Per il restauro della Basilica del Santo Sepolcro un team a guida italiana

Le linee guida progettate dal Politecnico di Milano, campione nella conservazione dei beni culturali

La prima pietra è stata sollevata e benedetta il 14 marzo. Un restauro sacro, a suo modo: con preghiera in tre lingue. Nella foto opportunity ci sono, pale in mano, il patriarca greco ortodosso, il custode di Terra Santa e il patriarca armeno”. Così Giovanna Maria Fagnani descrive sul Corriere della Sera l’inaugurazione del cantiere per il restauro del Pavimento della Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme.

Quest’“opera architettonico-ingegneristica delicatissima” ha anche un forte valore simbolico ed è frutto di un accordo stipulato lo scorso ottobre fra le comunità cristiane storicamente guardiane dei luoghi santi. I lavori di restauro hanno una durata prevista di circa 2 anni e coinvolgono un pool di università internazionali, in cui l’Italia ha un ruolo chiave di coordinamento. Sul campo, insieme ai ricercatori del Politecnico di Milano, anche l’Università La Sapienza di Roma, la IG di Torino e la Manens di Padova. Il coordinamento del progetto di restauro è in mano al Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale di Torino.

Credits: Quotidiano Nazionale

Il nostro Ateneo ha creato le linee guida per la modellazione e la condivisione dati del progetto di conservazione. Durante la fase di rilievo fotogrammetrico, inoltre, i nostri ricercatori hanno acquisito oltre 50.000 immagini ad alta risoluzione con un sistema rilevamento Heritage-BIM progettato ad hoc. Lo spiega il prof. Luigi Fregonese, docente presso la Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni del Politecnico di Milano, Polo Territoriale di Mantova:

“È costituito da uno speciale carrello sul quale è stato ingegnerizzato un articolato sistema di illuminazione e acquisizione, ad intensità e colorazione controllata. Il tutto ha visto l’integrazione di un rilievo topografico per l’elaborazione e la verifica del risultato finale, un’immagine digitale, un’ortofoto, ad altissima risoluzione, metricamente affidabile e precisa, dell’intero pavimento della Basilica del Santo Sepolcro”.

Al Politecnico di Milano ci sono diversi gruppi che lavorano alla conservazione di beni culturali e alla valorizzazione di questo patrimonio comune. È storica la collaborazione dell’ateneo con la Veneranda Fabbrica del Duomo, che coinvolge ricercatori da tutti i dipartimenti e che ha un duplice obiettivo: da un lato, razionalizzare e perfezionare la conservazione e il restauro della nostra cattedra­le; dall’altro, sfruttare un prezioso cantiere-labo­ratorio in cui i nostri studenti e ricercatori possono fare ricerca sul campo e con­frontarsi con problemi reali usando tecnologie d’a­vanguardia.

Tutta la storia di “Come si aggiusta il Duomo” su MAP 3

Un altro esempio è il nuovo laboratorio LaBora, dove, grazie a tecnologie come Il Tavolo Ologrammi e il Teatro Virtuale, è possibile vedere in modo del tutto inedito il complesso di Santa Maria delle Grazie: “174 scansioni, una nuvola di punti da 30 giga”, spiega la prof  Cecilia Maria Bolognesi, docente di Rappresentazione e Modellazione del Dipartimento di Architettura, Ingegneria delle Costruzioni ed Ambiente costruito: “Dal Tavolo è possibile visitare virtualmente tutto il complesso, dentro e fuori dalla chiesa, entrare nei chiostri, nella sacrestia del Bramante, osservare lo stato di degrado come la bellezza di queste volte”, con un livello di dettaglio impossibile anche di persona, con definizioni fino a 5 mm.

Scopri di più sul nuovo LaBora sul sito Alumni Politecnico di Milano

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