Ogni anno migliaia di donatori, soprattutto Alumni, scelgono di devolvere al Politecnico di Milano il loro 5 per mille. Queste donazioni immettono nuove energie nella ricerca e in particolare servono a finanziare progetti ad alto impatto sociale e a promuovere giovani ricercatori.
Tra questi progetti c’è anche BAMBI – Balloon Against Maternal BleedIng, un kit che contrasti l’emorragia post-parto (PPH), rendendo il dispositivo più economico e pratico di quelli attualmente utilizzati.
L’emorragia post-partum (EEP) è un’emergenza ostetrica globale: è la principale causa di mortalità materna al mondo. Dei circa 140.000 decessi per EPP annuali, il 99% avviene nei paesi in via di sviluppo, con costi sociali devastanti per comunità già fragili a causa di condizioni economiche precarie e rese ancor più vulnerabili dalla pandemia di SARS-CoV-2.
In tali paesi, a maggioranza rurale, i parti avvengono per lo più in ambito domestico, senza la presenza di un medico, ed è spesso difficile (se non impossibile) raggiungere in tempo un ospedale in caso di EPP. Mentre lo standard di riferimento per la gestione della EPP nei paesi industrializzati è il dispositivo Bakri®, a causa del suo elevatissimo costo non si presta ad applicazioni su larga scala nei paesi sopracitati.
Obiettivo principale del progetto BAMBI è progettare un nuovo dispositivo destinato ai paesi in via di sviluppo, che sia in grado di eseguire una corretta ed efficace gestione della EPP e che abbia un costo inferiore ai 5 dollari per unità. Per questa ragione l’idea è stata depositata come brevetto sociale.
Il ricercatore Francesco De Gaetano spiega qual è attualmente la modalità applicata nei paesi in via di sviluppo: «Un copri-sonda viene legato con un filo a tubo connesso con una sacca piena di soluzione fisiologica. Il copri-sonda viene quindi inserito in utero dove, gonfiandosi a causa del riempimento con la suddetta soluzione, comprime la parete uterina fermando così il sanguinamento.
L’idea di questo dispositivo di emergenza è di per sé valida, il problema risiede nei materiali utilizzati, nelle modalità di assemblaggio dei vari componenti e nella mancanza di sterilità di tutta l’operazione. Questo dispositivo dovrebbe rimanere all’interno dell’utero fino a 24/48 ore dal suo inserimento; durante questo periodo, a causa dell’artigianalità della connessione tra i diversi componenti, possono verificarsi trafilamenti di fluido, che comportano una riduzione del volume e il mancato raggiungimento dell’obiettivo di arresto dell’emorragia.
Nei casi più gravi di EEP si può giungere a perdite di mezzo litro di sangue al minuto arrivando, nel giro di pochi minuti, alla morte della paziente. Per questa ragione il dispositivo non dovrebbe essere soggetto a trafilamenti che ne riducano l’efficacia di tamponamento dell’emorragia. Il nuovo dispositivo che stiamo progettando è focalizzato alla risoluzione di questi problemi tecnici per garantire la sicurezza del trattamento durante tutta l’applicazione, nonché ad un suo impiego semplice e sicuro».
Il dispositivo oggetto del progetto BAMBI, oltre ad agire velocemente, deve quindi essere facile e intuitivo da utilizzare in condizioni non ideali.
«Puntiamo ad arrivare a fine 2021 con il design del dispositivo funzionante, così da avviare l’iter di validazione e di conseguenza la sperimentazione sul campo a inizio 2022».