Il progetto Mars2020 inizia a prendere forma nel 2012, dopo l’atterraggio, o meglio, l’ammartaggio, del rover Curiosity. Ci sono voluti quasi dieci anni per perfezionare il design, fare calcoli, proiezioni, test e partorire, alla fine, il rover Perseverance, ammartato lo scorso 18 febbraio 2021.
Marco Dolci, ingegnere e Alumnus del Politecnico di Milano, è uno dei 1000 ingegneri, scienziati e ricercatori che hanno contribuito a dar vita a Perseverance, e ci racconta così la sua esperienza:
«Dalla bozza iniziale, fino a poter toccare il rover con le mani e vedere che funziona come ci si aspetta… è come prendersi cura di un bambino che cresce», «Come genitori, nella sua avventura noi siamo sempre lì per lui, che però segue la sua strada e va lontano. È un parallelismo che vale anche nell’apprezzamento al dettaglio delle piccole cose che Perseverance fa, ogni giorno. Tra i giornalisti e nella società c’è sempre la tendenza a chiederci quale sia la sua ultima grande scoperta; ma per gente che ci lavora ogni giorno da quasi 10 anni, ogni passetto che fa è un evento grande: dietro c’è il lavoro di tante persone che ci hanno pensato, che ci hanno fatto innumerevoli test, che non hanno dormito, affinché quel singolo passo fosse possibile».
Perseverance è una specie di geologo robotico e studia le rocce e le proprietà minerali del suolo marziano, su scale che vanno da 1 m a 1 mm di grandezza. Il secondo obiettivo tocca una delle grandi domande dell’astrobiologia: c’è mai stata vita su Marte?
Un altro compito importante di Perseverance è la raccolta di campioni di suolo, roccia e atmosfera per una eventuale futura missione di Mars sample return: il cui obiettivo sarebbe quello di poter riportare questi campioni sulla Terra per poterli analizzare.
E infine, pensando ancora più in grande, Perseverance è su Marte anche per preparare l’esplorazione umana: sono previsti infatti alcuni esperimenti specifici che permetteranno di capire se sia possibile utilizzare risorse marziane per rendere il pianeta più abitabile per un’eventuale missione con «veri esseri umani a bordo».
Dolci si occupa del sotto-sistema robotico del rover e, in particolare, dei due manipolatori, il braccio robotico esterno e quello interno. Il design è molto simile a quello di Curiosity (un design collaudato aiuta a minimizzare i rischi) ma ci sono alcune importanti differenze. Il sotto-sistema robotico di Perseverance, progettato da Dolci, è il più complesso mai mandato dall’uomo al di là dell’orbita terrestre per poter esplorare il sistema solare.
«È composto da due parti – ci spiega l’ingegnere – Una parte è il braccio robotico di circa 2 metri, che porta, sull’estremità, una torretta con strumenti scientifici per le analisi e una trivella per raccogliere campioni. Una volta che il campione è raccolto, il braccio si piega verso il rover e deposita il campione nella “pancia” di Perseverance. All’interno del rover c’è un altro braccio robotico che prende il campione, lo inserisce in un tubo, lo esamina e lo mette al sicuro, con l’idea di lasciarlo sul suolo marziano per un’eventuale futura missione di recupero».