LICIACube testimonia l’impatto di NASA/DART con un asteroide

Il cubesat tutto italiano fondamentale per la raccolta dei dati da inviare a Terra

È avvenuto nella notte tra il 26 e il 27 settembre l’impatto tra la sonda NASA DART (Double Asteroid Redirection Test), che viaggiava a circa 25000 km/h, e l’asteroide Dimorphos, il più piccolo del sistema binario Didymos. La missione DART rappresenta il primo tentativo di verificare sperimentalmente la capacità di deviare la traiettoria di un asteroide in rotta di collisione con la Terra mediante un impatto controllato a massima velocità con una sonda spaziale progettata per schiantarsi contro il corpo celeste e provocarne lo spostamento.

Fondamentale per il successo della missione è il contributo fornito dal piccolo satellite denominato LICIACube (Light Italian Cubesat for Imaging of Asteroids), sonda tutta italiana e primo veicolo Europeo di classe CubeSat a viaggiare nello spazio profondo, lontano dall’ambiente protetto terrestre.

liciacube
Credits: asi

LICIACube, infatti, dopo essersi staccato lo scorso 12 settembre dalla sonda madre DART, è transitato a poche decine di chilometri di distanza dall’asteroide colpito a una velocità di 6-7 km/s, affrontando la nuvola di frammenti per poterne acquisire immagini e riprendere, con le sue camere di bordo, il cratere formatosi, al meglio della risoluzione possibile, consentendo di raccogliere dati fondamentali per lo studio del piccolo corpo celeste e unico testimone della dinamica dell’urto con Dimorphos.

Al successo di questa avveniristica missione voluta dall’Agenzia Spaziale Italiana, hanno contribuito i ricercatori del gruppo di ricerca ASTRA della professoressa Michèle LavagnaGiovanni ZanottiMichele Ceresoli e Andrea Capannolo del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Aerospaziali del Politecnico di Milano, che si sono occupati nei mesi passati del delicatissimo compito di definire la traiettoria di rilascio di LICIACube e in queste settimane a valle del rilascio, di riprogettare le manovre di correzione della traiettoria in accordo con i dati che la piccola sonda continuamente ha mandato a Terra, collaborando costantemente con il personale dell’Agenzia Spaziale Italiana, dell’Università di Bologna, di Argotec e del Jet Propulsion Laboratory.

In questi giorni, dunque, i nostri ricercatori hanno monitorato la traiettoria del satellite italiano, gestendo le manovre da svolgere con il piccolo motore di bordo per consentirgli di evitare i detriti generati dall’impatto e di puntare, al contempo, gli strumenti di bordo in maniera ottimale, per acquisire il maggior numero di immagini possibile da inviare a Terra agli scienziati dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, coordinati dalla dottoressa Elisabetta Dotto, responsabile scientifico della missione.

LICIA, precursore tecnologico e missione unica nel suo genere, apre la strada all’impiego di satelliti di piccola taglia per missioni spaziali altamente sfidanti; al contempo rappresenta un esempio di successo e di proficua collaborazione tra il mondo della ricerca e della piccola industria nazionale, coordinato dall’Agenzia Spaziale Italiana, confermando l’eccellenza delle competenze tecnico-scientifiche del nostro Paese e la professionalità dei nostri giovani ricercatori in un’arena internazionale di altissimo profilo,

ha commentato Michèle Lavagna.

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Credits cover image: ASI/Argotec