Il Poli è nel top 7% delle migliori università in Europa

Di “ranking”, o classifiche universitarie, si parla sempre di più. Ma su quali criteri si basano? E soprattutto… ci interessano davvero?

Nella classifica 2023 dedicata all’Europa (fonte: QS University Rankings), il Politecnico di Milano si posiziona nel top 7% delle migliori università presenti in graduatoria (690 in totale). Rimane saldo in prima posizione in Italia, mentre nella classifica mondiale raggiungiamo la posizione più alta della nostra storia, classificandoci quest’anno al 123° posto su un totale di 1500 università globali. Per la prima volta il Politecnico entra nel top 9% delle università di eccellenza a livello mondiale.

Sempre secondo QS, i dati confermano l’ottima performance dell’Ateneo, che si posiziona tra le prime 20 università al mondo nei campi del Design (8° posizione), dell’Architettura (10° posizione) e dell’Ingegneria (18° posizione).

Avete spesso occasione di leggere notizie come questa: di “ranking”, cioè classifiche universitarie, si parla sempre di più. Ma cosa sono? Su quali criteri si basano? E soprattutto… ci interessano davvero?

CHI FA LE CLASSIFICHE

Esistono decine di ranking, tra classifiche e sotto-classifiche. In genere, sono realizzate da società private, dall’editoria alla consulenza. Per esempio, c’è il ranking formulato da Times Higher Education, periodico britannico. Il ranking “di Shanghai”, come viene chiamato informalmente, è pubblicato dalla ShanghaiRanking Consultancy. La classifica Qs, citata sopra, è realizzata da Quacquarelli Symonds.

Nessuna classifica è “definitiva”: ce lo spiega Francesca Saracino, Head of CareerService al Politecnico di Milano: “Quelle citate sono le classifiche che hanno maggiore impatto mediatico, ma non esiste un organismo sovranazionale indipendente che definisca una volta per tutte i parametri per decidere quale sia l’università migliore. Esistono diversi punti di vista e soprattutto diversi sistemi accademici, non c’è quindi un accordo di base, universale e internazionale su cosa sia l’università: alcune fanno ricerca, altre no; ci sono università che coprono tutte le materie, altre, come la nostra, sono molto focalizzate. Le rilevazioni adottano quindi metodologie diverse, prendono in considerazione indicatori diversi e, di conseguenza, anche i risultati che ottengono variano in maniera consistente”.

MA QUINDI, A COSA SERVONO?

Questo panorama così variegato rispecchia la varietà di orientamenti delle diverse zone geopolitiche nei confronti del sistema accademico e universitario. Insomma, potrebbe capitarvi di leggere che il Politecnico è primo in una determinata classifica, 50° in un’altra, in un’altra ancora non venga proprio nominato. Ma è sempre bene tenerne conto. Prima di tutto, continua Saracino, “Gli studenti hanno imparato che uscire da un’università ben posizionata rappresenta un vantaggio competitivo per accedere a carriere prestigiose, perché ci sono aziende che guardano alle classifiche, quando assumono. Vale anche per i ricercatori, che attraverso le classifiche si tengono aggiornati sulle università più forti nei campi di loro interesse. In questo senso, i ranking hanno una finalità di attrazione di talenti a livello internazionale, perché hanno un marketing così forte da raggiungere qualsiasi angolo del mondo. Sono poi un utile strumento di confronto per le università stesse: possiamo vedere come si posizionano i nostri competitor e prendere decisioni strategiche di conseguenza”.

I RANKING SONO UN TERMOMETRO PER LA SALUTE DELL’ATENEO

Sono quindi uno strumento, più che un fine. E in questo senso è utile sapere quali siano gli indicatori in cui siamo forti e quelli sui quali dobbiamo ancora lavorare. Ci aiutano anche a farci un’idea delle criticità degli ecosistemi nazionali e internazionali nei quali siamo inseriti.

Per esempio, nell’indicatore “Faculty Student”, che misura il numero di docenti per studente, le università italiane non vanno forti, perché il reclutamento dei docenti ha limiti strutturali definiti, dal Ministero dell’Università e della Ricerca.

Siamo invece molto forti in Employer Reputation, un indicatore che valuta le opinioni dei datori di lavoro a livello globale su come le università formano i laureati per il mondo del lavoro. Ci premia anche l’Academic reputation, basato sulle risposte a un sondaggio di migliaia di accademici chiamati a stilare l’elenco delle Università più autorevoli nella propria disciplina scientifica. Il nostro Ateneo si posiziona tra le prime 100 università al mondo per reputazione accademica e aziendale. Anche gli indicatori di internazionalizzazione, come il numero di docenti e studenti internazionali sono in miglioramento negli ultimi anni. È particolarmente rilevante il punteggio elevato ottenuto nel nuovo indicatore dell’International Research Network, che valuta il livello di collaborazione internazionale nella ricerca scientifica.

LO SAPEVI CHE PUOI DIRE ANCHE LA TUA?

Gli Alumni possono unirsi alla comunità internazionale dei referenti aziendali e condividere la loro opinione con QS su quali siano le migliori università nel mondo. Chi desidera farlo, può registrarsi per esprimere il proprio interesse a partecipare alla QS Global Employer Survey 2024: QS potrebbe contattare gli interessati via email entro i primi mesi del 2024, invitandoli a partecipare alla survey. Le risposte verranno lette in maniera aggregata per costruire gli indicatori di Employer Reputation che figurano nel QS World University Rankings. Registrati a questo link

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