Tutti invecchiamo, anche le nostre ossa. Dal Polimi un progetto per farci i conti

Ogni anno, il Politecnico di Milano seleziona 5 progetti di ricerca ad alto impatto sociale e, con il contributo economico dei donatori che scelgono di devolvere il loro 5 per mille Irpef all’Ateneo, li supporta in una fase di messa a terra di “esperienze pilota” con un impatto concreto.

Nel 2022, per esempio, il tema del concorso è stato “Sviluppo Locale e Transizione Ecologica”. I 5 gruppi di ricerca selezionati hanno tempo fino a fine 2024 (di solito infatti sono progetti realizzabili nel breve termine, anche se puntano a essere replicabili e avere un effetto nel lungo periodo) per mettere a terra le loro idee.

Cinque gruppi di ricerca che stanno lavorando proprio adesso: uno a Milano, tre in Africa e uno in Brasile. Hanno in comune l’obiettivo di rendere più verde il nostro pianeta, a cominciare da contesti molto specifici: trasformare i rifiuti in carburante senza tagliare gli alberi; fare fronte ai cambiamenti climatici nelle città; un progetto per una fattoria super efficiente che usa al meglio ciò che offre il territorio; tecniche per dare nuova vita a una valle in Algeria unendo antichi saperi e tecnologia all’ultimo grido; e soluzioni ortopediche all’avanguardia per migliorare la salute in Lombardia, risparmiando e rispettando l’ambiente.

Scopriamoli.

PRESTO

PREVENTIVE AND ECOLOGIC ENGINEERING STRATEGIES FOR FRAGILE BONES: TOWARDS GREEN HEALTHCARE OBJECTIVES

Il progetto PRESTO vuole sviluppare trattamenti preventivi e approcci mini-invasivi ecosostenibili capaci di contenere la fragilizzazione delle ossa, fenomeno legato, ad esempio, all’invecchiamento e a condizioni patologiche quali l’osteoporosi. In prospettiva, l’ambizione è quella di ridurre l’impatto ecologico e sociale (in particolare l’impatto sul sistema sanitario) delle fratture da fragilità attraverso approcci innovativi nella prevenzione e nel trattamento mirato di tali fratture.

Nel campo della prevenzione, PRESTO ha stabilito negli ultimi mesi una stretta connessione tra l’imaging ad alta risoluzione del sincrotrone e le pratiche cliniche standard, adottando una metodologia all’avanguardia basata sull’intelligenza artificiale.

Per quanto riguarda il trattamento, PRESTO è riuscito a sviluppare nuovi materiali biodegradabili su misura, progettati in base alle caratteristiche morfo-densitometriche specifiche delle ossa di ciascun paziente. Sono previste a breve prove di danneggiamento in tempo reale per la validazione del prodotto realizzato.

Inoltre, PRESTO sta attualmente quantificando l’impatto eco-sociale della fragilità, coinvolgendo direttamente clinici, pazienti e caregiver al fine di fornire strumenti innovativi per un futuro in cui le persone fragili possano ritornare a essere membri attivi della società.

Le stimolanti ricerche di PRESTO sono rese possibili grazie all’attiva collaborazione dei tre dipartimenti DMEC, DIG e DEIB, insieme agli enti clinici e sociali di supporto al progetto.

Qs university rankings, il Politecnico di Milano mai così in alto

Il Politecnico di Milano raggiunge il risultato più alto di sempre nel QS World University Ranking 2025. L’ateneo si classifica quest’anno al 111º posto su un totale di 1503 università globali, registrando un notevole miglioramento di 12 posizioni rispetto all’anno scorso. Prosegue l’ascesa nel più importante ranking universitario del mondo: il Politecnico di Milano per la prima volta entra nel top 8% delle università di eccellenza globali.

Un risultato reso possibile grazie a importanti fattori, che hanno contribuito al raggiungimento di questa posizione. Il Politecnico di Milano si posiziona tra le prime 100 università al mondo per reputazione accademica e aziendale. L’ateneo ha ottenuto, infatti, un miglioramento nel punteggio dell’Academic Reputation, passando dalla 94° alla 90° posizione. Per l’Employer Reputation invece il balzo è di ben 17 posizioni, arrivando alla 82° posizione.

Risultati positivi anche per l’International faculty, con 10 posizioni guadagnate grazie alle azioni di internazionalizzazione, e le 251 posizioni guadagnate per la sostenibilità, effetto delle molte azioni condotte nell’ultimo anno, molte delle quali promosse dal Piano Strategico di Sostenibilità di ateneo.

L’avanzamento del Politecnico di Milano nel ranking globale QS è un risultato che premia gli sforzi dell’ateneo per offrire maggiori opportunità di studio e di ricerca per i giovani, a un livello sempre più alto. Grazie al nostro Piano Strategico triennale abbiamo guadagnato posizioni anche nell’ambito della sostenibilità, confermando che la strada intrapresa è quella giusta anche dal punto di vista dell’impatto sociale e ambientale

commenta Donatella Sciuto, Rettrice del Politecnico di Milano.

Un dato particolarmente significativo è che quest’anno le università analizzate, da 106 Paesi nel mondo, sono state 5663, rispetto alle 2963 dello scorso anno. Questo incremento nel numero delle istituzioni valutate rende il nostro risultato ancora più importante, dimostrando che il Politecnico di Milano continua a eccellere in un contesto sempre più internazionale e competitivo.

Questi dati confermano gli ottimi risultati del Politecnico di Milano, che si posiziona tra le prime 25 università al mondo in Design, Architettura e Ingegneria, secondo la classifica delle migliori università per ambito disciplinare, il QS World University Rankings by Subjects 2024 pubblicata lo scorso aprile. In Design e Architettura il Politecnico si classifica al 7° posto. Per quanto riguarda Ingegneria si posiziona nel top 25 mondiale, attestandosi in 23° posizione.

Generare energia dai rifiuti è possibile grazie al Politecnico di Milano

Ogni anno, il Politecnico di Milano seleziona 5 progetti di ricerca ad alto impatto sociale e, con il contributo economico dei donatori che scelgono di devolvere il loro 5 per mille Irpef all’Ateneo li supporta in una fase di messa a terra di “esperienze pilota” con un impatto concreto.

Nel 2022, per esempio, il tema del concorso è stato “Sviluppo Locale e Transizione Ecologica”. I 5 gruppi di ricerca selezionati hanno tempo fino a fine 2024 (di solito infatti sono progetti realizzabili nel breve termine, anche se puntano a essere replicabili e avere un effetto nel lungo periodo) per mettere a terra le loro idee.

Cinque gruppi di ricerca che stanno lavorando proprio adesso: uno a Milano, tre in Africa e uno in Brasile. Hanno in comune l’obiettivo di rendere più verde il nostro pianeta, a cominciare da contesti molto specifici: trasformare i rifiuti in carburante senza tagliare gli alberi; fare fronte ai cambiamenti climatici nelle città; un progetto per una fattoria super efficiente che usa al meglio ciò che offre il territorio; tecniche per dare nuova vita a una valle in Algeria unendo antichi saperi e tecnologia all’ultimo grido; e soluzioni ortopediche all’avanguardia per migliorare la salute in Lombardia, risparmiando e rispettando l’ambiente.

Scopriamoli.

CHAR:ME

BIOCHAR AND BIOMASS-DERIVED PRODUCTS FROM WASTE AS SUSTAINABLE AND SAFE DOMESTIC FUEL

Nei paesi in via di sviluppo, l’uso di legna e carbone di legna quali combustibili è tra le principali cause di deforestazione. I ricercatori del Poli, con il progetto CHAR:ME, puntano a ridurla tramite lo sviluppo e la diffusione di tecnologie sostenibili per il recupero di combustibile solido da scarti organici.
Il caso studio prende in esame un’esperienza pilota sull’isola di Nosy Be, nella provincia di Antsiranana nella zona nord-ovest del Madagascar, interessata da un intenso sfruttamento delle foreste primarie per la produzione di legna e carbone da legna utilizzati come combustibili per la cottura domestica di alimenti. Questa pratica è tuttora causa di ingenti danni ambientali e sociali: si stima una riduzione del 40% della copertura forestale del Madagascar negli ultimi 50 anni e conseguente perdita di biodiversità di uno degli ecosistemi più preziosi a livello globale, insieme all’emissione di 1-2,4 Gt CO2-eq all’anno pari al 2-7% delle emissioni antropogeniche totali (una quota di queste emissioni è dovuta alla cottura domestica di alimenti). Inoltre, donne e bambini spendono in media 2,2 ore al giorno per l’approvvigionamento dei combustibili. Altissimo è anche il rischio sanitario per via del rilascio di inquinanti in ambienti chiusi (e.g., monossido di carbonio, particolato), con 16.500 casi di morte prematura ogni anno.

È evidente che la razionalizzazione dell’uso dei combustibili porterebbe vantaggi all’ecosistema e libererebbe risorse permettendo un diverso impiego della popolazione (anche in un’ottica di scolarizzazione).

La soluzione proposta da CHAR:ME è quella di trasformare scarti organici (che al momento rappresentano un rifiuto e che quindi vanno gestiti) in combustibili solidi alternativi alla legna e al carbone da legna. Questi combustibili solidi verranno prodotti secondo due modalità: (1) bricchetti di biomassa, a partire dalla raccolta degli scarti sottoposti a trattamenti meccanici e di bioessiccamento, (2) bricchetti di carbone: aggiungendo alla medesima filiera un trattamento di pirolizzazione in biochar (scarti raccolti e trattati in maniera centralizzata + trattamento di pirolisi appositamente concepito e in grado di determinare la contestuale generazione di calore per usi accessori). I combustibili prodotti sono destinati alla distribuzione alla comunità locale per l’utilizzo domestico nei sistemi di cottura attualmente utilizzati, con la finalità di promuovere un circuito virtuoso di recupero e trasformazione degli scarti, e di prevenire impatti ambientali e sociali, incluso quello sanitario, nel contesto di intervento.

Le attività sono condotte in stretta continuità con il contesto di applicazione e gli stakeholder locali, tenendo in debita considerazione gli aspetti non tecnici. La prossima missione porterà un gruppo di scienziati e tecnici dal Politecnico in Madagascar a giugno 2024.

Come può Milano essere una città universitaria, se non si trova casa?

Nel 2023, attraverso il contest Polisocial Awards (qui vi raccontiamo che cos’è), sono stati selezionati 5 progetti di ricerca da finanziare con il contributo del 5 per mille Irpef, grazie a tutti gli Alumni che hanno deciso di devolverlo al Politecnico di Milano.

Sperimenteranno servizi di supporto alle comunità che abitano nelle aree più critiche della città di Milano: “Attivare i territori, colmare i divari” è il titolo di questa edizione del concorso Polisocial Award. I gruppi di ricerca selezionati hanno iniziato i lavori a novembre e, per 18 mesi, si impegneranno ad inquadrare situazioni di divario e di bisogno per sviluppare soluzioni realizzabili nel breve termine, che puntano a essere replicabili e avere un effetto nel lungo periodo; case study che mettono a terra tecnologie studiate in progetti più grandi (e l’occasione, per studenti e ricercatori, di mettere in pratica quello che hanno appreso).

STUDMIHOME

ABITARE DA STUDENTI A MILANO: AFFORDABILITY E PRATICHE SUL MERCATO DELLA CASA

Milano, città universitaria. 185.000 studenti l’anno per decine di centri universitari. La prima città in Italia per offerta di facoltà. Ogni anno, Milano ospita oltre 63.000 studenti fuori sede provenienti da tutta Italia e dal resto del mondo. Ma la nostra città ha anche un altro primato, meno virtuoso: è in testa alla classifica delle città più care del 2023. E quanto costa vivere da studenti a Milano? Milano può davvero diventare la città universitaria che ha le potenzialità di essere, oppure è destinata a diventare una città “per ricchi”?

Il gruppo di ricerca di STUDMIHOME si occupa di questo fenomeno cruciale per ridurre discriminazioni e vulnerabilità cui vanno spesso incontro i giovani, soprattutto se studenti stranieri e meno abbienti. Non solo: Milano attrae studenti dall’Italia e dal mondo, ma la sua attrattività è minata dall’alto costo della vita, degli affitti e dalla difficoltà di trovare soluzione abitative dignitose e sostenibili. Perdere questa attrattività significherebbe perdere un importante risorsa tesa all’innovazione, bacino di eccellenza da cui le aziende sul territorio traggono la maggior parte della loro forza lavoro qualificata, con un conseguente impoverimento del tessuto industriale. Insomma: se non si trova una soluzione, ci perdiamo tutti.

STUDMIHOME coinvolge studenti del Politecnico in una ricerca tesa a comprendere domanda e offerta abitativa, con obiettivi anche di public engagement e di intervento. Il fine ultimo è sviluppare e testare un nuovo servizio presso l’Off Campus Nolo, che aiuti gli studenti a cercare soluzioni abitative dignitose, fornisca informazioni e consulenze legali, supporto pratico e orientamento ai servizi di Ateneo.

Il clima pare impazzito. Dal Polimi una proposta per gestire le acque piovane

Nel 2023, attraverso il contest Polisocial Awards (qui vi raccontiamo che cos’è), sono stati selezionati 5 progetti di ricerca da finanziare con il contributo del 5 per mille Irpef, grazie a tutti gli Alumni che hanno deciso di devolverlo al Politecnico di Milano.

Sperimenteranno servizi di supporto alle comunità che abitano nelle aree più critiche della città di Milano: “Attivare i territori, colmare i divari” è il titolo di questa edizione del concorso Polisocial Award. I gruppi di ricerca selezionati hanno iniziato i lavori a novembre e, per 18 mesi, si impegneranno ad inquadrare situazioni di divario e di bisogno per sviluppare soluzioni realizzabili nel breve termine, che puntano a essere replicabili e avere un effetto nel lungo periodo; case study che mettono a terra tecnologie studiate in progetti più grandi (e l’occasione, per studenti e ricercatori, di mettere in pratica quello che hanno appreso).

DROPS

SMART DRAINAGE SYSTEM FOR THE OPTIMIZATION OF STORMWATER MANAGEMENT

Ogni volta che tiriamo l’acqua del WC, usiamo circa 10 litri di acqua potabile. Invece, potremmo utilizzare l’acqua piovana, che a Milano, però, non viene raccolta e, quando piove “troppo”, va persa e può causare molti danni. In questi mesi non sembra essere troppo un problema, ma ad agosto, quando sentiremo i telegiornali parlare di siccità, ci sembrerà uno spreco. Ed ecco che intervengono i ricercatori e le ricercatrici del Poli.

In sinergia con Bioloop, sempre nel contesto dell’Off-Campus Nosedo, il progetto DROPS si concentra sulla gestione sostenibile delle acque piovane. Attraverso l’installazione di un serbatoio di raccolta e infiltrazione nel suolo, punta a due obiettivi: prevenire il sovraccarico delle reti fognarie e promuovere il riuso sostenibile dell’acqua. Nel concreto: evitare gli allagamenti e avere a disposizione una riserva idrica nei mesi più secchi, da utilizzare per scopi non potabili, come l’irrigazione o appunto gli scarichi dei WC.

Il progetto affronta tre aspetti principali: ricerca scientifica e tecnologica, per l’ottimizzazione della gestione delle acque meteoriche; didattica, con un laboratorio sul campo per misurazioni sulle acque e sul suolo; public engagement, con formazione di enti-partner e sensibilizzazione dei cittadini. I dati raccolti tra novembre e oggi dimostrano che è possibile usare quest’acqua per l’irrigazione delle molte aree agricole circondanti la cascina, andando a diminuire la pressione sull’acquedotto.
L’installazione del serbatoio di raccolta è prevista nel mese di maggio. Una serie di sensori di umidità misureranno i benefici del sistema di infiltrazione sul sottosuolo. Il livello del serbatoio sarà monitorato e i regolatori di portata ne permetteranno un uso modulare. La centralina meteo permetterà di programmare le attività del sistema anche in funzione predittiva.

Malnutrizione in Congo: cosa è possibile fare?

Ogni anno, il Politecnico di Milano seleziona 5 progetti di ricerca ad alto impatto sociale e, con il contributo economico dei donatori che scelgono di devolvere il loro 5 per mille Irpef all’Ateneo, li supporta in una fase di messa a terra di “esperienze pilota” con un impatto concreto.

Nel 2022, per esempio, il tema del concorso è stato “Sviluppo Locale e Transizione Ecologica”. I 5 gruppi di ricerca selezionati hanno tempo fino a fine 2024 (di solito infatti sono progetti realizzabili nel breve termine, anche se puntano a essere replicabili e avere un effetto nel lungo periodo) per mettere a terra le loro idee.

Cinque gruppi di ricerca che stanno lavorando proprio adesso: uno a Milano, tre in Africa e uno in Brasile. Hanno in comune l’obiettivo di rendere più verde il nostro pianeta, a cominciare da contesti molto specifici: trasformare i rifiuti in carburante senza tagliare gli alberi; fare fronte ai cambiamenti climatici nelle città; un progetto per una fattoria super efficiente che usa al meglio ciò che offre il territorio; tecniche per dare nuova vita a una valle in Algeria unendo antichi saperi e tecnologia all’ultimo grido; e soluzioni ortopediche all’avanguardia per migliorare la salute in Lombardia, risparmiando e rispettando l’ambiente.

Scopriamoli.

I-FERME – INTELLIGENT INFRASTRUCTURE DESIGN FOR A MULTIFUNCTIONAL EFFICIENT FARM

I ricercatori del Poli affrontano, con questo progetto di ricerca, problemi legati alla povertà alimentare. Il caso studio prende in esame Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo: una città di 13 milioni di abitanti dove le fasce di popolazione più povere non possono permettersi di mangiare carne e versano in stato di malnutrizione avanzata. L’Università Cattolica del Congo (UCC), già negli anni Ottanta, fondò una fattoria nel villaggio Mpangala, a circa 40 km da Kinshasa. È una fattoria multifunzionale, utilizzata cioè per la produzione di alimenti ma anche per attività di formazione e ricerca dalla facoltà di Economia e Sviluppo della UCC, con un’estensione di più di 400 ettari. La fattoria non è, ad oggi, collegata alla rete elettrica nazionale, non è dotata di celle frigorifere e l’accesso è difficoltoso a causa del crollo dei alcuni dei ponti che la collegano alla città di Kinshasa. Il progetto I-FERME si pone l’obiettivo di migliorare le infrastrutture stradali di accesso Mpangala (ponti) e potenziare le infrastrutture di supporto alla lavorazione e conservazione dei prodotti alimentari, così da permettere un pieno sfruttamento della fattoria esistente.

Il team politecnico lavora su tre fronti: il primo è stato l’elettrificazione della fattoria attraverso la progettazione di reti elettriche basate su pannelli fotovoltaici e batterie, seguito dalla progettazione di infrastrutture viarie (ponti/viadotti), a basso costo e impatto ambientale, massimizzando l’impiego di risorse locali, e dalla la progettazione e realizzazione di celle frigorifere intelligenti per la conservazione degli alimenti. La realizzazione degli obiettivi permetterà, da un lato, di migliorare la produzione di alimenti, dall’altro, di conservarli correttamente e di trasportarli nelle città limitrofe (prima fra tutte, Kinshasa). Il risultato finale sarà la disponibilità, anche per la popolazione urbana più povera, di prodotti a prezzi accessibili, e ciò contribuirà a fronteggiare il problema della malnutrizione e della fame.

In un’ottica di prototipizzazione e estendibilità a contesti simili, i ricercatori hanno sviluppato strumenti semplificati, come software open access, abachi e tabelle, accessibili e facilmente utilizzabili che consentiranno anche agli studenti dell’università partner, Università Cattolica del Congo, e alla popolazione locale di acquisire conoscenze di base specifiche utilizzabili ed esportabili anche in altri contesti. In particolare, in questa fase il team sta lavorando alla costruzione di un MOOC (Massive Open Online Course) specifico, dedicato agli strumenti semplificati sviluppati durante il progetto.

Se non riesci a fare lo SPID…

Nel 2023, attraverso il contest Polisocial Awards (qui vi raccontiamo che cos’è), sono stati selezionati 5 progetti di ricerca da finanziare con il contributo del 5 per mille Irpef, grazie a tutti gli Alumni che hanno deciso di devolverlo al Politecnico di Milano.

Sperimenteranno servizi di supporto alle comunità che abitano nelle aree più critiche della città di Milano: “Attivare i territori, colmare i divari” è il titolo di questa edizione del concorso Polisocial Award. I gruppi di ricerca selezionati hanno iniziato i lavori a novembre e, per 18 mesi, si impegneranno ad inquadrare situazioni di divario e di bisogno per sviluppare soluzioni realizzabili nel breve termine, che puntano a essere replicabili e avere un effetto nel lungo periodo; case study che mettono a terra tecnologie studiate in progetti più grandi (e l’occasione, per studenti e ricercatori, di mettere in pratica quello che hanno appreso).

CITTÀ-IN – INCLUSIVE CITIES AND QUALITY OF PUBLIC SERVICES

L’accesso e l’uso di servizi pubblici, lo sappiamo, è una sfida per tutti. Per le famiglie straniere e immigrate, la distanza linguistica e culturale esaspera le difficoltà e, oltre a rappresentare un ostacolo all’inclusione, può portare alla negazione di diritti fondamentali. Per esempio, se una persona non riesce a fare lo SPID, non è digitalmente alfabetizzata o non ha accesso a un computer, diventa complesso anche solo iscrivere i figli a scuola o ottenere un medico di base.

Anche di questo si occupano i gruppi di ricerca del Politecnico di Milano: non solo progressi tecnologici ma soluzioni innovative che affrontino i problemi quotidiani delle persone fragili. Ne abbiamo parlato con Maryam Karimi, ricercatrice che si sta occupando del progetto Città-IN: “Innovazione non significa semplicemente utilizzare la tecnologia o digitalizzare i sistemi. Si tratta di cambiare mentalità, strutture organizzative e politiche per promuovere l’inclusività e la diversità”.

Mettere in condizione le persone emarginate (come i bambini immigrati e le loro famiglie – ma lo stesso discorso potrebbe essere replicato per gli anziani) di comprendere i propri diritti – il diritto all’ispirazione, alla crescita e all’apprendimento – significa reale inclusione; ed è uno dei primi passi per affrontare le sfide della contemporaneità, mettendo le basi per un futuro stabile per tutti e tutte.

Il progetto Città-IN va in questa direzione e rappresenta la messa a terra di un progetto politecnico più generale: l’applicazione sperimentale della “Mediation Grammar”, standard di qualità per i servizi pubblici che facilita l’interazione tra le persone e i loro diritti amministrativi. Questo standard è stato sviluppato, nel contesto di un progetto di ricerca europeo, proprio dal Politecnico di Milano e adottato dalla Commissione.

Scopri di più sulla Mediation Grammar sviluppata dal Politecnico di Milano per la Commissione europea

Karimi e colleghi stanno lavorando nello spazio Off Campus del quartiere San Siro con una quarantina di famiglie straniere, tre istituti comprensivi del quartiere e diversi enti locali che si occupano di fornire servizi di integrazione scolastica. Il primo obiettivo è fornire supporto diretto alla scuola, alle famiglie e agli studenti; ma, a lungo termine, faciliterà lo sviluppo di uno scenario che garantisca la sostenibilità di questa interfaccia e costruirà un modello replicabile per la valutazione e l’applicazione della Mediation Grammar.

Scopri di più sul progetto di ricerca Città-IN e sulle sue applicazioni

Il deserto in città? È un rischio concreto. Le soluzioni dal Polimi

Ogni anno, il Politecnico di Milano seleziona 5 progetti di ricerca ad alto impatto sociale e, con il contributo economico dei donatori che scelgono di devolvere il loro 5 per mille Irpef all’Ateneo, li supporta in una fase di messa a terra di “esperienze pilota” con un impatto concreto.

Nel 2022, per esempio, il tema del concorso è stato “Sviluppo Locale e Transizione Ecologica”. I 5 gruppi di ricerca selezionati hanno tempo fino a fine 2024 (di solito infatti sono progetti realizzabili nel breve termine, anche se puntano a essere replicabili e avere un effetto nel lungo periodo) per mettere a terra le loro idee.

Cinque gruppi di ricerca che stanno lavorando proprio adesso: uno a Milano, tre in Africa e uno in Brasile. Hanno in comune l’obiettivo di rendere più verde il nostro pianeta, a cominciare da contesti molto specifici: trasformare i rifiuti in carburante senza tagliare gli alberi; fare fronte ai cambiamenti climatici nelle città; un progetto per una fattoria super efficiente che usa al meglio ciò che offre il territorio; tecniche per dare nuova vita a una valle in Algeria unendo antichi saperi e tecnologia all’ultimo grido; e soluzioni ortopediche all’avanguardia per migliorare la salute in Lombardia, risparmiando e rispettando l’ambiente.

Scopriamoli.

NBSOUTH – NATURE-BASED SOLUTIONS VIA RETROFITTING FOR CLIMATE ADAPTATION: A CASE IN THE GLOBAL SOUTH

Gli effetti della desertificazione si fanno sentire molto anche nelle aree urbane. La città di Brasilia, in particolare, con le sue dimensioni e le sue criticità, negli ultimi anni è stata colpita da frequenti siccità che hanno spinto la città a dichiarare più volte lo stato di emergenza, portando alla chiusura di scuole e parchi, con gravi ricadute sociali. NBSouth esplora soluzioni basate sulla natura (nature-based solutions, NBS): ovvero, la gestione e l’uso sostenibile di risorse naturali per affrontare sfide socio-ambientali come il cambiamento climatico, il rischio idrico, l’inquinamento dell’acqua, la sicurezza alimentare, la salute umana e la gestione del rischio di calamità ambientali.

Il gruppo di lavoro sul campo sta sviluppando strategie per la gestione di infrastrutture verdi ad-hoc e sta contribuendo alla definizione di politiche per lo sviluppo socioeconomico e la resilienza ambientale. Un’attenzione particolare è rivolta alla gestione dell’acqua, alla termoregolazione e all’adeguamento infrastrutturale delle aree urbane densamente popolate.

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Dal Polimi, 5 proposte concrete per Milano da realizzare in 18 mesi

Nel 2023, attraverso il contest Polisocial Awards (qui vi raccontiamo che cos’è), sono stati selezionati 5 progetti di ricerca da finanziare con il contributo del 5 per mille Irpef, grazie a tutti gli Alumni che hanno deciso di devolverlo al Politecnico di Milano.

Sperimenteranno servizi di supporto alle comunità che abitano nelle aree più critiche della città di Milano: “Attivare i territori, colmare i divari” è il titolo di questa edizione del concorso Polisocial Award. I gruppi di ricerca selezionati hanno iniziato i lavori a novembre e, per 18 mesi, si impegneranno ad inquadrare situazioni di divario e di bisogno per sviluppare soluzioni realizzabili nel breve termine, che puntano a essere replicabili e avere un effetto nel lungo periodo; case study che mettono a terra tecnologie studiate in progetti più grandi (e l’occasione, per studenti e ricercatori, di mettere in pratica quello che hanno appreso).

Ecco i progetti

Anche a Milano ci sono persone che soffrono di malnutrizione. Che cosa si può fare?

Nel 2023, attraverso il contest Polisocial Awards (qui vi raccontiamo che cos’è), sono stati selezionati 5 progetti di ricerca da finanziare con il contributo del 5 per mille Irpef, grazie a tutti gli Alumni che hanno deciso di devolverlo al Politecnico di Milano.

Sperimenteranno servizi di supporto alle comunità che abitano nelle aree più critiche della città di Milano: “Attivare i territori, colmare i divari” è il titolo di questa edizione del concorso Polisocial Award. I gruppi di ricerca selezionati hanno iniziato i lavori a novembre e, per 18 mesi, si impegneranno ad inquadrare situazioni di divario e di bisogno per sviluppare soluzioni realizzabili nel breve termine, che puntano a essere replicabili e avere un effetto nel lungo periodo; case study che mettono a terra tecnologie studiate in progetti più grandi (e l’occasione, per studenti e ricercatori, di mettere in pratica quello che hanno appreso).

Bioloop – laboratorio sperimentale per supportare pratiche di economia locale, circolare e partecipata

All’interno del territorio comunale, l’area sud-est di Milano emerge come una delle più problematiche. Vi coesistono situazioni di fragilità economica, sociale, abitativa ed educativa ed è ancora caratterizzata da una accentuata dicotomia tra tessuto urbano, edificato in modo intensivo, e campagna (governata ancora dalla presenza di ampi campi agricoli a supporto delle cascine locali). Qui c’è la quasi totalità delle superfici agricole afferenti alla città, destinate soprattutto alla produzione di riso, mais e frumento, e la maggiore densità di orti urbani (per esempio, in zona 5 sono presenti 66 orti riconosciuti e censiti per una superficie di circa 2.600 mq).

Il quartiere tra Corvetto, Porto di Mare e Chiaravalle, che circonda la Cascina Nosedo sede di uno degli Off Campus del Politecnico di Milano, è un esempio molto rappresentativo di questa realtà. Attualmente è oggetto di grandi dismissioni e demolizioni e, dal punto di vista dell’economia circolare locale, rappresenta un’opportunità per ricucire queste due anime della città offrendo sostegno a una delle fasce più vulnerabili della popolazione. Con BIOLOOP, i ricercatori si concentrano sullo sviluppo di metodi, materiali e dispositivi per la produzione agricola su superfici integrate nell’edificato; sulla distribuzione sostenibile; sulla mappatura delle relazioni tra gli attori locali e sulla creazione di una ‘materioteca delle risorse’. L’obiettivo diretto è legato all’integrazione del reddito dei residenti e la riduzione della povertà alimentare.

Desertificazione in Algeria e perché ci interessa: scopriamolo con i ricercatori Polimi

Ogni anno, il Politecnico di Milano seleziona 5 progetti di ricerca ad alto impatto sociale e, con il contributo economico dei donatori che scelgono di devolvere il loro 5 per mille Irpef all’Ateneo li supporta in una fase di messa a terra di “esperienze pilota” con un impatto concreto.

Nel 2022, per esempio, il tema del concorso è stato “Sviluppo Locale e Transizione Ecologica”. I 5 gruppi di ricerca selezionati hanno tempo fino a fine 2024 (di solito infatti sono progetti realizzabili nel breve termine, anche se puntano a essere replicabili e avere un effetto nel lungo periodo) per mettere a terra le loro idee.

Cinque gruppi di ricerca che stanno lavorando proprio adesso: uno a Milano, tre in Africa e uno in Brasile. Hanno in comune l’obiettivo di rendere più verde il nostro pianeta, a cominciare da contesti molto specifici: trasformare i rifiuti in carburante senza tagliare gli alberi; fare fronte ai cambiamenti climatici nelle città; un progetto per una fattoria super efficiente che usa al meglio ciò che offre il territorio; tecniche per dare nuova vita a una valle in Algeria unendo antichi saperi e tecnologia all’ultimo grido; e soluzioni ortopediche all’avanguardia per migliorare la salute in Lombardia, risparmiando e rispettando l’ambiente.

Scopriamoli.

AMAZING

ATLAS MOUNTAINS, AURÈS ZONE. INTERCONNECTING LOCAL SCIENCES AND GLOBAL

La regione dell’Aurès intorno a Biskra, non lontano dal Sahara algerino, sta affrontando difficili sfide, legate, direttamente o meno, al cambiamento climatico: desertificazione, calo di produttività agricola, sgretolamento del tessuto comunitario rurale, spopolamento dei nuclei antichi dei centri abitati tradizionali e perdita di quelle conoscenze che per millenni hanno reso l’area abitabile e produttiva. Ma, come ricordano gli abitanti più anziani, un tempo la valle era popolata da mulini ad acqua. È una storia che potrebbe verificarsi molto simile anche nelle nostre campagne. La domanda a cui i ricercatori stanno dando una risposta è cruciale: come contrastare questo abbandono e restituire valore ai territori?

Ne parla il prof. Giovanni Porta, del Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale, in un’intervista a Frontiere. “È un circolo vizioso: con la scomparsa dell’acqua cala la produzione agricola, la forza lavoro se ne va, scompaiono gli antichi saperi, i villaggi si svuotano, gli arbusti sostituiscono le palme (e con loro un paesaggio millenario) e ciò che rimane è un territorio spoglio, con scarse prospettive di sviluppo”. Il progetto AMAZING sta contribuendo a rendere la valle del Uadi Abiod, oggi tra le più aride dell’Aurès, centro di una rete attiva di produzione di conoscenza, in grado di coniugare tecnologia e scienze tradizionali nel gestire sfide climatiche, naturali e sociali.

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