L’alumnus Simone Carniglia nel Guinnes dei primati

Ha corso le 6 maratone maggiori in poco più di 16 ore (in totale). È il primo diabetico al mondo a farlo

Sono circa 132mila le persone che nel mondo hanno finito le 6 più importanti maratone del mondo: di queste solo poche decine sono diabetiche, di queste poche decine solo due hanno il diabete di tipo 1, quello più grave perché autoimmune e al momento senza cura; “ma manca poco” ha detto con fiducia il ragazzo di cui parliamo qui. Quel ragazzo è Simone Carniglia, Alumnus del Politecnico di Milano, ingegnere meccanico laureato nel 2011 e oggi assunto da Saipem, azienda che opera nel settore energetico, petrolifero e delle rinnovabili.

La storia di Simone è di quelle che ispirano: “Molte mamme dopo avermi conosciuto mi hanno ringraziato, perché ho fatto vedere che anche i loro figli diabetici potevano fare sport”. Fare sport, e non solo: fare-sport-di-resistenza, quello che agli occhi di molti sembra precluso ai diabetici: “Il messaggio che voglio mandare è proprio questo, che noi diabetici possiamo fare sport di resistenza, basta stare attenti a diversi parametri durante la performance: come l’alimentazione, che deve essere maggiore rispetto agli altri e con più carboidrati, e l’idratazione. Dobbiamo bere tanto”.

Carniglia è arrivato alle maratone per caso: “Ho sempre fatto sport di squadra, prevalentemente basket e pallamano ma, nel 2017 a 30 anni, avevo subito troppe distorsioni alle caviglie e ho dovuto smettere. Sono ingrassato, è uno dei problemi collaterali della nostra malattia, pesavo oltre 125 kg. Poi alcuni amici mi hanno proposto di fare una corsa di 10 km, la Milano DJ ten. Non avevo mai corso prima, ma ho accettato e l’ho finita”.

Da lì ha scoperto un talento: “Ho iniziato a correre le maratone e ho scoperto di essere veloce”.

In realtà Simone è più che veloce: ha fatto dei record importanti, tanto che è finito nel guinness dei primati per essere il diabetico di tipo 1 ad aver concluso le sei maratone maggiori nel minor tempo possibile: poco più di 16 ore (il precedente record era 21 ore).

Le sei maratone sono: Londa, Boston, Chicago, Tokyo, Berlino e New York: “E a differenza di quel che pensano gli italiani la più prestigiosa è Boston, non NY”.

Ancora: “Ho un personale di 2 ore 38 minuti e 21 secondi (il che vuol dire correre un km ben sotto ai 4 minuti…!)ma il mio obiettivo è scendere almeno una volta sotto le due ore e 35. Penso di potercela fare, ci sono andato vicino due volte”.

Ma perché Simone corre? Sicuramente perché gli piace ma anche per aiutare la ricerca: “Sì. Siamo all’ultimo chilometro per trovare una cura contro il diabete di tipo 1. L’insulina è una terapia ma non è una cura. Il tipo 1 è una malattia autoimmune ma gli scienziati sono riusciti a trovare dei metodi per rendere le cellule distrutte dal nostro sistema immunitario invisibili al sistema immunitario stesso e a consentire così il trapianto di nuove cellule ottenute da staminali in sicurezza, permettendo loro di produrre insulina come in un pancreas sano. So che sull’uomo la sperimentazione è già in corso da 2-3 anni e chi ha avuto le cure ha smesso di utilizzare l’insulina”.

Insomma manca davvero poco: “Potrebbero essere 10 anni oppure solo due o tre. Quel che so è che io vedrò la cura e la potrò usare, i bambini a cui viene diagnosticato il diabete di tipo 1 possono stare tranquilli che saranno curati. Mi piace sostenere la ricerca ed è per questo che qui potete donare per aiutare JDRF, la principale organizzazione globale nella ricerca della cura per il diabete di tipo 1, che finanzia le migliori ricerche nel mondo, Italia inclusa”.

Ancora su se stesso: “Correre una maratona è già impegnativo per il corridore amatoriale medio, ma per un diabetico lo è ancor di più. Durante una maratona un diabetico ha ulteriori fattori da tenere in considerazione: deve controllare continuamente i livelli di zucchero nel sangue per essere sicuro di non svenire o al contrario andare in ketoacidosi o ancora peggio in coma. Il diabetico è più soggetto a disidratazione e crampi durante l’attività fisica, soprattutto se i livelli di glucosio non sono perfetti. Questo avviene perché con il T1D il pancreas smette di produrre insulina, un ormone essenziale per trasformare il cibo in energia”.

La vita quotidiana di una persona affetta da T1D comporta molte sfide come le tante iniezioni giornaliere di insulina che devono essere bilanciate con l’alimentazione e l’attività fisica.

“Mi qualifico alle gare con i miei risultati, non vengo ammesso per beneficenza o perché sono malato. A Boston, Chicago e Tokyo sono stato il terzo italiano in assoluto al traguardo e ho ottenuto un quarto posto assoluto a Reikiavik e un sesto posto assoluto ad Helsinki, altre maratone internazionali non facenti parte delle Majors”.

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