Due grandi Alumni e professionisti dell’architettura e del design a confronto: è la mostra “Marco Zanuso e Alessandro Mendini. Design e Architettura”, in esposizione all’ADI Design Museum di Milano.
“Una mostra che intende porre le basi per una riflessione attorno al design made in Italy e ai suoi valori” afferma Luciano Galimberti, Presidente ADI Associazione per il Disegno Industriale, e che ruota attorno a un percorso espositivo che stimola la riflessione giocando sulla contrapposizione delle opere dei due architetti, grazie a un percorso di rimandi e influenze.
Marco Zanuso, Alumnus e professore del Politecnico, è considerato uno dei fondatori del design industriale italiano.
A partire dal secondo dopoguerra, uno dei suoi interessi principali furono l’accessibilità e i costi degli articoli della produzione di massa, che lo spinsero a diventare il primo a interessarsi all’uso di nuovi materiali e tecnologie per gli oggetti comuni e ai problemi di industrializzazione del prodotto.
Alessandro Mendini, invece, si laurea nel 1959 e inizia a praticare durante le stagioni dell’architettura radicale e del postmoderno, occupandosi dei suoi progetti di “redesign”, riesce a dare vita a pezzi classici del design reiventandoli con colori e materiali nuovi.
Il suo è un approccio eclettico, di cui abbiamo parlato direttamente con lui nel MAP 0:
“Ho fatto molta fatica a capire che cosa fossi. Ho una certa indifferenza tecnica: mi piace pitturare, scrivere, fare grafica ecc… una cosa non prevale sull’altra. Mi spiego meglio: Medardo Rosso era uno scultore con la cera. Sapeva fare solo quello, e lo faceva in modo eccellente. Oppure, dal punto di vista dei contenuti, Morandi si è centrato sulle bottiglie. Io invece sono dispersivo, eclettico. Sono sempre attratto da quello che non mi appartiene e spreco le mie energie cercandolo. Pertanto mi è molto difficile dire che cosa faccio e quali obbiettivi ho raggiunto. È tutto molto frammentato e caleidoscopico. Ma in tutto questo casino che ho nella testa, c’è anche un metodo, un’ipotesi di lavoro. Lavoro come un operaio, dalla mattina alla sera, anzi di più, perché un operaio non lavora la domenica.”
La mostra diventa quindi un modo di mettere a confronto il metodo progettuale e rigoroso di Zanuso e il procedimento postmoderno di Mendini, che ha saputo fare rielaborazioni poetiche dell’esistente.
A proposito della mostra, il curatore Pierluigi Nicolin sottolinea:
“Oltrepassando lo stesso contesto italiano possiamo vedere come le tematiche moderniste ‘forti’ alla Zanuso e quelle postmoderniste ‘deboli’ alla Mendini si fondano sulla capacità di invalidare le premesse da cui partono e, nel particolare ‘viaggio sentimentale’ che li accomuna, vedere come ciascuno finisca per negare a modo suo l’esistenza di un confine invalicabile alla propria esperienza”.
La mostra sarà visitabile fino al 12 giugno 2022.
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