In Italia, lo sport universitario non è tradizionalmente molto seguito, ma lo scorso 7 gennaio è successa una cosa che potrebbe cambiare questa situazione. Potrebbe anche succedere che un giorno, tra qualche decennio, ricorderemo il 2022 per la nascita di un nuovo sport.
Per chi non lo sapesse, il CES – Consumer Electronics Show è la più grande fiera dell’elettronica al mondo, che si tiene una volta all’anno, ogni gennaio, a Las Vegas, dal 1967. Lì hanno visto la luce alcuni prodotti entrati nella storia: per dirne uno, nel 1970, il videoregistratore. Le tecnologie che pervadono le nostre vite si svelano sempre, con un discreto anticipo, al CES.
Nel 2022 c’è stata la 55° edizione (dal 5 all’8 di gennaio). Il videoregistratore è un ricordo lontano. Viviamo in un mondo di intelligenza artificiale, realtà aumentata e ibrida, auto a guida autonoma… Un mondo in cui il Politecnico ha un posto d’onore. Nell’ambito del CES si è corsa il 7 gennaio la prima gara testa-a-testa tra auto senza pilota, l’Autonomous Challenge, organizzata dall’Energy Systems Network (ente no profit che ha lanciato anche la Indy Autonomous Challenge). Ha coinvolto i team di corsa delle migliori università al mondo ed è stata l’Italia, col Politecnico di Milano, ad aggiudicarsi il primo premio di 150 mila euro (qui la news del Politecnico).
La stampa nazionale e internazionale che si sta occupando dell’argomento concorda su questa definizione.
E dal mondo:
Riassunto delle puntate precedenti: il Team PoliMOVE, guidato dal professor Sergio Savaresi del Dipartimento di Elettronica Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano, è una squadra che quest’anno ha vinto tutto, o quasi. Gli straordinari risultati raggiunti sono anche frutto della collaborazione con e-Novia, che sostiene la squadra in qualità di main sponsor, Fluentis e Movyon, in veste di supporting sponsor. Del team è anche partner l’Università dell’Alabama.
Tra marzo e ottobre 2021, durante i test e le gare di qualificazione a bordo di una automobile virtuale, PoliMOVE domina sugli avversari, oltre 30 team universitari da tutto il mondo che hanno partecipato all’Indy Autonomous Challenge (un po’ il “prequel” della gara del 7 gennaio). Lo scorso 23 ottobre, le scuderie scendono in pista con macchine reali per la finale.
Le auto utilizzate per la gara sono vetture Dallara AV-21, le più avanzate auto da corsa a guida autonoma esistenti. Tutte uguali, per tutte le scuderie. Quello che cambia è solo il “pilota” alla guida, l’intelligenza artificiale. Il nostro ha un nome e (nelle intenzioni dei programmatori) un volto: AS.CAR.I. (acronimo di AutonomouS CAR Intelligence), in omaggio al grande pilota italiano.
Il 23 ottobre AS.CAR.I. manca l’oro per un soffio, a causa di un guasto alla macchina che lo manda fuori pista, aggiudicandosi però il record di velocità del campionato: 252 km/h. Le Dallara sono infatti le più avanzate auto a guida autonoma al mondo, ma non sono ancora perfette: “Il motore è andato in panne nel momento in cui abbiamo raggiunto la massima velocità”, spiega Savaresi, che al momento non sa esattamente cosa sia successo. Al primo posto, la scuderia tedesca TUM, della Technical University of Munich.
Lo stesso guasto limita i risultati di PoliMOVE anche a dicembre 2021, durante una corsa in solitaria effettuata per battere il record di velocità assoluto per un veicolo a guida autonoma. AS.CAR.I. ce la fa per pochissimo: con 283,18 km/h, o 175.96 mph, supera il Roborace’s speed record (175,49 mph) registrato da Guinness and UK Timing Association nel 2019. Guarda il video del record: World’s Fastest Autonomous Racecar – PoliMOVE Speed Record.
“Siamo riusciti a individuare la natura del guasto: si verificava una sovracorrente che spegneva il motore. Tutti i team avrebbero avuto lo stesso problema, se la macchina di un altro team avesse raggiunto quella velocità, si sarebbe spenta come la nostra. Stavamo andando troppo forte per lei. Abbiamo finalmente capito dove stesse il problema e gli organizzatori lo hanno, su nostra indicazione, rimosso in tempo per la nuova gara del 7 gennaio 2022“.
Stavolta, una vera competizione testa a testa: mentre a Indianapolis le macchine scendevano in pista una alla volta (per limitare il coefficiente di difficoltà di una competizione così nuova e imprevedibile) alla finale di Autonomous Challenge @ CES vediamo il primo testa a testa della storia tra piloti artificiali a quelle velocità, ancora una volta PoliMOVE in finale contro i tedeschi di TUM. Una sfida a colpi di sorpassi, in cui alla fine trionfa il team politecnico:
Questo anno glorioso per la scuderia politecnica è quasi alla fine: l’ultimo passo, tra qualche settimana, sarà il tentativo di battere nuovamente il record mondiale.
“Puntiamo ai 200 mph, 320/330 km/h”. E l’anno prossimo? “Triplete: primi alla simulation race, primi all’Indy e primi al CES”, scherza Savaresi, ma sa che, nello sport, non si canta vittoria troppo presto: “Scherzi a parte, è importante rimanere tra i primi, poi a volte si vince, a volte si perde. Certo è che ormai non possiamo più nasconderci: siamo quelli da battere”. Un po’ di numeri: la macchina costa 600.000 euro, di cui 300 mila sovvenzionati da ESN e 300 mila attraverso sponsor e donazioni. Oltre ai costi vivi della trasferta, senza contare gli assegni di ricerca dei dottorandi nel team, una trentina tra ingegneri dell’automazione, informatici, elettronici, della telecomunicazione, meccanici. “Bisogna farlo bene. Serve un budget da 1 milione di euro all’anno”.
“In generale, il motorsport ha sempre avuto la funzione di anticipare le tecnologie dell’automotive” spiega Savaresi, tornando serio dopo l’emozione. “Si provano in pista soluzioni avveniristiche, magari un po’ pericolose, che possono anche fallire, si sperimentano in un contesto controllato a rischio contenuto, e poi si trasferisce l’esperienza nelle automobili di serie. Tutte le tecnologie dell’auto sono passate dal motorsport: sviluppo dei motori, aerodinamica, materiali, eccetera. Tutte, tranne i controlli automatici. L’intelligenza artificiale (quella che ha dato origine all’ABS, al controllo di trazione, al controllo di stabilità…) viene sistematicamente bandita dalle federazioni perché sottrae importanza al ruolo del pilota. Per questo motivo, c’è un enorme divario tra tecnologia della F1, la massima espressione del motorsport, e le auto di serie: queste ultime sono molto più raffinate. Ma l’auto autonoma è la chiave di volta di una rivoluzione che nei prossimi 10-15 anni investirà il mondo della mobilità cambiando per sempre il modo in cui ci spostiamo (ma anche in cui viviamo). Questa rivoluzione richiede un grosso salto tecnologico: lo sviluppo di un’auto completamente autonoma. Quindi, serve un campo di sperimentazione”.
Questo è il senso della nascita di un nuovo sport, l’autonomous motorsport. Che un giorno potrebbe portare a uno scontro tra un Ascari in carne ed ossa e uno artificiale:
E chi vincerà?, chiediamo: “Bella domanda. Qualcuno dice che andrà a finire come con gli scacchi, dove a un certo punto l’intelligenza artificiale ha superato le nostre capacità di calcolo e da quel momento in poi ha vinto sempre. Ma guidare una macchina non è come fare una partita a scacchi, non si esaurisce in un numero finito di combinazioni. Mi aspetto che tra una decina d’anni l’AI sia in grado di competere con un pilota umano. Poi, ci vorranno altri 10-20 anni affinché le macchine ci superino. Ma, a quel punto, bisogna tenere in mente che l’AI ha un vantaggio su di noi che non c’entra nulla con la capacità di calcolo: la sua capacità di percepire il mondo a 360° con una quantità di stimoli sensoriali che non possiamo eguagliare con i nostri sensi naturali. Per continuare a competere, svilupperemo l’augmented human: doteremo i piloti umani di percezione aumentata. Non sappiamo ancora come, ma la tecnologia darà all’uomo una percezione paragonabile a quella della macchina: a quel punto la gara sarà nuovamente aperta. La mente umana e quella artificiale si sfideranno ad armi pari”.
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