Generare energia dai rifiuti è possibile grazie al Politecnico di Milano

5 idee per il pianeta da mettere a terra subito: il progetto “CHAR.ME” contribuisce a diminuire l’inquinamento nei paesi in via di sviluppo

Ogni anno, il Politecnico di Milano seleziona 5 progetti di ricerca ad alto impatto sociale e, con il contributo economico dei donatori che scelgono di devolvere il loro 5 per mille Irpef all’Ateneo li supporta in una fase di messa a terra di “esperienze pilota” con un impatto concreto.

Nel 2022, per esempio, il tema del concorso è stato “Sviluppo Locale e Transizione Ecologica”. I 5 gruppi di ricerca selezionati hanno tempo fino a fine 2024 (di solito infatti sono progetti realizzabili nel breve termine, anche se puntano a essere replicabili e avere un effetto nel lungo periodo) per mettere a terra le loro idee.

Cinque gruppi di ricerca che stanno lavorando proprio adesso: uno a Milano, tre in Africa e uno in Brasile. Hanno in comune l’obiettivo di rendere più verde il nostro pianeta, a cominciare da contesti molto specifici: trasformare i rifiuti in carburante senza tagliare gli alberi; fare fronte ai cambiamenti climatici nelle città; un progetto per una fattoria super efficiente che usa al meglio ciò che offre il territorio; tecniche per dare nuova vita a una valle in Algeria unendo antichi saperi e tecnologia all’ultimo grido; e soluzioni ortopediche all’avanguardia per migliorare la salute in Lombardia, risparmiando e rispettando l’ambiente.

Scopriamoli.

CHAR:ME

BIOCHAR AND BIOMASS-DERIVED PRODUCTS FROM WASTE AS SUSTAINABLE AND SAFE DOMESTIC FUEL

Nei paesi in via di sviluppo, l’uso di legna e carbone di legna quali combustibili è tra le principali cause di deforestazione. I ricercatori del Poli, con il progetto CHAR:ME, puntano a ridurla tramite lo sviluppo e la diffusione di tecnologie sostenibili per il recupero di combustibile solido da scarti organici.
Il caso studio prende in esame un’esperienza pilota sull’isola di Nosy Be, nella provincia di Antsiranana nella zona nord-ovest del Madagascar, interessata da un intenso sfruttamento delle foreste primarie per la produzione di legna e carbone da legna utilizzati come combustibili per la cottura domestica di alimenti. Questa pratica è tuttora causa di ingenti danni ambientali e sociali: si stima una riduzione del 40% della copertura forestale del Madagascar negli ultimi 50 anni e conseguente perdita di biodiversità di uno degli ecosistemi più preziosi a livello globale, insieme all’emissione di 1-2,4 Gt CO2-eq all’anno pari al 2-7% delle emissioni antropogeniche totali (una quota di queste emissioni è dovuta alla cottura domestica di alimenti). Inoltre, donne e bambini spendono in media 2,2 ore al giorno per l’approvvigionamento dei combustibili. Altissimo è anche il rischio sanitario per via del rilascio di inquinanti in ambienti chiusi (e.g., monossido di carbonio, particolato), con 16.500 casi di morte prematura ogni anno.

È evidente che la razionalizzazione dell’uso dei combustibili porterebbe vantaggi all’ecosistema e libererebbe risorse permettendo un diverso impiego della popolazione (anche in un’ottica di scolarizzazione).

La soluzione proposta da CHAR:ME è quella di trasformare scarti organici (che al momento rappresentano un rifiuto e che quindi vanno gestiti) in combustibili solidi alternativi alla legna e al carbone da legna. Questi combustibili solidi verranno prodotti secondo due modalità: (1) bricchetti di biomassa, a partire dalla raccolta degli scarti sottoposti a trattamenti meccanici e di bioessiccamento, (2) bricchetti di carbone: aggiungendo alla medesima filiera un trattamento di pirolizzazione in biochar (scarti raccolti e trattati in maniera centralizzata + trattamento di pirolisi appositamente concepito e in grado di determinare la contestuale generazione di calore per usi accessori). I combustibili prodotti sono destinati alla distribuzione alla comunità locale per l’utilizzo domestico nei sistemi di cottura attualmente utilizzati, con la finalità di promuovere un circuito virtuoso di recupero e trasformazione degli scarti, e di prevenire impatti ambientali e sociali, incluso quello sanitario, nel contesto di intervento.

Le attività sono condotte in stretta continuità con il contesto di applicazione e gli stakeholder locali, tenendo in debita considerazione gli aspetti non tecnici. La prossima missione porterà un gruppo di scienziati e tecnici dal Politecnico in Madagascar a giugno 2024.