Cosa sognano gli studenti del Poli

“Rendermi conto che il mio lavoro aiuta davvero persone in difficoltà è stato ciò che mi ha segnato di più e mi ha fatto appassionare a questo mondo”

La competizione internazionale Cybathlon, a cui partecipa anche una squadra del Poli, prevede che persone con disabilità gareggino nello svolgere attività quotidiane utilizzando “assistive technologies” di ultima generazione. Si svolge ogni quattro anni ed è organizzata dall’ETH Zurigo. Il team Polimi partecipa alla disciplina FES bike (Functional Electrical Stimulation Bike), in cui un pilota con paraplegia completa gareggia utilizzando una carrozzina a tre ruote, tecnicamente chiamato trike passivo, attivato tramite uno stimolatore elettrico muscolare in grado di inviare impulsi coordinati attraverso elettrodi di superficie che inducono la contrazione dei muscoli paralizzati. Il gruppo di lavoro, composto da 6-10 studenti, si occupa di ottimizzazione della meccanica e della seduta del trike.  

La prossima edizione del torneo si terrà nel 2024. Nel frattempo ci sono però anche altre competizioni Fes Bike, tipo quella che si è svolta lo scorso anno a Lione: “A Lione abbiamo fatto 100 metri in 39 secondi e 500 metri in 4 minuti e 18 secondi. Siamo arrivati quarti su 7”, commenta la professoressa Emilia Ambrosini, del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria, e coach della squadra. “Nel 2020 invece abbiamo fatto 860 metri in 8 minuti e ci siamo piazzati al settimo posto su 9. Certo, non un super piazzamento ma avevamo fatto poco allenamento”. 

A contare non è solo il podio, ci raccontano gli studenti della squadra: ma anche confrontarsi con un’esperienza come questa, che arricchisce sia dal punto di vista accademico che umano. “È stata l’esperienza accademica che mi ha entusiasmato di più tra tutte” ha detto Federico Cavallini, studente magistrale di ingegneria biomedica. “Rendersi conto che il proprio lavoro (benché una minima parte di un progetto ben più grande) aiuta persone e pazienti nelle loro difficoltà, per davvero, è stato ciò che mi ha segnato di più e mi ha fatto appassionare a questo mondo. E alla fine non posso nascondere la soddisfazione di vedere i piloti, persone con paraplegia, pedalare e muoversi in maniera indipendente con il trike su cui ho lavorato col mio gruppo”. 

Seppur esperienza di studio l’aspetto emotivo di sentirsi utile per una persona bisognosa è un aspetto centrale nel Cybathlon: “Essermi interfacciata direttamente con il paziente, aver capito le sue esigenze, mi ha aiutato ad ampliare il modo approcciarmi al problema”, ha fatto notare Rachele Mariotti, anche lei studentessa magistrale di ingegneria biomedica. “Penso che progetti di questo tipo arricchiscano molto gli studenti ed il loro percorso. E il fatto di aver coinvolto studenti da diverse ingegnerie, io ero in team con due studenti di meccanica, mi ha insegnato ad interfacciarmi con persone con background differenti e saper capire ed esaltare i punti di forza di ognuno”. Partecipare a queste competizioni è anche un banco di prova, una sorta di possibile lavoro vero da realizzare: “Ho deciso di partecipare alla competizione di Lione per vedere messi in pratica gli insegnamenti teorici che si apprendono durante il percorso accademico. Ho potuto toccare con mano la complessità che lo sviluppo di una FES-bike richiede. È stato quindi stimolante dal punto di vista del problem solving attraverso un approccio più concreto verso le soluzioni hardware e software con cui si entra a contatto durante la formazione accademica”. 

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