Come si diventa inventori?

In media ci vogliono tre anni per passare da laboratorio a impresa. Il Politecnico supporta i ricercatori italiani in questo passaggio.

La parola «inventore» è un po’ desueta: oggi nessuno (o quasi) direbbe che, di mestiere, fa l’inventore. I media li chiamano startupper o imprenditori, al Poli si chiamano ingegneri, designer, architetti, ricercatori, scienziati e, di solito, stanno in laboratorio, non di fronte a un consiglio di amministrazione. Per uno scienziato, scoprirsi imprenditore non è poi cosi automatico.  

La ricerca scientifica e la base che consente di guardare lontano e di investire sul futuro, – commenta Donatella Sciuto, Prorettrice Vicaria del Politecnico di Milano. – È essenziale per interpretare e accelerare i grandi processi di sviluppo tecnologico e per ridurre i divari sociali. Attraverso la ricerca, l’università gioca un ruolo chiave nell’attivare i processi di cambiamento e di crescita dei territori e, con essi, di nuove attività imprenditoriali≫.  

inventori sciuto
Donatella Sciuto, Prorettrice Vicaria del Politecnico di Milano | Credits: s2p

Ma per farlo è necessario dotarsi di strumenti per trasformare la ricerca in innovazione, che non sono affatto la stessa cosa. E, come non c’e innovazione senza ricerca, per portare le invenzioni fuori dai laboratori l’idea non basta: ci vuole quello che in gergo tecnico si chiama trasferimento tecnologico: è il processo che serve a trasformare un’idea o un risultato accademico in un prodotto vendibile sul mercato. È anche uno degli obiettivi, sia per l’Italia che per l’Europa, per rendersi indipendenti ed evitare di ritrovarsi nel ruolo di importatori di tecnologie, e per affrontare le grandi sfide sociali che ci attendono. E anche in questo il Politecnico fa la sua parte.  

Inventori di oggi: dal laboratorio all’impresa  

Al Poli ci sono diversi strumenti che servono a far crescere il Technology Readiness Level (TRL), cioè il livello di maturità tecnologica di un progetto, e valorizzarlo dal punto di vista dell’impatto socio-economico. Uno di questi strumenti è Switch2Product (S2P), il Programma d’Innovazione organizzato dall’Ateneo in collaborazione con PoliHub e con le Officine Innovazione di Deloitteche mette in contatto ricercatori e investitori per elaborare un proof- of-concept. Poi c’è PoliHub, l’Innovation Park & Startup Accelerator del Politecnico di Milano, che segue i ricercatori fino al raggiungimento di TRL 5 (cioè la fase in cui si dimostra che la tecnologia funziona anche fuori dalle condizioni controllate del laboratorio accademico) e nel product/market fit. A quel punto, i ricercatori sono pronti per costituire una start up, ricevendo dagli investitori una cifra tra i 500 mila e il milione di euro.  

Proprio da S2P e dal percorso di incubazione e accelerazione di PoliHub sono passate ADAPTA Studio e AGADE, due spin-off del Poli: la prima arriva dal Dipartimento di Matematica, la seconda da quello di Ingegneria Meccanica.

Il MAP è una delle tante iniziative creata da Alumni Politecnico di Milano. Se vuoi ricevere a casa due numeri della rivista in formato cartaceo, puoi sostenere il progetto con una donazione.

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