Il Politecnico è ai vertici delle classifiche mondiali delle università anche grazie alla ricerca scientifica di frontiera che porta avanti nei suoi laboratori. I protagonisti di questo primato italiano sono i circa 3500 scienziati e ricercatori del Politecnico. Tra i temi più caldi ci sono ovviamente quelli legati alla trasformazione sistemica verso la neutralità climatica; e poi il mondo del digitale, dell’esplorazione spaziale, delle life sciences, i movimenti abbracciati dal New European Bauhaus, le nuove frontiere nello studio della materia… In particolare i giovani ricercatori immettono nuova linfa nel sistema della ricerca e fanno crescere filoni scientifici innovativi. Il Politecnico investe in attività mirate proprio a incentivare l’arrivo di giovani scienziati di eccellenza. Tra i molti, quest’anno accogliamo dodici nuovi giovani ricercatori e ricercatrici tra i migliori della loro generazione, che arrivano al Politecnico di Milano grazie al programma Marie Skłodowska-Curie Actions (MSCA) fellowship. Ve li presentiamo… in rigoroso ordine d’appello.
CATERINA BRIGHI ci racconta: “I tumori cerebrali aggressivi hanno una prognosi estremamente sfavorevole. La recidiva è causata da particolari proprietà biologiche di alcune regioni cerebrali, che le rendono resistenti ai trattamenti attuali. L’ipossia tumorale (bassa ossigenazione) e la principale causa di resistenza alla radioterapia nei tumori cerebrali ed e legata alla prognosi sfavorevole del paziente. Contrastare efficacemente l’ipossia tumorale richiede la somministrazione selettiva di dosi più elevate di radiazioni limitandone al contempo la tossicità, difficile con i trattamenti radioterapici convenzionali. Con il mio progetto miro a migliorare il trattamento con radiazioni per i tumori cerebrali aggressivi combinando l’imaging quantitativo MRI/PET, per caratterizzare in modo non invasivo le regioni di ipossia tumorale, e la radioterapia con ioni carbonio, per fornire dosi più elevate di radiazioni a quelle regioni, risparmiando il tessuto sano circostante. Questa strategia fornirà una distribuzione più efficace della dose di radiazioni, offrendo l’opportunità di migliorare i risultati di sopravvivenza e la qualità della vita dei pazienti”.
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