali, alle Protezioni Civili della Lombardia e alle carceri di Milano per arginare i contagi da Coronavirus.
Se durante gli anni al Politecnico vi siete mossi con i mezzi, allora sicuramente la segnaletica della metropolitana vi sarà familiare: ma lo sapevate che dietro a questa ci sono due Alumni?
Il primo motore della Metropolitana Milanese S.p.A fu calato nei tunnel il 10 dicembre 1962. Nel frattempo, a Franco Albini (1905-1977) e a Franca Helg (1920-1989), con la collaborazione della ditta Tekne per la direzione lavori, fu affidato il compito di progettare le stazioni.
A differenza di molte metropolitane estere, il progetto degli architetti è stato caratterizzato da criteri di uniformità e ripetitività: le pareti verticali ei soppalchi delle stazioni sono stati rivestiti con un sistema modulare smontabile, di facile reperibilità e non troppo costosi.
Per quanto riguarda la segnaletica ferroviaria, un elemento innovativo è la ripetizione del nome della stazione sulla fascia metallica rossa, ben visibile attraverso i finestrini delle carrozze. La coerenza tra architettura e comunicazione grafica è il risultato della stretta collaborazione con il grafico Bob Noorda, coinvolto nel progetto fin dalle prime fasi. Il progetto sotterraneo valse ai progettisti il premio Compasso d’Oro nel 1964.
Fonte: AA. VV., “Made in Polimi. Since 1863”