Intelligenza artificiale per proteggere i fondali oceanici 

Gettare l’ancora senza sapere dove andrà a posarsi è un rischio per l’ecosistema marino. Per fortuna, dove non arriviamo noi, arriva un occhio artificiale.

VisionAnchor è un progetto – e un prodotto – realizzato dal centro politecnico di innovazione digitale Cefriel con una startup slovena, la SeaVision. Sfrutta l’intelligenza artificiale e il deep learning per raccogliere dati sui fondali marini tramite le ancore delle imbarcazioni: gli “occhi elettronici” sono costituiti da un sistema di boe, capaci di scattare immagini dei fondali durante l’operazione di ancoraggio, che comunicano con l’algoritmo sviluppato da Cefriel, in grado di riconoscere i fondali più adatti attraverso la classificazione automatica delle immagini sulla base di alcune caratteristiche morfologiche.

La sua applicazione commerciale immediata, sviluppata da Sea Vision, trasforma lo Smart Anchoring System in una “ancora smart” che consente di analizzare i fondali marini e individuare il punto migliore per l’ancoraggio, evitando ecosistemi delicati, come barriere coralline o altri punti di interesse. Le informazioni vengono trasmesse ai marinai tramite un’app scaricabile da qualsiasi cellulare. Il prototipo è stato sviluppato con il coinvolgimento di due studenti del Politecnico di Milano e dell’Università di Milano-Bicocca, nell’ambito delle attività supportate da EIT Digital, community europea che riunisce le migliori realtà che si occupano di innovazione digitale. 

Ma la tecnologia ha anche altre interessanti potenzialità di sviluppo, offrendosi come strumento di mappatura dei fondali oceanici, dei quali conosciamo ancora poco più del 20%.  

“L’analisi e comparazione di grandi quantità di immagini è una delle opportunità offerte dall’applicazione dell’intelligenza artificiale. In questo caso in particolare, l’algoritmo potrebbe avere molteplici applicazioni anche legate alla sostenibilità ambientale, quali per esempio l’individuazione e mappatura di relitti o la segnalazione di eventuali rifiuti presenti nei fondali, magari con l’obiettivo di migliorare lo stato di salute di alcune zone marine”.

spiega Alfonso Fuggetta, AD e direttore scientifico di Cefriel. 

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