IL 3 SETTEMBRE 1922, alle ore 9:30, nella Villa Reale di Monza c’erano tre Fiat, due Diatto, una Bugatti e due Heim. Sugli spalti, 100.000 spettatori per il primo Grand Prix della neonata pista dell’Autodromo di Monza. Fra questi, duemila operai della Fiat giunti con un treno aziendale per far sì che le maestranze condividessero l’esperienza, frutto anche del loro lavoro. Il tracciato era di 10 chilometri, da percorrere ottanta volte. A tagliare il traguardo sotto la pioggia, con una media di 140 chilometri orari percorsi a bordo di una Fiat 501, fu Pietro Bordino. Per festeggiare la vittoria e portare in tronfio sulla tribuna d’onore i primi tre classificati, il pubblico invase la pista a gara non ancora conclusa.
Sabato 3 settembre 2022, l’Autodromo ha festeggiato il traguardo centenario e la storia che in un secolo ha percorso la pista. Nell’Albo d’Oro del Gran Premio scorrono – fra i tanti – i nomi di Tazio Nuvolari, Niki Lauda, Ayrton Senna, Michael Schumacher, Lewis Hamilton che nel 2020 ha stabilito il record assoluto del circuito con la media più alta di sempre della storia della Formula 1; ma scorrono anche altri eventi storici, nell’aprile del 1945 una parata di mezzi corazzati alleati marciò sul rettifilo delle tribune, sgretolandolo, da qui parte e arriva il Giro d’Italia. E noi abbiamo voluto tracciare un ideale percorso di questi cento anni, insieme all’Alumnus Umberto Andreoletti, dal 2015 Director Operations del circuito dell’Autodromo Nazionale Monza.
«Se dovessi sintetizzare il lavoro del nostro ufficio – precisa Andreoletti – direi che è l’ufficio di risoluzione dei problemi, perché gestisce la parte produttiva, tecnica e logistica; è come se lavorassimo ad un grande puzzle dove tutto è interconnesso. Il nostro obiettivo è far sì che pubblico e clienti tornino a casa contenti. E soprattutto sulle loro gambe, in totale sicurezza. Questo è il nostro diktat».
Partiamo per questo nostro viaggio proprio dalla prima volta in cui Andreoletti ha fatto parte del pubblico dell’Autodromo. “Ero piccolo, ci venni con degli amici, avrò avuto poco più di dieci anni. Mio padre non voleva, era mia madre che assecondava la passione per il Motorsport. Mi assalì una valanga di emozioni. Ricordo il rumore assordante dei dodici cilindri e la furia del pubblico. Mai avrei pensato allora che un giorno ci sarei tornato per lavorarci. La prima volta in cui sono entrato qui da direttore ho scoperto che è un luogo camaleontico perché è così vasto che pensi di essere in un posto e invece sei in un altro. Quest’anno poi, in occasione delle celebrazioni per i cento anni, è stato il luogo del record di pubblico pagante, 90mila il sabato e 130mila la domenica. Il nostro compito è capire quali siano le esigenze del luogo per farlo funzionare in modo corretto. È uno dei tre autodromi più antichi del mondo e si ritrova in un contesto unico: all’interno del più grande parco recintato monumentale d’Europa, che si trova a sua volta in una piccola città. Il parco è all’interno della città e la città è all’interno del parco. Si entra in un mondo di storia”.